BDV e l’8 Marzo. Siamo Complementari, non Nemiche dell’Uomo.

8 Marzo 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissime Stilumcuriali, a voi oggi è rivolta soprattutto questa riflessione di Benedetta De Vito. Buona lettura. 

§§§

Qualche giorno fa, in un bar d’altri tempi, seduta in un giardino segreto a un tiro di sasso da Via Nazionale, ero lì, tuffata nel mio caffè macchinato, con una cara compagna di scuola dell’istituto Mater Dei. Lei e io, tra i ricordi e la vita, nella spirale che tutti ci conduce; lei e io, naufraghe in questo mondo strano di mascherine, gel, disinfettanti, perdute nel nostro ieri umano, semplice, quasi contadino.

Mi raccontava, lei, di suo nonno, un pezzo grosso in Vaticano, austero e adorabile insieme, che, bambina, le raccontava le vite dei Santi, facendole fare, un poco per gioco, gli esercizi spirituali di Sant’Ignazio di Loyola. Mi raccontava di una zia morta bambina in profumo di rose di santità. Mi raccontava della sua famiglia e io della mia, degli zii senatori del Regno, dello zio ministro di Salò e soprattutto, bellissima nel giro di perle, in eleganza antica e perenne, della zia Lucia che ancora oggi, per me, è faro dello chic al punto che quando cucio una bennibag, le borse del mio cuore e che vendo in tutto il mondo, mi chiedo, prima di finirla: “Piacerebbe alla zia Lucia?”. E se la risposta cade affermativa è ora dell’etichetta e di finirla lì, altrimenti, via tra pizzi, uncinetto e merletti per trovare il bandolo della bellezza che a volte si trova e altre volte, timido com’è, resta nascosto, spaventato dalla modernità.

Era la zia Lucia una gran dama d’altri tempi, quattro quarti interi e puliti di nobiltà nei pallidi capelli color miele, nel naso stretto, nell’ovale di bisquit. Io ebbi in sorte di conoscerla che stava già salutando il mondo e la vita di quaggiù, ma mia madre la ricordava ancora ragazza e bella come un sogno d’estate. Insieme a sua madre, la mia nonna Lisetta, erano andate a trovare la futura moglie del fratello e, come in sogno, mia madre aveva contato un valletto in parrucca di neve, con codino,ogni due scalini.

E i gradini, in corsa di spirale, sembravano piovere giù dal cielo e in alto splendeva lei, la Lucia, vestita di diamante. Una visione fu e poi più nulla. Quando fu il mio turno di conoscerla, viveva in una casa piccola così, in una periferia di nebbia del mio Friuli giovinetto, e non aveva valletti né abiti di seta. Morto il contorno, rimaneva lei, luce di stella, radiosa, celeste, regina.

E che cosa c’entra la tua zia Lucia con l’8 marzo che è festa dell’emancipazione, della lavatrice, dei diritti delle donne e di tutto il latinorum di cui ci riempiono orecchie, mente e cuore a tambur battente su tutte le televisioni e i media possibili e immaginabili. C’entra, c’entra.

Perché la dolce femminilità della zia Lucia, che seguì il marito, senza neanche avere un figliolo in braccio, fino alla fine, è la perduta di questi anni turbolenti.

Una radiosa farfalla alla quale han bruciato l’ali, soffocandola di parolacce e cose grevi. Nei colori pastello non nel neon è il senso della femminilità. Sfuggente, soave, poetica, la bellezza vola via, fuggendo un mondo impantanato nella mota.

La donna è compagna dell’uomo, non sua nemica. E’ questo il succo della vita, complementari non nemici, in paio, ognuno diverso e uguale nel diritto e nel dovere. E se soltanto le donne, invece di rincorrere la mascolinità negli abiti, nel linguaggio, nelle forme esteriori, recuperassero il sole che hanno dentro, la rugiada che le nutre, saprebbero essere compagne, spose, madri. Donne insomma, di mimosa, capaci di farsi rispettare non con la violenza e la provocazione, ma nel quotidiano lavoro che nobilita e rende puri i lineamenti e l’anima.

Buon 8 marzo a tutte!

§§§





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15 commenti

  • Virginio ha detto:

    La funzione naturale della donna, oltre alla procreazione di nuovi uomini e nuove donne, è quella di educarli per farne buoni cristiani e conseguentemente anche ottimi cittadini; quindi educarli conservando le leggi naturali e divine per consegnarle alle generazioni future. Il suo compito principale, diversamente dalle istanze femministe e anzi al contrario di esse, è quella di correggere gli uomini che seguono le strade cattive di un maschilismo anticristiano, incamminandoli nella via di una sana mascolinità, invece di seguirne prima le cattive strade per poi precederli. Ma allora come possiamo intendere e realizzare la parità dei diritti e l’uguaglianza fra uomo e donna? Risposta: la parità di diritti nella società è un dato di fatto incontestabile, mentre l’uguaglianza non è possibile perché non esiste nella natura delle cose e nessuna legge può realizzare ciò che non c’è; questa considerazione non significa che esista un rapporto di superiorità o inferiorità fra le due parti, significa invece che nella differenza di ruoli la donna primeggia nell’educazione e l’uomo nel lavoro. Il problema non è la diseguaglianza ma la scarsa considerazione e consapevolezza dell’importanza del ruolo della donna come educatrice; se osserviamo la questione da questo punto di vista, ne traiamo la conclusione che la donna si trova in posizione di superiorità e privilegio sull’uomo e che istanze della modernità l’hanno messa arbitrariamente in subordine.

  • : ha detto:

    Régine Pernoud, nota studiosa del Medioevo, nella sua opera «Medioevo – Un secolare pregiudizio» dedica un capitolo al ruolo della donna in quei lontani secoli. Il capitolo ha per titolo: “La donna priva di anima”: la Pernoud si riferisce, ironicamente ma anche con intento polemico, alla favola creata dagli Illuministi, e creduta ancora oggi da tanti illuministi moderni, che nel Medioevo avvenissero accese dispute sull’anima della donna: se la donna cioè ne fosse fornita oppure priva; favola che l’autrice liquida sùbito all’inizio del capitolo, e del resto non ci vuole molto – forse che la Madonna e le sante dei primi secoli erano considerate prive di anima? Sciocchezze illuministe a parte, in questo capitolo la studiosa fornisce le prove che nel Medioevo il ruolo della donna non era affatto subalterno a quello dell’uomo, anche se naturalmente diverso; e che fu proprio con gl’Illuministi, cioè nei tempi moderni, che, iniziando costoro l’opera di disgregazione della società, fondata fino allora sulla tradizionale morale cristiana, il ruolo della donna incominciò a divenire subalterno in vari gradi secondo il progredire del processo di scristianizzazione. La studiosa termina così il capitolo:

    «La reazione [a questo decadimento] si è fatta sentire solo ai nostri giorni. Una reazione, però, davvero deludente: tutto accade come se la donna, colma di soddisfazione all’idea di essere penetrata nel mondo maschile, restasse incapace dello sforzo immaginativo supplementare di cui avrebbe bisogno per recare a quel mondo la sua personale impronta […]. E invece le basta poter imitare l’uomo […]. Vien da domandarsi se la donna oggi non sia mossa da un’inconscia ammirazione, che si può ben trovare eccessiva, per un mondo maschile che essa ritiene necessario e sufficiente copiare […]. Simili constatazioni ci portano lontano dal mondo feudale; comunque, possono condurre ad auspicare che il mondo feudale sia un po’ più conosciuto da quelle donne che in buona fede credono che la donna “finalmente esce dal Medioevo”: hanno ancora parecchio da fare prima di ritrovare il posto che fu della donna [nel Medioevo] ».

    Se si considera che il libro fu scritto nel 1975, si deve purtroppo constatare che “la donna” (nel senso del concetto che oggi si deve avere delle donne) ha fatto sì grandi progressi, ma sulla strada che la Pernoud ha definito una «reazione deludente».

  • Maria Michela Petti ha detto:

    La questione femminile non si risolve inseguendo un progetto avveniristico di dubbia consistenza né con lo sguardo nostalgico all’indietro, vagheggiando stereotipi del passato legati a particolari ricordi degli anni verdi.
    Il contributo più significativo può venire dalla stretta collaborazione fra donne e uomini per il risanamento morale e materiale di una società che garantisca condizioni di vita migliore per tutti, senza distinzione di sesso, di età e ceto. Partendo dal superamento di cliché abusati, quale la “festa” odierna ridotta ad un rituale che ha finito col confondere commemorazione e termini di un problema culturale e sociale che reclama una soluzione, non un omaggio floreale e nemmeno un profluvio di parole inutili.

  • Enrico Salvi ha detto:

    Sì, il riferimento all’8 marzo poteva essere evitato. Ma lo scritto è davvero edificante.

    Rarissimamente, in quanto uomo (se mi sente la Boldrini!) mi capita di imbattermi in una donna (attenti ala Boldrini!) affascinante.

    Eh sì, perché tra una donna affasciante e una donna provocante e insipida corre un abisso.

    Il fascino di una donna non ha nulla di erotico, o, meglio è comunicatore di un erotismo raffinato, direi quasi platonico. La provocazione “sexy” di una donna emana invece l’acre odore di un erotismo tanto degradato quanto esibizionista.

    Una donna affascinante non si mette in mostra, non ne ha bisogno: è il suo fascino che irresistibilmente attrae e fa innamorare l’uomo di un amore che non sa che farsene dell'”attività sessuale”.

    Una donna affascinante è modesta,, quasi nascosta, ed è proprio nella modestia nel nascondimento che il suo fascino si mantiene e si alimenta.

    Una donna affascinante è piena di mistero, di indecifrabilità, di amore vero, Essa è davvero un sostegno per l’uomo che ne sia degno.

    Perciò nulla a che vedere con il modello di donna che dappertutto sta straripando.

    Abbasso “le donne”. Viva la Donna!

    • Forum Coscienza Maschile ha detto:

      Concordo in pieno. Le donne “all’antica” sono molto più affascinanti, nella loro semplicità.

  • Adriana 1 ha detto:

    Concordo sia con Bianca sia con Forum. Questi svolazzamenti alla ricerca di un mitico tempo perduto hanno la consistenza del volo di una effimera.

    • Forum Coscienza Maschile ha detto:

      Grazie Adriana. La Chiesa dovrebbe dare a queste tematiche la massima priorità, perché è in gioco la sopravvivenza del cristianesimo in Europa. E invece… si occupa di migranti.
      Ma per Chiesa non intendo solo il clero. Nella mia parrocchia (Vetus Ordo) ci sono molti giovani, uomini e donne ma mi conferma il parroco che non si sono mai celebrati matrimoni. Stanno sulle loro come anziani che hanno già vissuto la loro vita e si dedicano esclusivamente a pie pratiche, sotterrando i talenti del Signore, cioè la vocazione alla paternità e maternità.
      Così la fede rischia di diventare un riempitivo in attesa dell’estinzione dei cattolici europei. Spero che le coscienze si scuotano, prima che sia tardi.

    • Cortez ha detto:

      Con scritti in stile “romanzo rosa” come questo, ci facciamo ridere dietro dai progressisti.
      E, una volta tanto, con ragione.

      • Marco Tosatti ha detto:

        Che ridano. Rallegriamo le loro tristi esistenze 😅🤣😂

      • : ha detto:

        No, dico, ogni tanto un po’ di poesia (anche se in prosa), fa proprio schifo? Se lo fa a Lei non vedo perché debba farlo a chi ha (per fortuna) una sensibilità diversa dalla sua (il che non vuol dire che siano lontani dalla realtà).

        E poi, sa chi se ne frega delle risate dei progressisti? Che ridano! Non farebbero altro che dimostrarsi esempi viventi del celebre detto latino.

  • Fabio ha detto:

    Che rimpianto!

  • Bianca ha detto:

    Mi dispiace dover contraddire la visione poetica di Benedetta.
    Ma l’8 Marzo non è una festa cristiana.
    Fa parte di quell’insieme di feste che sono state pensate per soppiantare con feste laiche le feste che traggono la loro origine dal calendario cristiano.Ed anche quando, come il 15 Agosto si celebra l’Assunzione di Maria si preferisce chiamare quel giorno di festa col nome di Ferragosto piuttosto che con il suo nome cristiano.
    Come verrà ricordato oggi, da tutte le televisioni, a reti unificate , la data dell’8 marzo è stata scelta in ricordo di un fatto accaduto in America.
    Ma non fu scelta dagli americani, bensì dai comunisti nostrani che, dopo la Vittoria degli alleati nella seconda guerra mondiale erano ritornati in patria dal loro esilio in unione sovietica ed avevano iniziato la lunga marcia per portare la nostra patria nella confusione in cui si trova oggi.
    Anche se buona parte delle cerimonie di oggi, sono state inventate da una donna che, dopo tanti anni, può essere ricordata come una vittima di quello che era suo marito.
    È lei che ha inventato la cerimonia delle mimose, lei, Rita Montagnana, la prima moglie del migliore, cioè di Togliatti, e madre del suo unico figlio, come si usa dire oggi , biologico. La prima moglie , abbandonata per quella strana figura della Jotti, uscita dall’Università cattolica ed iscrittasi al Partito Comunista.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Bellissimo articolo, ma l’8 marzo è una festa femminista e ci ricorda che oggi, le donne sono spesso nemiche degli uomini. Nei fatti: sono loro a chiedere la separazione nel 70% dei casi. 800000 padri separati sono indigenti, pur avendo un lavoro. Le false accuse per ottenere l’affido dei figli sono il pane quotidiano dei tribunali. L’alienazione parentale è documentata da numerosissime testimonianze. I suicidi di uomini divorziati non si contano.
    Di aborti non parliamo neppure. E noi cattolici (o presunti tali) divorziamo quasi nelle stesse percentuali dei “pagani”.
    Viene in mente un manifesto affisso in Italia anni fa il 14 luglio, noto anniversario della rivoluzione francese: “Quale festa per un massacro”?
    Una festa (femminista) della donna, specialmente per noi cattolici, non dovrebbe avere senso, non più di una “festa dell’uomo”.

    • Bianca ha detto:

      Infatti questa festa senso non ha.
      Bisogna aggiungere che secondo quanto scritto da chiesa e postconcilio, in data odierna, detta festa non ricorderebbe il luttuoso avvenimento accaduto negli Usa, ma un’episodio relativo alla rivoluzione russa, e quindi ben noto a Rita Montagnana che aveva vissuto nell’URSS per diversi anni.

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        Pare che quell’avvenimento sia un falso storico. L’8 marzo è parte di una campagna per rovesciare i paradigmi sociali e i ruoli di genere, ridefinendo il modo in cui le donne percepiscono loro stesse, in funzione dei bisogni del Mercato.
        Sono abbastanza note le campagne di un secolo fa per indurre le donne a fumare, a lavorare (esponendosi al rischio di malattie professionali) allo scopo di vendere e abbassare i salari maschili, che prima bastavano a mantenere una famiglia assicurando alla donna la semi-libertà dal lavoro e soprattutto la possibilità di crescere una famiglia numerosa. Ma anche di migliorare la propria cultura, scrivere libri e fare attivismo civile, cosa oggi impossibile dovendo lavorare in un call center a un’ora di distanza da casa.