Benedetto Celebrava la Messa “Una Cum” Francesco. Saverio Gaeta.

4 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un post molto breve per portare alla vostra attenzione il messaggio che un amico e collega di antichissima data. Saverio Gaeta, giornalista e scrittore molto noto, mi ha inviato in risposta all’articolo che Stilum Curiae ha pubblicato, quello dell’eremita. Buona lettura, riflessione e diffusione.

***

Ciao Marco,
per rispondere alle domande del monaco eremita, è sufficiente leggere quanto affermato da mons. Gänswein a pag. 233 del libro “Nient’altro che la Verità” riguardo al tempo di Benedetto come Papa emerito:
«Ha sempre celebrato la santa Messa, durante la settimana in italiano e la domenica in latino, utilizzando il Messale romano di Paolo VI e pronunciando ovviamente la preghiera eucaristica con l’esplicita menzione della comunione con il Papa regnante, Francesco, come possono testimoniare tutti quelli che hanno concelebrato con lui».
Cordialmente,
Saverio

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62 commenti

  • Quo vadis? ha detto:

    Quo vadis?

  • Dott. Mendonca Correia ha detto:

    Dal momento che entrambe le domande non toccano la VALIDITA’ di quelle Messe, non riesco a capire dove vogliano arrivare il monaco eremita e Saverio Gaeta. Qualunque sia stato il Papa nominato da Benedetto XVI durante la lettura del canone, ciò non non ha avuto nessuna influenza sulla VALIDITÀ di quelle Messe, rendendo così le domande del monaco e la risposta di Gaeta praticamente irrilevanti per risolvere il problema…

  • Bernarda Benvenuta ha detto:

    Volentieri rispondo anche alla tua cortese sollecitazione, benché non vi sia molto da dire. Dai più recenti studi, condotti fra mercoledì e giovedì scorso, pare trattarsi di un riferimento a papa specifico, la cui identità è attualmente in via di accertamento (grazie agli sforzi congiunti dell’Istituto Superiore di Ornitologia cinciologica di Barletta e del dipartimento di Cianciologia dell’Università di Pizzighettone qualcosa di più preciso dovrebbe emergere entro giovedì prossimo). Mi giunge però notizia che il Gundula-Gundolf-Institut di Tübingen sta definendo i dettagli di una diversa decodifica anagrammatica, per cui “Enrico Nippo” starebbe per “Copri penino!”.

  • Bernarda Benvenuta ha detto:

    Volentieri rispondo anche alla tua cortese sollecitazione, benché non vi sia molto da dire. Dai più recenti studi, condotti fra mercoledì e giovedì scorso, pare trattarsi di un riferimento a papa specifico, la cui identità è attualmente in via di accertamento (grazie agli sforzi congiunti dell’Istituto Superiore di Ornitologia cinciologica di Barletta e del dipartimento di Cianciologia dell’Università di Pizzighettone qualcosa di più preciso dovrebbe emergere entro giovedì prossimo). Mi giunge però notizia che il Gundula-Gundolf-Institut di Tübingen sta definendo i dettagli di una diversa decodifica anagrammatica, per cui “Enrico Nippo” starebbe per “Copri penino!”.

  • Alberto ha detto:

    Ogni giorno un Marco Tosatti si sveglia e sa che dovrà spararla più grossa degli altri unacum.
    Ogni giorno Viglione si sveglia e sa che dovrà far rima con Zenone.
    Ogni giorno un sedevacantista si sveglia e sa che dovrà sputazzare sulla memoria di Benedetto XVI.
    Ogni giorno un bergogliano si sveglia e sa che dovrà essere un po’ più blasfemo di tutti gli altri.
    Non importa che tu sia Toscano o Masciullo, l’importante è rimanere intellettualmente disonesti.

    • Marco Tosatti ha detto:

      Grazie. Meno male che ci sono persone oneste come lei. Non dico intellettualmente, perché ciò presupporrebbebun intelletto, che invece…

  • Mario ha detto:

    L’inquilino del piano di sotto (comodato gratuito eterno non revocabile) si starà facendo due crasse risate e fregandosi le mani, di fronte a tali discussioni non risolutive della questione, su aspetti che possono essere considerati più rilevanti da taluni e meno o per niente rilevanti da talaltri… Bisognerebbe attenersi ai fatti, invece che cadere in questa trappola diabolica, ovvero al fatto principale, riscontrabile da chiunque sugli Acta Apostolicae Sedis del 2013, che per quanto riguarda la ‘abdicazione’ da Papa di Benedetto XVI esiste la Declaratio, ovvero un discorso in cui si annunciano varie cose, ma che non è un atto giuridico formale di abdicazione. Tale atto giuridico avrebbe altri nomi nel Diritto Canonico e richiederebbe una firma. Tale atto giuridico non risulta da nessuna parte. Anche nel ‘mondo’ esiste una differenza sostanziale tra l’annunciare le proprie dimissioni e il darle effettivamente. L’atto giuridico formale è ancora più necessario in un caso grave come l’abdicazione papale. Se qualcuno tale atto lo possiede, lo tiri fuori. In mancanza di tale atto dobbiamo concludere che Benedetto sia rimasto Sommo Pontefice fino alla morte e che Francesco sia stato non solo prima della sua morte ma anche adesso un impostore. Rimane tale perché per essere veramente Papa avrebbe bisogno di essere eletto da un conclave i cui partecipanti siano i cardinali creati tali da Benedetto o dai papi precedenti, non quelli creati invalidamente da lui stesso. Ovviamente, tale conclave potrebbe svolgersi adesso, dopo la morte di Benedetto.
    Non essendosi verificato tale evento (la sua valida elezione) tutti i suoi atti risultano nulli.

    • Bernarda Benevenuta ha detto:

      Quindi la sede petrina sarebbe vacante e destinata a restare tale fino a quando non si riunisse un conclave composto soltanto dai cardinali di nomina prefranceschiana?

      Il quadro giuridico è in verità ben più complesso. Bisognerebbe anzitutto prendere consapevolezza che il titolo stesso di “Declaratio” ha in realtà valore anagrammatico ed è un messaggio in codice: il suo autentico significato è “Creda ilota”.

      Con “ilota” lo scrivente intendeva quasi certamente riferirsi all’ordine dei giornalisti in generale o — come afferma il notaio Efrem Minturno Sperlonga, presente all’atto della redazione — a un giornalista in particolare. Il documento sarebbe dunque stato pensato per depistare la stampa.

      Per approfondimenti rimando alla rassegna bibliografica in appendice alla mia monografia “Il siluro del Brindolo”.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Mi sa che l’inquilino del piano di sotto continua nelle sue crasse risate dopo gli interventi di Mario e Bernarda, che aggiungono altra carne al fuoco.

        • Artemio Brindolo ha detto:

          Non sarà certo sfuggito che “Enrico Nippo” è in realtà anagramma di “Corni in pope” (“pope” è inglese per “papa”). L’intenzione è evidentemente programmatica. Si tratta solo di acclarare se il messaggio sia indirizzato a un papa specifico o al ruolo del papa in generale. Invito la prof. Bernarda Benvenuta a fornire cortesemente lumi.

          • Adriana 1 ha detto:

            Nippo è la vocalizzazione traslata di Nihhon, Giappone.
            Vediamo di non mescolare le capre con i cavoli.

  • Adriana 1 ha detto:

    Bisognerebbe mostrare questa foto a John Grisham, scrittore di riconosciuto successo per i suoi thriller di indagini legali.
    Sono certa- vista e considerata la sua abilità in campo giuridico e romanzesco- che ne ricaverebbe materiale di amplissimo appeal , specie tra quei lettori che amano sfruculiare tra codici e pandette ecclesiastiche, alla speranzosa ricerca del colpevole.

  • Corrado Bassanese ha detto:

    e.c. vergogni

  • GINO ha detto:

    Ovviamente Francesco è aggiunta vostra.

    • Diego ha detto:

      E perché dovrebbe essere un’ ” AGGIUNTA”?
      I presenti non sono testimoni attendibili?
      Invece sarebbe attendibile lo scopritore e unico interprete di un codice scritto da un modernista che riteneva che gli ebrei non avessero bisogno di convertirsi a Cristo per potersi salvare?
      Mi faccia capire quali sarebbero le condizioni per la nostra salvezza eterna: gli ebrei, secondo Ratzinger non sarebbero tenuti a convertirsi, quindi sarebbero liberi non solo di non credere a Cristo ma potrebbero pure continuare a bestemmialo nel loro “libro sacro” il TALMUD. Ovviamente non avrebbero bisogno di riconoscere e ascoltare alcun Papa.
      Noi cattolici invece dovremmo:
      1) RICONOSCERE E ADORARE CRISTO
      2) RICONOSCERE TUTTI I PAPI
      3) ASCOLTARE IL MAGISTERO DI TUTTI I PAPI.
      4) RICONOSCERE PAPA PURE UNO CHE IN FORO INTERNO SI È DIMESSO.
      5) RICONOSCERE L’ESISTENZA DI UN FANTOMATICO CODICE SCOPERTO DA UN NON CATTOLICO.
      6) INTERPRETARE CORRETTAMENTE QUEL CODICE (E COME? SEGUENDO L’UNICO INTERPRETE ATTUALMENTE ESISTENTE (MA DA NESSUNO, TANTOMENO DA RATZINGER) NOMINATO TALE o CI È PERMESSO IL LIBERO ESAME?).
      7) IGNORARE TUTTI I COMPLIMENTI E GLI APPREZZAMENTI CHE L’EMERITO HA FATTO AL REGNANTE, IGNORANDO ANCHE IL FATTO CHE DI FRONTE ALLE TELECAMERE LO HA CHIAMATO “SANTO PADRE” E GLI HA RICONOSCIUTO AUTORITÀ MAGISTERIALE.
      HO CITATO TUTTO O MANCA ANCORA QUALCOSA?
      ME LO DICA LEI: CHE ALTRO DOVREBBE FARE UN CATTOLICO PER POTERSI SALVARE SE FOSSE VERA LA STORIELLA DI UN “CODICE” INVENTATO DA UNA PERSONA CHE NON CREDEVA NECESSARIO RICONOSCERE IL PAPATO (FIGURIAMOCI I PRESUNTI CODICI!) PER POTERSI
      SALVARE?

      • Diego ha detto:

        ERRATA CORRIGE:
        Al punto 4 la parola che intendevo associare alla parola “FORO” era “ESTERNO”, non “INTERNO”.
        Quindi la frase del quarto punto è la seguente:
        “RICONOSCERE PAPA PURE UNO CHE IN FORO ESTERNO SI È DIMESSO.”

        • Adriana 1 ha detto:

          Mi sa che su Ratzinger l’aveva detta giusta Hans Kung,
          che lo conosceva bene e…dall’interno.

      • Catholicus ha detto:

        Chapeu, mon ami, chapeau!!!

  • Matteo Castagna ha detto:

    Caro Direttore,
    va detto che Saverio Gaeta ha detto tutto in poche righe. Ratzinger era biritualista e presiedeva/celebrava “una cum” Francisco.
    Il suo segretario personale non ha mai avuto dubbi nel chiarire, prima e dopo la sua morte, l’assoluta sincerità del suo maestro e confidente.
    Il libro “Nient’altro che la verità” costituisce la pietra miliare della realtà su Ratzinger. Modernista progressista e rahneriano al Concilio, Modernista conservatore, liberale e amante dello stile e dell’estetica, rimane nella storia per aver indetto Assisi III con gli esponenti di tutti i nemici di Cristo e della Chiesa, per i pellegrinaggi alla moschea blu di Istanbul ed alla sinagoga di Roma, in nome dell’ “unico dio”, per aver avuto Piergiorgio Odifreddi come amico, per aver riabilitato Lutero, per aver sottomesso la Messa more antiquo al rito del duo Bugnini-Montini, sostenendo che la Messa di San Pio V e la cerimonia novus ordo avessero la stessa fede (sic!), per essersi inventato la figura del “papa emerito”, svilendo l’immagine del Primato petrino davanti a tutto il mondo e, infine, per aver fatto, “per viltate il gran rifiuto” da un ruolo che aveva per i più ma che non ha mai avuto perché eresiarca manifesto, come i suoi predecessori conciliari.

  • Codex & codex ha detto:

    Sì, è vero, Mons. Gänswein si è espresso così. Però potrebbe avere parlato in ‘comunicazione impedita’, ricorrendo agli algoritmi del Codice Gänswein. Forse il volume del Brindolo farà chiarezza anche su questo complicatissimo risvolto.

    • Artemio Brindolo ha detto:

      Mi spiace deluderla, ma il mio studio non si sofferma su questo punto. A mons. Gänswein ho dedicato invece due articoli, apparsi in una rivista specialistica polacca e purtroppo non ancora tradotti in italiano (ce n’è solo una versione in finlandese, pubblicata nell’annuario del piccolo editore finnico Pokka Kukkula). Ad ogni modo non è inverosimile che mons. Gänswein abbia operato in comunicazione impedita, e dunque si sia espresso in codice, serbando il sema e cedendo il rema.

    • Marco Matteucci ha detto:

      Dato che per voi tutte queste anomalie della “Santa Sede” vanno bene, propongo di cambiare anche la destinazione al Palazzo Pontificio del Laterano, dal moment che il “papa regnante” sembra trovarsi più a suo agio nell’attico attrezzato di Santa Marta, si potrebbe adibire la struttura a “centro di raccolta e ricovero migranti” oppure a “centro di evangelizzazione pro coppie gay”.

      • Riccardo ha detto:

        In effetti mi sembra che qualcuno, non ricordo più se Cionci, Brindolo o qualche altro decodificatore, abbia proposto di interpretare Laterano come una combinazione di “later” (in inglese “più tardi”) e “ano”, con riferimento alla destinazione futura del luogo corrispondente a quel nome. Altri propongono “là” “ter(r)an(n)o”, nel senso di “terranno [sottinteso il munus] in quel luogo”. Chiedo lumi a Bernarda Benvenuta, se può intervenire. Grazie

        • Bernarda Benvenuta ha detto:

          Sì, dunque, sulla decodifica di “Laterano” esistono ben 38 teorie, di cui due formulate in Italia e una a San Marino. Quest’ultima, nota come “Tesi cioncino-sanmarinese” o “Cionciumarinum”, è senz’altro la più innovativa ed esplicativa. I suoi tre autori, Roberto Stranuti, Michela Maria D’Ovidio e Ubaldo Ottolenghi-Cohen, sostengono che “Laterano” sia termine di origine semitica, riconducibile all’accadico “LTRIN”, da cui deriverebbero anche svariati vocaboli indoeuropei (per esempio il latino “latrina”). Nel contesto dei saggi di decrittazione, così come in quello del genere letterario conosciuto come “romanzi di decodifica”, l’uso del termine “Laterano” non solo assumerebbe significati ascrivibili a remota ascendenza accadica, quali “leone invertito”, “buco argilloso” e “orecchio morboso”, ma vorrebbe costituirsi anche come allusione allo sfondo mediorientale sul quale viene a innestarsi l’opera di decodifica proposta da alcuni pubblicisti non cattolici. Per una illustrazione completa ed esauriente delle 38 teorie mi permetto di rinviare al mio “Venture Journalists: A New Insight in Lateran Decoding Theories”, in AA. VV., “Hypersemitics Studies”, Ornithorhynchus, London 2007, disponibile anche in traduzione italiana con il titolo “I pubblicisti di ventura”, AA.VV. “Nel segno dell’Oriente mediano”, a cura di A. Brindolo, Edizioni La Mazza, Perugia 2008.

  • P. A. F. ha detto:

    Ringrazio di cuore il dott. Gaeta
    per questa sua precisazione che dovrebbe porre un punto fermo nel dibattito circa la reale rinunzia di Benedetto XVI al papato.
    Temo tuttavia e ne ho già sentore che la parte che sostiene il contrario accusera’ di falsita ciò che viene riportato a chiare lettere da mons. Ganswein.
    Si perpetua così a danno della santa Chiesa una confusione deleria che sta separando migliaia di fedeli ignari. Che fare?
    Un cordiale saluto
    P. A. F. monaco eremita

  • il Matto ha detto:

    Benché il polverone alzato intorno alla questione ormai stantia del munus mi interessi meno di niente, proprio perché è un polverone, mi associo a Enrico Nippo.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Ancora è nelle nebbie l’atto chiaro, fatto di forma e sostanza, con cui Ratzinger avrebbe “trattenuto il munus”.

    Forse perché tale atto non è contemplato da nessuna parte ed il munus è indissociabile dal ministerium.

    Si ribadisce: atto chiaro fatto di forma e di sostanza, non messo in atto in codice ed elucubrabile soltanto da pochi specialisti che … loro sì che hanno capito!

  • alessio ha detto:

    Più che monaco eremita
    mi sembra un monaco
    emerito ,visto che segue i
    blog e discute di ministerium e munus
    invece di pregare affinché
    venga il Regno di Dio , al
    posto di questo interregno
    bergogliano privo di Munus
    Petrino .
    Per quanto riguarda Ganswein e il suo libro ,
    che ho letto , sarebbero
    bastate dieci pagine per
    raccontare quello che
    ancora non sapevamo ,
    anche per abbattere il
    prezzo di copertina ,
    venti euro di nulla ,
    e mi pare giusto ricordare
    come si prodigò per
    bergoglio quando doveva
    uscire il libro scritto dal
    Card. Sarah con Papa
    Ratzinger , quindi non lo
    prenderei come l’oracolo
    di Delfi , e mi pare strano
    che siccome erano tutti
    tedeschi ,Papa Benedetto
    celebrasse le Messe
    feriali in italiano e non
    ricordo di averlo mai
    visto concelebrare ,
    almeno da Papa.

  • Maria Paola ha detto:

    La domanda sorge spontanea: esistono forse due monsignori Gänswein? Uno è quello che scrive il libro “Nient’altro che la Verità”, che guarda caso uscì quando il corpo del Santo Padre era sceso da poco nella tomba ed è quindi ragionevole supporre che fosse in parte già pronto. Tra l’altro è abbastanza curioso che lo stesso Gänswein cercò di impedirne la pubblicazione. Poi esiste un altro monsignor Gänswein il quale, come si ricorderà, smentì il contenuto della famosa lettera inviata a don Minutella definendola una fake news. Di questo fatto imbarazzante parlò a suo tempo Andrea Cionci. Direi che a questo punto aspettiamo un monsignor Gänswein 3.0 e poi decidiamo.

    • Artemio Brindolo ha detto:

      Per la precisione esistono sette Gänswein, tre dei quali rivestono grande importanza e hanno il nome in codice di Gänswein rosso, Gänswein bianco e Gänswein rosato. Nella monografia del 2006 intitolata ‘Il siluro di Brindolo’ e scritta dall’allora ricercatrice e oggi professoressa Bernarda Benvenuta, si illustra in modo esemplare quella che a suo tempo ebbi a definire ‘polifania gänsweiniana’ e che nel mio più volte menzionato saggio di prossima pubblicazione contrappongo alla ‘monofania cionciana’.

      • Bernarda Benvenuta ha detto:

        Ringrazio Artemio Brindolo per avere ricordato il mio libro, anche se nel farlo è incorso in una svista. La monografia del 2006 non ha infatti per titolo “Il siluro di Brindolo”, ma “Il siluro del Brindolo”.

        Sulla polifania gänsweiniana esistono numerosi contributi, prevalentemente in lingua inglese e tedesca. Fra tutti eccellono “Georg Gänswein als Teil einer Dreiergruppe: Rot, Weiß und Rosé”, di Hermann Heizkessel (Frankfurt am Main 2008) e il recentissimo “Code Behind Munus: Georg Gänswein From One to Three to Seven”, in “Acta Cionciana” II (2023), pp. 78-109. In lingua italiana è disponibile, oltre alla mia monografia, il breve studio di A. Brindolo “Il plesso poilifanico di Monsignor Gänswein e la monofania cionciana”, incluso nel volume collettaneo “La cincia di Cionci” (La Mazza, Perugia 2023, pp. 22-23).

  • Mara ha detto:

    Ma fatemi il piacere…

  • Diego ha detto:

    Cionci,
    La fake news era Il fatto che quella lettera l’avesse scritta Ganswein, non il fatto che Benedetto XVI celebrasse una cum Francesco.
    Non mi sembra difficile da capire!

  • Diego ha detto:

    Una notizia scontata ed ovvia, che smaschera i sofismi di Cionci e del Minutella (che si è ritrovato a dover intimare a Cionci di restare nel proprio ambito di giornalista e di non immischiarsi troppo nelle questioni teologiche).
    Coloro che sostengono che Bergoglio non sarebbe papa perché Benedetto XVI non si sarebbe mai dimesso fanno il gioco di Bergoglio e gli rendono facile ridicolizzare il dissenso!
    Bergoglio non è papa in questo insegna ABITUALMENTE l’errore e l’eresia, anche in atti magisteriali.

    • gladio ha detto:

      Dunque un Papa può insegnare l’ errore e l’ eresia…e da quando ? L’ art.892 del catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce che l’ assistenza divina è data al Pontefice
      ” quando , pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in « maniera definitiva », propone, nell’esercizio del Magistero ordinario, un inse-
      gnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. ”
      Pertanto se Bergoglio fosse stato eletto validamente non avrebbe mai potuto, per grazia divina, insegnare l’ errore e l’ eresia, a meno che tutto quello che lei,Diego, ritiene errore ed eresia , sia la Verità,,,ma su questo nutro forti dubbi.
      Pertanto, a rigor di Catechismo , Bergoglio non è Papa perchè non lo è mai stato.

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Lei non pensa che si possa rifiutare l’assistenza divina?

        • Paolo ha detto:

          Peggio ancora …se un papà legittimo dovesse rifiutare l assistenza dello Spirito Santo e proporre l eresia … sarebbe un Giuda .
          Dalla padella alle brace

        • gladio ha detto:

          No, don Ettore, nel caso del Papa è impossibile , non può rifiutare l’ infallibilità , in quanto infallibilità significa impossibilità di insegnare il male , ovvero di deviare dall’ ortodossia e questa prerogativa è imposta da Cristo al suo Vicario ; è per così dire una promessa che Cristo ha fatto al suo gregge , quella cioè di avere una guida , nella persona del Papa assolutamente sicura. Se sussistessee la possibilità che un legittimo Pontefice possa ” rifiutare ” la grazia, continuando comunque ad esercitare il suo ruolo, verrebbe meno questa certezza ; ogni Papa sarebbe potenzialmente eretico ed in grado di insegnare il male, cosa in contrasto con la promessa fatta da Cristo.

      • Stran ha detto:

        Condivido.

  • Gianfranco Armeli ha detto:

    Mons. Ganswein sostiene che questa è la verità, ma siamo proprio sicuri che veramente le cose siano andate così? Ho molti dubbi al riguardo.

    • Legga e saprà ha detto:

      Legga il Brìndolo e lo scoprirà. Altrimenti consulti la Bernarda.

  • miserere mei ha detto:

    Guardate che quasi ogni giorno molti di noi celebrano una cum… Che cosa dovrei fare altrimenti? Non andare alla messa? Mettermi ad urlare che non sono d’accordo mentre il celebrante dice la frase di rito?
    La Chiesa sta vivendo una situazione anomala, tanto nell’ipotesi A quanto nell’ipotesi B (Franciscus legittimo o meno) e anche nell’ipotesi A1 e B1 (Benedetto lo diceva o meno), ma la validità del sacramento per tutti coloro che degnamente vi si accostano c’è e tanto basta.
    Evidentemente non sta qui la questione.

    • Andrea ha detto:

      Bravo. Non ci vuole molto a capirlo. Eppure qualcuno proprio non ci arriva.

  • Andrea Cionci ha detto:

    Mi sembra una fonte del tutto affidabile Gaeta. Peccato che quando c’è stata la lettera falsa a don Minutella che diceva che Benedetto celebrava una cum Francisco, Mons. Gaenswein ha detto che era un falso, una menzogna, PURA FAKE NEWS. L’hai pubblicata tu stesso Marco.

  • ettore ha detto:

    Due testimonianze già note:

    https://isoladipatmos.com/la-questione-della-una-cum-in-comunione-con-chi-celebra-la-santa-messa-benedetto-xvi-ce-lo-testimoniano-tra-i-tanti-un-cardinale-e-un-presbitero-una-cum-famulo-tuo-papa-nostro-fra/

    https://isoladipatmos.com/ho-portato-lisola-di-patmos-al-funerale-di-benedetto-xvi-tra-nebbia-e-vecchi-ricordi-indelebili/

    Dopo questo incontro privato concelebrammo l’Eucaristia da lui presieduta nella Cappella del Monastero Mater Ecclesiae. Di quella Santa Messa ho già reso testimonianza su queste nostre colonne lo scorso anno [vedere articolo QUI], precisando che nel canone Benedetto XVI pronunciò la frase: «… una cum famulo tuo Papa nostro Francisco». Testimonianza che non è però servita agli ideatori di codici criptici, anfibologie e, soprattutto, a chi purtroppo segue certi squinternati che hanno data vita al mondo dell’irreale [vedere precedenti articoli QUI, QUI].

  • E.A. ha detto:

    E beh se questo è scritto in un libro che niente po po di meno s’intitola “Nient’altro che la Verità “ e che lo stesso Mons. Gaenswein voleva tra l’altro bloccarne l’uscita ( chissà perché!), possiamo tutti continuare a dormire beati e a fare magnifici sogni, compreso il Monaco Eremita…! L’importante è menzionare ed accreditare sempre e solo libri che non parlino di Codici, soprattutto quelli di Diritto Canonico… e allora buon riposo a tutti, inclusi quei giornalisti che continuano a scrivere ed indagare sulle profezie e sul Terzo Segreto di Fatima… tanto non serve a niente!!!!!!!!

    • Invito alla lettura ha detto:

      Ecco un buon destro per invitare alla lettura dell’illuminante saggio di Artemio Brìndolo sui codici usati da alcuni giornalisti in comunicazione impedita.

      • E.A. ha detto:

        Ecco, allora continui pure a farsi illuminare ed abbrindolare dal saggio Artemio… contento lei!

        • gladio ha detto:

          E.A. : non so se è una mia impressione ma ho il sospetto che tutti i commentatori che esortano alla lettura dei
          “capolavori ” di Brindolo Artemio non siano altro che Artemio Brindolo ( illustre Carneade , tra l’ altro…) sotto mentite spoglie. Un astuto sotterfugio con cui il prode Artemio tenta di accreditarsi una qualche autorevolezza . A pensar male si fa peccato, però…però….

          • E.A. ha detto:

            Si Gladio è proprio così… e non sanno più a che brindolo abbrindarsi!

          • Gavino Cinciu ha detto:

            Ma non è il caso di ciancicare i cenci, ché non è sconcio cianciare con le cince, così come ciunciare con i cionci.

  • fra Giovanni Maria ha detto:

    Sembra che Gaeta “creda” alla versione “dopo Benedetto” di mons. Ganswein pubblicata nel loro comune libro. lo vorrei anch’io, se non fosse quella telefonata, anch’essa pubblicata, con padre Willibald, che afferma l’esatto contrario, se non mi inganno. Perché pubblicare un fatto e nascondere un altro? Saremo tutti giudicati per la veridicità delle nostre parole. E Cristo, più di mai, è alle porte!

  • Notabene ha detto:

    Non è chiaro se veniva citato espressamente ‘Francesco’ o, come si riportato nel testo, il ‘papa regnante’ (che potrebbe non essere Francesco).

    • Nathan ha detto:

      Non è chiaro, no, non è per niente chiaro. E dovremmo anche chiederci se Benedetto XVI si sia scismato da papa Ratzinger o se sia stato Francesco a scismarsi da Bergoglio. Urge inoltre un romanzo can(n)onistico su una questione di grandissimo momento: Benedetto XVI ha trattenuto il ministerim e gli è scappato via il munus, oppure ha trattenuto il munus e gli è scappato via il ministerium? Pare che il Brindolo propenda per la prima ipotesi, in virtù del fatto che non è facile trattenere un munus, mentre i ministeria sono in genere meno irruenti e meno volatili. Sempre il Brindolo argomenta però che in comunicazione impedita ‘munus’ potrebbe essere da interpretare come ‘minus’ e da integrare non con ‘ministerium’, ma con ‘tella’, e che con questo ‘minustella’ i decodificatori del linguaggio segreto di Ratzinger alluderebbero a un certo qual presbitero. La questione appare oltremodo intricata e spinosissima.