Soldi e Liturgia POSSONO (e forse DEVONO) Andare d’Accordo. Aurelio Porfiri.

29 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni pubblicate sul suo canale, che vi invitiamo a visitare. Buona lettura e diffusione.

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Per chi ha a che fare con la musica sacra uno dei problemi che spesso si pone è quello dei soldi.

Non si può negare che a volte i soldi sono necessari, ma fare presente questo fatto sembra quasi che debba essere tenuto nascosto e capita sempre il pio sacerdote ben pasciuto che ti rinfaccia con un sorriso (falsamente) serafico che le cose vanno fatte “in spirito di gratuità”.

Questo spirito, ovviamente, si applica solo al musicista di Chiesa e non agli altri, che per il loro servizi per la liturgia e nella liturgia vengono (giustamente) pagati.

Ora, non dobbiamo trattare la liturgia come fosse un business, come a volte mi sembra si faccia nel mondo statunitense. Questo è un grave errore. Non si può certamente ridurre la liturgia ad un fatto di soldi, ma bisogna accettare un fatto molto semplice e molto logico: senza soldi non si può celebrare la liturgia propriamente.

Perché la liturgia comprende spese come quelle per l’elettricità, per l’amplificazione, i paramenti liturgici e via dicendo. Queste cose non possono essere “rubate”, ma devono essere giustamente pagate a chi le produce. Lo stesso sacerdote per ogni Messa celebrata riceve una certa cifra e così dovrebbe essere per coloro che prestano servizio nella musica sacra, ovviamente in modo professionale.

Queste idee sulla gratuità che sembrano molto spirituali in realtà non lo sono e, quel che è peggio, sono anche false. Anche Gesù aveva sicuramente bisogno di soldi per sostenere la sua predicazione ma certamente non cercava di arricchirsi con questo.

Bisogna usare il senso comune per accettare un fatto che sembra così evidente come quello che la liturgia ha bisogno anche di mezzi finanziari per funzionare bene. Non cerchiamo di far credere che i soldi siano il problema. I soldi non sono un problema, ma l’uso che ne facciamo può esserlo. Se i soldi servono i nostri scopi buoni allora sono utili, se invece noi diventiamo servitori del denaro, questa diviene una vera e propria perversione.

time lapse photography of several burning US dollar banknotes

Photo by Jp Valery on Unsplash

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4 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    Il tema si presta facilmente alla divisione, poi i verbi in maiuscolo sembrano fatti apposta per polemizzare. Nel merito, eludendo ma in realtà risolvendo il problema potrei dire: “est modus in rebus”, cioè: è giusto aiutare un giovane organista che non ha altre entrate, è altrettanto corretto che il pensionato offra il proprio tempo e le proprie capacità a Dio ed alla comunità dei fedeli suonando l’organo. Curiosità finale: Porfiri applicherebbe lo stesso concetto anche a coloro che suonano la chitarra in Chiesa? Ed i cantori solisti non meritano anche loro qualcosa?
    PIuttosto sarebbe necessario che la Scuola introducesse ed educasse gli studenti alla bellezza ed alla grandezza della musica, specie in questi tempi, in cui la società tutta vira in direzione opposta. A titolo esemplificativo. negli anni ’80 il mio Maestro spiegando il romanticismo, durante le lezioni di italiano e storia in un istituto tecnico, inserì l’ascolto della V di
    Il tema si presta facilmente alla divisione, poi i verbi in maiuscolo sembrano fatti apposta per polemizzare. Nel merito, eludendo ma in realtà risolvendo il problema potrei dire: “est modus in rebus”, cioè: è giusto aiutare un giovane organista che non ha altre entrate, è altrettanto corretto che il pensionato offra il proprio tempo e le proprie capacità a Dio ed alla comunità dei fedeli suonando l’organo. Curiosità finale: Porfiri applicherebbe lo stesso concetto anche a coloro che suonano la chitarra in Chiesa? Ed i cantori solisti non meritano anche loro qualcosa?
    Piuttosto sarebbe necessario che la Scuola introducesse ed educasse gli studenti alla bellezza ed alla grandezza della musica, specie in questi tempi, in cui la società tutta vira in direzione opposta. A titolo esemplificativo. negli anni ’80 il mio Maestro spiegando il romanticismo, durante le lezioni di italiano all’interno di un istituto tecnico, inserì l’ascolto della V di Beethoven. Più in generale osservo che negli anni settanta e, in misura minore anche negli anni ’80, era più frequente la possibilità di ascoltare capolavori di musica classica, anche sotto forma di spot televisivo. Oggi invece il mondo va troppo veloce e per la musica classica, ovvero per la musica “non banale”, c’è sempre meno posto. Questo credo sia il vero problema per la musica, per i musicisti e per la società tutta: saper apprezzare il valore e la bellezza prodotta in secoli di civiltà. Solo in tal modo per chi lavora in tali aree sarà possibile ricevere una retribuzione decorosa, stante però il fatto, com è noto da secoli, che “carmina non dant panem”.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Non sono stato mai molto addentro in questi misteri delle retribuzioni ai vari ministri dei sacri riti. Ricordo però che nel mio paese natale, non piccolissimo ma nemmeno enorme perchè contava allora 12.000 abitanti, c’era un Maestro Titolare dell’organo del tempio parrocchiale, istruttore e direttore del coro, maestro della banda musicale comunale e insegnante privato di musica e pianoforte, che viveva più che dignitosamente con tanto di famiglia e di rispetto da parte di tutta la cittadinanza, quasi un’autorità. Ciò che viene detto nell’articolo e nel commento di Massimo Trevia mi fa capire che persino in questi particolari il “cambiamento” ha prodotto deplorevoli cambiamenti.

  • Massimo trevia ha detto:

    Io ho studiato e proseguo gli studi e quindi credo di essere “professionalmente qualificato”;ma e’ vero che se non fosse per un ideale superiore ai soldi non meriterebbero che da decenni io suonassi nella liturgia:si paga il segretario,la catechista-sacrwstana ecc. ma non chi suona e oltretutto continua a progredire nel farlo! Potrei dire:e perche’ devo usare il mio tempo per voi?Ma appunto non e’ per i preti o per la maggioranza dei fedeli che pensano che “lo si deve faregratis”,che si suona in chiesa! E’ ingiusto!

  • Massimo trevia ha detto:

    Io ho studiato e proseguo gli studi e quindi credo di essere “professionalmente qualificato”;ma e’ vero che se non fosse per un ideale superiore ai soldi non meriterebbero che da decenni io suonassi nella liturgia:si paga il segretario,la catechista-sacrwstana ecc. ma non chi suona e oltretutto continua a progredire nel farlo! Potrei dire:e perche’ devo usare il mio tempo per voi?Ma appunto non e’ per i preti o per la maggioranza dei fedeli che pensano che “lo si deve faregratis”,che si suona in chiesa! E’ ingiusto!