Crepaldi: la libertà per i cattolici si sta restringendo, combattiamo.

12 Settembre 2023 Pubblicato da 21 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione alcuni stralci dell’intervento che il vescovo emerito di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, ha pronunciato alle Tavole di Assisi nei giorni scorsi. Buona lettura e diffusione,

§§§

 I

Bisogna recuperare la convinzione che il cristianesimo e la Chiesa intervengono direttamente nella vita sociale, non per sostituirsi ad altre competenze distinte e legittime, ma per orientare l’intera vita pubblica verso la sua vera finalità ultima, che è quella trascendente.  Bisogna recuperare l’idea, insegnataci anche da Benedetto XVI, che Quaerere Deum ha dirette conseguenze sociali in quanto non è possibile dissodare le terre incolte della vita sociale senza aver prima dissodato le nostre anime. Siccome da una vita mi interesso di Dottrina sociale della Chiesa, mi sento di dire che senza questo presupposto anche la ricchezza del magistero sociale viene trascurata. Se oggi questa eredità si trova in difficoltà, come a me sembra essere, il motivo di fondo è di fede ed anche di ragione, ma prima di tutto di fede. Concediamo troppo al naturalismo e pensiamo che il mondo non abbia bisogno del Cristo della fede ma eventualmente solo del Cristo della ragione, per poi scendere progressivamente anche da quel livello ed arrivare al Cristo dell’etica mondialista e quindi al Cristo della coscienza individuale. Con questo esito il discorso circa il cristianesimo nella società finisce. Ritengo che o il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire nella pubblica piazza, oppure quello che dicono si risolve ad essere una delle tante opinioni che vociferano nel baccano quotidiano impropriamente elevato a “pubblico dibattito”.

II

Se il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa da dire nella pubblica piazza di proprio e di unico, ne deriva che i cattolici non possono collaborare con tutti, perché non possono darsi da fare indifferentemente per tutto. Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto”. Questo tutto deve infatti essere vagliato alla luce di quanto la Chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza. Sono consapevole di evidenziare un aspetto delicato e controverso nella Chiesa di oggi…  Non basta concordare nominalmente sulla questione ambientale per collaborare con tutti quanti se ne occupano e vi si impegnano. Né è lecito pensare che il senso della collaborazione possa nascere durante il percorso collaborativo, perché questo comporterebbe di negare quanto ho detto sopra ossia che la Chiesa abbia una parola propria e unica da dire sulla questione sociale. Si rimane negativamente colpiti, per fare un esempio, da quante realtà cattoliche facciano oggi propria l’agenda ONU per il 2030.

III

Prendo spunto da queste ultime considerazioni per proporre una ulteriore valutazione su un tema che io chiamerei dell’“agnosticismo cattolico”. Se prendiamo per esempio il campo della morale, vediamo che oggi si tende a dire che l’intelletto non può pretendere di vedere con la propria luce la “forma” di una azione, così come non può vedere la “forma” delle cose. La trascuratezza degli insegnamenti della Fides et ratio e della Veritatis splendor ha conseguenze piuttosto negative. Cosa sia la forma specifica dell’adulterio, per esempio, oggi tende a non essere più chiaro, né la questione della conoscibilità certa degli assoluti morali (negativi) è ritenuta importante.  Si ritiene che queste categorie conoscitive siano astratte e impediscano di entrare nel vissuto delle persone. …  Prendo spunto da queste ultime considerazioni per proporre una ulteriore valutazione su un tema che io chiamerei dell’“agnosticismo cattolico”. Se prendiamo per esempio il campo della morale, vediamo che oggi si tende a dire che l’intelletto non può pretendere di vedere con la propria luce la “forma” di una azione, così come non può vedere la “forma” delle cose. La trascuratezza degli insegnamenti della Fides et ratio e della Veritatis splendor ha conseguenze piuttosto negative. Cosa sia la forma specifica dell’adulterio, per esempio, oggi tende a non essere più chiaro, né la questione della conoscibilità certa degli assoluti morali (negativi) è ritenuta importante.  Si ritiene che queste categorie conoscitive siano astratte e impediscano di entrare nel vissuto delle persone.

IV

Nominalismo e agnosticismo oggi sono molto presenti tra i cattolici e gli uomini di Chiesa, talvolta senza la necessaria consapevolezza, e li rende disponibili alle avventure anche le più strane. Evidenzia anche una certa “liquidità” dell’essere cattolici nella società, in un attivismo magari frenetico ma improduttivo. L’”agnosticismo cattolico” è alla base dell’oblio dei “principi non negoziabili”, di cui ci parlava Benedetto XVI, oblio che assolutizza la politica permettendole di fare tutto e, nello stesso temo, la svilisce, perché la rende cieca. La politica può fare tutto, ma alla cieca. Il danno dell’oblio dei principi non negoziabili è rilevantissimo perché ad una politica così ridotta la Dottrina sociale della Chiesa non ha più nulla da dire di significativo per essa.

V

La mia impressione da vescovo e da osservatore, meglio: da osservatore come vescovo, è che il cerchio si stia stringendo e che gli spazi di libertà per il cattolico siano sempre più esigui fino a scomparire. Man mano che la secolarizzazione procede a grandi passi, aiutata nei suoi effetti distruttivi dalla nuova mondializzazione del nichilismo illuminato, la pattuglia dei cattolici impegnati nel sociale espressamente e senza mezzi termini alla luce della Dottrina sociale della Chiesa intesa come annuncio di Cristo nelle realtà temporali e non come semplice umanesimo vagamente solidarista e fraterno, si riduce di numero. Siamo di fronte ad una convergenza operativa molto coerente di molti centri di potere. Nessun ambito ne rimane esente.

VI

La domanda a questo punto si fa seria: a questa pressione coerente e coesa che vuole la distruzione della natura e della soprannatura, i cattolici, laici e uomini di Chiesa, si adeguano o tentano di opporsi? Per opporvisi servono le idee, oltre che le mani, con il che torniamo a quanto ripetutamente detto sopra: il cristianesimo e la Chiesa hanno qualcosa di proprio e di unico da dire al mondo. Se non lo fanno, o se lo fanno non come dovrebbero farlo, non rimarranno neutrali in un mondo a sé, ma saranno penetrati da altre idee che con le proprie non hanno niente a che fare.

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21 commenti

  • Mimma ha detto:

    Matto carissimo,
    senz’altro le do ragione sull’ambiguità dei partecipanti al Concilio, Benedetto compreso.
    Ma da Papa ha capito.
    Non poteva certo riscrivere la mole enorme della sua produzione, né negarla…
    Resta, a mio avviso, la testimonianza dell’ambiguità di tutto un secolo, che ha contaminato laici e chierici, anche a loro insaputa.
    Io vivo in una zona molto contaminata
    Respiro, vivo, ma non so che cosa regalo ai miei polmoni ogni giorno.
    Più o meno lo stesso ci accade con la temperie storica nella quale ci è toccato vivere.
    Ci sentiamo liberi e originali nel nostro pensare , ma difficile discernere che cosa lo inquina .
    Uno dei motivi per i quali mi affido sempre più alla Parola di Gesù é proprio questo.
    Nell’abbandono fiducioso al Suo Pensiero perfetto che vuole solo il bene dei suoi creati, trovo sicurezza , rifugio e forza.
    Sono contenta di risentirla, Matto.
    Grazie per avermi difesa tempo fa.
    Bisogna pagare un qualche prezzo per la libertà…

  • Domenico ha detto:

    Sempre frasi ad effetto, e articoli lunghissimi pieni di citazioni sapienti, dove l’articolista toglie spazio ai contenuti. Adesso inventiamo la “pressione”. Gli avvenimenti nella gerarchia sono autoesplicativi del disastro in arrivo. La Liturgia modificata e i disinfettanti usati prima di toccare il Corpo di Gesù sono fatti insignificanti?

  • Giovanni ha detto:

    Non veni pacem mittere , sede gladium. ( MT. 10, 34 )

    • Enrico Nippo ha detto:

      “converte gladium tuum in locum suum omnes enim qui acceperint gladium gladio peribunt” (MT. 26, 52)

      • Adriana 1 ha detto:

        Mi pare evidente che alcune pagine dei sacri testi siano alquanto contradditorie…una vera manna per i teologi ( di professione e dilettanti ).

        • il Matto ha detto:

          Se non fossero contraddittorie sarebbero razionali, quindi alla portata umana, quindi non trascendenti, non metafisiche, non alludenti a Qualcosa che non può essere “spiegato” e che può essere intuito solo per illuminazione.

          • Adriana 1 ha detto:

            Già…è quello che affascina: ” Ibis redibis non morieris in bello “:

          • Adriana 1 ha detto:

            Matto,
            penso di aver commesso un errore, E.C.: ” Ibis redibis non morieris in bello “.
            Chiedo umilmente scusa se, per caso, ho scritto diversamente ( cosa che , ancora, non posso visualizzare ).

          • il Matto ha detto:

            👍

  • Adriana 1 ha detto:

    Una catarsi, si…
    purchè non avvenga con l’accettazione spirituale, morale, pratica e tecnologica del transumanesimo che elimini la vecchia, fastidiosa coscienza.
    https://www.maurizioblondet.it/pentagono-studia-il soldato-che-vede-infrarosso-con-un-gene-di-rettile/

    • il Matto ha detto:

      La vecchia, fastidiosa coscienza non può essere eliminata poiché ce la si ha dall’origine. Cioè è di origine divina.

      Con la coscienza ci si nasce: bisogna vedere con che cosa attraverso gli anni viene “formata”, il che equivale a dire riempita e condizionata.

      Quando sento qualcuno che parla di “formazione delle coscienze” mi si accende la spia rossa.

      E’ un argomento terrificante.

      • Adriana 1 ha detto:

        Sarei d’accordo SE non assomigliasse un po’ troppo-messa così la questione- al “bon sauvage” di roussoiana memoria.

        • il Matto ha detto:

          Ritengo sia una questione impervia e, al fondo, insolubile.

          Da una parte il buon selvaggio ignorante e arretrato agli occhi del colto e progredito e dall’’altra il colto e progredito che fabbrica e lancia bombe atomiche (per dirne solo una).

          Da una parte il buon selvaggio che comunica col corno, col tamburo e coi segnali di fumo e dall’altra il colto progredito schiavo rincoglionito del “telefono intelligente” (aborro l’orrendo angloamericano “smartphone”).

          Da una parte il buon selvaggio che parla solo la sua lingua e s’intende con i suoi simili e dall’altra il colto immerso nel marasma delle lingue.

          Da una parte il buon selvaggio che onora i suoi dèi, e dall’altra il colto progredito che non sa più a chi dare i resti visti gli idoli a cui si prostra.

          L’uomo ideale deve ancora nascere, se mai nascerà.

          • Adriana 1 ha detto:

            Inoltre…ho il sospetto che il selvaggio si annidi nel profondo del cuore dei barbari con lo “smart” …e assomigli maledettamente
            allo scimmione di Kubrik, quando solleva al cielo l’osso dell’ onagro appena ammazzato.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Quelli che si dotano di ogni tecnologia e poi vanno in vacanza “a contatto con la natura”, mangiano costolette alla brace di legna, bevono l’acqua di fonte e vino del contadino da cui, ovviamente, prelevano verdura e frutta “senza conservanti”.

  • Mimma ha detto:

    Gentilissimo Matto
    Cristo è morto per tutti, ma non tutti vivono per Cristo e in Cristo.
    Ogni amore non corrisposto é sterile, doloroso e impotente.
    Cristo accoglie tutti perciò, purché tutti accolgano Lui, ossia ubbidiscano ai suoi comandi.
    Chi mi ama, osserva i miei Comandamenti, ci fa dire dal discepolo prediletto, Giovanni, chiarendo così in modo inequivocabile che cosa si intende per amare Dio.
    Bergoglio imvece fa e dice pasticci : il suo todos comprende pecore e capri, frumento e zizzania : nella sua idea di accoglienza, la Chiesa deve accogliere il peccatore e il peccato, perche nellacsua antiteologia tutti hanno il diritto di vivere come gli pare, soddisfacendo le sue pulsioni che Dio comprende e accetta.
    Impossibile. Il peccatore viene accolto solo se rinuncia al peccato, , non se persevera nella sua sporcizia ; non funziona come predicano i gesuiti.
    La zizzania sarà separata dal grano e bruciata.
    Parola di Dio.
    Non mia né dei preti anti bergogliani
    Pertanto Benedetto è di dottrina pura e cristallina, in quanto ripete il Vangelo di Cristo.
    Il resto è cattiva antropologia, farcita di ideologie gnostiche, hegelismo e paganesimo.

    • il Matto ha detto:

      Mi dispiace, Mimma carissima, ma spero vorrà consentirmi di rimanere del mio parere circa l’ambiguità della frase ratzingeriana, nonché, aggiungo adesso, dell’ambiguità della famosa “ermeneutica della continuità” che, mi sembra inconfutabile, ha condotto al bergoglianesimo imperante.

      Un caro saluto

  • Mimma ha detto:

    Sacrosante parole quelle di monsignor Crepaldi.
    Oggi i cattolici in politica sono i campioni della contraddizione e del farisaismo più autentico.
    Oltre che di una ignoranza impressionante .
    Urge, a mio avviso, il ritorno del non expedit.
    Che se ne stiano a casa, i cattolici e specialmente le cattoliche.
    Almeno non si renderanno complici di leggi infami e anticristiche.

  • E.A. ha detto:

    Le parole di mons. Crepaldi rievocano le dolci melodie…..le note armoniose….. i violìni e le arpe…..,che, in una notte gelida e stellata, echeggiavano…da una nave…..sul cui ponte….. tra pianti, urla e lacrime…..l’orchestra suonava…..suonava…..suonava…..

  • il Matto ha detto:

    «Scriveva Benedetto XVI che “Cristo accoglie tutti ma non accoglie tutto”».

    La frase ratzingeriana che parecchi definirebbero raffinata è invece … raffinatamente ambigua, poiché cerca, come si dice, di salvare capra e cavoli.

    Nella prima parte: “accoglie tutti” c’è il seme del bergogliano “todos todos”.

    Mentre nella seconda: “ma non accoglie tutto” c’è l’impronta del classico tradizionalismo che separa la pula dal grano. Infatti, scrive mons. Crepaldi: «Questo tutto deve infatti essere vagliato alla luce di quanto la Chiesa ha da dire di proprio e di unico nella pubblica piazza».

    Ma di fatto, questo “tutto” non è qualcosa di astratto bensì incarnato in persone, dal che discendendone che il “vaglio” comporta una divisione che coinvolge necessariamente le persone, ciò che contrasta macroscopicamente con “Cristo accoglie tutti”.

    A meno che Cristo (come personalmente sospetto) sia molto di più di come e quanto lo abbia gestito finora l’Istituzione.

    Forse è in atto una catarsi di cui non ci si rende (o non ci si vuole rendere) conto.

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