Messa in Latino: il Papa Blocca un Processo con Scomunica per Padre Rupnik.

4 Dicembre 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra importante offrire alla vostra attenzione questo articolo di Messainlatino, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura.

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Abbiamo appreso una notizia gravissima: blocco da parte del Papa di una scomunica latae sententiae per un suo confratello gesuita, il famoso religioso e pittore padre Rupnik.
Nella giornata di ieri, sabato 3 dicembre 2022, è stato pubblicato dal sito Left.it (qui) che il noto teologo e artista gesuita P. Marko Ivan Rupnik S.J. (qui) è stato accusato di violenza sessuale e abusi psicologici da alcune suore.
Nostre fonti, in altissimo loco e in esclusiva MiL, ci hanno sostanzialmente confermato quanto riportato da Left.it ed in particolare:
1) c‘è stata effettivamente una sentenza canonica di condanna agli inizi di quest’anno. La sentenza, secondo la nostra fonte, riguarda un processo per l’assoluzione del complice in confessione. Si tratta di un delitto canonico gravissimo e riservato ai Tribunali del Dicastero della Dottrina della fedeLa sentenza, emessa all’unanimità Tribunale ecclesiastico, riporta come il gesuita, avrebbe assolto in confessione, una donna (maggiorenne e consenziente) con cui aveva intrattenuto rapporti “de sexto“. Questo delitto canonico è previsto dal canone 977 CJC (qui). Il delitto è punito con la scomunica latae sententiae. Il Tribunale, accertato il fatto, ha riconosciuto che P. Rupnik era scomunicato ai sensi dei canoni 977 e 1378 primo comma. Poche ore dopo la notifica della sentenza, tuttavia, per le pressioni di p. Rupnik il S. Padre ha tolto la scomunica, in contrasto con le decisioni del tribunale. Gli stessi Gesuiti, che avevano pronto un comunicato in merito, sono stati fermati.
La grottesca e scandalosa vicenda non solo ci riempie di dolore, per l’ennesimo scandalo che copre di fango Santa Romana Chiesa, ma ci disgusta per il modo con il quale viene amministrata la Giustizia nei confronti di coloro che sono amici del Santo Padre.
2) Gli  abusi di cui è accusato p. Rupnik, diversi da quanto riferito al punto 1 sopra,  risalirebbero a più di 30 anni fa, tuttavia, sebbene coperti da prescrizione (le vittime erano maggiorenni), il procuratore generale dei gesuiti avrebbe chiesto comunque di rinviarlo a processo in quanto definiti “raccapriccianti“. Nonostante questo pare che, per l’intervento del Santo Padre, il processo non si sia svolto proprio perché “prescritto. 
Se così fosse siamo di fronte ad una strana concezione del diritto penale ecclesiastico: la prescrizione si usa per gli amici e non per i nemici.
 

Aggiunge un tono surreale la recentissima laurea honoris causa conferita in Brasile a p. Rupnik il 30 novembre scorso dalla Pontificia Universita Cattolica del Paraná (QUI ).

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Fin qui Messainlatino. Ma forse conviene ricordare che già in un’altra occasione il Pontefice regnante bloccò un processo alla Congregazione per la Dottrina della Fede, sempre in favore di un suo amico. Ecco quello che scriveva Stilum Curiae:

Forse qualcuno di voi ricorda che scrivemmo questa storia apparentemente incredibile: il Pontefice regnante pochi mesi dopo la sua elezione (si era nel giugno 2013) interruppe il cardinale Gerhard Müller, che stava dicendo messa per un gruppo di suoi ex allievi in una chiesetta vicino alla Congregazione per la Fede, di cui era prefetto. Scrivevamo che nel giugno del 2013 il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede era sceso dal suo ufficio per celebrare una messa per un gruppo di studenti tedeschi nella cappella di Santa Monica, degli Agostiniani, di fianco al Palazzo del sant’Uffizio. Stava celebrando quando giunse all’improvviso il segretario nel presbiterio con un telefonino e gli fece sapere che c’era il Papa al telefono. Müller chiese: gli hai detto che sto celebrando? Sì, ma ha urgenza di parlarle. Müller si recò in sacrestia, dove il Pontefice, con voce molto seccata, gli intimò di chiudere subito un’inchiesta che la Congregazione aveva aperto, ed era in corso su una persona che era sua amica, un cardinale.

 

 

La nostra fonte ci disse all’epoca che l’interessato era Murphy O’Connor, ex primate d’Inghilterra. La fonte non fu molto chiara sul genere di accuse; secondo lui era accusato da parte di una donna, che da diversi anni cercava di far valere le sue ragioni, e alla fine aveva presentato denuncia alla Congregazione per la Dottrina della Fede. A quanto pare l’inchiesta è stata chiusa; ed era comunque un’inchiesta condotta in grande segreto. Abbiamo chiesto ragguagli alle fonti ufficiali, – conferma o smentita – ma senza risposta. Probabilmente perché si tratta di materia che riguarda il segreto pontificio. Chi ci ha raccontato questa storia, un alto esponente di Curia, era sbalordito. Sia per il modo, in cui era avvenuta la comunicazione, sia per il messaggio. “Avrebbe dovuto dire: fatemi vedere il dossier, portatemi i risultati. Non si può ordinare all’inquirente di agire in un modo specifico a priori. Sono cose che lasciano molto perplessi”. Aggiunse che anche se si fosse trattato di un caso di mitomania, l’inchiesta avrebbe dovuto essere conclusa secondo le regole.

Voi capite che era una notizia rischiosa da dare, per la credibilità di chi scrive. Il Pontefice che interrompe una messa, per ordinare d’autorità che venga chiusa un’inchiesta perché riguarda un suo amico (e grande elettore del gruppo di San Gallo, aggiungiamo)? Un primo sospiro di sollievo lo tirammo quando tempo fa il card. Gerhard Müller intervistato da Raymond Arroyo, di EWTN, confermò in maniera implicita la notizia.

E oggi ne abbiamo altre due conferme. La prima è una dichiarazione di John Henry Westen, fondatore e leader di LifeSiteNews, che afferma che il card. Müller gli confermò personalmente la fondatezza della notizia.

La seconda, se possibile è ancora più importante. E proviene dagli interrogatori di un’inchiesta indipendente condotta dal governo britannico in tema di abusi sessuali (Inquiry into Child Sexual Abuse (IICSA). Dall’inchiesta emerge la testimonianza di due vescovi coni prove incriminanti il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles. Nichols è stato nominato cardinale da papa Francesco nel 2014.

Sia il vescovo Philip Egan di Portsmouth che il vescovo Peter Doyle di Northhampton testimoniano che il cardinale Nichols li ha costretti a rifiutare di rilasciare una dichiarazione a sostegno di una nota vittima di abusi sessuali che era denigrata nei media cattolici come “non credibile” e le sue affermazioni come “fantastiche”. Il cardinale Nichols, testimoniano i vescovi, ha avvertito che qualsiasi dichiarazione pubblica rilasciata dai vescovi a sostegno della vittima di abusi sarebbe stata utilizzata per sostenere gli attacchi a papa Francesco.

Entrambi testimoniano anche, sotto giuramento, che lo stesso cardinale Nichols è intervenuto successivamente per confermare questo timore dell’agente di pubbliche relazioni della sua Conferenza e che è stato l’intervento del cardinale a convincere entrambi i vescovi a non agire a favore  della vittima di abusi. In una e-mail che il vescovo Doyle ha inviato alla vittima, citata dall’inchiesta, il vescovo ha spiegato perché ora si stava rifiutando di onorare la richiesta della vittima di rilasciare una dichiarazione pubblica che affermasse la sua credibilità. Il vescovo Egan affermava che “l’ho visto come un tentativo di screditare il Santo Padre, in realtà, perché in quel momento era così connesso con l’affare Viganò”.

Scrive LifeSiteNews: “Cosa stanno cercando di nascondere il cardinale Nichols e i due vescovi su papa Francesco? Che cosa li preoccupa così tanto di un attacco a papa Francesco da essere disposti a rifiutare di assistere una vittima di abusi sessuali del clero? Ricordate le notizie trapelate secondo cui all’inizio del regno di Papa Francesco ha personalmente interrotto un’indagine del Vaticano sugli abusi sessuali perpetrati da un cardinale? Quel cardinale non era altro che Cormac Murphy O’Connor che, sotto tutti gli aspetti, fu molto strumentale nell’elezione di papa Francesco. È lo stesso cardinale che questa vittima afferma di averla abusata. O’Connor era, per inciso, il predecessore di Nichols.

Il blocco di quell’indagine da parte di papa Francesco mi è stato confermato dal cardinale Gerhard Müller nell’ottobre 2018 in una conferenza di Napa a Washington, DC. La conclusione di questa triste storia è questa: questa vittima di abusi ha fatto la sua richiesta di essere ascoltata in queste nuove accuse di abuso del cardinale Cormac Murphy O’Connor nel 2009, un decennio fa”.

I due vescovi hanno inviato una lettera congiunta a Nichols, chiedendogli di riaprire il suo caso.

Di questo caso si è occupata Maike Hickson un anno fa.Proprio un anno fa, commentando il lavoro della collega, scrivevamo:

“Il cardinale Murphy O’Connor morì il 1 settembre 2017. Maike Hickson di LSN ha scavato nella vicenda, grazie a una fonte inglese molto ben informata. La donna non ha mai reso pubbliche queste accuse, ma è stata in contatto con le autorità ecclesiastiche per circa quindici anni, senza però che le sua accuse siano mai state sottoposte a una profonda indagine. La signora in questione è una vittima riconosciuta di abusi, vittima – quando aveva 13 o 14 anni – di un noto prete abusatore, padre Michael Hill, condannato dalla giustizia laica, a più riprese. Come ha scritto il Guardian, “Il suo caso è particolarmente noto perché il leader della Chiesa, il cardinale Cormac Murphy O’Connor, gli ha dato un posto nonostante avesse abusato dei ragazzi”. Come scrive LSN, Hill è stato spostato di parrocchia in parrocchia, a dispetto delle denunce dei genitori. Murphy O’Connor lo mandò come cappellano all’aeroporto di Gatwick; e lì fu accusato di abusi su una teenager con difficoltà di apprendimento, che era andata in cappella dopo aver perso un volo. Murphy-O’Connor pagò le vittime di Hill, chiedendo in cambio il silenzio. La signora alla base della denuncia sostiene che quando fu abusata, oltre a Hill c’erano altri sacerdoti presenti, Murphy O’Connor era uno di loro. Nel 2000 ha raggiunto un accordo con la diocesi di Brighton per gli abusi subito da padre Hill e ricevette 40mila sterline.

Murphy O’Connor divenne arcivescovo d Westminster nel 2000. Ha fatto parte del gruppo di San Gallo, che ha organizzato l’elezione di papa Bergoglio. Era una dei grandi consiglieri e amici del Pontefice regnante.

Come scrive LSN, la storia di questa donna è una storia di giustizia negata, o di negazione di un processo dovuto. Ha contattato intorno al 2010 il cardinale Vincent Nichols, successore e pupillo di Murphy O’Connor, che però si è rifiutato di indagare. Per avere i dettagli completi della storia vi consigliamo di leggere il servizio di LifeSiteNews, che scrive che nel 2011 la diocesi di Portsmouth e la diocesi di Northampton contattarono la Congregazione per la Dottrina della Fede chiedendo al cardinale Levada di aprire un’inchiesta, e protestando per il rifiuto di Westminster, che contrastava con le norme fissate dalla Chiesa di Inghilterra in questi casi. Tutto il materiale fu consegnato a mons. Charles Scicluna, ora arcivescovo di Malta. Quelli in Gran Bretagna che appoggiano la causa di questa donna sostengono che indipendentemente dal fatto che dica o no la verità, la Chiesa deve seguire le sue regole, e verificare. E a quanto pare ci sono stati diversi tentativi, da parte di alcuni vescovi, di far aprire un’inchiesta. Ma dice la fonte di LSN Murphy O’Connor è stato trattato “come se fosse sopra la legge”. E se è vera la storia che ci è stata raccontata nel 2013, anche il Pontefice avrebbe agito in maniera analoga. Ma in questo momento in Gran Bretagna è in piedi un’inchiesta, commissionata dal governo, sugli abusi di ogni genere, il “Truth Project” (Progetto Verità). È probabile che la signora in questione abbia contattato il Truth Project, perché qualche settimana fa gli investigaroi hanno chiesto alla diocesi di Westminster tutti i documenti che riguardavano accuse contro Murphy O’Connor. Conclude Maike Hickson: “Ci sembra che la Chiesa cattolica sia seduta ora su una bomba a orologeria. E in cima alla bomba siede papa Francesco”.

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