Mascarucci: Il Problema è il Vaticano II, più che i Due Papi Coesistenti.

20 Aprile 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il collega Americo Mascarucci ci offre questa riflessione sul dibattito che si è svolto anche su queste pagine relativamente alla presenza di due papi, evento certamente unico nella storia della Chiesa moderna. Buona lettura. 

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Benedetto XVI o Francesco? La crisi della Chiesa va ben oltre i due papi

 

Nei giorni scorsi il collega di Libero Andrea Cionci è tornato a porre interrogativi in merito alla questione ormai dirimente su chi sia “veramente” il papa fra Benedetto XVI e Francesco. Cionci ha chiesto che sia fatta finalmente chiarezza per rispetto di 1.285.000.000 cattolici che hanno il diritto di avere risposte, dopo che da più parti è stata messa in dubbio la legittimità della Declaratio con cui Ratzinger si è dimesso e che illustri canonisti hanno giudicato “non valida” per una serie di vistosi errori in essa contenuti. In più ad accrescere dubbi si è aggiunta un’altra serie inquietante di circostanze che deporrebbero a favore della tesi secondo cui il papa tuttora in carica dal punto di vista canonico sarebbe Benedetto XVI.

In primo luogo resta da chiarire il ruolo giocato nel conclave del 2013 dalla cosiddetta “mafia di San Gallo” per far eleggere Bergoglio contravvenendo alle disposizioni della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II che sancisce: “I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d’ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto. Non intendo, tuttavia, proibire che durante la Sede Vacante ci possano essere scambi di idee circa l’elezione”.

Stando alle dichiarazioni rilasciate da un illustre componente di questa conventicola progressista e liberale,  il cardinale belga Godfried Maria Jules Danneels, non soltanto il gruppo si sarebbe riunito prima del conclave accordandosi sul nome del porporato argentino, ma avrebbe anche fatto pressioni per costringere Benedetto XVI a dimettersi (a proposito, non si è mai saputo cosa si siano detti Ratzinger e Carlo Maria Martini quando si incontrarono a Milano il 2 giugno del 2012 due mesi prima della morte dell’ex arcivescovo di Milano e componente di spicco del gruppo di San Gallo.

E’ altamente probabile che in quell’incontro proprio Martini possa aver “consigliato” a Ratzinger di dimettersi palesando un’offensiva molto forte dei progressisti contro di lui). In più resta da chiarire perché Benedetto XVI sia rimasto in Vaticano, continui a vestire di bianco, continui a firmarsi “sommo pontefice”, si sia ritagliato il ruolo di “papa emerito” figura mai esistita nella storia della Chiesa e non abbia mai voluto chiarire pubblicamente i motivi della sua rinuncia, né rispondere mai in maniera diretta alle obiezioni circa l’illegittimità delle sue dimissioni. Le dichiarazioni in cui riconoscerebbe Francesco come papa legittimo ribadendo quel suo “il papa è uno solo”, sono giunte a noi attraverso dichiarazioni di stampa riportate dai media e di volta in volta fatte filtrare dal Vaticano col contagocce.

Da qui quindi le richieste di Cionci a che sia fatta definitivamente chiarezza. In che modo? “Bisogna indire SUBITO – scrive – una CONFERENZA STAMPA COL PRIMO PAPA, prima che lasci questo mondo. Che sia intervistabile LIBERAMENTE da giornalisti di TUTTE le testate (non solo da quelle amiche del secondo papa) per fornire RISPOSTE CERTE A DOMANDE CHIARE, di fronte alle TV e in diretta mondiale. Oppure, si apra immediatamente un SINODO fra i vescovi  o un dibattito PUBBLICO fra canonisti per verificare se il primo papa si è dimesso legalmente o no”.

Invece pare che da questo orecchio in Vaticano non vogliono proprio sentire. Nel mio ultimo intervento alcuni sacerdoti amici di Stilum Curiae mi hanno fatto giustamente osservare che la scomunica di don Enrico Bernasconi era inevitabile nel momento stesso in cui il sacerdote ha rotto la comunione con il Santo Padre, ossia con Francesco che lui però considera illegittimo. Non sono un canonista, quindi come ho già scritto non intendo entrare nel merito delle questioni prettamente giuridiche; ritengo tuttavia che non possa la Chiesa risolvere il problema scomunicando chi lo solleva, indipendentemente dal fatto che dal punto di vista procedurale canonico la scomunica sia inoppugnabile.

Perché, se su milioni di cattolici una buona parte è convinta che Benedetto XVI sia ancora il vero papa e Francesco una sorta di “abusivo”, allora questo sospetto supportato da una serie di elementi giuridici che porterebbero a considerare certe ricostruzioni perfettamente legittime, deve essere confutato “senza se e senza ma”. Perché come ci insegna Gesù “sia il vostro parlare si, si, no, no, il di più viene dal Maligno”. E allora non si può che sottoscrivere e rilanciare l’appello di Andrea Cionci affinché al più presto sia fatta chiarezza. Dubito tuttavia che questa chiarezza possa arrivare direttamente dal “papa emerito” che diversamente da chi si ostina a raffigurarlo come perfettamente lucido, temo non abbia né la forza, né appunto la necessaria lucidità per farlo. Una convinzione che ho maturato ancora di più dopo aver letto l’ultima intervista di Massimo Franco e dalla quale traspariva evidente come ogni parola dell’emerito fosse filtrata e (liberamente) interpretata da padre Georg Gaenswein che i maligni dipingono come una sorta di “guardiano” di Ratzinger per conto di Bergoglio.

Nel precedente intervento inoltre diversi lettori mi hanno rimproverato di aver difeso don Enrico Bernasconi dimenticando don Alessandro Minutella che di scomuniche ne ha prese due. Premesso che ritengo don Minutella un degno sacerdote indipendentemente dalle scomuniche che gli sono state inflitte, molto più degno sicuramente del sacerdote che rifiuta di benedire le palme per protesta contro il mancato riconoscimento delle nozze gay da parte della Chiesa, o del prete della mia diocesi di Civita Castellana che si è messo la fascia da sindaco per sposare civilmente una coppia omosessuale, fatico a riconoscermi nell’idea cara allo stesso Minutella del papa legittimo difensore della tradizione (Benedetto XVI), contro l’”antipapa” modernista che sta portando il disordine nella Chiesa. E questo perché, come sostiene da anni lo storico Roberto De Mattei, il problema non sta in chi fra i papi sia più o meno tradizionalista dell’altro (come nei secoli passati si discuteva su quale papa fosse più filo-francese o filo-spagnolo) ma nel Concilio Vaticano II, causa e origine del disordine che alberga nella Chiesa di oggi.

De Mattei contesta la tesi cara a parte del mondo cattolico conservatore secondo cui gli errori del Concilio Vaticano II che hanno devastato la Chiesa, debbano essere considerati “una patologia in un corpo sano”, ragione per cui sarebbe possibile risolvere il problema limitandosi a curare la malattia. E’ ciò che ha inteso fare Ratzinger facendosi interprete e capofila della cosiddetta “ermeneutica della continuità”, contrapposta alla discontinuità proposta da Karl Rehner, Léon-Joseph Suenens, Hans Kung, Giacomo Lercaro e i principali teorici del progressismo cattolico, dell’ecumenismo e dell’abbraccio con il mondo moderno.

Ma non si può separare il Concilio dai suoi errori, dal momento che proprio il Vaticano II con i suoi documenti ha rappresentato il trionfo del “ma anche”, formula tanto cara ai modernisti e liberali che hanno tentato di far rientrare dalla finestra quelle tesi che erano uscite dalla porta. Quel “ma anche” che ha portato per esempio ad affermare che c’è salvezza anche nelle altre chiese cristiane perché Cristo è la via comune per la salvezza; che l’ateismo è da condannare quando imposto con la forza ma che anche gli atei sono “cristiani anonimi” (termine questo coniato da Rahner) se hanno una retta coscienza che li porta ad agire per il bene comune; che il magistero della Chiesa resta la bussola da seguire ma che il cattolico impegnato nella società è soprattutto libero di agire secondo coscienza, fatto questo che ha legittimato parte del mondo cattolico a sostenere battaglie in aperto contrasto con la dottrina, dal divorzio all’aborto, o ad abbracciare la rivoluzione in nome e per conto di quell’opzione preferenziale dei poveri che in America Latina è stata confusa con la lettura in chiave cristiana del marxismo.

Benedetto XVI ha tentato di correggere gli errori del Concilio, e di questo gli va dato sicuramente atto, riaffermando la continuità fra il Concilio Vaticano II e il Concilio di Trento, ovvero la culla del contro riformismo cattolico, anche con il pur nobile tentativo di ricondurre sotto l’autorità del papa la Comunità san Pio X liberalizzando il messale antico di San Pio V e affiancandolo con pari dignità al Novus Ordo Missae. Ma il problema della Chiesa di oggi non si risolve in una gara fra conservatori o progressisti, nel dire che Benedetto è il vero papa perché dice no alla comunione ai divorziati risposati, alle coppie di fatto, alle unioni gay, all’abolizione del celibato sacerdotale, alle donne prete, mentre Francesco non lo è perché ha una visione aperta e non pone paletti alla discussione.

Come ha chiaramente spiegato monsignor Carlo Maria Viganò è piuttosto giunto il momento che la Chiesa rifletta sui frutti prodotti dall’albero del Vaticano II, sugli errori, le eresie, le molteplici contraddizioni che ne sono scaturite per tornare alla “sana dottrina”, alla verità di fede che non deve essere inventata ma che è scritta, nero su bianco, nei Vangeli. Ammettendo una volta per tutte che il tentativo conciliare di abbracciare il mondo ha finito con il secolarizzare la Chiesa e sincretizzare la fede in nome di quell’ecumenismo religioso che è iniziato molto prima di Bergoglio  (vedi i raduni interreligiosi di Assisi). Anche grazie ai conservatori di ieri che non hanno fatto abbastanza per impedire l’affermazione e il trionfo delle idee liberali facendo del Concilio un luogo di mediazione, di trattativa e di compromesso. Il luogo appunto del “ma anche”. Certo, è oggettivamente impossibile farlo oggi con un papa come Bergoglio che ci appare come  il miglior interprete delle teorie di Rahner , ma ciò potrà avvenire soltanto con l’ausilio dello Spirito Santo e l’elezione di un pontefice consapevole di questa necessità e dell’urgenza di estirpare i semi velenosi della stagione conciliare. Ratzinger non lo ha fatto, limitandosi a contrastare i progressisti su un mero piano di differente interpretazione del Concilio ma mantenendo la fedeltà ad esso e proseguendone le derive in campo ecumenico (vedi il dialogo molto intenso con il mondo luterano culminato con l’incontro di Erfurt del 2011 con tanto di elogi alla spiritualità “perfettamente cristocentrica” di Lutero). Discutere dei due papi alla fine è un po’ come puntare il dito invece che la luna.

Americo Mascarucci – giornalista e scrittore

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46 commenti

  • Paolo, da Padova ha detto:

    “… il problema non sta in chi fra i papi sia più o meno tradizionalista dell’altro …”. Giusto. Il problema è sapere chi sia il papa dei due, perché 𝘶𝘣𝘪 𝘗𝘦𝘵𝘳𝘶𝘴 𝘪𝘣𝘪 𝘌𝘤𝘤𝘭𝘦𝘴𝘪𝘢 e la Chiesa non può avere due papi. È questo il problema più urgente adesso, non la riforma del Vaticano II. Riformare il concilio con un papa nuovo, ma sul quale penda il dubbio se sia stato eletto validamente (avendo ad esempio partecipato al conclave cardinali illegittimi perché nominati da un soggetto in ipotesi privo di legittimazione) non risolverà alcun problema ma aggroviglierà quelli già sussistenti.

  • xxx ha detto:

    Ma piantatela di arrampicarvi sugli specchi !
    Arrivate a tutto pur di scendere a compromessi con il mondo, adesso pure Viganó vuole tenere un piede in due scarpe per fare mera “speculazione elettorale” corteggiando i sedevacantisti. Penoso.
    I Papi, pur con i loro limiti, erano stati eletti validamente fino a imbroglio, il Papa vero rimane Benedetto XVI ed alle “pseudo-messe” in comunione con imbroglio i veri Cattolici non ci devono partecipare.
    Parimenti, gli stregoni che celebrano con imbroglio sono fuori dalla Chiesa Cattolica.
    Siete invidiosi del coraggio e della preparazione che ha
    Don Minutella ed allora lo ostracizzate ma tanto ai posteri apparirete ridicoli.
    Questa grandissima Verità emergerà prima o poi !!

  • Donna ha detto:

    Cito…”…questo perché, come sostiene da anni lo storico Roberto De Mattei, il problema non sta in chi fra i papi sia più o meno tradizionalista dell’altro (come nei secoli passati si discuteva su quale papa fosse più filo-francese o filo-spagnolo) ma nel Concilio Vaticano II, causa e origine del disordine che alberga nella Chiesa di oggi.”

    Veramente la questio in gioco non è chi dei due sia più o meno tradizionalista, ma chi sia il papa,perché “solo uno è il papa”,come dice sempre Benedetto XVI

    Ho l’impressione che sia esattamente il contrario di ciò che si dice, fino a che non si avrà il coraggio di dire chiaramente chi sia il papa, non i papi, (Pietro è solo uno) significa continuare a volet guardare il dito e non vedere la luna.

  • Andrea Cionci ha detto:

    Gentile Americo, grazie innanzitutto per la citazione. Spesso si ritorna su questa questione del Concilio vaticano II come se il vero nodo fosse lì. Dal punto di vista dell’analisi storica nulla da eccepire, ma credo che la Sua conclusione sia del tutto errata. Una volta che avete inquadrato che tutto i danni partono dal Concilio… ebbene? Cosa fare? Prendere la macchina del tempo e tornare al ’62 per cercare di rapire Rahner? Questa dietrologia, sebbene sia un discorso corretto dal punto di vista storico (anche se ipotizzare una placida continuità fra Ratzinger e Bergoglio mi sembra da matti), dal punto di vista operativo è totalmente fallimentare e inutile, A MENO CHE… a meno che non si dica: “Signori, è dal ’62 che non si riesce ad avere un papa decente, sapete la novità? Facciamo un bello scisma e rifondiamo la Chiesa cattolica”. Questo sì, questo sarebbe un discorso coerente, logico, che avevo peraltro già ventilato in un mio pezzo su Libero. Poi però sono sorte mille ostilità all’idea dello scisma, perché non si può, è peccato etc. E allora BASTA scusate: o tentate di salvare la situazione verificando se le dimissioni di Benedetto sono valide, o chiedendo a lui, o facendo un tale baccano da costringere qualche cardinale a smuoversi, (ricordando per quale motivo veste di rosso), oppure niente, affidatevi a Bergoglio. Se lui è il papa, sicuramente è assistito dallo Spirito Santo e vede più lontano di voi. Continuare a recriminare sul Concilio mi ricorda quelle persone che, incapaci di risolvere i loro problemi personali, se la prendono con la loro infanzia infelice e i genitori assenti o troppo severi. C’è un problema? Servono piani operativi e proposte per risolverlo. tutto il resto vale ZERO. Quindi, o scisma, o verifica delle dimissioni di Benedetto, o accettare docilmente papa Francesco. Non ci sono altre soluzioni. Le querule questioni sul Concilio sono solo inutili lamentele. Qui servono proposte fattive, non sterili dietrologie, abbiate pazienza…

    • : ha detto:

      Perdoni, caro Cionci, lo scisma lo fa chi è fuori della Verità, non chi in Essa vuole persistere.

      • Andrea Cionci ha detto:

        Bene, una volta che abbiamo deciso che formalmente lo scisma lo hanno fatto i bergogliani? Cosa abbiamo risolto? La sede resta a loro quindi, come diceva S. Atanasio, a voi la sede, a noi la fede. Se non volete recuperare la situazione (e la sede) affrontando la questione dimissioni, l’unica è lasciare la sede agli scismatici e rifondare la Chiesa cattolica con un’altra sede.

        • : ha detto:

          Questo è un discorso diverso; ma è fondamentale specificare “chi” determina, o causa lo scisma, di forma o di fatto che sia. Non possono essere i Cattolici ortodossi.

    • americo mascarucci ha detto:

      Caro Cionci, è sempre un piacere poter confrontarsi con chi come lei porta argomenti seri alla discussione. Io ho ripreso il suo articolo perché come lei voglio chiarezza. La Chiesa deve dirci una volta per tutte se le dimissioni di Benedetto XVI sono legittime, se Bergoglio è il vero papa o se il papa legittimo è ancora Ratzinger. Qualsiasi forma sia scelta per fare chiarezza (un concilio, un sinodo dei vescovi, una commissione di canonisti, una conferenza stampa con i due papi) non ha importanza. Ma abbiamo il diritto di sapere. Lo chiedo da cattolico che non possiede nessuna verità in tasca ma che come molti altri è disorientato di fronte alla confusione originata da questa vicenda. Ora, premesso che il problema è sciogliere l’enigma relativo alla validità o meno della Declaratio di rinuncia di Benedetto XVI, io non credo che il Concilio Vaticano II non c’entri proprio niente. Credo di non inventarmi nulla di nuovo se affermo che in alcuni ambienti cattolici (vedi Antonio Socci per esempio) è molto radicata la convinzione che il vero papa sia Benedetto XVI perché difensore della tradizione e della retta dottrina, mentre Bergoglio sarebbe l’antipapa in quanto modernista ed eretico. Una narrazione che francamente non mi convince, nonostante sia da anni apertamente critico con Bergoglio e le sue posizioni. Il Concilio c’entra perché il “fumo di Satana” nella Chiesa è entrato proprio a causa del Vaticano II che invece di fornire risposte e soluzioni, ha aperto una serie interminabile di errori, controversie e soprattutto ha causato tanta confusione. Una confusione che si trascina da anni e che oggi con Bergoglio sembra essere definitivamente esplosa. E’ evidente che Ratzinger e Bergoglio sono molto diversi, non sono davvero così matto da negarlo, ma non mi pare che durante gli anni del pontificato Benedetto abbia mosso un dito contro Hans Kung: mi risulta invece che lo abbia ricevuto in Vaticano seppur privatamente e che abbia continuato a dialogare con lui seppur a distanza; eppure per le eresie professate, Kung meritava la scomunicava quanto, e forse anche più, di Ernesto Buonaiuti. Così come non mi pare abbia cambiato di molto quello spirito ecumenico che con la pretesa del dialogo interreligioso ha fatto entrare “l’eresia protestante” nella Chiesa. Anzi, mi pare che da Benedetto XVI siano arrivate parole di grande stima nei confronti di Lutero. Certo, c’è stato il discorso di Ratisbona, ma per quanto l’Islam radicale sia un grande pericolo, io considero molto più pericoloso per la Chiesa il vento protestante che soffia dalla conferenza episcopale tedesca. La verità a mio giudizio è che Ratzinger, piaccia o no, è figlio del Concilio Vaticano II dove entrò progressista e uscì conservatore ma a cui è rimasto sempre fedele e che ha cercato di correggere nell’interpretazione dei testi, non alla radice. Forse è vero ciò che dice lei, il mio discorso è inutile perché indietro non si torna, ma non si può neanche pensare di leggere tutto il disordine che c’è oggi nella Chiesa, ad iniziare da ciò che accade in Germania, senza partire dall’origine e dalla causa del male. E resto convinto che la rinuncia di Ratzinger, legittima o meno che sia, derivi dalla consapevolezza di non poter e saper gestire una Chiesa allo sbando. Quello che lei ha scritto a proposito del piano B di Benedetto XVI lo trova di grandissimo interesse. Può darsi che l’obiettivo di Ratzinger sia davvero quello di smascherare la “falsa Chiesa” e ritornare alla “vera Chiesa” attraverso un grande reset. Mi auguro che sia davvero così per il bene della Chiesa, speriamo di vivere abbastanza per potervi assistere.
      Un cordiale saluto

      • Cionci Andrea ha detto:

        Caro Mascarucci, io non credo che si possa imputare a Benedetto XVI la colpa di non aver dato il via a una seconda notte di San Bartolomeo per purgare la Chiesa dal modernismo. Capisco che la nuova amministrazione abbia oggi un altro polso, ma a quei tempi il papa doveva essere una figura di unione, non di lacerazione e discordia. Pensi solo col Summorum Pontificum quanto odio si è attirato Benedetto: dai modernisti, ovviamente, ma anche dai sedevacantisti perché aveva sottratto loro l’appannaggio esclusivo della messa vetus ordo. Si figuri se avesse scomunicato Kung. Come già scrivevo qui mi sentirei di escludere del tutto l’ipotesi di un Benedetto “complice” di Bergoglio come sostengono alcuni tradizionalisti. Un’ipotesi che non sta logicamente in piedi: https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/26440869/papa-ratzinger-ipotesi-dimissioni-approssimativo-modernista-reset-cattolico.html Se come si sospetta ha dichiarato (e mai ratificato) dimissioni invalide, avete il red button che aspettavate. Avete la vostra notte di San Bartolomeo. Ecco perché invece di fare discorsi dietrologici converrebbe concentrarsi su quello che c’è da fare: verificare se le dimissioni sono valide o no. Poco importa che Bergoglio sia modernista. Potrebbe esserci al suo posto anche un card. Burke, ma se Benedetto non si è dimesso nemmeno Burke sarebbe il vero papa.

  • trasteverino ha detto:

    mi permetto di ricordare un dato che ha la sua importanza sul concilio vaticano II riguardante il regolamento. Giovanni XXIII promulgò il regolamento, Ordo, come una legge. Paolo VI elaboró altro regolamento PABLO VI, Ordo Concilii Oecumenici Vaticani secundi celebrandi recognitus, 13 de septiembre de 1963, che fu seguito durante le sessioni successive, ma questo regolamento no fu mai promulgato negli Acta Apostolicae Sedis e, quindi, non divenne legge e non abrogò quello di Giovanni XXIII. Il texto si trova
    in: OCHOA, X., Leges Ecclesiae post Codicem iuris canonici editae, Romae 1972, vol. III, 4387-4397.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Ministerium munus … munus ministerium …

    Din don … don din …

    Suono di campana che si perde dell’infinito.

    La rilettura di “La strana teologia di Benedetto XVI” di Mons. Bernard Tissier de Mallerais, mi ha chiarito definitivamente lo strano arzigogolo ideato da Ratzinger per andarsene senza andarsene e per rimanere senza rimanere.

    Ma davvero un papa può inventarsi di tutto?

    • Andrea Cionci ha detto:

      Mi sembra che Lei non abbia ancora compreso la questione del munus – ministerium, viste le sue continue ironie. La ripetitività della cosa deriva dal fatto semplicissimo che nessun vescovo o canonista ha avuto finora il coraggio di affrontare una situazione che è chiarissima. Il munus e il ministerium non sono equivalenti, l’uno è il contenitore dell’altro. Le dimissioni non sono valide così come sono scritte. Come ho già scritto, è come se un conte dicesse di aver rinunciato al titolo di conte perché ha smesso di amministrare i suoi poderi. O se un marito dicesse di essere divorziato solo perché non va più a fare la spesa con la moglie. Rinunciare ad alcune attività pratiche non comporta il dimettersi da papa. Se la cosa la stanca se la prenda con coloro che non intervengono, non con quelli che sollevano il problema, giustamente, ogni volta.

      • Veronica Cireneo ha detto:

        Buonasera dottor Cionci. La seguo.
        Ricordo, a conferma, che nel video di congedo, Benedetto XVI disse, più o meno queste parole”Rinuncio all’esercizio attivo, ma il papa è per sempre, e la rinuncia dell’esercizio non revoca l’incarico”.
        Tempi fa, tornò sull’argomento, ribadendo che il papa è uno.

    • Guglielmo da Baskerville ha detto:

      BXVI non si e’ inventato proprio nulla.
      L’invenzione e’ di chi pensa che munus e ministerium siano sinonimi.

  • : ha detto:

    «cosiddetta “mafia di San Gallo”»

    Guardi che non è «cosiddetta»; è autorevolmente dichiarata.

  • alessio ha detto:

    se è vero che c’è stata una trattativa
    per l’elezione di Bergoglio , dovremmo
    invitare sul blog uno storico della
    Chiesa , che ci parlasse di come nel
    ‘500 ci fosse una schifosa
    compravendita di papati e
    cardinalati , specialmente con i
    Medici , dove sotto Leone X e
    ClementeVII è scoppiata l’eresia
    protestante , sempre a Firenze
    con i Martelli che erano tutti
    Cardinali , a Siena con i
    Borghese , a Milano con i
    Borgia .
    Non è un caso se sotto questo
    papato si sta consumando
    l’eresia in Germania ;
    ma ne verranno altre ,
    che Dio ci liberi!
    E ci mandi un altro
    San Pio V.

    • Andrea Cionci ha detto:

      Ma infatti la questione invalidante non è tanto l’accordo preconclave, (anche se nei secoli passati non c’era la Universi dominici gregis), quanto il fatto che le dimissioni di Ratzinger pare non siano scritte in modo valido. Come se Celestino V avesse detto di dimettersi ma poi non lo avesse mai fatto.

  • Patrizia ha detto:

    Mi domando perché riportare le
    dichiarazioni del cardinale Danneels a riguardo di un’ elezione orchestrata e di dimissioni non libere di Ratzinger ma non far menzione (incredibilmente!) dello studio di fra Bugnolo latinista ed esperto di diritto canonico che ha messo in luce oltre quaranta “difetti” nella Declaratio di rinuncia di Benedetto XVI tali da inficiarne la validità?! Mi perdoni, dal momento che – come afferma – non è un canonista, il buon senso non dovrebbe condurla a rimettersi al parere autorevole di chi è competente in materia?
    È noto che Benedetto XVI, nella Declaratio dell’11 febbraio 2013, ha rinunciato al ministerium e non ha inteso rinunciare affatto al munus petrino. Dunque, siccome nella Chiesa non esiste un canone, una legge che riguardi la rinuncia ai ministeri, mentre esiste la possibilità di rinunciare per il papa al munus (canone 332 § 2),
    la questione di due papi è alquanto seria e non è certamente possibile liquidarla con tanta approssimazione.
    E, dato che “la comunione con il Papa è la comunione con il tutto, senza la quale non vi è comunione con Cristo”, come affermato dallo stesso Benedetto XVI che ci si ostina a far passare ormai come un povero affetto da demenza senile cui però non si è riusciti nemmeno a far dismettere la veste bianca in questi otto anni, ecco la “magna quaestio” (e non certamente la contrapposizione che don Minutella porrebbe tra un Benedetto XVI tradizionalista e un Bergoglio modernista, come invece ingiustamente ha scritto, allo scopo di spostare l’attenzione sul CVII) che va affrontata e che don Minutella insieme ad un numero sempre più crescente di fedeli pongono.
    Far passare don Minutella un novello don Chisciotte prigioniero di un’ideologia che intraprende la sua folle e pericolosa battaglia (“la sua idea” – cito!) non le fa onore!

    • Americo Mascarucci ha detto:

      Io chiedo chiarezza per arrivare alla verita’. Quando Benedetto XVI non ci sara’ piu’ cosa pensate di fare? Un’altra Chiesa con don Minutella papa? Perche’ mi pare di capire che non riconoscerete nessun futuro papa eletto da un conclave composto da cardinali nominati da Bergoglio. Per quanto mi riguarda il sedevacantismo non e’ la soluzione. Per questo ho rilanciato l’appello di Cionci a conoscere la verita’….quanto ai canonisti non e’ che ogni volta si puo’ discutere sul perche non si e’ citato Tizio o Caio….un dibattito che francamente non serve a niente

      • MASSIMILIANO ha detto:

        Accadranno cose che forse neanche lei si immagina. Io non la farei così semplice come sembra farla lei. Certo il Vaticano II è uno dei problemi ma non è certo il principale. Basta saper attendere, e anche se non semplice, prepararsi. Le difficoltà saranno il nostro crogiuolo. Perchè poi nulla sarà più come prima. Che piaccia o meno. Saluti.
        Massimiliano

      • Patrizia ha detto:

        Il papa regnante è Benedetto XVI. Alla sua morte il Signore provvederà al suo legittimo successore. Sarà don Minutella? Se è volontà di Dio non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!

      • FRANCESCOMARIA ha detto:

        Dott. Mascarucci, perchè dovremmo formare un’altra Chiesa quando noi giuà abbiamo la Chiesa. La Chiesa è UNA, SANTA e CATTOLICA. Non siamo noi a dover uscire siete voi che dovete entrare, lasciando la falsa chiesa ( come la chiamava la Beata Emmerich). Come diceva San’Atanasio tenetive pure gli stabili noi ci teniamo la FEDE.
        Sapere chi è il Papa non è una cosa da poco in quanto Ubi Petrus, ibi Ecclesia. Riconoscere Bergoglio come papa equivale a dire che lo SPIRITO SANTO ha abbandonato la Chiesa. Non può un Papa dire eresie contravvenendo alla TRADIZIONE, MAGISTERO E SACRA SCRITTURA CATTOLICA. E come dice San Giovanni nella secona lettera sole salutare un eretico ci rende complici.
        Le varie dichiarazioni di Bergoglio, quelle del card. Danneels e la rinuncia di Benedetto XVI sono da approfondire e denunciare perchè tutte portano allo stesso punto di partenza: chi e’ il papa. Se quanto dichiarato dal card. Danneels fosse vero tutti cardinali partecipanti sarebbero scomunicati e il conclave e i successivi invalidi. Sia Lodato Gesù Cristo, lunga vita a SS BENEDETTO XVI.

      • teresa grandi ha detto:

        Lei Mascarucci non è ben preparato su questo importantissimo tema.
        Sapere chi è il papa è’ la quaestio magna perché la Chiesa è dove c’è Pietro.
        Basterebbe questo x farle chiarezza e darle modo di riscrivere i suoi articoli con cognizioni esatte e inconfutabili.
        Buon lavoro,

  • Gianfranco ha detto:

    1 – Fossi in don Bernasconi e don Minutella non mi preoccuperei delle scomuniche. Scomuniche originate, sia pure latae sententiae, da una chiesa eretica non hanno valore. Anche S. Atanasio avrebbe dovuto considerarsi scomunicato…
    2 – Per quanto riguarda la proposta di soluzione di Cionci, è del tutto irrealistica: parliamo d’altro.
    3 – Continuiamo a discutere su chi sia il papa LEGITTIMO, con sottigliezza degne di un azzeccagarbugli. Molti sostengono, ad es., che non ci sono prove del fatto che Bergoglio sia incorso in circostanze invalidanti la sua elezione. Né mai formalmente nel crimine di eresia perché ha badato a non parlare ex cathedra.
    “Circostanze invalidanti”? “Formalmente”???
    Sembra tanto di sentir parlare un avvocato che, compulsando il Codice di procedura, va alla ricerca del cavillo per mandare a monte il processo contro un noto camorrista! Ce lo vedete Nostro Signore che “quel giorno” ci rimproveri per non aver saputo discernere i cavilli giusti?
    Già il solo assicurare legittima l’elezione di un papa è a mio avviso problematico, non può essere come per il Presidente della Repubblica! Come può il semplice fedele sapere esattamente come sono andate le cose in conclave e prima del conclave, e quindi non ci sono stati “vizi”? E poi, si sa che nel corso dei secoli il papa è stato creato nei modi più vari, e spesso meno nobili: imposti dall’imperatore, dalla famiglia più ricca, da una massa vociante opportunamente manovrata, ecc. La stessa introduzione del cardinalato, e poi la recente esclusione degli ottuagenari dai votanti, sono un’invenzione tutta umana, che non credo proprio possa essere collocata sotto la comoda coperta dell’infallibilità papale.
    E no, via! Il Cristo ci ha insegnato a badare alla SOSTANZA, dandoci criteri semplici: “Guardatevi dai falsi profeti […] dai loro frutti li riconoscerete”. Idem per i cattivi alberi.
    Un papa si legittima pertanto con i suoi insegnamenti, secondo me, confermando in tal modo di essersi effettivamente aperto all’azione dello Spirito, al fine di confermare i fratelli nella fede, suo compito precipuo.
    E poi, Bergoglio stesso non vuole essere papa, (se non per governare da despota la struttura temporale, burocratica della Chiesa) tanto da aver relegato il “Vicario di Cristo” fra i titoli storici, leggasi obsoleti e superati.
    E infine, ammesso che abbia cessato di essere papa Benedetto XVI, più volte nella storia, la Chiesa ha vissuto periodi di sede vacante anche di durata pluriennale, riportando meno danni… che da certi pontificati.

    • Andrea Cionci ha detto:

      Forse ha ragione Lei. La mia richiesta di chiarezza è irrealistica finché ci saranno fedeli che penseranno che il diritto canonico è un optional, che non c’è alcuna soluzione, che basta pregare e/o che tutta la colpa è del Concilio Vaticano II. Ci aggiunga cardinali che pensano molto, meditano e meditano a lungo, un basso clero che non vuole rinunciare all’8 x1000 e ha senz’altro ragione lei. Irrealistico. Io la mia parte l’ho fatta, tracciando una proposta. Se tutto il clero si facesse scomunicare, seguendo l’esempio dei don Minutella e don Bernasconi, il problema Bergoglio si risolverebbe in due settimane. Però bisogna fare i conti con quelli che la pensano come lei. , E quindi tenetevi Bergoglio e imparate a convincerci, che vi devo dire.

      • Gianfranco ha detto:

        Mi pare che abbia letto solo i punti 1 e 2…

        • Cionci Andrea ha detto:

          Avevo letto anche il 3 e le rispondo. Lei definisce “sottigliezza da azzeccagarbugli” un inganno che avrebbe gabbato astuti cardinali massoni (non proprio delle mammole) per otto anni. Forse ha ragione lei ancora una volta, e posso capire che sembri un rompicapo. Ciò non toglie che il diritto canonico non sia un orpello, un accessorio. Quindi, il piano di inganno da azzeccagarbugli potrebbe avere un ruolo di portata storica se solo non venisse definito così sprezzantemente. Leggete a fondo, documentatevi, entrate nel merito e capirete la complessità della questione e la serietà massima con cui va considerata. Anche perché le dimissioni invalide sono la vostra ultima speranza, altrimenti, ripeto, vi terrete non solo Bergoglio e la Pachamama, ma anche papa Maradiaga, papa Ravasi e chi per loro.

    • Teresa Grandi ha detto:

      Gianfranco
      – Don Minutella e don Bernasconi conoscono benissimo le loro false scomuniche e non se ne preoccupano, altrimenti non si comporterebbero come fanno.
      – Sapere chi è il papa è la quaestio magna, perché la Chiesa è dove c’è Pietro e dove non c’è Chiesa non c’è Salvezza.
      – Non è vero, le prove dell’invalidità ci sono, mai sentito parlare della testimonianza del cardinale Godfried Danneels che ha confermato pilotato il conclave di bergoglio ?
      – Non solo eresia, ma anche apostasia e idolatria.
      – Cavilli? O non hai capito la gravità del momento o vivi altrove e non conosci tutto quanto accade.
      – Semplice fedele? Non sai che esiste il Codice di Diritto Canonico che stabilisce come deve avvenire l’elezione pontificia perché sia valida?
      – L’elezione del Papa deve essere assistita dallo Spirito Santo, sempre.
      Se questo non accade e il comportamento del papa è chiaramente anticristico egli viene automaticamente delegittimato.
      – Appunto, riconoscere frutti buoni da bergoglio ti pare possibile?
      – bergoglio vuole essere “papa” poiché ha accettato la menzogna insieme ai cardinali che lo hanno eletto e per questo sono tutti scomunicati latae sententia.

  • Don Ettore Barbieri ha detto:

    Io penso che il Concilio sia stato sopravvalutato in modo esasperato da entrambe le parti.
    Per chi lo ha cavalcato è diventato un nuovo inizio; per chi lo denigra, la causa di tutti i mali.
    In realtà esso è interpretabile in un senso ortodosso (e c’è chi lo ha fatto e mi riferisco al Card. Siri che tentò la mediazione più seria con Mons. Lefebvre) e in altri meno, che sono poi causa dei mali denunciati.
    A tal proposito esistono molti interventi di Paolo VI contro queste derive: il problema, caro Mascarucci è che non si governa la Chiesa con gli insegnamenti, ma con le azioni: se negli anni Sessanta/Settanta fossero stati messi immediatamente fuori gioco tutti coloro che contestavano, molti problemi non sarebbero divenuti cancrene.
    Giovanni Paolo II, poi, seguì la strada di ignorare il dissenso: può essere anche questa una tattica a patto però che si continui ad intervenire sui singoli casi e si eviti che i contestatori si organizzino per il dopo, ciò che è appunto avvenuto..
    Quanto a De Mattei, il suo problema è l’identificazione di Chiesa e cristianità. Non mi addentro, perché so di toccare un nervo scoperto e il tema richiederebbe tempo e approfondimento.

    • Maria Cristina ha detto:

      L’errore di prospettiva e’stato considerare il Concilio Vaticano II non l’ultimo di una serie di Concilii ma il Primo , l’Inizio di una Nuova Era. Come disse il santo sacerdote don Divo Barsotti: il Concilio ultimo e’ben poca cosa nei confronti dei Concili che lo hanno preceduto. Il numero stesso dei documenti piu’che dire la sua grandezza, dice la presunzione dei Vescovi , dice la poverta’ del suo insegnamento….Non sono stati impedito gli equivoci, le ambiguita’ e soprattutto non è:stata impedita la presunzione, non l’ambizione e il risentimento, non la superficialita’ e la volonta’di un rinnovamento che voleva essere uno scardinamento, uno sradicamento della tradizione dogmatica, una diminuzione della tradizione spirituale” ( Don Divo Barsotti”

    • americo mascarucci ha detto:

      Caro don Ettore Barbieri, che bello sentir parlare del cardinale Giuseppe Siri. Alle volte mi chiedo quanto sarebbe stata diversa oggi la Chiesa se nel secondo conclave del 1978 fosse stato eletto papa e non fosse caduto in quel “trappolone” che gli fu teso dalla stampa, che pubblicç contravvenendo ai patti una sua intervista che sarebbe dovuta uscire dopo l’elezione in cui si impegnava a rimettere in discussione il Concilio Vaticano II. Fu sprovveduto o come sostengono altri si volle chiamare fuori da un compito gravoso dopo aver capito che aveva i numeri per essere eletto? Non si sentiva degno di diventare papa? Rilasciò volutamente quella intervista ben consapevole che sarebbe uscita prima del conclave spingendo parte dei suoi sostenitori a non votarlo più proprio in virtù del suo progetto di ritorno alla Chiesa pre conciliare? Chi può dirlo? Fortunatamente però se la candidatura Siri saltò non migliore fortuna ebbe quella di Giovanni Benelli sostenuto dai progressisti decisi a spingere l’acceleratore sulle riforme conciliari. Il risultato fu l’elezione del grande papa Giovanni Paolo II che giocò un ruolo decisivo nella caduta del comunismo, nel riportare la difesa dei temi etici al centro dell’agenda della Chiesa, sfidando il capitalismo e il secolarismo e cercando di risvegliare nel vecchio continente l’identità cristiana, combattendo contro la massoneria, il liberalismo, le lobby Lgbt. Ma l’essere umano non è perfetto e neanche San Giovanni Paolo II fu esente da errori primo fra tutti il dialogo interreligioso e l’ecumenismo coltivato con i controversi raduni di Assisi e la promozione di quelle stesse figure che sono ai vertici della Chiesa per esempio, nella convinzione che nerlla Chiesa ci fosse spazio per tutti e che ognuno alla fine fosse utile seppur da posizioni diverse. E’ il caso ad esempio del cardinale Walter Kasper che San GpII mise a capo del dicastero per l’unità dei cristiani pensando di sfruttarne l’amicizia e la vicinanxza con il mondo luterano. Ricordare Siri, come ricordare Ottaviani, Florit e i cardinali del Coetus Internationalis Patrum significa ricordare che ci furono nel Concilio degli eroici porporati che lottarono per difendere la Chiesa da quelli che palesavano essere già dei potenziali futuri errori ben presenti nei testi conciliari e che non furono compresi neanche da furturi teologi conservatori come Ratzinger ammantati all’epoca da spirito riformatore, salvo riconoscere soltanto dopo ciò che di devastante il concilio aveva prodotto senza riuscire a porvi rimedio.

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        La ringrazio per le sue parole. Nel libro-intervista con Benny Lai il card. Siri si rammarica di non aver accettato l’elezione nel 1963.
        Aveva fatto il proposito di non fare nulla per ottenere un incarico superiore e certamente non ambiva il papato, però disse di aver sbagliato a lasciare che fosse Montini a salire al soglio pontificio.
        Nel 1978 vi fu quella gaffe non so se voluta o meno, ma non penso sarebbe stato eletto altrettanto facilmente.
        Non penso nemmeno che avrebbe dichiarato nullo il Concilio o che avrebbe semplicemente ripristinato la Chiesa come era prima: avrebbe cercato di imporre a tutta la Chiesa quella riforma prudente che aveva attuato a Genova.

    • : ha detto:

      «In realtà esso [il Concilio V. II] è interpretabile in un senso ortodosso».

      Mi pare che il problema sia proprio questo.

      Ho letto i documenti di molti dei Concili del passato, soprattutto i primi, ma anche il Tridentino ed il Vaticano I: non ne ho letto uno , che sia uno, che abbia necessità di dover essere “interpretato”. Sono tutti di una chiarezza tale che non occorre alcuno sforzo per comprenderlo. Ancor meglio, il termine “interpretarlo”, non esiste proprio per la loro comprensione. Non sono esperto di nessuna disciplina riguardante la validità o meno dei Concili; ma la logica vuole – credo – che anche se non specificato dalle regole che tale o tal’altro lo definiscano, non possa essere considerato valido un Concilio che debba essere “interpretato” in qualche modo. Se si consulta un comune dizionario della lingua italiana si legge che «interpretare» significa «Cercare di intendere e di spiegare ciò che appare non chiaro o dubbio». A questo punto chiunque si sente in diritto d’interpretarlo, e dire che la sua interpretazione è quella “ortodossa”. Ed in effetti quelli che dicono che bisogna “leggere lo spirito”, e non “la lettera”, del Concilio questo fanno: lo “interpretano”. E lo fanno perché evidentemente i testi sono scritti in modo da poter – o dover – essere “interpretati”.

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Le faccio un esempio: l’art. 1 della legge Reale sull’ordine pubblico – una delle tante eccezionali che poi restarono definitive – sfiorò una declaratoria di incostituzionalità, ma fu salvato perché suscettibile di un’interpretazione che non applicasse la norma a soggetti minorenni.
        Siamo onesti: una buona parte del Vaticano II non fa altro che ripetere in modo discorsivo ciò che era stato già detto da altri Concili o dal magistero precedente. Vi sono poi alcuni passaggi e alcuni testi che sono ambigui, un po’ come l’art. 1 della legge Reale che ha avuto bisogno di un pronunciamento della Corte Costituzionale per essere chiarito.
        Il compito di dare un’interpretazione definitiva corretta e di mettere fuori gioco le altre e i loro sostenitori spetta al Papa in primis. Sempre ricordando Siri, anche a Genova vi fu padre Zerbinati e la comunità di base di Oregina. Qualcuno se ne ricorda? La sua fermezza impedì che una interpretazione eterodossa del Vaticano II prendesse piede. Non ritengo che Paolo VI meritasse la canonizzazione proprio perché aveva paura di governare. Mi si dirà: con Mons. Lefebvre è stato severo. Vero (d’altronde anche con Dom Franzoni, che fu ridotto allo stato laicale). Però, aveva tante paure. Siri gli fu vicino negli ultimi anni, quando Montini vedeva che la Chiesa andava a rotoli, anche per colpa sua, ed era tormentato dai rimorsi: interessantissimo di Benny Lai “Il papa non eletto” e di Jean Guitton “Paolo VI segreto”.
        Diciamo che ha ragione Aldo Maria Valli quando dice che la caratteristica principale del Concilio fu la pretesa di rendere appetibile la Chiesa al mondo: da preoccupazione “materna” divenne per troppi prostituzione.
        In altri termini il Vaticano II è dottrinalmente sopravvalutato sia da destra che da sinistra, per motivi opposti: andrebbe invece, a mio avviso, ridimensionato e contestualizzato.
        Comunque, per sorriderci su, c’era un padre domenicano, non certamente progressista, che diceva che gli altri concili erano stati convocati per chiudere un problema, mentre il Vaticano II i problemi li aveva aperti!

        • : ha detto:

          Vede, don Ettore, il Concilio più che sopravalutato, è usato, da “sinistra”, per giustificare tutte le stranezze dottrinali e liturgiche che da allora, e in modo accelerato negli ultimi tempi, si sono succedute.
          Resto sempre del parere che i documenti di un Concilio, non debbano essere interpretati, come in effetti non hanno bisogno di essere interpretati quelli dei Concili precedenti al Vaticano II.
          Ho l’impressione che quel padre dominicano non abbia voluto fare una battuta, essendosi dimostrato buon profeta.

          P.S. – sono anch’io del parere che la deriva della Chiesa ha avuto origine in tempi anteriori al Vaticano II, ma non si può negare che il Concilio costituisca un elemento di accelerazione e di giustificazione di alcune deviazioni già presenti in alcune zone limitate e sconosciute ai più, che poi sono state legittimate, col pretesto del Concilio. Incominciando dalla rivoluzione (e non riforma) liturgica, la quale non ha affatto seguito le indicazioni del Concilio per una vera riforma (v. Sacrosanctum Concilum), anche se così viene falsamente affermato.

        • Januensis ha detto:

          Qualche residuo di Oregina esiste ancora. Per esempio facevano parte della comunità di Oregina Kati Cifatte e suo marito un ex sacerdote che ha insegnato per anni negli istituti scolastici genovesi storia e filosofia: filosofia rigorosamente marxista s’intende.
          Ogni tanto in occasione di qualche servizio televisivo o giornalistico, che tratti l’argomento dei sacerdoti sposati, questa coppia viene rispolverata anche se anche loro sono forse nonni e magari con l’apparecchio acustico. Qualche tempo fa monsignor Viganò citò una coppia di contestatori dell’epoca : Mirella Gallinaro e suo marito Giovanni Benzoni se ricordo bene.
          Le due coppie è possibile che si conoscano : Mirella Gallinaro era amica della sorella maggiore di Kati Cifatte. Avevano frequentato la stessa classe per almeno 5 anni..
          Ma è altrettanto evidente che se anche qualcuno fosse favorevole alla concessione del sacerdozio agli uomini sposati nessuno vorrebbe avere come parroco un qualche contestatore di sinistra che ha fatto della provocazione e della conseguente contestazione lo scopo della sua attività politica.

  • Parix ha detto:

    “Perché, se su milioni di cattolici una buona parte è convinta che Benedetto XVI sia ancora il vero papa e Francesco una sorta di “abusivo””

    Scusi dott. Mascarucci, con “buona parte” lei cosa intende? Dica una cifra anche approssimativa. Grazie.

    • Euclide ha detto:

      Don Minutella+Don Bernasconi+Don Roncaglia = 3

      • Andrea Cionci ha detto:

        Se volete avere un panorama statistico andate sull’account Twitter di Bergoglio e fate un giro fra i commenti.

      • teresa grandi ha detto:

        Euclide
        – Il numero di persone che si riconoscono nel Piccolo Resto d’ Italia e del mondo sono in continua crescita, come anche chi segue RadioDominaNostra attraverso i canali YT e FB.
        – Le persone raggiunte da RadioDominaNostra che trasmette Messe vetus ordo, varie pratiche devozionali e catechesi sono centinaia di migliaia e in continua crescita.
        – La Messa festiva e feriale celebrata da don Minutella è seguita da un numero di persone di gran lunga superiore a quella di bergolio a santa Marta e San Pietro.
        – Ciao !

  • Enrico Nippo ha detto:

    “… sarebbe possibile risolvere il problema limitandosi a curare la malattia. E’ ciò che ha inteso fare Ratzinger facendosi interprete e capofila della cosiddetta “ermeneutica della continuità …”.

    “… estirpare i semi velenosi della stagione conciliare. Ratzinger non lo ha fatto, limitandosi a contrastare i progressisti su un mero piano di differente interpretazione del Concilio ma mantenendo la fedeltà ad esso e proseguendone le derive in campo ecumenico (vedi il dialogo molto intenso con il mondo luterano culminato con l’incontro di Erfurt del 2011 con tanto di elogi alla spiritualità “perfettamente cristocentrica” di Lutero)”.

    Non sembra che tra le due affermazioni vi sia una … continuità.

    Nella prima si presenta Ratzinger come curatore della patologia, nella seconda come responsabile della medesima.

    L’ambiguità micidiale di cui si è (volutamente?) ammantato Ratzinger continua a succhiare enormi energie mentali di quanti si affannano ancora a parlarne non tirando fuori un ragno dal buco.

    “ … si apra immediatamente un SINODO fra i vescovi o un dibattito PUBBLICO fra canonisti per verificare se il primo papa si è dimesso legalmente o no”.

    Stento a credere che si possano ipotizzare eventi del genere, che non solo non porterebbero a nulla ma aumenterebbero il caos felicemente vigente.

    Da un evento democratico, quindi chiacchieronico, dovrebbe venir fuori il vero?

    Ma stiamo scherzando?

    • Parix ha detto:

      Oltre al fatto che non compete certamente a un sinodo giudicare uno o due papi, perché di questo si tratterebbe

      • Andrea Cionci ha detto:

        Parix, scusi, ha mai sentito nominare il Sinodo di Sutri o il Melfi V? Sinodi che decisero fra papi e antipapi. Quindi compete esattamente ai vescovi fare luce e pronunciarsi. Ovviamente, dovrebbe trattarsi di vescovi nominati prima del 2013, mi sembra pacifico.

    • americo mascarucci ha detto:

      Non c’è contraddizione….Benedetto XVI è un po’ come un medico che per curare una malattia ci dà l’antibiotico che ci fa passare la febbre ma senza impedire che la malattia ritorni in futuro. Ratzinger ha sicuramente cercato di arginare le derive moderniste post conciliari ma l’errore sta nel non aver compreso che è il Concilio da rigettare a questo punto non i suoi errori che ormai sono insiti nella Chiesa e si ripresenteranno sempre fino a quando come afferma monsignor Viganç non arriverà un papa che azzerando tutto riporti la Chiesa alla “verità di fede”. Benedetto XVI è stato comunque un figlio della stagione conciliare e il suo errore è stato nel ritenere che il problema si risolveva combattendo gli errori…che però sono nei testi conciliari…o si disconoscono e si superano o è solo tempo perso…..

      • Andrea Cionci ha detto:

        Oppure, come ipotizzo, si è deciso per una soluzione drastica: un piano d’inganno con finte dimissioni e falso bersaglio. Non so se ha letto la mia ricostruzione intitolata “Il piano B”. Sulla carta potrebbe funzionare, ma certo se si perde tempo con le analisi storiche…

        • teresa grandi ha detto:

          Cionci,
          chiarissimo il suo penultimo e ultimo articolo su Libero, come del resto tutti i precedenti sullo stesso tema.
          Complimenti davvero e buon proseguimento!