Nei Paraggi dell’Assoluto. Il Matto.

20 Aprile 2024 Pubblicato da 18 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni sull’Assoluto. Buona lettura e condivisione.

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NEI PARAGGI DELL’ASSOLUTO

Michelangelo, La Pietà Rondanini

*

Il Non-finito è l’Assoluto

il Matto

*

Certi cuori vanno verso l’assoluto come l’acqua va al mare.

Henry De Montherland

*

Tutto si può soffocare nell’uomo, salvo il bisogno di assoluto, che sopravvivrebbe alla distruzione dei templi e perfino alla scomparsa della religione sulla terra.

Emil M. Cioran

*

Un fuoco divino ci trascina, di notte e di giorno, ad aprirci la via. Su vieni, guardiamo nello spazio aperto, cerchiamo ciò che è nostro, per quanto lontano.

Friedrich Hölderlin

*

Si tratta di passare dal mondo del tempo (cioè del passato e del futuro) a un Ora eterno; e fra questi due mondi, temporale e atemporale, non vi è alcun contatto possibile se non nell’“istante senza durata” che per noi separa il passato dal futuro, ma che per gli Immortali abbraccia il tempo nella sua totalità.

Ananda K. Coomaraswamy

* * *

Qualche giorno addietro, dopo la consueta seduta apofatica mattutina, ecco che cominciano a girarmi per la testa, non saprei dire perché, le parole: «nei paraggi dell’Assoluto». Decido di digitarle per la ricerca web ed ecco che sul lato destro dello schermo appare il bellissimo testo, senza indicazione dell’autore, che con piacere propongo a diletto di chi legge.

«Nel silenzio eterno e nell’infinito, dove le stelle danzano in un’armonia senza tempo, l’assoluto si rivela. Oltre i confini del visibile, là dove il cuore e la mente si fondono, si cela la verità primordiale. È un luogo senza coordinate, senza misura, dove l’essenza stessa dell’esistenza si manifesta. In questo regno oltre il reale, le domande si dissolvono come nebbia al primo sole dell’alba. Le risposte non sono parole, ma vibrazioni dell’anima. L’assoluto è il mistero senza fine, la melodia senza partitura, la luce oltre la luce. Forse, nei paraggi dell’assoluto, troveremo la chiave per comprendere il nostro destino, per danzare con le stelle e per abbracciare l’eternità».

Incantato da questo brano lo leggo e lo rileggo sentendolo intimamente mio, dopodiché il “caso” (perché ovviamente si tratta sempre del “caso”) vuole che, cercando qualche perla nel calderone Facebook, mi imbatta nella stupenda poesia Elevazione di Baudelaire:

«Al di sopra di laghi e di montagne,

del mare, dei boschi e delle nuvole,

al di sopra del sole, oltre lo spazio,

al di là dei confini delle sfere celesti

navighi, mio spirito con agilità.

Nuotatore eccellente che gode l’onda,

solchi allegramente l’immensità profonda

con un’indicibile e maschia voluttà.

Innàlzati ben lontano dai miasmi pestiferi,

vai a purificarti nell’aria superiore,

e bevi, come liquore puro e divino,

il limpido fuoco degli spazi cristallini.

Abbandonando le noie e le profonde tristezze

che rendono pesante l’esistenza brumosa,

felice colui che può con ali vigorose

slanciarsi verso campi luminosi e sereni.

Colui i cui pensieri, simili ad allodole,

liberi si slanciano verso i cieli del mattino,

chi plana sulla vita e comprende senza sforzo

il linguaggio dei fiori e delle cose mute».

Ed ecco che questi sublimi versi, che sento anch’essi subito miei, fanno riaffiorare alla mia mente altre due perle che fan parte inalienabile del mio diario aforismatico e della mia prassi apofatica:

Corpus Hermeticum:

«Innalzati ogni altezza, discendi oltre ogni profondità, raccogli in te stesso le sensazioni delle cose create, dell’Acqua, del Foco, del Secco, dell’Umido; pensa di essere simultaneamente dovunque, in terra, in mare, e in cielo, che tu non sei mai nato, che sei ancora un embrione, che sei giovane, vecchio, morto e oltre la morte. Comprendi tutto insieme, i tempi, i luoghi, le cose, le qualità, e quantità».

Pierre Hadot, La cittadella interiore:

«Nell’mmensità dell’universo, nell’infinità del tempo e dello spazio, Marco Aurelio si annienta in una sorta di vertigine e di ebbrezza come molti altri avevano fatto prima di lui. Questa visione della totalità della sostanza e della totalità del tempo si ottiene con lo sguardo dall’alto, il volo dell’anima al di sopra di tutte le cose, nell’immensità dell’universo (Pensieri IX, 32): “Ti si dischiuderà un vasto spazio aperto, abbracciando col pensiero la totalità dell’universo, comprendendo l’infinità dell’eternità e considerando la rapida metamorfosi di ogni cosa”».

Ah! … che avventura affascinante aggirarsi nei paraggi dell’Assoluto! In una sua struggente poesia Rabindranath Tagore lo chiama «l’inscrutabile, senza nome e forma», mentre Franco Battiato, nel suo capolavoro musicale Un oceano di silenzio, lo dice «senza centro né principio».

La Pietà Rondanini: marmorea voce del Non-finito, dell’Assoluto!

E davvero ci si può rendere conto che tutto (tutto!) il resto costituisce la fitta rete del finito, perciò del relativo, che facilissimamente circuisce la mente e la costringe nei limiti del ragionamento misuratore e calcolatore, mentre l’ASSOLUTO è l’Incircuibile; è l’Al-Waajid: il Perfetto; è lo Sfero: il Completo; è il Brahman nirguna: il Senza attributi, l’Incondizionato.

È il KAIHOSHĀ: lo Sciolto che scioglie: il LIBERATORE!

KAI sciogliere

HO liberare

SHĀ PERSONA … il CRISTO!

Gentile Lettrice, Gentile Lettore, ti invito a lasciati andare alla musica, alle parole e alle immagini: davvero una carezza per l’anima! Ti auguro che abbia effetto come su di me: lacrime che salgono agli occhi e pace nel cuore!!!

https://youtu.be/tdoT1qVp6KA

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18 commenti

  • Mimma Gattaino ha detto:

    R. S. SPLENDIDO!
    IN Cristo ,e solo in Cristo, è ogni chiarezza .
    Il nostro dramma è che cerchiamo ombre.
    Grazie

  • Mimma Gattaino ha detto:

    Grazie dell’omaggio floreale, Enrico carissimo.
    Il resto è ad Dei gloriam e gratitudine al martirio di Maria Valtorta.

  • R.S. ha detto:

    Anche se non esistesse alcuna religione l’uomo sentirebbe l’anelito all’assoluto. Ab-solutum, sciolto-da, senza vincolo.

    Bellissimo!

    L’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza del Creatore e questo anelito ne è il segno di riconoscimento.

    Con tutto il rispetto per ogni simpatico animaletto che popola la scena del creato (e che nelle migliori espressioni vede splendidi esempi di feeling tra soggetti e di fedeltà ad un padrone) questo caratterizza l’uomo.

    L’attuale cultura dominante esprime piuttosto una riduzione dell’umano all’animale, al materialismo.
    Condurre ognuno a legarsi a dei bisogni e far economia calcolando e monetizzando quel bisogno.

    In effetti solo la Verità può rendere liberi: liberi anche da una religiosità che spiritualizza certi meccanismi, ma senza sollevarli dal meccanismo, riconducendolo là.

    Anche tra gli animali che volano c’è differenza: gli asini che volano si può crederli, ma non ci sono. Le galline volano per pochi metri, poi si può volare più in alto ed essere piccioni od oche. O più in alto ancora, in una maestosa solitudine ed una vista acuta, come aquile.
    Anche l’aquila non è l’assoluto, ma sta nei suoi paraggi.

    Ci si eleva, guardando e vedendo, sempre abitati dalla carne che ci differenzia dai puri spiriti, ma con un’anima che può differenziarci dagli animali.

    Dove? Nei paraggi dell’Assoluto.

    C’è una Rivelazione divina, che viene dall’Assoluto, UNICA, che permette alle aquile di stare presso un corpo, cioè di vivere nella carne lo spirito, senza metterli in conflitto. Per adorare Dio in spirito e verità. E’ una rivelazione che dice anche a chi ha fatto fatica nei suoi legami, la realtà della sua condizione, permettendo un riscatto, un esodo dalla dignità perduta, senza precipitarla nell’ennesimo rincorrere mondo.

    Anche chi viene liberato in modo prodigioso può rimpiangere l’Egitto dove almeno mangiava… La mentalità del pollaio o dell’uccello in gabbia stride con l’avventura del volteggiare tra le vette.

    Non è la religione a salvare, ma l’Assoluto che chiama a sè, librandoci, liberandoci, rendendoci consapevoli di una somiglianza voluta dall’Origine e purtroppo perduta per gli inganni di chi è precipitato giù, rifiutando che altri potessero salire lassù.

    In Cristo è ogni chiarezza. Non nella religione di gerarchie colluse con il mondo, traditrici della verità. Resta però il mistero della Chiesa, il luogo delle aquile solitarie, perseveranti nel volo, anelanti all’assoluto, sentinelle per tutti, esploratrici per tutti, come l’intercessore che continua a indicare una direzione, anche quando quasi tutti scelgono altro dall’Assoluto, correndo sempre più veloci nella ruota del criceto.

  • Adriana 1 ha detto:

    Ecco…Meister Eckhart, che non è alla ricerca dell’anima o di teofanie celestiali, che celebra, bensì la perdurante presenza del divino nel fondo dell’esistenza umana.

    • il Matto ha detto:

      Dimmi se del Meister ti piace questo:

      “Sappi per vero che lo spirito libero, quando permane in un autentico distacco, costringe Dio a venire al suo essere, e, se potesse permanere senza forma e senza accidente alcuno, assumerebbe l’essere proprio di Dio”. (Del distacco)

  • il Matto ha detto:

    Proprio ora, scartabellando senza cercare nulla il mio prezioso diario aforistico, mi ricapita sotto gli occhi questa Quartina di Omar Khayyâm:

    «Quando son sobrio, la gioia mi è velata e nascosta,
    Quando son ebbro, perde ogni coscienza la mente,
    Ma c’è un momento, in mezzo, fra sobrietà e ubriachezza…
    Per quello tutto darei, quello è la Vita Vera!».

    “Il momento in mezzo” … “la Vita vera” …
    ah! … sublime!

  • Mimma ha detto:

    Sì.
    Stavolta, ineffabile Enrico, mi ha accarezzato l’anima e mi ha profondamente commossa.
    Grazie di cuore.
    Le posso chiedere una cortesia?
    Nel canale Youtube ” Divine Meraviglie di Gattaino ” c’è una cosa altrettanto commovente,oggi, seppure di argomento diverso.
    Vuol darci uno sguardo?

  • Balqis ha detto:

    Grazie Matto del regalo. Contraccambio con Zilal al nur, con la quale Battiato aprì il suo commovente concerto a Baghdad (purtroppo la pubblicità, all’inizio, stride non poco, ma si può sopportare)
    https://www.youtube.com/watch?v=wIle3DePsYk

    Il testo (in italiano) è il seguente, ma nel concerto furono cambiate le parole sul “ciclo di vite”, essendo il pubblico prevalentemente sunnita.

    Difendimi dalle forze contrarie
    La notte, nel sonno, quando non sono cosciente
    Quando il mio percorso si fa incerto
    E non abbandonarmi mai
    Non mi abbandonare mai

    Riportami nelle zone più alte
    In uno dei tuoi regni di quiete
    È tempo di lasciare questo ciclo di vite
    E non abbandonarmi mai
    Non mi abbandonare mai

    Perché le gioie del più profondo affetto
    O dei più lievi aneliti del cuore
    Sono solo l’ombra della luce

    Ricordami, come sono infelice
    Lontano dalle tue leggi
    Come non sprecare il tempo che mi rimane
    E non abbandonarmi mai
    Non mi abbandonare mai

    Perché la pace che ho sentito in certi monasteri
    O la vibrante intesa di tutti i sensi in festa
    Sono solo l’ombra della luce

    • il Matto ha detto:

      Grazie, amabile Balqis!

      “L’ombra della luce”: ossimoro per me irresistibile!

      Come tutti gli ossimori.

      🌹

  • Femmina ha detto:

    Nei paraggi dell’assolato: che poesia! E quante belle citazioni! Tutte nuove! Perfino coi segnini giapponesi! Quante lacrime mi salgono agli occhi! Il Matto, lo Sfero, e più che tutto il Senza attributi! Ma anche così, senza gli attributi, il Matto-Sfero m’incanta. Son tutta un fremito! Oh, mi sdilinquisco!

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