La Cultura Occidentale Ha Fastidio di Chi l’Ha Fondata. Esteriorità Tatuata o Pendula, Fiera dell’Errabondo. R.S.

8 Maggio 2024 Pubblicato da 23 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, R.S., che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla carità. Le ho lette con grande interesse, e penso che così le troverete. Buona lettura e condivisione.

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Nell’attuale espressione culturale occidentale è forte la sensazione di fastidio per ciò che l’ha fondata e la tendenza a proporre una novità priva di fondamenta.
La cultura che si vorrebbe condivisa assomiglia a un’invenzione che difetta di storia e si auto-attribuisce la gloria.

Gronda apparenza, e se la fa bastare per valere.

Da un punto di vista meccanico è un tritacarne: macina tutto e restituisce polpette farcite di esteriorità tatuata o pendula, rigorosamente priva di definitività.

Ci finisce dentro anche la religione, perché chi crede di averne una se la ridice soggettivamente, perdendone i connotati solidi sostituiti da consolazioni psichiche.

In questa grande fiera dell’errabondo incerto, risuona ancora, più strana, la domanda che venne posta a Gesù:
“Nella Legge, qual è il più grande comandamento?”
Una domanda tendenziosa rivolta a Gesù per metterlo alla prova quando il rigore farisaico delineava contorni molto precisi. Ma tendenziosa anche oggi, in una religione incapace di disegnare un contorno.

Il vangelo usa in greco lo stesso verbo delle tre tentazioni nel deserto: si tratta infatti di una domanda dai risvolti sottilmente diabolici che ha un perimetro preciso: “nella Legge”…

L’antico testamento identificava il comandamento con la Legge e Gesù afferma di non volerne cambiare nemmeno uno iota, eppure di essere venuto a darle compimento. Ecco il perché dell’interesse ancora valido oggi: lo sguardo di Gesù è sempre capace di portare dove è necessario per dare un senso alla sfida.

Gesù trasgredisce il sabato solo per fare del bene, perché l’amore (Dio) ha il potere su ogni altro potere e non perché il sabato (o Dio) non abbiano più valore! Infatti il “comandamento nuovo” riassume tutto senza escludere nulla: Dio è amore e il rispetto di un suo comandamento non può tradursi in una mancanza d’amore.

La creatura che ama Dio dà compimento alla Legge proprio perché ama e non perché viola i comandamenti.

Gesù la Legge la conosce bene e risponde precisamente alla domanda tendenziosa postagli per metterlo alla prova: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.

Questo è il più grande e primo comandamento, che però rischia un cortocircuito: infatti con che cosa amo il prossimo? Con le unghie? Il cuore, l’anima, la mente e le forze sono già impiegate per amare Dio… Ma se amare Dio diventasse un motivo per non amare il prossimo qualcosa non quadrerebbe.

Invece “il secondo comandamento è simile al primo: amerai il tuo prossimo come te stesso; da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.
Se il secondo è simile al primo e la Legge e i Profeti lo attestano, significa che va superata ogni possibile antinomia tra verità e libertà o tra la giustizia e la misericordia.

In Gesù si compone ogni apparente inconciliabilità perché la Legge e i Profeti sono in vista di Cristo venuto a darne compimento senza negarne uno iota.

Non posso ignorare il fratello amando Dio e tanto meno posso negare Dio per amore della creatura.

Amando Dio in spirito e verità è automatico vivere la carità verso le creature, mentre chiamando “amore” ogni “filia” creaturale si può scivolare nell’idolatria, nel peccato e nel rifiuto della Legge di Dio.

Gesù non dice banalmente di amare gli altri “come se stessi” in un circuito chiuso creaturale, ma di amare il prossimo (che esula dalla cerchia di quelli che ci sono più affini) come Dio (in Cristo) ci ha amati (Gv 13,34): “come io vi ho amato, così amatevi anche voi”. Un amore che può davvero operare perché i figli di Dio (per Grazia e non per Natura) diventino “una cosa sola” in quella comunione intra-trinitaria che lega il Padre e il Figlio mediante lo Spirito che procede e riempie di Grazia santificante.

Chi fa davvero la differenza? Il modo di essere di Cristo! A Lui convergono la Legge e i Profeti, da Lui discende la verità sull’amore che compie la Volontà di Dio e mette in pratica la Sua Legge. Da Lui proviene lo Spirito Paraclito con il quale i discepoli affrontano il pellegrinaggio tra la pienezza dei tempi e la fine dei tempi, dopo che Gesù ce l’ha dato restando presente nei sacramenti.

Questo ci libera dalle nostre mezze misure: se amassi qualcuno solamente “come me stesso” qualora fossi uno che si ama poco, amerei poco; ma se la misura è Gesù allora amo al massimo possibile.

Gesù dice di amare il prossimo non solo “come me stesso”, ma “come Dio mi ama” cioè “come io vi ho amati”: così Gesù rivela il volto di Dio.

Se la Legge rimanesse fine a sé stessa l’amore per Dio sarebbe radicale (“con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima e tutta la tua mente”), ma quello per l’uomo non lo sarebbe necessariamente. Nella Legge infatti non si dice di amare gli altri “con tutto il cuore, l’anima e la mente”, ma solo “come sé stessi” sulla scia di quel “come Dio ti ama”.

Gesù dà compimento a ogni potenziale disparità e ambiguità affermando che il rovescio della medaglia (l’amore per il prossimo) è semplicemente e veramente l’altra faccia del primo. Dio lo si ama amando il prossimo, ovviamente restando nei comandamenti di Dio. Oggi c’è chi equivoca pensando di amare il prossimo senza amare Dio e senza bisogno di Dio, agendo come se Dio non esistesse! Con il pretesto di liberarci dalla Legge ci si è liberati di Dio!

L’amare nella Carità è una disponibilità a morire a noi stessi e non un far morire gli altri e tanto meno un uccidere Dio. Tutt’altro di un “fare quel che ci pare”! Della Legge Gesù non toglie nemmeno uno iota amando in Grazia dell’amore di Dio!

San Paolo nell’inno alla Carità scrive che se anche dessi tutto in elemosina o se mi spendessi per gli altri, ma non avessi la Carità, a nulla gioverebbe. Evidentemente la Carità non coincide banalmente con il “fare” quelle cose.

Pensiamo allora alla povertà di chi disprezza la tradizione, la preghiera e i comandamenti, con la scusa di un culto rivolto all’uomo e alle sue voglie, riducendo Dio, se ancora Lo nomina, a una “scusa per”, al ribasso…

L’amore di Dio è incondizionato, cioè senza compromessi, senza premi e senza meriti nostri.

Chissà come mai, da creatura, c’è chi presume come condizione dell’amore anche quella di non riservare tutte le forze che abbiamo per amare Dio.

Non inganniamoci: non basta “darsi da fare” nelle attività solidali per dirsi giusti (e tanto meno credenti in Cristo) dicendo di “aver fede” in Gesù.

Si vede bene quando si è innamorati e quando si è solo interessati.

C’è chi soffre vedendo Dio oltraggiato al punto che può rivolgersi al Signore dicendo così: “vedi Gesù, non ho mai sofferto in questo modo, ma Ti ringrazio, perché finché non ho patito questa croce non sapevo di poterti amare così tanto”.

C’è chi spreca l’olio costoso per ungere il corpo di Cristo.
E’ diseconomico, ma Gesù dice, “lasciala fare”!
C’è tutto il valore di una sapienza che nessuna cultura egemone e superficiale può intercettare, mentre la Verità viene a intercettare la nostra miseria, per salvarla.

Per salvare i poveri presenti presso di noi, senza lasciarli privi di Cristo, che è il vero rischio di questo tempo che ha rimosso il katechon.

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23 commenti

  • luca antonio ha detto:

    Adriana, per Colui che io consideri il “Mio Signore e Mio Dio” credo di essere stato sin troppo chiaro, tanto da suscitare il lei, in altri interventi, qualche sbadiglio.
    Per il resto la mia sensibilità ( ma della mia sensibilità ho imparato a diffidare da tanti anni) mi fa propendere, per la questione ebraica, verso Marcione; e quindi non reputo una sfortuna non essere nato israelita.
    Cordiali saluti.

  • E.A. ha detto:

    Una riflessione questa di RS molto profonda e del tutto condivisibile, come altrettanto quella della Signora di tutti i popoli e di Luca Antonio…Dal mio vorrei aggiungere che l’aderire alla “proposta” del Signore, ovvero ai suoi Comandamenti, realizzabile appunto solo in Comunione all’Amore, Vero ed Assoluto, implica innanzitutto una “gerarchia “ di valori, una scala imprescindibile, da cui si dipana, si realizza e si preserva la vita di ogni creatura, e del Creato stesso! In un certo senso si potrebbe dire “provare per credere”(!), ossia, accedendo a questa scala ci si rende conto che ogni gradino non solo diventa più agevole, ma indispensabile e soprattutto “comodo”! Si perché se il Costruttore della scala è Amore Infinito, i gradini sono stati “pensati” e realizzati per favorire, in tutto, le creature che vi accedono, e rendere la loro vita più “facile”, attraverso un manuale d’istruzioni, che se accolto e rispettato, riesce a far funzionare alla perfezione tutti gli ingranaggi, e dove pure la sofferenza trova il suo spazio e la sua funzione… e al contempo ne eviterebbe tante e tante altre, derivanti dal disamore verso se stessi, dall’odio per il prossimo, dal rifiuto e dalla negazione del Creatore! In definitiva al di fuori della Verità ogni legge diventa abuso, sopruso, ingiustizia… ogni gerarchia diventa tirannia… ogni ordinamento diventa disorientamento… ogni ordine diventa confusione, caos… ogni libertà diventa schiavitu’…ogni filantropismo diventa infecondo egocentrismo, opportunismo o inganno… ogni autocelebrazionismo diventa autolesionismo ( nella drammatica ed inevitabile scoperta dei propri limiti, delle proprie inadeguatezze e sovraumane miserie!)… ed ogni piccolo personale “Eden” può diventare un piccolo angolo di Paradiso perduto… forse per Sempre!

    • La Signora di tutti i popoli ha detto:

      Cara amica, buona e dolce… sì!! iddio ci ha dato se stesso, il Suo Sangue, per superare tutto, anche il dolore e la infelicità terrena. È l’amore quella scala di cui tu ci parli? Certo non v’è altro che porti in paradiso! Mi fai venire in mente Gesù in Valtorta (°):

      “Matteo, il pubblicano, ha saputo fare delle ricchezze ingiuste scala per penetrare in Cielo. Maria, la peccatrice, ha saputo, rinunciando agli artifizi con cui rendeva più seducente la sua carne e usandoli per i poveri di Cristo, cominciando da Cristo stesso, santificare quelle ricchezze di peccato. Nei secoli, cristiani molti di numero, pochi rispetto alla massa, hanno saputo fare delle ricchezze e del potere la loro arma di santità. Sono quelli che hanno capito Me. Ma sono così pochi.”

      Che sofferenza vedere le anime dibattersi senza amore e rifiutandolo per paura di quello che sono. Stupide! …i peccati non respingono Gesù ma il nostro orgoglio, lo sforzo di ammettere i nostri limiti.
      Grazie di esserci E.A.!
      ——-
      ps. ogni sera leggo ai miei un passo dal N.T., ciò che ho conquistato, quella bellezza, io lo divido perchè nessuno dica io non sapevo e Gesù, anche per me, penetra nei cuori inconsapevoli di un Amore sconosciuto.
      Ma in Valtorta ho il segreto invece del mio amore per il Vangelo: eppure è così osteggiato senza un valido motivo, e sembra che il Verbo e la rivelazione valtortiana divengano una accusa dei nostri illeciti. Respingere Valtorta è un modo drammatico e vile,non espresso, di rifiutare il Vangelo e Gesù stesso, perchè la viltà umana dei piccoli peccatori non osa rifiutare esplicitamente il Vangelo.
      Amare, in cattività dei nostri peccati, quindi diviene impossibile e allora non si vuole solo perchè non si può. Gli egoisti e gli amanti del proprio io non conoscono la libertà: quella scala, della quale pure i nostri stessi peccati possono divenire gradini di salvezza, che rimane abbandonata al muro del nostro stupido orgoglio.

      • E.A. ha detto:

        Grazie sempre di cuore a te, carissima e preziosissima Signora di tutti i popoli… e grazie di cuore anche a te caro Luca Antonio… perché non c’è percorso che possa essere affrontato o superato in solitaria… non c’è gradino che non abbia bisogno di un supporto caritatevole, di un incoraggiamento, di una parola… non c’è volto che non serva a rispecchiarti e a cui, umilmente, provare a tendere una mano o aggrapparsi strettamente alla sua… un caloroso, fraterno e riconoscente abbraccio!

      • Balqis ha detto:

        Gentile Signora, se lei trova conforto nell’ampliare il più che sufficiente Vangelo con la Valtorta non può che rendere felici tutti i commentatori di questo blog. Ciò tuttavia non toglie che si tratta di una sua pur legittima scelta dalla quale lei sostiene di trarre beneficio, ma che diventa qualcosa di insano se si trasforma in tentativo insistente ed ossessivo di imporla a chi ha ripetutamente e anche gentilmente più e più volte dichiarato di non essere interessato. Sinceramente dispiace che lei ci rimanga così male, al di là delle invettive alle quali nessuno fa più caso perché comprende la sua situazione. Però non è forse giunto il momento che di questo più e più volte dichiarato disinteresse lei se ne faccia una ragione?

        • La Signora di tutti i popoli ha detto:

          Invettive io? Dispiacere piuttosto.
          Se Valtorta non interessa basta fare a meno di leggerla, senza non rompere le togne a chi la cita a ragione veduta e in linea con l’argomento, invece di citare i
          brahamaputra cui si è abituati in un blog cattolico.

          Quando vedo chi scrive (e come scrive) anche io evito di perdere tempo. Oppure fate una perizione al dott. Tosatti: C.R.E.P.A sì, Valtorta no. Daltronde i gusti son gusti, anche quelli cattivi o macabri.

          • Adriana 1 ha detto:

            Gentile Signora,
            devo riconoscerle uno stile personale: quello di passare
            -con balzi da canguro- da un “Sermo aulico”
            ( quello che lei ricopia) ad un “Sermo triviale” ( quello genuinamente suo )…con effetti distintivi di una surreale comicità.

    • Luca antonio ha detto:

      Bravo E.A. , meglio non si sarebbe potuto dire.
      Ma in definitiva è solo una questione di umiltà, di un Sì o un No alla vita, alla volontà di Dio.
      Il sì di Maria – ulteriore dimostrazione della onniscienza divina- è più attuale e comprensibile oggi che allora.

  • Fantasma di Flambeau ha detto:

    Nel Vangelo secondo Vat la Fede è “indietrismo”, la Speranza “andràtuttobenismo”, la Carità sadomasoaccoglientismo.
    La cultura occidentale ex Domini. Vedere per vederli adorare.

    https://www.marcotosatti.com/2023/05/02/libera-blasfemia-al-parlamento-europeo-solo-contro-cristo-pero/
    https://lanuovabq.it/it/dipinti-shock-alleuroparlamento-segni-dellodio-verso-i-bambini
    https://www.eunews.it/2024/04/11/aborto-voto-ue-diritto-fondamentale/
    -Inoltre l’Eurocamera ha denunciato che, anche dove l’aborto è tutelato e salvaguardato, la presenza di medici obbiettori di coscienza rischia di cancellare il diritto delle donne ad abortire. La crescita delle associazioni anti genere e anti scelta in tutta l’Ue impone una riflessione. Per questo il Parlamento ha chiesto alla Commissione di garantire che le organizzazioni che lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne, compresi quelli riproduttivi, non ricevano finanziamenti dall’Ue.-

    2016, San Gottardo.
    https://www.youtube.com/watch?v=UlbOeGyaG2g
    Eurovision Song Contest.
    2019, Tel Aviv. https://www.maurizioblondet.it/48995-2
    2020, anno sabbatico. Nel senso di sabba.
    2021, Rotterdam. https://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2021/05/23/news/eurovision_finale-302284735/
    2022, Torino. https://www.ilmessaggero.it/mondo/kalush_orchestra_trofeo_eurovision_venduto_droni_guerra-6721679.html
    2023, Liverpool. https://www.gay.it/loreen-prima-persona-apertamente-bisessuale-a-vincere-eurovision-2023-mengoni-quarto-con-bandiera-lgbtq
    2024, Malmö. https://www.youtube.com/watch?v=VsVcc8TdY6U
    Scandali che non scandalizzano più e ormai tutto è noia? Anche. Ciò che non lascia praticamente dubbi è la reazione della quasi totalità dei media “conservatori”. L’evoluzione del cupio dissolvi dalla bigotteria alla simpatia, for the Devil.

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    da Giovanni 1:
        “Amiamo, perché egli ci ha amati per primo. 
    Se uno dicesse: «Io amo Dio», e odiasse il suo fratello, è un mentitore.
    Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede.
     Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello.”

    Che bello ricordare che l’amore è al centro della nostra scelte di vita e che tragedia dover ricordare a tanti che l’amore è l’obiettivo essenziale da saper raggiungere in ogni nostra azione e in ogni giorno fino alla morte.

    Amare Gesù? Desiderare di averlo come nutrimento corporeo e spirituale? Battersi per difenderlo nelle sacre Specie, nella rappresentazione della Sua Croce, soffrire per le bestemmie e le offese al Lui? Sì, noi diciamo di volerlo! Ma come dimostriamo questo amore per ogni Sua rappresentazione e manifestazione quando non lo vediamo, non udiamo i suoi richiami, non sentiamo la sua sofferenza sotto la flagellaziane o nei grossi chiodi confitti nella Sua Carne, quando viviamo gia le nostre sofferenze, le nostre stanchezze, problemi e contrarietà??

    Lui, è vero, ci chiede di amare il prossimo,  di amare addirittura i nemici e chi ci fa del male e per di più di dimostrare questo amore  perdonando… ma nessuno e neanche noi siamo in grado di fare ciò che il mondo non giustificherebbe nè appoggerebbe e neanche ci chiederebbe!

    Egli ci chiede di amare e basta, anzi di farlo veramente e di proporre ai cattivi il bene che desideriamo a chi ci ama. Ma è così il “comandamento dell’amore”: amare senza discutere persino i malvagi?
    È possibile amare, struggersi per la salvezza di un malvagio, sperare pure con tutto il cuore che si salvi, amarlo su semplice seppur divina richiesta??
    No! Nessuno può amare per forza e per obbedienza ad una richiesta, per quanto ragionevole e ben posta, neanche la più motivata, neanche la più obbligatoria e cogente! Nessuno! Al cuore non si comanda.
    Nessuno può amare a ” bacchetta”, neanche con la più buona volontà!
    Cosa hanno quei quattro fessi dei cristiani che amano e morirebbero con un grazie, perdonando per chi li mette in croce? Come si può amare chi ti fa subire indifferenza o male e sofferenza?
    Si può forse ragionevolmente rinunciare ad odiare ed ingoiare la voglia giusta e sempre accettata di vendetta? Sì, si può per buon carattere o per bontà si può accettare e sopportare il male, accettare la persecuzione ed evitare l’odio ma… amare, neanche per bontà, è possibile, solo per pazzia o per stupidità.
    No! Non si può, nè su comando nè per convenienza… si può far finta ma amare veramente, desiderare il bene per un malvagio, per una persona  di cui non importa di nulla di noi, no! Non si può amare chi ti percuote, chi ti perseguita, chi ti da il dolore ed anche la morte e la da ai tuoi cari. Ecco che un Comandamento non può essere accettato se non ne sentiamo vera la giustizia che lo genera e lo propone.
    Se l’odio si può rifiutare di viverlo e sentirlo, l’amore, e addirittura il perdono di cuore, non è possibile neanche se fosse un dio a chiederlo per il migliore e valido dei motivi…
    E allora? C’è chi ama e perdona senza sforzo, con tutto se stesso. Ma è illogico ed insensato; il migliore degli uomini non vorrebbe… non basta capire i motivi o le opportunità: bisognerebbe vivere spiritualmente un amore diverso ed esserne presi, desiderosi di viverlo e di donarlo.

    C’è solo un modo per amare il prossimo, anche il più cattivo:
    è amare per amore!
       Se arrivi a dir grazie e a contraccambiare quell’Amore di Chi seppe donare Se stesso e la Sua stessa Vita per te e per ogni altro uomo, che caricò nella stessa navicella la propria sofferenza e la morte assieme ai peccati e alle cattiverie degli altri.
    Amare per amor Suo, allora sì! Amare il dolore di una vita infelice, una vita da infermi, una vita di pianti, è amare anche chi ti ricorda una Morte ingiusta, quelle sofferenze indicibili e quell’Amore che fu donato e mai corrisposto, quei sudori di Sangue, corrisposti se non con offese e persecuzioni.

    Chi non vorrebbe far felice quel Cristo che volle nascere solo per morire per me e per te? Egli non morì di Croce ma di amore triste e sconsolato… non vogliamo amare adesso per Lui?

    Amare il prossimo per Lui, sì! Sì, se Egli lo vuole allora sì, perchè questo Lo consola!
    Amare un nemico in cambio del suo odio? Sì, se Egli lo vuole perchè Lui perdonò.
    Amare solo per il Suo Amore, sì, si può: è possibile e non è difficile: è Lui che ama in noi per primo.
    Non si deve nè si potrebbe mai amare “su richiesta” ma il cristiano lo vuole liberamente e senza costrizione: si ama solo per amore! Amare Gesù è amare gli uomini come Lui li ama gratuitamente: per amore si può amare!
    https://m.youtube.com/watch?v=sXUpj3FBMP4

  • R.S. ha detto:

    San Paolo di passaggio ad Atene all’areòpago loda la religiosità dei greci. La filosofia infatti coincide con le varie credenze assumendo la valenza di religione, interrogando le profondità dell’anima e conformando i desideri e la volontà ai costrutti mentali che produce.

    Oggi molti ragionamenti apparentemente privi di spiritualità assumono connotati religiosi, per l’idolatria che sottendono in assenza di qualsiasi verità rivelata (vale indifferentemente per materie pseudo scientifiche come l’evoluzionismo o il genderismo, per il vaccinismo come per l’ambientalismo, per il tifo calcistico scaramantico o per l’affidarsi a maghi e tarocchi).

    Saggiamente San Paolo identifica nell’altare al dio ignoto il pertugio dal quale può trovare interesse la rivelazione cristiana, l’UNICA che svela Dio per sua stessa iniziativa. allora la propensione religiosa dell’uomo può adorare in spirito e verità, diventando quel tipo di adoratori che incontrano davvero Dio.

    Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa: è lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni dei vostri poeti: “Perché di lui anche noi siamo stirpe”.

    Scoprirsi stirpe apre al potersi rivolgere a Dio come Padre. Ma è possibile solo in Cristo. Il mistero è qui.

  • il Matto ha detto:

    «La cultura che si vorrebbe condivisa […] è un tritacarne: macina tutto e restituisce polpette farcite di esteriorità tatuata o pendula, rigorosamente priva di definitività. Ci finisce dentro anche la religione, perché chi crede di averne una se la ridice soggettivamente, perdendone i connotati solidi sostituiti da consolazioni psichiche».

    Due termini dai significati evidentemente antitetici, “rimbalzano” fuori da quanto sopra:

    CONDIVISIONE e SOGGETTIVITÀ.

    Ora, la condivisione esige UN ideale, UN modello che, appunto, sia UNO, affinché possa essere condiviso fra le varie soggettività, che così si troverebbero UNITE nel loro superamento (e nella loro trasfigurazione) proprio in quanto soggettività. Ossia, dall’UNO al molteplice e dal Molteplice all’UNO: un processo naturale, senza intoppi, che si snoda da sé senza intervento di qualsivoglia soggettività, che, anzi, lo ostacola.

    Fin qui le parole. Ma riguardo ai fatti?

    Gli è che l’UNO, semplice e puro, cade nelle sgrinfie delle soggettività, ciascuna delle quali … «se (lo) la ridice soggettivamente, perdendone i connotati solidi sostituiti da consolazioni psichiche».

    La soluzione TRASCENDENTE dell’amare Dio e perciò il prossimo come se stessi, che azzererebbe e trasfigurerebbe la soggettività, non sembra avere molto successo proprio perché le molteplici soggettività, alla lettera, si avventano sull’UNO ciascuna per farlo proprio, per il trionfo dell’individualismo mascherato da ortodossia.

    Concludo con una frase di Tolstoj che mi sembra più che appropriata al riguardo, per TUTTI, nessuno escluso.

    «L’uomo vuole sempre cambiare il mondo, ma mai se stesso, per questo il mondo non cambia mai».

  • luca antonio ha detto:

    Caro R.S., lei fa spesso degli interventi “necessari”; questo è uno di quelli.
    Chi afferma che basta amare gli altri per potersi dire cristiani, declinando questo amore con il “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso” oppure “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, non ha capito nulla.
    Quella , al limite, potrebbe definirsi una morale laica
    -pronta a naufragare impietosamente di fronte alle procelle della vita- ma non è certo il seguire il Maestro. Una siffatta morale dimentica completamente i primi due comandamenti ( e spesso, a seguire, il terzo), senza i quali è semplicemente impossibile amare veramente gli altri.
    Infatti amare veramente gli altri significa vederli
    – cercare di vederli, siamo, ovviamente, imperfetti- con gli occhi di Dio, pensarli con i pensieri di Dio, aiutarli secondo le finalità di Dio.
    Solo allora ci si può avvicinare a quell’ Amore reciproco richiesto da Cristo.

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Luca Antonio,
      la raccomandazione di non fare all’altro quel che ecc… si trova già scritto tra le sentenze del maestro fariseo Hillel, di cui assai
      probabilmente Gesù fu allievo.
      Che in questa raccomandazione non si esaurisca l’ispirazione divina può essere…Ma l’osservare il prossimo ponendosi nell’ottica di Dio, ( quale? quello dell’Antico o del Nuovo Testamento? ) mi sembra una pretesa di una superbia incredibile e di un altrettanto incredibile e presuntuoso soggettivismo.
      Cari saluti.

      • luca antonio ha detto:

        Cara Adriana, prendo atto quindi che la Chiesa per 2000 anni è stata superba nel cercare di vedere il destino dell’uomo nel divino e nel voler continuare ad indicare agli altri uomini la strada della salvezza tracciata da Cristo; e così pure san Paolo, e anche tutti i fedeli hanno errato nel cercare di praticare la carità raccomandata dalle sette opere di misericordia spirituale e della correzione fraterna per la salvezza delle anime.
        I tempi, evidentemente, cambiano.
        Cordialità.

        • Adriana 1 ha detto:

          Io le ho chiesto solo in quale dio di quale Testamento vuole che ci si immedesimi. Perchè non mi risponde?
          Penso proprio che i tempi siano cambiati…ma da molto.

          • La Signora di tutti i popoli ha detto:

            Sono cambiate le persone e non i tempi. Non esiste che un solo Dio in ogni tempo ed in ogni Testamento, tutto il resto è falso.

            “Il non fare all’altro” ecc.ecc. sta per me nella legge morale” solo la durezza del cuore degli uomini purtroppo ha coinvolto questo comandamento in un replay del “Taglione”.

          • luca antonio ha detto:

            Io non voglio niente, io ratifico solo – dopo una vita di esperienze, anche al limite del paranormale, passata a pensare e a studiare eventi e pensieri miei, ma sopra tutto di altri ben superiori a me in tutto – che questa vita è solo un passaggio verso qualcos’altro di molto più grande; sensazione che ogni uomo sente , come eco lontano, dentro di sé, cercando – in un modo o nell’altro- di avvicinarsi tanto più possibile alla fonte di quell’eco.
            Ora, viste le difficoltà indubbie delle forze solo umane all’impresa, Dio nella Sua misericordia ha donato all’umanità non l’eco ma la Sua viva voce attraverso Suo
            Figlio Gesù Cristo, il Salvatore, Via Verità e Vita.
            Io sono qui adesso, in questo luogo, con questa vita, con questa fede … le ipotesi di altri tempi, altri luoghi, altre vite … di altre fedi, non rappresentano nulla, sono nulla, in quanto, appunto, puramente ipotetiche.
            Cordiali saluti.

          • Adriana 1 ha detto:

            Cara Signora,
            sulla legge morale lei mi sembra in perfetto accordo con Kant.

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Luca Antonio,
            quindi, lei mi conferma che il suo Dio è colui che in una particolare circostanza l’ha aiutata, salvata, graziata…
            Una bella esperienza “personale” e soggettiva di cui mi felicito sinceramente. Ma, ancora non ha risposto alla mia domanda: di quale Dio si tratta? -anche solo a voler scegliere tra quello dell’Antico o del Nuovo Testamento, che, in prima istanza, mi sembra abbia usato metodi terribili con il “Servo sofferente”, per trattarlo più umanamente, in seguito, nel Nuovo.
            Forse- come afferma la Signora- è un Dio proteiforme che ritenne adeguato conformarsi, Lui, al “popolo di dura cervice” nella certezza che, cmq., proprio quel popolo del vecchio Patto- divenuto quello dei “Fratelli Maggiori”- avrebbe trovata aperta- per compenso- la strada spalancata, sicura e agevole per la garantita salvazione?
            Che sfortuna non esser nato Israelita!

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