DEL POZZO, MESSA NEGATA: NON DEL GOVERNO L’ULTIMA PAROLA.

18 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, su Il Foglio in edicola oggi abbiamo letto questa lettera al Direttore scritta da Luca Del Pozzo, che voi ben conoscete, (qui, e qui) perché di tanto in tanto ci onora della sua presenza. La pubblichiamo perché ci sembra che riassuma in maniera egregia ed estremamente concisa ed efficace i nodi centrali del dibattito sulla presenza dei fedeli alle liturgie. Buona lettura.

§§§

Al direttore – Va bene la moda e il settore auto, come pure le librerie, per carità. E va bene pure discutere e accapigliarsi sul Mes.

Ma le messe? Se la notizia che la Cei sta lavorando a una proposta per sbloccare la situazione è da accogliere positivamente, si capisce meno per quale motivo debba essere il governo ad avere l’ultima parola su cosa si possa o non si possa fare in chiesa. Per cui bisognerà fare molta attenzione.

Intanto un punto va ribadito: l’interdizione della messa con il pubblico non soltanto non trova (né trovava prima) alcuna giustificazione di ordine sanitario, ma quel che è più grave veicola la supina accettazione dell’estromissione di Dio dalla vita pubblica, ciò che puntualmente è avvenuto nel momento in cui il governo ha equiparato il culto a una qualsivoglia manifestazione ludica a carattere pubblico.

Non solo. L’aspetto ancora più grave è il fatto che in certi ambienti cattolici si è ormai consolidata l’idea di una fede “smaterializzata”, incorporea, tutta spirito e intimità. Se non fosse chiaro: trattasi di una concezione della fede che fa a sportellate con quella cattolica.

E’ vero che si può pregare Dio nel proprio intimo, nel chiuso della tua camera da letto o in autobus, mentre corri e fai palestra o in ufficio. Né è la chiesa in quanto edificio che fa la differenza. Ma qui si sta parlando della possibilità di partecipare alla messa e alle celebrazioni in quanto popolo, comunità, corpo di Cristo.

Tutt’altro, come qualche prelato forse troppo frettolosamente ha detto, che un discorso astratto sul diritto di andare in chiesa.

Che poi la messa la si faccia in mezzo a una radura nel bosco o su un campo da basket, in una piazza piuttosto che in famiglia o in un parco, in una maestosa cattedrale o in uno scantinato cambia poco. Cambia molto, invece, esserci oppure no, essere presente con il proprio corpo e in quanto membra di un corpo più grande che è il corpo stesso di Cristo.

Altrimenti, se passa il principio che il corpo sia tutto sommato ininfluente ai fini del culto, beh allora tanto vale che smettiamo di chiamarci cattolici.

Persino un prete anglicano, Tish Harrison Warren, ha ricordato di recente sul New York Times una verità tanto semplice quanto dimenticata: “La storia della creazione nella Bibbia ci ricorda che noi umani siamo corpi. Non siamo semplicemente cervelli conficcati su un’asta o anime intrappolate in una prigione mortale. Noi crediamo che anime e corpi siano inseparabilmente intrecciati…

E noi crediamo che Dio non è venuto a mo’ di un libro o di un codice di leggi o come un ologramma o un credo o un’idea, ma come una persona in un corpo, Gesù”. Non credo servano commenti. E’ tempo di essere responsabili, certo; ma è tempo anche di essere fedeli a ciò che si è. Le modalità operative per fare tutto in ordine e in sicurezza si trovano. Basta volerlo.

Luca Del Pozzo

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7 commenti

  • dino brighenti ha detto:

    Grazie pienamente d’accordo.

  • Borghese pasciuto ha detto:

    Sto seguendo una bella serie TV, che vi consiglio di vedere, magari fra un rosario e l’altro (sempre che nelle vostre case ci sia spazio per quell’invenzione del demonio che è la tv): si intitola Unhortodox, la trovate su Netflix
    Racconta di una giovane sposa appartenente alla comunità chassidica Satmar di New York, nella quale vive sostanzialmente da reclusa e sforna-figli, in quanto donna.
    La serie, come il libro autobiografico da cui è tratta, racconta in parallelo la fuga a Berlino di questa poveretta e la feroce reazione della comunità, che si mette sulle sue tracce, facendo doloroso sfoggio del crudelissimo fanatismo fondamentalista di cui è capace.

    • Iginio ha detto:

      Un po’ come quando Stalin faceva uccidere i comunisti sovietici che fuggivano in Occidente per sfuggire alle sue purghe.
      Bravo, hai fatto un altro autogol.Non è il primo.
      Pasciuto, che direbbe se qualcuno dicesse che lei va ammazzato in quanto nemico del popolo? Si altererebbe (lei userebbe un altro verbo, lo so), no? Ecco. Ci rifletta sopra. Quando arriverà a capire che esistono gli altri e che hanno gli stessi diritti che ha lei, avrà fatto un piccolo passo avanti verso la libertà.
      P.S. La serie tv che dice di vedere condanna gli ebrei osservanti. Antisemitismo, dunque. O no? Come la mettiamo?

    • Iginio ha detto:

      A proposito: quell’invenzione che è la tv (triste passatempo delle tue giornate da scapolo invecchiato male), a maggior ragione coi canali televisivi a pagamento, non è frutto del demonio, ma del deprecato capitalismo borghese.
      Ricordati che il bravo militante comunista degli anni ’50 non indossava i jeans, non beveva coca cola e non apprezzava il rock. Tutti frutti della decadenza borghese. Non sarai mica un eretico, eh? Che poi il Partito-Chiesa ti scomunica.

    • Bastian contrario ha detto:

      Quale povero pensionato può permettersi Netflix ? Dovendo poi pensare anche al bene della propria anima, di film vari da vedere bastano quelli della tv libera, senza costi aggiuntivi . Solo un borghese pasciuto può permettersi Netflix.

  • Francesco ha detto:

    I fedeli sono narcotizzati da una generazione perversa di ecclesiastici. Dovevamo fare come mons. Ducaud Bourget, occupare le chiese e ristabilire la messa e il culto di Dio. Tutta la vita non ho sentito parlare che di riforme, non era la Chiesa che doveva essere riformata erano i preti che dovevano rifomare la loro vita interiore.

    • Mamalifed ha detto:

      Grazie, non avevo mai sentito parlare di questo straordinario prsonaggio. Ho trovato qualcosa in rete, ma mi riprometto di approfondire…