Benedetta De Vito. Alla Scoperta di un Autore Trascurato, Luigi Santucci.
11 Agosto 2022
Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito ci invita a scoprire – come ha fatto lei, quasi per caso – uno scrittore ingiustamente ignorato.
Approfitto ancora una volta per avvisare che il sito funziona male, o non funziona; da settembre, se Dio vuole, cambierà tutto. Nel frattempo postare un articolo è diventata un’impresa, l’archivio fotografico e le funzioni media non rispondono, e per i commenti mi ripropone continuamente commenti già moderati. Un fatica di Sisifo. Resistiamo con pazienza qualche giorno. Vi avviso anche che da domenica vorrei andare in vacanza qualche giorno…Buona lettura.
Mentre a Roma dal cielo scende, a tratti, con grandi starnuti e rombi, una pioggerellina di zucchero che non fa neanche in tempo a bagnar l’asfalto che si è già asciugata, io me ne sto un poco in vacanza nella mia casa romana, sola soletta, cucinando poco, scrivendo molto e leggendo ancora di più. E per le strade, che sono coriandoli nel blu e tutte quante guidate dalle dolci mani del Signore, mi è giunto a casa un piccolo libro uscito per i tipi della Mondadori, in seconda edizione, nel 1970, che ha il gradito titolo di “Lo zio prete” e l’autore è Luigi Santucci che non conoscevo (e ora amo per la scrittura viva, per l’ironia, per il guizzo tenero che fa ridere e arrossire insieme). Il libro l’ho preso in baratto. Non scherzo. Frequento un sito allegro (si chiama in serena ironia “coseinutili”, che però inutili non sono, anzi…) dove ci si scambia di tutto un poco e io spesso prendo libri e in cambio offro quel che ho in casa e possono essere matite rosse e blu, stampini, libri anche io e altro in minutaglia colorata.
Dunque mi è arrivato in una busta piena di pacchettini da aprire tutti per me e lui, il libro, tra questi e quando l’ho aperto: Oh, il profumo della stampa vecchia, l’adorabile sentore delle pagine lette e rilette che odorano di umidore sereno, di cartone, di sabbia e anche di dolce malinconia. Dopo averlo, dunque, ben annusato, affondo nari, occhi e tutto il viso tra le pagine, mi sono goduta, anche con l’odorato (evviva!) tutti i racconti che parlano di sacerdoti, monaci, suorine, vescovi, frati e altra umanità tutta quanta consacrata. Nel racconto “Gli angioli custodi” quasi mi è parso di risentir raccontar Boccaccio e mi sono divertita un mondo davvero. Insomma ve lo consiglio di cuore perché i consacrati di cui parla Santucci (come scrive lui stesso) non ci sono più e sono diventati tanto moderni e mondani che quasi sembra si vergognino di portar la tonaca, mostrandosi per come sono: uomini di Dio.
Non voglio parlar di certi sacerdoti che hanno profili su Instagram sgambati e a volte anche volgari e neppure di quelli che in Chiesa danzano fingendo che il Signore gradisca tali sconcerie con la scusa di attirar la gioventù. No, non voglio proprio, sono stanca e arcistufa delle loro stramberie che neppure fanno ridere, ma mettono solo tristezza e sgomento e per questo, voltando la pagina del mio disappunto per tanto tradimento del nostro millenario Cattolicesimo Romano, mi dedicherò a Luigi Santucci, che era scrittore di razza, anche di teatro, e cattolico.
E forse è per questo che di lui si parla poco e io, giunta alla fermata d’autobus quasi dei sessanta, non l’avevo sentito nominare mai.
E mi dispiace.
Dunque, pesticchiando sul motore di ricerca a forma di occhialoni, ho scoperto che Santucci, un volto tutto simpatia e carità (così mi pare) ha un sito internet tutto quanto a lui dedicato. E mi perdo nella sua biografia che qui vi linco come si fa oggi in ipertesto https://www.luigisantucci.org/scrittore/vita-e-pensiero/. Così da voi potrete fargli una visitina proprio come ho fatto io. Oh perbacco, quanto ha scritto il nostro scrittore milanese! I suoi titoli più famosi: “Lo zio prete”, appunto e “Orfeo in paradiso” che gli valse il Premio Campiello (ma chi mai se lo ricorda ora?). La gloria del mondo passa e Santucci lo sapeva benissimo, lui che, così diceva, scriveva per “lodare”… Io non ho letto gli altri libri (moltissimi) che ha scritto e che tutti mi incuriosiscono, ma volevo, così, in questo pomeriggio di cielo grigio, ringraziare il Signore per avermi fatto scoprire questo scrittore che, a Dio piacendo, continuerà a farmi compagnia ed ecco volevo consigliarlo anche voi che forse già lo conoscete…
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Categoria: Generale
Io ho letto “Volete andarvene anche voi?” rilettura poetica di alcuni episodi del Vangelo. Memorabile il racconto di Pilato sull’ incontro con il Nazareno.
approfitto che Tosatti ci avverte che da settembre sarà sistemato il sito. Caro Tosatti, con l’occasione incarica il tuo web-master di impiegare in default bei caratteri grandi e facilmente leggibili da noi lettori anzianetti. Grazie.
Le consiglio vivamente di leggere ” Il Velocifero”.
Un piccolo capolavoro.
Nella foto in cima al sito compare anche padre Turoldo, di cui Santucci era amico.
https://www.exleo.org/un-giardino-dedicato-a-luigi-santucci/
I tradizionalisti cattolici dovrebbero aver da ridire qualcosa su tale amicizia, visto che i due erano sulla stessa linea progressista-rivoluzionaria.
https://www.corrispondenzaromana.it/linquietante-presenza-di-padre-turoldo-nel-nuovo-messale-romano/