Sacerdoti, Celebrate la Messa Antica! È Vostro Diritto, per Sempre. Joachim Heimerl.

22 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici. e nemici di Stilum Curiae, Joachim Heimerl, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul valore della messa Vetus Ordo, e sulla necessità che i sacerdoti la celebrino. La traduzione è nostra. Buona lettura e condivisione.

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La Messa tradizionale è il tesoro della Chiesa.
Ogni sacerdote può celebrarla in qualsiasi momento.

di Joachim Heimerl

Il prossimo Giovedì Santo commemoreremo l’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio. Tuttavia, dopo il motu proprio “Traditiones custodes” (2021), nella Chiesa è scoppiata una “guerra civile” sulla celebrazione della Santa Messa. Da allora, i sostenitori della “vecchia” Messa sono con le spalle al muro. Il Papa li tratta come lebbrosi e non esita a insultarli pubblicamente. Nel frattempo la gente si è abituata a questo comportamento, ma è comunque scandaloso e – scusate – indegno di un Papa.
Tra l’altro, questo include anche il fatto che Francesco ha rigorosamente vietato la celebrazione del Giovedì Santo e del Triduo Santo secondo la vecchia liturgia. Non è questo il modo di trattare le persone di fede. Dal Papa in particolare dovremmo aspettarci più amore e molta più comprensione. Invece, i cattolici che sono legati alla vecchia Messa sono costretti a fare qualcosa che non vogliono fare.

– In effetti, l’abuso di potere della Chiesa ha molte facce, ed è doloroso quando viene alla ribalta nei giorni più sacri dell’anno. Ma come sempre, la maggior parte delle persone nella Chiesa si nasconde, tace e spera nel proprio vantaggio. Gli abusi di potere vengono denunciati solo quando sono in linea con il programma politico della Chiesa. I sostenitori della vecchia messa, invece, dovrebbero preferibilmente sparire dalla chiesa. Un vescovo dopo l’altro fa sentire loro il suo disappunto, la bandisce dalla sua diocesi e spera segretamente di ricevere in cambio il cappello cardinalizio: è una vergogna e molto di più.

Quando penso all’Eucaristia del Giovedì Santo, penso al mio rapporto con la Messa e al mio sacerdozio. Penso al fatto che sono cresciuto con la “nuova” Messa di Paolo VI e non sono mai entrato in contatto con la Messa tradizionale – almeno fino a “Traditionis custodes”.
Quando ho letto questo motu proprio, sono rimasto sbalordito. Non potevo credere che il Papa snobbasse in questo modo un’ampia fetta di cattolici e li privasse di ciò che da secoli era la cosa più sacra, cioè la “vecchia” Messa. Così iniziai a studiarla intensamente, imparai i riti e le preghiere latine e scoprii un enorme tesoro. Allo stesso tempo, riconoscevo dolorosamente le carenze della “nuova” Messa di Paolo VI e sempre più spesso mi chiedevo: “Quello che fin da giovane pensavo fosse l’epitome del “cattolicesimo” si sta rivelando in fondo un falso protestante?”.

Tutto questo mi è passato per la mente la prima volta che ho visitato una chiesa dove si celebrava la “vecchia” messa. Mi sono inginocchiato nell’ultima fila e ho sentito un sacerdote iniziare con calma l’antica preghiera davanti ai gradini: “Introibo ad altare Dei” – “All’altare di Dio andrò, a Dio che rende lieta la mia giovinezza”. – “Come si potrebbe iniziare la Santa Messa”, pensai, “se non con queste parole?”.
Lentamente, i miei occhi vagavano per la chiesa: sul bellissimo altare rivolto solo al Signore, sul piccolo pulpito e sulle statue dei santi che avevano tutti sentito e amato questi versi.
Ma ciò che mi ha stupito di più sono stati i fedeli. La chiesa era gremita di persone che pregavano e tutti mostravano quella partecipazione attiva e interiore di cui parla il Concilio Vaticano II.
Anche il sermone è stato diverso da quello che mi sarei aspettato: nessuna guerra di Chiesa e nessuna lezione fiabesca in cui una storia segue l’altra, nessun riferimento alla politica del giorno o alla politica climatica, né una lezione di teologia autocelebrativa che comunque non interessa a nessuno. In breve: niente di simile a quello che si sente di solito. Invece, il sacerdote è partito dai testi della Messa e dai santi del giorno e ha offerto una solida istruzione sulla vita religiosa. La sua predica è stata un dono per tutti e ha arricchito anche me. Abbiamo avuto l’impressione di viaggiare insieme verso Gesù Cristo. E ancora di più quando è iniziata la parte principale della messa con l’offertorio che è seguito.
La particolarità dell’antica Messa non è certo la lingua latina, ma qualcosa che oggi non conosciamo più: il sacro silenzio che avvolge l’intera Preghiera maggiore. – “C’è davvero un altro modo di incontrare Dio se non nel silenzio?”. Nel rumoroso trambusto delle nostre solite “funzioni religiose”, raramente l’ho incontrato. Ma qui era diverso. Qui il sacro non era oscurato dal protestante e dal profano. Al contrario: qui il silenzio apriva la vista sul mistero. Mi è venuto spontaneo pensare: “Ecco com’è veramente la Chiesa cattolica”.

Due dettagli mi hanno particolarmente toccato in questa Messa. Fanno capire che qui è presente il sacrificio della croce: Il sacerdote pone il corpo di Cristo direttamente sul corporale, che è un piccolo telo di lino quadrato. Questo gesto esprime: Il Signore è ora appeso alla croce con un perizoma e giace avvolto nel lino nel Santo Sepolcro. È veramente l’Agnello di Dio e ora è in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue.
Perché sia davvero così, un chierichetto tiene l’orlo della casula quando il sacerdote compie la santa consacrazione. – Sì, è vero: tutti partecipiamo al sacrificio della redenzione e a tutti è concesso di toccare la SUA veste, proprio come ha fatto l’emorroissa nel Vangelo.
Questo simbolismo è andato perduto nella “nuova Messa” – come molte cose; vorrei quasi dire che ne manca l’aspetto cattolico. Questo è ancora più evidente nel nostro tempo, quando la Chiesa sta rinunciando a se stessa.

Naturalmente, non posso dire cosa accadrà alla Chiesa in questi tempi difficili. Ma sono sicuro che continuerà a esistere ovunque si celebri la “vecchia” Messa.
I “Traditionis custodes” non cambieranno le cose. Al contrario, molti cattolici la pensano come me: il colpo papale contro la “vecchia” Messa ha aperto loro la porta di questo tesoro.
I “Traditionis custodes” scompariranno dopo questo pontificato. Ma la “vecchia” Messa rimarrà fino alla fine dei tempi. Papa Pio V se ne è assicurato: grazie alla sua bolla “Quo primum” (1570), a nessun sacerdote può essere vietato di celebrare questa Messa. San Pio ha dato a questa disposizione validità eterna (!) e ha bandito chiunque la violasse. Anche Francesco non può aggirare questa disposizione e, alla fine, con “Traditionis custodes” ha solo dimostrato come l’autorità papale demolisca se stessa. Chi ribalta arbitrariamente le decisioni definitive dei propri predecessori non può aspettarsi che le proprie decisioni vengano prese sul serio. Questo vale soprattutto per l’ufficio papale, che non può durare senza continuità. In questo senso, nessuno più di Francesco ha minato le fondamenta del papato. E sfiora il grottesco il fatto che proprio lui voglia governare in modo più autocratico di tutti i suoi predecessori degli ultimi tempi.

Tuttavia, “Traditionis custodes” è stato un flop. Il motu proprio ha dato di Francesco un’immagine miserabile e ha reso popolare la “vecchia Messa” in tutto il mondo.
Da allora, piccole cellule si sono formate ovunque: i fedeli cattolici si riuniscono intorno ai sacerdoti che si aggrappano alla “vecchia” Messa, e questo – contro la volontà del Papa – anche in questo Giovedì Santo. Sono convinto che il rinnovamento della Chiesa possa venire solo dall’amore di queste persone per il Signore eucaristico. La “Chiesa della riforma” degli ultimi decenni, invece, sta correndo sempre più verso la sua caduta, e la “nuova Messa” ha addirittura accelerato questo processo. È quindi ancora più consigliabile scoprire la “vecchia” Messa e portare alla luce questo tesoro.

Per questo prossimo Giovedì Santo, vorrei dire a tutti i sacerdoti: Cari fratelli! Non abbiate paura! Celebrate la “vecchia” Messa in questo tempo di persecuzione; in pubblico o in segreto, non importa. Tutti i papi e tutti i vescovi l’hanno celebrata nello spirito di San Pio V, e solo questa è ciò che la “nuova Messa” non sarà mai.

È veramente la Messa di tutti i tempi, e chiunque la celebri è nella piena comunione della Chiesa. Questo è ciò che conta e questo è il significato del Giovedì Santo, quando rinnoveremo la promessa della nostra consacrazione! Questa promessa non è un feticcio, come molti pensano, e certamente non richiede una cieca obbedienza. È per Gesù Cristo e per la Chiesa, non per i capricci arbitrari di singoli papi o per il lavoro distruttivo di una riforma “sinodale” della Chiesa.

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13 commenti

  • Giuseppe ha detto:

    Concordo e faccio tesoro dell’interessante analisi di questo bravissimo sacerdote. Tocca anche a noi laici difendere il Vetus Ordo senza timore. La distruzione di questa magnifica celebrazione è voluta da satana. Oggi, si può toccare con mano come le chiese sono vuote, per non parlare degli edifici di culto di ultima generazione fredde, tenebrose, dove al suo interno non vengono edificati altari per venerare i santi, dove il tabernacolo è spesso posto al lato o, addirittura nascosto. Le chiese di cemento e privo di presenza di immagini sacre sono quelle che satana vuole. Preghiamo intensamente il Signore affinché protegga la celebrazione eucaristica di San Pio V.

  • Salvatore ha detto:

    Diciamo che sarebbe un dovere.

  • Celeste ha detto:

    Si è fatto autogoal… quando si proibisce senza motivazioni corrette e razionali, ma addirittura astiose e scandalose, succede esattamente quanto il sacerdote autore di quest’articolo espone molto bene: si stimola la curiosità di conoscere l’oggetto di tanto odio…e il Signore vince nelle anime aperte alla Verità .

  • Adrian Florian ha detto:

    Posso capire “l’impressione” che le ha fatto partecipare alla celebrazione della S. Messa secondo il rito preconciliare. In effetti ci sono voluti anni per l’introduzione del nuovo Messale romanum. Ma forse il vero problema oggi non è il rito della S. Messa. La riforma liturgica credo abbia risposto alle necessità culturali del XX secolo. Il vero problema credo sia il relativismo generale nella Chiesa ed una fede (ad alto livello) molto approssimativa, spesso ridotta ad una sorta di folclore da tramandare a piacere. Questo, in pocche parole. L’argomento sarebbe molto ampio e delicato; non da esaurire in pocche righe sui social.

    • Federico ha detto:

      Vero, ma anche il rito ha la sua importanza. E quando Gesù parla dell’ “abito” della festa credo si riferisse anche all’importanza di questi aspetti (per quanto debbano essere subordinate alla sostanza).

      • Adrian Florian ha detto:

        Guardi, certo che non possiamo staccare “il rito” dalla “sostanza” e ugualmente non possiamo condizionare “la sostanza” (il sacramento eucharistico) al rito. Sapiamo bene le controversie sulla S. Messa secondo i riti Sud americani od Africani. Credo si sia discusso abbastanza sull’argomento. Il vero problema è non spostare l’attenzione su aspetti secondari. Non metterei in discussione la Riforma liturgica post conciliare per non scivolare sul terreno nostagliei del passato. La fede credo debba guardare a Cristo che parla al presente come parlava al passato e ci mostra il futuro. E’ Cristo ieri ed oggi che riassume la storia umana per condurla al Padre. Il rito segue la gradualità dell’avvicinarsi al MIstero di Dio. Più tosto sono gli strafalcioni liturgici che ultimamente si suseguono a raffica. Assolutamente abberante la modifica delle parole del Pater noster e tutte le altre apportate ultimamente alla liturgia. Ritengo siano prive di una sana base teologica e volte solo alla confusione, frutto di una mediocre formazione.

    • Salvatore ha detto:

      Non si è trattato di una riforma ma di una deformazione. Il XX secolo ma ance il XXI e tutti gli altri che seguranno e lo hanno preceduto, hanno bisogno della luce della verità e del rinnovarsi del Santo Sacrificio di Gesù. E solo nella Messa di sempre ci sono questi elementi e da essa irradia la fonte di acqua viva perenne. Se poi uno preferisce le acwue putride delle cisterne rotte del mondo faccia quello che gli pare, non per questo inquono le fontane pure.

      • adrian florian ha detto:

        Caro Salvatore, rispondere di pancia ad una questione molto seria ed oggetto di approfonditi studi non mi fa impressione e non rientra nei miei interessi. Le farei solo una semplice domanda: Cosa è la S. Messa? Grazie!

  • Amparo ha detto:

    Un Papa bolla e l’altro sbolla, escluso sempre l’eretico e apostata Bergoglio. “At vero, nomine ipsius Traditionis, Nos ab omnibus filiis Nostris…postulamus ut, cum dignitate pietatisque fervore, renovatae Liturgiae ritus celebrentur” ( Consistorium Secretum. Allocutio Pauli PP. VI. Die 24 Maii 1976 ).

  • Federico ha detto:

    Rettifica del commento di cui sopra: -dispose la cancellazione-.

  • Federico ha detto:

    Cosa si aspetta da uno che dispose, proprio per la Pasqua di quattro anni fa, le celebrazioni religiose?
    Ancora qualcuno non si è reso conto dell’abominio e si aspetta amore e comprensione da chi pubblicamente canzonava e stigmatizzava chi non sacrificava al Moloch vaccinista?
    Se non si diventa uomini è assai difficile diventare cristiani.

  • piero laporta ha detto:

    Coraggio! Un’Ave Maria e… avanti, come disse don Bosco.
    Il più umile dei sacerdoti è più importante d’un vescovo infedele.

  • Marco Matteucci ha detto:

    Magari una cum Papa Francesco!
    …e qualche diaconnessa di contorno.
    Nota:
    Ricordati del 4 di Aprile prima di cancellarmi!