Arrendersi All’Evidenza, il Siero a mRNA e i Tumori. Allarmi (Seri) già nel 2022. Hanno Fatto Finta di Nulla.

30 Aprile 2024 Pubblicato da 5 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Arrendersi All’Evidenza ha postato un commento a un articolo di Stilum Curiae che merita di essere visto e letto da una platea più ampia di quella del forum. Buona lettura e condivisione.

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Un po’ di ripasso per capire meglio.

Gli allarmi erano arrivati già a partire dal 2022. Non erano paturnie da catastrofisti, perché semplicemente applicavano la logica facendo tesoro della scienza.

Premessa: la gravità della malattia virale (non ogni soggetto “positivo” sviluppa una malattia altrettanto severa) è inversamente proporzionale alla risposta specifica delle cellule T del sistema immunitario e all’appropriatezza degli anticorpi espressi: quando gli anticorpi risultanti dallo stimolo virale non sono quelli più adeguati (ad esempio le IgG4), la risposta può essere autolesionistica.

I linfociti B sono quelli che producono gli anticorpi, mentre i linfociti T sono quelli che intervengono sulle cellule infette. Purtroppo è stato verificato che le vaccinazioni con RNA modificato (per nasconderlo alle difese immunitarie e promuovere la produzione della proteina spike codificata e i relativi anticorpi) interferiscono con il normale funzionamento del sistema immunitario tramite la riduzione della funzione di segnalazione svolta dall’interferone tipo I (IFN-α). L’azione dell’interferone ha un impatto sia sulla risposta umorale, sia sulla risposta cellulo-mediata al contagio: l’interferone potenzia l’attività dei macrofagi, delle cellule NK, dei linfociti T helper e dei T citotossici killer; aumenta la fagocitosi, l’attività citotossica e la produzione di citochine dei macrofagi.

L’osservato indebolimento del sistema immunitario verso il contagio da Covid19 riscontrabile nella popolazione (ultra) vaccinata determina un infiacchimento generalizzato delle difese verso qualsiasi altro agente infettivo (virus, funghi o batteri) o verso situazioni precedentemente tenute sotto controllo (es. slatentizzazione di herpes) e di norma intercettate (es. genesi di tumori).

Questo si aggiunge all’effetto deleterio diretto che la proteina spike esercita su certe cellule (innanzitutto gli endoteli, ma anche il tessuto nervoso) e che i nanolipidi cationici e il PEG esercitano dove si accumulano.

Quando le cose funzionano come dovrebbero, la potenza del sistema immunitario adattativo e specifico (tra cui i linfociti T killer citotossici, dotati di memoria e i linfociti B con gli anticorpi) si somma all’immunità aspecifica innata. Non così purtroppo quando tutto il sistema è confuso.

Tra i recettori più interessanti nel panorama dell’immunità innata ci sono i TLR (Toll-like receptors), che sanno individuare le impronte biochimiche dei microrganismi patogeni, determinano la maturazione delle cellule dendritiche (specializzate nel presentare l’antigene al sistema immunitario nel suo insieme) e favoriscono risposte in special modo tramite i linfociti T.
Il ruolo fondamentale dei TLR consiste nell’essere i primi a riconoscere l’intrusione di un qualcosa che potrebbe essere sgradito per chi lo ospita. Ne consegue che le mutazioni peggiorative che coinvolgono i recettori toll-like contribuiscono ad aumentare la suscettibilità umana ad alcune infezioni. Data la capacità dei toll-like receptors di attivare le cellule dell’immunità innata, se si inceppa il meccanismo viene completamente bypassata questa fetta importantissima delle nostre difese.

Che cosa provoca la (reiterata, boosterata e proposta come periodica) vaccinazione anti-Covid a mRNA a questi recettori? O un bivalente con l’antinfluenzale?

Le ipotesi erano inquietanti e i dati odierni lo confermano.

La scienza avrebbe valutato al meglio tutte le interazioni. La scenzah no: impone inoculazioni.

Per aiutare a capire l’importanza della cosa spero che possa essere di aiuto qualche rudimento sulla materia.

Problema: trasferire dentro la cellula un’istruzione che potrebbe avere un impatto terapeutico favorevole.

Soluzione: c’è una regione del virus vacuolizzante della scimmia, abbreviato SV40 (dall’inglese Simian virus 40, un polyomavirus presente tanto nelle scimmie quanto negli esseri umani), il frammento 372-bp, che include il promoter e l’enhancer della trascrizione dell’informazione. Per approfondire vedere qui:
https://en.wikipedia.org/wiki/Transcription_(biology)

E’ una materia già studiata dai ricercatori dalla fine degli anni novanta. Questo spezzone genico ha le prerogative adatte a risolvere il problema dell’inserimento nel nucleo della cellula del contenuto immesso nei plasmidi. Risparmiamoci discussioni sulle potenzialità della scoperta: ciò che conta è il fatto che sia possibile.

Abbiamo un adatto DNA-targeting sequences (DTS), un vettore plasmidico da indirizzare dove serve, guarda caso particolarmente indicato nella consegna mediata da lipidi cationici (dal 2020 sono NANOlipidi cationici) .

Che bravi? Siamo tutti contenti? Gli diamo un premio?
Per la genialità sì, ma poi si è scoperta un’altra cosa.
Infatti l’SV40 ha la peculiarità di inibire un importantissimo oncosoppressore naturale, il p53.
E’ vero che è tuttora controversa l’oggettiva responsabilità del SV40 nell’insorgenza di determinati tumori, ma che inibisca un oncosoppressore è certo e quindi costituisce un fattore di rischio per il tumore.

E’ inquietante che chi ha proposto il siero a mRNA e sapeva della sequenza SV 40 abbia fatto finta di nulla, non segnalandolo. Correttezza avrebbe voluto che sia identificata “qualsiasi sequenza di DNA biologicamente funzionale all’interno di un plasmide al momento della presentazione” …

Hanno fatto lo gnorri in una materia molto delicata.

Il dsDNA (derivante dai processi di produzione del mRNA) ha un potenziale oncogenico potendo interferire con il DNA naturale: il problema è che nelle fiale c’è e in certi casi è tanto. Questo è provato.
Il DNA potrebbe creare problemi come oncostimolatore diretto (da dimostrare), ma anche per inibizione di un oncosoppressore, il gene p53 (e questo è certo).

Anche se fossero eventi rari, sono certamente dose-dipendente: più nei prendi e più si sommano gli addendi, che (come si è visto) sono molto variabili da lotto a lotto.

Poco tranquillizza l’ammettere limiti < 330 ng /mg, che sarebbero già inadatti alla presenza concomitante dei nanolipidi, se poi le analisi non le fanno su tutti i lotti, considerando la variabilità di processo retrostante (non convalidato) e quindi la possibilità che esistano lotti con valori di dsDNA molto più alti!
La contaminazione da DNA oltre il requisito di 330ng/mg dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e i requisiti di 10ng/dose della FDA è stata assodata in alcuni dei lotti testati. Nel caso peggiore, il 30% (30 volte il limite !!) del materiale genetico presente nella fiala era costituito da DNA plasmidico.

Le Agenzie regolatorie erano avvertite del problema, dato che Pfizer aveva presentato all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) i già citati documenti comprovanti la presenza di DNA a doppio filamento (dsDNA).
Un livello di impurezza che avrebbe richiesto il richiamo precauzionale dei lotti, ma ciò avrebbe discreditato tutta l’operazione, per cui… silenzio.

In un processo che può prevedere un’impurezza non è scandaloso che essa ci sia, ma ne va garantito un livello minimo, soprattutto se ne è nota la pericolosità dell’impurezza. Se si supera quel livello, le regole impongono che il lotto sia respinto e che i lotti futuri prevedano azioni correttive del processo che impediscano il ripetersi dell’evento.

Perché i produttori di “vaccini” non hanno evidenziato il promotore dell’SV40 alle autorità di regolamentazione come la Food and Drug Administration statunitense o l’Agenzia europea per i medicinali?

Stilum Curiae lanciò segnali già all’inizio del 2022.

https://www.marcotosatti.com/2022/01/30/arrendersi-allevidenza-siero-che-non-immunizza-porta-sullignoto-pericoloso/

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