Investigatore Biblico, Bibbia CEI 2008. Il Roveto Ardente diventa “racconto”…

12 Giugno 2023 Pubblicato da 16 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questa ulteriore scoperta dell’Investigatore Biblico, che ringraziamo di cuore per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

§§§

In questo articolo ci addentriamo nel Vangelo di Marco e precisamente in Mc 12,26, mettendo a confronto come sempre la traduzione 2008 con le precedenti.

 

CEI 1974: “…Non avete letto nel Libro di Mosè, a proposito del Roveto…” (Mc 12,26)

 

Vulgata: “…non legistis in libro Moysis super Rubum…” (Mc 12,26)

 

CEI 2008: “…non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del Roveto…”  (Mc 12,26)

Prima di proseguire, vi invito ad addentrarvi nel passo, rileggendolo per intero.

Dei sadducei domandano a Gesù di una donna che ha avuto sette mariti: chi sarà il marito , dopo la risurrezione, nel regno dei cieli; ella che, deceduto il primo marito, ne sposa il secondo fratello, poi il terzo, fino al settimo?

Il Signore risponde: “Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?” (CEI 1974)

Ed è sull’evidenziato che mi voglio soffermare, per esorcizzare un brutto viziaccio che ho visto già proferire in passato. Prima, però, il greco:

“οὐκ ἀνέγνωτε ἐν τῇ βίβλῳ Μωϋσέως ἐπὶ τοῦ βάτου”

Letteralmente:

ouk: non

ἀνέγνωτε: avete letto

ἐν τῇ βίβλῳ Μωϋσέως: nel Libro di Mosè

ἐπὶ τοῦ βάτου: sopra (a proposito) il Roveto

 

 

Cei 2008 utilizza il termine “racconto”.

Peccato che in tutte le traduzioni precedenti il termine non esista.

Una ‘licenza poetica’?

Sarebbe stato più appropriato, a mio parere, se proprio era necessario ‘colorare la frase’, utilizzare termini quali: visione, apparizione, esperienza, fatto.

Perché di un fatto stiamo parlando, cari lettori, realmente accaduto, per chi crede.

Partiamo, appunto, dal presupposto che ciò che viene descritto nei libri su Mosè è accaduto davvero. Altrimenti la nostra Fede si fonda sulle favole.

Per questo non voglio parlare solo di errore di traduzione, ma di sabotaggio linguistico e teologico.

Troppe volte ho sentito omelie o frasi proferite da chi è tenuto a custodire la Fede, tese a dipingere prodigi, miracoli, e altri contenuti delle Scritture, come meramente ‘simbolici’ o semplici ‘immagini educative’.

 

Gesù stesso si è servito delle parabole, ovvero di ‘storie’ utili a spiegare un concetto teologico o morale.

Ma, quando il Signore cita il Roveto, correttamente era stato tradotto dai testi pre-CEI2008: a proposito, in merito a, riguardo…

Al contrario, utilizzare (inserendolo da nuovo) il termine racconto, conferisce all’immagine del Roveto qualcosa di paragonabile ai miti dell’Antica Grecia: favole, appunto…racconti.

Se siamo credenti, dobbiamo credere fermamente che i testi Biblici non sono frutto di un invenzione, considerando che in questo preciso caso si narra di Dio che si palesa al servo prescelto Mosè, in preparazione dei fatti successivi, che sono il fondamento della Legge e tutto quello che ne segue.

Nuovamente mi trovo perplesso nel trovare continue scelte licenziose nella traduzione dei Testi Sacri, e la cosa mi preoccupa.

Mi preoccupa la mancanza di serietà, di devozione, unita alla faciloneria con cui è stata modificata una traduzione assolutamente recente (il 1974 non è certo il 1174).

Traduzione nella quale la lingua italiana, rispetto al 2008, non aveva subito alcuna modifica epocale. E lo stesso vale oggi, dopo 15 anni di pubblicazione.

E’ naturale che se leggiamo la Bibbia di Martini di epoca Settecentesca, potremmo incontrare qualche difficoltà di comprensione.

Ma dopo questi 3 anni di blog, proprio questo vado a pensare e a domandare: perché si è deciso di rinnovare il testo nel 2008? Quali miglioramenti sono stati portati? Quale la necessità, visto e considerato che il testo degli anni Settanta è perfettamente comprensibile e l’italiano è per il 99,9% rimasto immutato? Lo scopo era modificare l’interpretazione dei significati, negando alcuni dei precedenti (es. modifica del Padre Nostro)?

Che piaccia o no, tornando al nostro indizio di oggi, l’esperienza del Roveto ardente è un fatto, per chi crede. Per chi crede è e deve essere un fatto storico.

Non di certo una storiella o un artificio letterario.

Anche questa modifica 2008, ahimè, ha tutto un sapore pseudo protestante: incanalare i miracoli della Bibbia all’interno dei “generi letterari” (si veda Bultmann, Renan, Martin Dibelius, ecc.)

A tal proposito, in chiusura, lascio in calce il suggerimento di un interessante articolo  di P. Carlos Pereira, in tema di rischi, limiti e danni del metodo storico-critico dell’interpretazione della Parola di Dio.

E in quanto a Mc 12,26 i traduttori della CEI 2008 hanno voluto ‘raccontarci’, con un termine inserito ‘da nuovo’, che il Roveto sarebbe un ‘racconto’.

Mi spiace, ma non ci sono riusciti. Mosè c’era e ci assicura che non era una favola.

Investigatore Biblico

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16 commenti

  • gabriele ha detto:

    Visto che costui vuole cimentarsi nell’analizzare “letteralmente”, come dice lui, il testo greco, allora precisiamo che ἀνέγνωτε (anégnote) non vuol dire letteralmente “avete letto”, ma “leggeste”, perché l’indicativo aoristo si traduce in italiano col passato remoto. “Avete letto” è una traduzione che ci può stare, ma è libera, non letterale: a scuola sarebbe segnata errore. Il passato prossimo italiano, “avete letto”, in greco è espresso dal perfetto, ἀνεγνώκατε (anegnókate).

  • Prov ha detto:

    .. quindi ha ragione mia madre, 84 anni, quando che sono tutte novelle…

  • Investigatore Biblico ha detto:

    Per Giuseppe:
    1) Non appartengo assolutamente all'”antibergoglianesino” militante. Il blog nasce dopo anni di riflessione e preghiera.

    2) Il termine “racconto” nel testo originale greco semplicemente NON esiste. Ed è comunque un termine ambiguo perchè come da Lei riferito può significare sia un fatto vero ma anche un fatto immaginario. La Parola di Dio invece ha bisogno di chiarezza. Non di ambiguità.

    • Topo gigio ha detto:

      Sembra che Qualcuno abbia detto sia il vostro parlare SI, SI, NO, NO.
      Omisbaglio ?

      • Serena ha detto:

        Sì ma lo diceva a proposito dei giuramenti. Non interpreti estendendo sennò fa come la Cei e l’investigatore si arrabbia!

    • Samuele bersani ha detto:

      Caro investigatore, la parola “racconto” non introduce alcuna ambiguità. Infatti quello che fa il testo sacro è “raccontare” un episodio. Dire, poi, che in una traduzione non si dovrebbe aggiungere una parola per rendere il testo più fruibile, semplicemente è da fondamentalista talebano. Provi a leggersi la bibbia in traduzione letterale e vediamo cosa ne capisce….ottimo comunque che lei preghi, così la colpa di certe sciocchezze non sarà sua ma dello Spirito Santo!

    • carla ha detto:

      Si come no…qua tutti quanti che avete pregato per anni, anni e anni e poi, pufff, spuntate tutti fuori con Bergoglio. Ma cammina eh eh eh

  • Marco l'altro ha detto:

    Queste traduzione passate al microscopio sono niente rispetto alla licenza poetica chemolti si concedono nelle omelie domenicali quando la scrittura viene completamente viene ribaltata.
    Veri salti pindarici da lasciare esterrefatto chi ascolta con cognizione di causa .

  • vic ha detto:

    non solo vogliono cambiare significati a tratti vedi il padre nostroto non ci indurre non permettere che il demonio ci tenti come ha permesso al demonio di indurre nella tentazione suo figlio per ben 3 volte, ma poi manda a noi lo spirito santo perchè anche noi col suo aiuto possiamo debellare ogni tentazione, cosa centra poi la rugiada nella consiacrazione è molto più appropriato lo spirito del signore

  • Paola Ricci ha detto:

    Spesso sento parlare in modo generico de “i traduttori della Bibbia da ….” Ma qualche cosa di un po’ meno vago? Intendo nome, cognome. Poi questo bravo investigatore biblico ha messo per iscritto i suoi lavori? Mi piacerebbe molto poter avere qualche cosa di scritto da consultare. Grazie

  • giuseppe ha detto:

    Francamente non capisco due cose:
    1) cosa c’entri dire “dopo 3 anni di questo blog”, visto che le modifiche sono del 2008 e quindi di qualche anno fa in più. La domanda non è oziosa, infatti questo blog è dedicato all’antibergoglianesimo militante e far riferimento ad esso per la critica delle modifiche della traduzione CEI sembra voler obliterare il fatto che queste furono benedette dal predecessore di Bergoglio. Non escludo che investigatore, al pari di Tosatti e di altri personaggi particolarmente attivi solo dopo il 2013, si sia casualmente “svegliato” solo dopo aver constatato di non essere gradito all’attuale sovrano.
    2) perché investigatore biblico assegni al termine “racconto” il significato di cronaca di fatti immaginari, quando racconto può indicare sia fatti veri sia immaginari. Mi pare una lettura tendenziosa.

    • Topo gigio ha detto:

      Sembra, almeno credo, che nel corso del diciannovesimo secolo nacque una corrente di pensiero che voleva dimostrare che la Bibbia fosse solo ed esclusivamente un insieme di leggende, senza alcuna corrispondenza con la realtà della storia. Da allora, per combattere siffatta perniciosa teoria, si moltiplicarono gli studi volti a dimostrare l’autenticità del dettato biblico. Ricordo di aver visto dei documentari inglesi in cui dall’esame scientifico delle rocce di una certa zona di Israele si arrivava a dimostrare l’esistenza e la scomparsa di Sodoma e Gomorra. E così via.
      Evidentemente tra i traduttori della Bibbia CEI 2008 c’è qualcuno che pensa che la Bibbia sia appunto un racconto fantastico senza corrispondenza con la realtà storica. E quindi anche nell’uso di ciascun termine il nostro sconosciuto traduttore cerca di avvicinarsi alla teoria della Bibbia come leggenda e non come sapienza di Dio.
      Buona lettura della Bibbia a tutti quanti.

    • Enrico Nippo ha detto:

      “Perché investigatore biblico assegni al termine “racconto” il significato di cronaca di fatti immaginari, quando racconto può indicare sia fatti veri sia immaginari. Mi pare una lettura tendenziosa”.

      Ho avuto la medesima impressione. In fondo il mondo va avanti per racconti. Tutto ciò che viene scritto è un racconto: lo scrittore biblico, il poeta, lo scienziato, il giornalista, lo storico, il commentatore e via dicendo: tutti “raccontano” e tutti contribuiscono al … bailamme.

      L’unico racconto valido sarebbe quello del silenzio. Ma è roba per sovrumani.

      • Anonimo verace ha detto:

        Ma Cristo e’ il Logos preeterno, la Parola e la Sapienza di Dio.
        Cristo e’venuto tra gli uomini, ha parlato…
        Il silenzio dei monaci deve essere considerato come allontanamento dalle beghe del mondo per vivere in Dio.

        • Enrico Nippo ha detto:

          “Il silenzio dei monaci deve essere considerato come allontanamento dalle beghe del mondo per vivere in Dio”.

          Appunto: “vivere in Dio”: che significa? Nella teosi non ci ci sono parole, discorsi, dialoghi: tutto ciò è trasceso.

          Dio/Cristo lo si intende nel Silenzio, che non è, non dovrebbe essere, una prerogativa soltanto monastica.

          Tanto l’uomo pensa e parla e tanto Dio/Cristo tace.

          E’ vero: Cristo ha parlato. Ma siamo sicuri che basta “sapere” ciò che ha detto? E cosa ha detto? E’ così scontato il “capire” ciò che ha detto? Il Mistero Cristico sarebbe completamente alla portata dell’uomo?

          Ma allora cosa ne è del chicco di grano che deve morire?

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