Sacerdozio e Politica. Castellani, Meinvielle e Sanchez Sorondo. Bernardino Montejano.

20 Aprile 2024 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Bernardino Montejano, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sul sacerdozio e sulla politica, in particolare nella realtà del suo Paese, l’Argentina. Buona lettura e diffusione.

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SACERDOZIO E POLITICA

Il sacerdote deve essere un pontefice, cioè un costruttore di ponti che uniscono l’uomo a Dio. Appartiene quindi alla sfera del sacro e va distinto dal comune cristiano.

Deve aver cura di rendere presente Dio nella città degli uomini, che senza sacerdozio, senza preghiera, senza tempio, è disumana.

A questo proposito si consiglia il libro di Jean Danielou, “Preghiera e politica”, dove scrive “che la religione come tale fa parte del bene comune temporale; Non si riferisce solo alla vita futura, ma è un elemento costitutivo della vita presente. Così come la dimensione religiosa è parte essenziale della natura umana… quindi, sia l’ateismo di Stato, che soffoca la vita religiosa, sia il secolarismo che la ignora, sono contrari alla legge naturale”.

Le questioni politiche dovrebbero essere estranee al sacerdote? Sì, intese come prassi politica; non come pensiero e dottrina politica.

Nel corso del XX secolo gli argentini ebbero due egregie figure sacerdotali: Leonardo Castellani e Julio Meinvielle, anche se una coppia di persone non imputabili e prive di autorità li escluse dalle grandi figure cattoliche del XX secolo e li sostituì con due bravi sacerdoti, quasi sconosciuti.

Ciò che è vietato ai preti, salvo casi specifici e straordinari, è la prassi politica. Per questo ha sbagliato Castellani quando si è candidato a deputato e anche Meinvielle quando si è cimentato nella politica pratica, basandosi sulle grottesche informazioni del cuoco del bar Otto. Ma si trattava di piccole macchie che non offuscano la grande opera dottrinale di entrambi, più spontanea e disordinata, ma non meno profonda quella di Castellani, più ordinata e sistematica quella di Meinvielle.

Sono passati anni dalla loro morte, prima quella di Meinvielle, vittima di un incidente, quando era nel suo momento migliore; anni dopo quella di Castellani, che visse fino in fondo il suo sacerdozio sacrificale, ma oggi entrambi appaiono validi e non solo in Argentina .

I discepoli di Meinvielle si sono moltiplicati e oggi il suo pensiero è conosciuto nei luoghi più remoti del pianeta grazie all’Istituto del Verbo Incarnato. Qui, a Buenos Aires, a lui è intitolata la biblioteca dell’Istituto di Filosofia Pratica da lui donata tramite il suo fondatore Guido Soaje Ramos. L’anno scorso le sue strutture erano stracolme, quando gli fu reso omaggio con una messa, con un magnifico coro e con i ricordi di due dei suoi discepoli, l’arcivescovo Héctor Aguer e il dottor Augusto Padilla.

Padre Castellani è celebre oggi nell’Europa decadente, continuamente citato e studiato per combattere i mali che la affliggono. Ma anche tra noi con ripetuti studi e indagini sul suo pensiero che costituisce una miniera da cui si può estrarre molto bene.

Vogliamo contrapporre a queste cifre quella di un arcivescovo che cerca di restare qui presente, almeno nel senso dell’avviso funebre, pubblicato da quell’anello molto lucrativo della catena funebre che è il quotidiano “La Nación”, in occasione del recente morte di un ex ambasciatore in Vaticano.

Quel sacerdote che ha iniziato la sua azione pubblica nella Crociata Sacerdotale argentina contro il terzomondismo e ora si batte a favore dell’applicazione della dottrina sociale della Chiesa in una Cina comunista che perseguita i veri cattolici e cerca di costruire una falsa chiesa al servizio del regime, da tempo, ha cominciato a confondere, a mescolare la religione con la prassi politica.

Nel novembre 2016, la rivista “Cabildo” ha pubblicato un articolo del dottor Miguel De Lorenzo dal titolo “L’arcivescovo che intorbidò le acque”, dedicato al fattorino pontificio Marcelo Sánchez Sorondo.

L’editorialista scrive che «nessuno ignora il ruolo centrale del Papa, non tanto nell’evangelizzazione (di questo si occupavano i Papi del passato) ma nel dare forma a quella che sarebbe una Chiesa peronista, populista, di sinistra, nazionale. e movimento ecumenico, non con “L’obiettivo è costruire un Paese migliore, ma distruggere l’attuale governo in misura indicibile, con ogni mezzo”, come era quello di Macri.

“E Sánchez Sorondo è andato alla CGT per discutere con i sindacalisti molto ricchi il problema dei loro elettori; cioè i più poveri… e parlavano di povertà e uguaglianza. È vero, non c’è mai stato niente di più disuguale della ricchezza di questi membri del sindacato sottratta alle tasche dei veri lavoratori e della povertà di coloro che affermano di rappresentare”.

“Il filosofo Sánchez Sorondo ha chiuso l’incontro con un’esortazione che li riporta a casa: i fratelli siano uniti perché altrimenti verranno mangiati da quelli di fuori: questa unione che voi chiedete è fondamentale per l’Argentina e per il mondo… voi lavoratori siete quelli che devono governare il mondo per salvarlo.”

Secondo De Lorenzo “l’intensità metafisico-politica della proposta parla ‘da sola’. Riconosce l’influenza del calciatore Maradona, la demagogia di Bergoglio e la sottigliezza del piquetero D’Elía. L’editorialista conclude: “È chiaro che mons. Sánchez Sorondo attinge alle alte fonti del sapere”.

Il pensiero e la personalità di Meinvielle e Castellani sfidano l’erosione del tempo. Quel tempo che sicuramente cancellerà la memoria di chi ha ceduto alle tentazioni della politica, dimenticando la sua missione di pontefice.

Buenos Aires, 17 aprile 2024.

Bernardino Montejano

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