Morir per No Morir. Il Matto.

8 Aprile 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un personaggio famoso…Buona letturae condivisione.

§§§

MORIR PER NO MORIR

Borgogna, Castello De Bussy Rabutin

* * *

«Si ciba non di frutta o di fiori, ma di incenso e resine odorose. Dopo aver vissuto 500 anni, con le fronde di una quercia si costruisce un nido sulla sommità di una palma, ci ammonticchia cannella, spigonardo e mirra, e ci s’abbandona sopra morendo, esalando il suo ultimo respiro fra gli aromi. Dal corpo del genitore esce una giovane Fenice destinata a vivere tanto a lungo quanto il suo predecessore».

Ovidio

«Che la fenice more e poi rinasce,
quando al cinquecentesimo appressa
erba né biada in sua vita non pasce,
ma sol d’incenso lacrima e d’amomo,
e nardo e mirra son l’ultime fasce».
Dante

* * *

La Fenice muore, ma quando rinasce non può essere in tutto e per tutto – si direbbe quasi in maniera meccanica – la stessa di prima … Eppure è la stessa! E qui la ragione va in panne per lasciare il passo al possibile intuito: la neonata Fenice non è ed è la Fenice defunta. Di fatto, un passaggio mortale non trans-formante non avrebbe alcun senso. La morte può darsi soltanto per un deterioramento della forma, mentre la rinascita comporta una nuova forma. È da notare, allora, che essendo soltanto un passaggio, la morte in sé non esiste.

L’evoluzione verso la perfezione è l’aspirazione intrinseca ad ogni forma; è il Germe di Vita che ispira la forma e, Sublime Scultore, la plasma e riplasma vincendone le resistenze, redimendola dalle imperfezioni per assimilarla a Sé. Ogni forma anela alla perfezione e tuttavia le resiste, ciò che, ancora una volta, manda al tappeto la ragione e sollecita l’intuito.

La Fenice muore, ma nelle sue ceneri si conserva il Germe di Vita che le consente di rinascere ed evolvere. Le ceneri indicano l’annientamento totale del corpo, ossia della forma, quale condizione necessaria per la rinascita del medesimo Germe di Vita con una forma nuova.

Il Germe di Vita non cambia, invece la forma sì. Il Re si presenta con abiti diversi nelle diverse circostanze: è sempre il medesimo Re, ma non veste sempre lo stesso abito, di volta in volta è formalmente diverso. Come la Fenice è rosso porpora (phoenix), il Re, negli ultimi momenti di vita sulla terra, indossa la clamide purpurea.

Se non si rendesse necessario il cambiamento di forma, la morte e la rinascita perderebbero di senso: emblematico il nipponico fiore di ciliegio (sakura) che si stacca dal ramo e muore sulla terra, e rinascendo sul ramo non è più esso eppure è sempre esso (come le stagioni ritornano sempre diverse eppure sempre esse). Allo stesso modo, anche la forma umana muore per rinascere non più essa eppure sempre essa. Così il passaggio mortale è funzionale al cambiamento rinnovatore della forma.

La diversità dei corpi/forme umane è indice di un Tipo Unico, un Proteo, sempre se stesso nella sua essenza – in quanto Germe di vita – e diverso nelle sue forme transeunti soggette alla trans-formazione. Il trans-ire è trans-formazione. Anche ogni corpo/forma umana nutre una più o meno conscia aspirazione alla perfezione, cui si avvicina morendo e rinascendo, ancora morendo e rinascendo e così via. Di fatto, in questo mondo contingente e relativo le forme non possono essere definitive e meno ancora esclusive: nel tempo e nello spazio può darsi solo il Cambiamento, che tuttavia è in ordine alla Stabilità che lo trascende, gli è immanente e, al fine, lo permette, come mostra il simbolo della Ruota con il mozzo (lo Stabile) e i raggi (il Cambiamento).

E, d’altra parte, il Cambiamento – il girare della Ruota – è segno dell’Energia vitale in atto, simboleggiata, per esempio, dallo sbocciare dei fiori.

Splendidamente, Kobayashi Issa:

«Tra Dio

e il mendicante sboccia

il fiore di u».

«Il fiore di U (Deutzia crenata), è un fiore bianco molto diffuso in Giappone. Nella poesia rappresenta la grazia e la bellezza della natura che adorna il mondo e che, se ben individuata, delizia sia Dio che i mendicanti». (eroicafenice.com). 

Per l’essere umano la forma ideale, dunque immortale secondo il motto dell’immagine in incipit: «morir per no morir», è il corpo di gloria, il corpo definitivamente trans-ìto (pasquale), cioè trans-formato poiché pervaso dell’immortalità dell’anima pura integralmente illuminata dal Germe di Vita (sizigia Spirito-Anima-Corpo), un nuovo corpo liberato della coagulazione, cioè dalla sua forma materiale corruttibile; un corpo perfettamente ri-formato, costituito da materia spiritualizzata e nel contempo da spirito materializzato ma non coagulato.

Quanto sopra riguarda evidentemente anche il corpo della Chiesa quale corpo mistico di Cristo, cioè del Cristo che sulla terra, dunque nella storia, una volta per tutte – quindi anche per tutte le Messe quali sacrifici incruenti – cruentemente muore e risorge in forma gloriosa definitiva, a differenza della Chiesa che deve attraversare i secoli nel mondo, ciò comportando il non poter mantenere la medesima forma, bensì, come la Fenice, il doverla abbandonare per riacquistarla rinnovata. In Ovidio e Dante è evidente – particolare tutt’altro che trascurabile – la volontà della Fenice di morire per poter rinascere, sempre essa ma in forma nuova.

Breve inciso: forse, può vedersi più di una similitudine fra la cannella, lo spigonardo, la mirra, l’incenso, l’amomo e il nardo di cui in Ovidio e Dante, ovvero gli aromi in cui si adagia la Fenice per morire, e, come racconta Giovanni, la mistura di mirra e aloe che Nicodemo appronta per aiutare Giuseppe di Arimatea nel processo di sepoltura: «Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con teli, insieme ad aromi».

Sembra che il difficile sia nel comprendere la volontà – dunque la consapevolezza! – della Chiesa di dover morire per poter rinascere, sempre essa ma in forma nuova, ossia che l’affermarsi dell’immutabile Germe di Vita si attui necessariamente attraverso mutabili forme che si susseguono nel tempo e nello spazio mondani. Forme varie che, in ogni caso, non possono essere indipendenti dall’unico Germe di Vita.

Presumibimente, il dogma e la dottrina, che pretendono di conferire una struttura e quindi una forma definitiva alla proposizione del Germe di Vita (giacché dogma e dottrina non sono il semplice Germe di Vita in sé, bensì ne sono una complessa esposizione), sarà opportuno assumerli come punto d’arrivo e non di partenza.

Ovvero: con lepida saggezza (virtù specialissima che solo uomini eccelsi potranno vantare) si dovrà condurre le anime alla verità del dogma e della dottrina, invece di imporla ad esse come credenza obbligatoria “se no vai all’inferno”: il tema/spauracchio della punizione non attecchisce più ed anzi ottiene gli effetti contrari. Del resto, la scalata di un monte inizia dalla base e avanza lungo le falde, non certamente dalla cima avvolta dalle nuvole! Imporre un’attenzione eccessiva alla cima comporta oltretutto il pericolo di un’illusione, ossia il credere di avere già un posto prenotato sulla cima, mentre per gli altri c’è solo l’anatema (sindrome del “popolo eletto”). Sennonché sulla cima non ci si arriva soltanto con la fede nel dogma e nella dottrina ma soprattutto con … le gambe! Una volta creduto che c’è una cima occorre dimenticarla per darsi totalmente all’impegnativo pellegrinaggio ascendente che …ad ogni passo tocca la cima!

Si potrebbe anche dire: non più partire da Dio, dal Cielo, ma dall’uomo, dalla terra. Se vuole conoscere Dio, l’uomo ha da conoscere prima se stesso: conoscenza indispensabile che né il dogma né la dottrina possono conferire poiché concernono altro dall’uomo, il quale, invece, deve anzitutto vedersela con le proprie asperità animiche. L’INTROSPEZIONE è il punto di partenza: scendere agl’inferi, ovvero toccare il fondo di sé è la condizione per la risalita, che non potrà darsi senza la progressiva realizzazione dello STATO INTERIORE DI NON BELLIGERANZA, ove regna l’Imperturbabile: Fudōshin, per valersi di un ulteriore riferimento nipponico, o anche la Gottheith (Divinità) di Eckhart, che trascende il dualismo guerra/pace nel quale gli umani sono da sempre impastoiati!

Nota tecnica: per salire all’attico occorre prima scendere in cantina. Ossia, il pescatore di perle va su fondo del mare a mani vuote, cioè senza zavorra: soltanto così può raccogliere la perla e risalire.

Emily Dickinson:

«Una Perla per me così pregiata
Che mi tufferei all’istante
Benché sappia che prenderla –
Mi costerebbe giusto una vita».

L’INTROSPEZIONE è un andar dentro di sé, un discendere nella miniera scavando e gettando via tutto ciò che si trova; un progressivo rendersi conto che la volontà propria non serve a nulla ed anzi è di ostacolo alla discesa (e alla risalita); un progressivo autosilenziarsi per giungere al puro, silente fondo di sé e cogliere il “lasciapassare” per la risalita: il … candido fiore di U!

Jacob Böhme:

«Lo studente disse: “Caro Maestro! Dimmi: dov’è l’amore nell’uomo?”.

Il Maestro rispose: “Dove l’uomo non risiede, quello è il suo posto”.

Lo studente disse: “Qual è il luogo in cui l’uomo non risiede in se stesso?”.

Il Maestro rispose: “Esso è l’anima che si rassegna, portata al suolo. Laddove l’anima muore alla sua volontà e non desidera nulla più che la volontà di Dio, là sta l’amore. Quanto la volontà egoistica muore a se stessa, tanto esso prende per sé il posto prima occupato da tale volontà. Adesso in quel punto non c’è nulla, e dove non c’è nulla è all’opera l’amore di Dio».

Per concludere, una nota aritmetica: è scritto che la Fenice vive per 500 anni e poi muore per rinascere. Ora, a parte le crisi della Chiesa susseguitesi attraverso i secoli, c’è da osservare come quella attuale si stia consumando circa 500 anni dopo la Riforma luterana. Interessante, ancora una volta con buona pace della ragione, anche il fatto che, come si legge in Giobbe, la moltiplicazione può darsi solo grazie allo zero, che richiama il «dove non c’è nulla» di Böhme:

«Allora pensavo: “Spirerò nel mio nido e moltiplicherò i miei giorni come la fenice”».

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55 commenti

  • Luca antonio ha detto:

    Per Adriana:
    a doverosa difesa del mio buon nome le ribadisco che lei ha preso un altro abbaglio.
    C’ e’ un’altra categoria professionale – chi mi rende attivo presso tribunali e studi legali – cui arreco disdoro😃.
    Ma non sono avvocato e mai ho detto di esserlo.

  • il Matto ha detto:

    Evagrio Pontico:

    “Se vuoi conoscere Dio, impara prima a conoscere te stesso”.

    Siamo in PIENO CRISTIANESIMO!

  • luca antonio ha detto:

    Adriana, lei fa riferimento a questo ? : ” l’ostinazione nel riproporre sempre proprio quelle dinamiche, sempre identiche a se stesse, che determinano conseguenze problematiche per il soggetto, incapace, nella sua coazione, di sfatare una credenza ancestrale, connessa ad un modello cognitivo appreso.”
    Come si è potuta ridurre a questo ?, 2000 anni di Storia e di Fede creerebbero “problematiche per il soggetto”, il tutto poi sbrigativamente catalogato a “credenza ancestrale”.
    Mi spiace comunicarLe che la sua fede in Cristo, se mai l’ha avuta, è belle che morta, e mi rattristo per lei.

    • il Matto ha detto:

      Caro LUCA ANTONIO,

      noto che, non da oggi, il tono delle sue osservazioni stia salendo forse un po’ troppo. E’ vero che, pur se per iscritto, ci si conosce sempre più e quindi vengono fuori le divergenze circa la “visione” del mondo. Tuttavia, a mio parere, sarebbe opportuno che TUTTI ci mantenessimo entro certi limiti, visto che TUTTI siamo inguaiati in questo massacro che è la vita terrena e NESSUNO può vantare di sapere per filo e per segno come stanno le cose.

      Particolarmente azzardata mi sembra la sua “comunicazione” ad Adriana circa la perdita della fede. Non le sembra di esagerare?

      Sempre cordialmente.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Nippo,
        non ti angustiare…da una persona che- per le Feste- gioca alla lotteria, sia pur famigliare, estraendo i Santini dei Santi più frequentati, senza venir sfiorato dal dubbio di essere- almeno- irrispettosamente superstizioso, mi aspetto assai di peggio. Inoltre…dice di essere AVVOCATO: perciò lasciamolo mostrarsi “gonfio come un cannone”, alla pari dell’Avvocato descritto da Pirandello ne “La carriola”…cristianamente, s’intende. 😅

        • Luca antonio ha detto:

          Acqua, acqua, e ancora acqua.
          Lei, le capita spesso, fraintende frasi e trae conclusioni affrettate su cose di cui sa poco o nulla : non sono avvocato , non faccio lotterie con i santini (ma dove l’ ha presa questa ?🤦), e non sono assolutamente superstizioso.
          Non disquisisco su cose prive di senso e non sono un saltimbanco che deve divertire qualcuno con frasi sempre nuove quanto vane.
          L’unica cosa su cui concordiamo ora io e lei e’ la grazia di Stilobate…. maestro nel seppellire i vuoti pensieri senza suscitare risentimenti.
          Comunque buona vita a lei e a tutti.

          • Adriana 1 ha detto:

            Sono informazioni passate col suo nome su questo sito…ma vabbe’… per me è libero di dire quello che vuole quando e come le garba e anche di negare di averlo detto. Ne sono sollevata per l’Ordine degli Avvocati.

      • luca antonio ha detto:

        Mi scusi, ma ha letto le frasi a me indirizzate seppur per interposta persona ?, si rilegga l’intervento di Balquis (di cui ho tralasciato autismo. schizofrenia ecc.. per quieto vivere) e sia onesto, sono ben più pesanti della mia amara constatazione
        (sperando in cuor mio di sbagliarmi).
        Saluti.
        .

        • il Matto ha detto:

          E’ vero quel che lei fa notare. Ma resto del parere che esprimere un giudizio tale, perché dal tono adoperato di un giudizio si tratta:

          “Mi spiace comunicarLe che la sua fede in Cristo, se mai l’ha avuta, è belle che morta, e mi rattristo per lei”,

          è cosa molto più grave.

          A mio parere, NESSUNO può permettersi di esercitare la psicostasia nei confronti di NESSUNO.

          Con cordialità.

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Luca Antonio,
      non mi “riduco” affatto; al contrario, mi sono “innalzata” profittando di una prosa altrui e ad altri destinata, che ho trovato calzante anche in questo caso, e , soprattutto, che è
      capace di esprimere- attraverso una forma brillante- un contenuto profondamente serio e meditato.
      Se poi… lei se ne sente particolarmente toccato, veda di disquisire, invece di colpevolizzare ed anatemizzare, scegliendo, in tal modo, la strada più facile e la più usata da tutti coloro che non posseggono argomenti per controbattere ma ricorrono alla passiva ripetizione d’imperio di frasi stra-udite e stra-note,-e spesso, travisate- senza dimostrare, peraltro, un minimo cenno di avvenuta riflessione personale sulle medesime, ( il che non significa “ribellione” ).
      La inviterei ad ispirarsi a quanto scrive Stilobate che, pur aderendo al Cattolicesimo ortodosso, dimostra di possedere un bagaglio di meditato- e, suppongo, umile e sofferto- approfondimento sui vari argomenti proposti, nonchè una capacità di dialogo che a lei sembra del tutto sconosciuta.
      Coi miei migliori saluti, Adriana.

  • il Matto ha detto:

    Per LUCA ANTONIO:

    Dimenticavo: che la torta non mi riesca è una sua (come al solito) supposizione.

    Del resto anch’io suppongo e penso alla mia torta.

    Com’è opportuno che lei pensi alla sua, che, immagino, le sarà riuscita senz’altro.😊

    Così, la ringrazio per le lacrime che versa per me …

    • luca antonio ha detto:

      Lei divaga, rimaniamo sul punto, “non più partire da Dio, dal Cielo, ma dall’uomo, dalla terra.
      Se vuole conoscere Dio, l’uomo ha da conoscere prima se stesso”.
      E’ questo il punto che contesto, per i motivi che ho già esposto e le sue disquisizioni di adesso continuano ad ignorare il punto centrale del contendere, l’origine prima delle cose.
      Io credo che “in principio era il logos.”, intendendo per logos, con Plutarco coevo di san Giovanni, il pensiero divino.
      Per lei qual’ è ?.
      Saluti.

      • il Matto ha detto:

        Io divago,
        tu divaghi (lei divaga),
        egli (ella, Adriana) divaga
        noi divaghiamo
        voi divagate
        essi divagano.

        E’ tutto un divagare.

        Ribadisco una mia … divagazione: non sappiamo niente di niente, così non ci resta che divagare.

        • Adriana 1 ha detto:

          Caro Enrico,
          posso ridere? 😂. Le tue frasi sono azzeccatissime…
          Io sospetto, suppongo, ipotizzo, opino che il buon Luca Antonio
          ( o Antonio Luca, o Antonio De Luca ) non si sia accorto che
          sta ripetendo, o rifriggendo Platone e le sue Idee o Divinità Iperuranie, di cui, -secondo Platone- fin dalla nascita, ebbe contezza.
          Il suo lavorìo, perciò, consiste nel ripescarle nella propria memoria e ripartire da esse- dall’Alto-… Anche Agostino fu vittima-intelligente- di questa weltanschauung e, intelligentemente, quanto misticamente Plotino. Nulla di tutto ciò si trova nell’A.T., e neppure nel N.T.. Anzi, al contrario. Ma Luca Antonio non lo sa e crede di parlare in nome della Tradizione Istituzionale…ancora un passo e ti abbraccia la dottrina di Lutero (non per niente: frate agostiniano), appiccicandola alla sua incombente papolatria. ( come hanno fatto- sottovoce- numerosi Papi ). Complessa faccenda…
          Ma io adoro il discorso della montagna e i “semplici di spirito”, purchè, beninteso, non aspirino a chiamarsi Teodosio o Torquemada, chè, allora, diventano molto pericolosi.

          • il Matto ha detto:

            Non “puoi” ma DEVI ridere!!! 😂😂😂😂😂

            Lascia che mi sbottoni (anche se non penso ce ne sia bisogno😂😂😂 ) : questa vita sulla terra è un misto di massacro e di manfrina, e non resta che da prenderla come un gioco. E’ davvero stimolante! Se no sai che barba!😂😂😂.

            Per giocare, però occorre essere sufficientemente … Matti 😂😂😂

            Ovviamente, si tratta di una mia … divagazione 😂😂😂

          • Luca antonio ha detto:

            Quanta superficialità’, quanta confusione, cerchi di rileggersi prima di postare.
            . “Luca Antonio sta ripetendo, o rifriggendo Platone e le sue Idee o Divinità Iperuranie, di cui, -secondo Platone- fin dalla nascita, ebbe contezza.
            Il suo lavorìo, perciò, consiste nel ripescarle nella propria memoria e ripartire da esse- dall’Alto-”
            Io ho detto che Dio crea il mondo partendo dalla Sua altezza, creando il materiale dall’immaterialita del Suo pensiero, cosa possa entrarci l’iperuranio della e nella mia memoria o in quella di Platone lo sa solo Lei .
            Ancora … ” Nulla di tutto ciò si trova nell’A.T., e neppure nel N.T.”.???? , dunque non si parte dall’ alto… ma sta scherzando o cosa ?, ma il Genesi, il prologo del vangelo di san Giovanni…
            TUTTE le religioni monoteiste partono dall’ alto, ma per lei e’ il contrario, partirebbero quindi dal basso ,…Dio era in cantina – cambi anche il Pater visto che ormai c’e’ Adriana cara: “Padre Nostro che stai nelle cantine….” .
            E poi ….la papolatria , Lutero … un marasma.
            Si rilegga il credo – magari quello apostolico, non vorrei che con la versione lunga si annoiasse troppo a rileggere cose fritte e rifritte – ….e faccia un esame di coscienza, sente ancora la verita’ e la forza di quelle parole ?.
            Dopo comunichi al Matto, che mi ha dato del tanto cattivo, le sue sensazioni.
            Un sempre caro saluto, spero di rincrociarla rinsavita

          • il Matto ha detto:

            Ma se siamo d’accordo che tutti divaghiamo, tutti ipotizziamo, tutti parliamo di ciò che soggettivamente vediamo, tutti non sappiamo niente di niente … non sarebbe il caso di prenderla un po’ più alla leggera? 😁🧡

  • il Matto ha detto:

    Per LUCA ANTONIO.

    “E’ lo spirito che crea la materia, è il pensiero che crea l’azione, è il cielo che rende fertile la terra”.

    Dualismo esasperato.

    Come anche la scienza dimostra ogni giorno di più con le sue scoperte, la materia in sé non esiste, ovvero, la materia è spirito coagulato. Insomma, tutto è materia nel senso che tutto è spirito nelle sue varie gradazioni di intensità. Altrimenti la teosi e il corpo di gloria sono fandonie.

    In quanto al pensiero che crea l’azione c’è da osservare che non può darsi pensiero alcuno che non sia preceduto dall’azione (impressione) del mondo, delle cose e delle persone sulla mente del soggetto. Il soggetto pensa d-o-p-o che una pressione (azione) si è esercitata su di esso. Il soggetto non potrebbe mai pensare e parlare, quindi agire, se da infante (non parlante) non fosse iniziato alla parola prima di tutto dai genitori.

    Il cielo rende fertile la terra: sì e no. C’è una complementarietà per la quale il cielo senza la terra non avrebbe di che fecondare. Infatti l’energia vitale della terra non è che la “componente” complementare dell’energia del cielo. L’energia è u-n-a e si sdoppia in celeste e terrestre.

    Cordialmente.

    • Adriana 1 ha detto:

      Geb e Nut, nell’antico Egitto e, oggi, il “bosone” di Higgs
      ( chiamato: la particella di Dio ), di cui, nel 2012 si è provata l’esistenza. P.S. Il fisico che l’ha ipotizzato nel 1964 è defunto ieri ‘altro.

  • il Matto ha detto:

    Quando si dice “il caso”.

    Mi sono imbattuto in queste pochissime parole che riassumono alla perfezione quella che mi vien da definire “Operazione Fenice”, dalla quale, per dirla col Poverello, “nullu homo vivente pò scappare”:

    “Se vuoi vivere, devi prima partecipare al tuo stesso funerale”.
    Katherine Mansfield ( 1888-1923).

    Non è una delizia?

  • Adriana 1 ha detto:

    👍🤔

  • il Matto ha detto:

    Agostino (per coloro che hanno paura dell’ introspicĕre: «guardare dentro»).

    “Nell’interiorità dell’uomo abita Cristo, nella tua interiorità tu vieni rinnovato secondo l’immagine di Dio: nella di lui immagine riconosci il tuo Creatore”.

    “Tu autem eras interior intimo meo et superior summo meo. Tu eri più dentro in me della mia parte più interna e più alto della mia parte più alta”.

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Finalmente un po’ di nuovo!
    Bisogna dir grazie a chi “tira fuori” ogni tanto degli argomenti interessanti. Nel Blog il Matto ci parla della leggenda della Fenice, della sua longeva vita e della straordinaria morte e rinascita. Quindi, almeno oggi, non starò a criticarlo per le sue idee e per le affermazioni di uomo che -tutto sommato- cerca di darsi delle risposte, pur accedendo a se stesso e alla sua coscienza, nella speranza che sappia che la coscienza non è sua proprietà e non è sua ragione e che l’inconscio è fuor di tema. Ma la responsabilità della sua vita è sua e qui occorre rispettare la legge del libero arbitrio.
    “Post fata resurgo” 
    Circa la bellissima leggenda e le numerose e antiche varianti sappiamo che lo storico Erodoto e poi tante fonti e leggende, egizie, ebraiche, ecc. ci parlano di questo Uccello.
    Ci vorrebbe Adriana1 per parlarci del tema della fenice nella iconografia artistica medioevale o della ricorrenza di questa nelle pitture catacombali del primo secolo.
    Ci vorrebbe Gabriela Danieli per parlarci di Papa Clemente Romano che parlò della gloria cristiana che rappresenta la Fenice.
    Ci vorrebbe un esegeta per ricordarci di cosa disse Giobbe (29,18-20):
    “Spirerò nel mio nido e moltiplicherò come sabbia i miei giorni. La mia radice avrà adito alle acque e la rugiada cadrà di notte sul mio ramo.
     La mia gloria sarà sempre nuova e il mio arco si rinforzerà nella mia mano”.

    O quello che disse Gesù (gv 10, 17-18):
    “io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo”  e delle loro parole in attinenza con quel mirabile uccello o a quello che può simboleggiare.

    Oppure (gv 2,19):
    “Distruggete questo tempio e in tre giorni io lo ricostruirò”

    …ma io? Con poca fantasia, vedo la Fenice anche come la rinascita della nostra vita spirituale dalle ceneri del peccato.
    Il Matto ci ha parlato di vita fisica e di rinascita sotto nuova forma corporea. Dunque vediamo una resurrezione dei corpi alla loro perfezione primordiale, col ricongiungimento con l’anima e io aggiungerei come rinascita alla vita eterna in virtù della Redenzione di una vita spiritualmente morta per aver offeso Dio, una rinascita in purezza grazie al pentimento e al perdono.

    Da Giovanni 3:
    “«In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio».  Gli disse Nicodemo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?».  Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel Regno di Dio.  Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito”.

    Ecco che il perdono, gesto d’amore, è ciò che ristabilisce la perdita del contatto fra i cuori. Vale per l’uomo che perdona il fratello, vale per Dio che perdona le Sue creature. Il perdono permette la rinascita dell’anima compromessa dal male fatto. Non saprei dire di più se non riportando una omelia del 2006 di un grande Papa, Benedetto XVI:
     
    “La vita eterna ci è stata aperta dal Mistero Pasquale di Cristo e la fede è la via per raggiungerla. E’ quanto emerge dalle parole rivolte da Gesù a Nicodemo e riportate dall’evangelista Giovanni: E come Mosè innalzò il serpente nel deserto… Qui vi è l’esplicito riferimento all’episodio narrato nel libro dei Numeri (21,1-9), che mette in risalto la forza salvifica della fede nella parola divina. Durante l’esodo, il popolo ebreo si era ribellato a Mosè e a Dio, e venne punito con la piaga dei serpenti velenosi.
    Mosè chiese perdono, e Dio, accettando il pentimento degli Israeliti, gli ordina: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque dopo esser stato morso lo guarderà, resterà in vita».

    E così avvenne. Gesù, nella conversazione con Nicodemo, svela il senso più profondo di quell’evento di salvezza, rapportandolo alla propria morte e risurrezione: il Figlio dell’uomo deve essere innalzato sul legno della Croce perché chi crede in Lui abbia la vita. San Giovanni vede proprio nel mistero della Croce il momento in cui si rivela la gloria regale di Gesù, la gloria di un amore che si dona interamente nellna passione e morte.
       Così la Croce, paradossalmente, da segno di condanna, di morte, di fallimento, diventa segno di redenzione, di vita, di vittoria, in cui, con sguardo di fede, si possono scorgere i frutti della salvezza”. 

    • il Matto ha detto:

      “Occorre rispettare la legge del libero arbitrio”.

      Forse non molti ne sono consapevoli.

      Criticare rispettando: … ci vorrebbe un esperto (vero) per addentrarsi nell’argomento. Anche se la soluzione è già nel Vangelo.

      Grazie per il contributo.

  • il Matto ha detto:

    Caro STILUMCURIALE EMERITO,

    avrei piacere di un tuo contributo circa la similitudine Fenice/Chiesa da me proposta.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Ci ho provato ma non sono riuscito a trovare una risposta meritevole d’essere pubblicata. Mi dispiace molto .

      • il Matto ha detto:

        Ti ringrazio lo stesso.

        Stavo pensando a come sia variegata la vita e variegate le menti: Tizio vede cose che Caio non vede e Caio vede cose che Tizio non vede. Poi arriva Sempronio che non vede né quello che vede Tizio né quello che vede Caio, mentre Tizio e Caio non vedono quello che vede Sempronio.

        Insomma, un bel bailamme! 😄😄😄

        Ciao.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Quello che tu chiami il baillamme, per uno con la sindrome di San Tommaso, come me, è la realtà sociale osservata. Siamo tutti scotomizzati, chi più chi meno, da tutta una successione di contingenze spazio-temporali che hanno influenzato sia le nostre scelte, sia le nostre conoscenze e i nostri atteggiamenti verso tutto ciò che di visibile e di invisibile avvolge fin nell’intimo segreto la nostra stessa vita.

          • il Matto ha detto:

            Diagnosi terrificante.

            Ma allora perché parliamo e scriviamo?

            Che può venir fuori da soggetti “oscurati”?

            Non finiamo per aggiungere oscurità a oscurità?

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Matto,
            non mi sembra proprio “terrificante”.
            Nel frattempo imparo tante cose…ben più che se fossimo tutti eguali. Cose…non esclusivamente “psichiatriche”, intendo.

          • il Matto ha detto:

            Ma se anche tu sei scotomizzata che te ne fai di ciò che impari, E poi da chi lo impari? Da altri scotomizzati? Piove sul bagnato.
            Tieni presente che questa … divagazione proviene da un Matto … scotomizzato.
            😂😂😂

        • Adriana 1 ha detto:

          Carissimo Matto,
          “piove sul bagnato”, verissimo, ma ci si può- almeno un po’- “divertire”
          “cantando sotto la pioggia”. 😋

  • Adriana 1 ha detto:

    Ma ci sono anche i fiori di pesco, come quelli “citati” in
    “Dreams” ( Sogni ) da Akira Kurosawa…
    Ricordi come la fanciulletta, ( che è la dolce e bella e- all’ appena adolescente protagonista-, ancora sconosciuta anima ) nasca in lui , e per lui, come fiorito alberello, sopravvivendo al taglio- ferocemente umano- di tutto il pescheto?…
    Un episodio di una delicatissima poeticità che dovrebbe parlare al cuore e alla mente di tutti…i nati da donna. Purtroppo, mi pare che, nella maggior parte dei casi, essi sembrano invocare l’inferno per soddisfare quella nascosta ferocia che si accanisce contro la bellezza, la grazia e la gentilezza.

    • il Matto ha detto:

      “essi sembrano invocare l’inferno per soddisfare quella nascosta ferocia”.

      Sottoscrivo.

  • luca antonio ha detto:

    Il saggio guru Quelo/Guzzanti già un 25 anni fa aveva sviscerato da par suo il problema della ricerca della Verità
    attraverso l’introspezione, arrivando genialmente a concludere :
    “Devi cercare dentro di Te … la risposta è dentro di Te ….ma è … sbagliaata ! “.

    • Adriana 1 ha detto:

      Ma via, Luca Antonio, non ti credevo un discepolo di Guzzanti ( felicemente ateo, tra l’altro )…però…tutto può essere.

    • il Matto ha detto:

      A parte la “genialità” del Guzzanti che te la raccomando,
      allora nel Vangelo è scritta una menzogna e non è vero che il Regno dei cieli è dentro di noi, ciò che riporta peraltro anche l’apocrifo di Tommaso in cui si legge anche:

      “Quando voi avrete riconosciuto voi stessi allora sarete riconosciuti e saprete che siete i figli del Padre vivente. Se al contrario non vi riconoscete allora siete nella povertà e siete la povertà“.

      Ma poi è un truffatore an che sant’Agostino:

      “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori, e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me e io non ero con te.”

      “Supera te stesso e supererai il mondo.”

      “Nell’interiorità dell’uomo abita Cristo, nella tua interiorità tu vieni rinnovato secondo l’immagine di Dio: nella di lui immagine riconosci il tuo Creatore”.

      Chissà perché la parola “introspezione” da fastidio e mette paura. E così è meglio citare un buffone da quattro soldi per alleggerire il peso.

      • luca antonio ha detto:

        Caro Matto, la mia battuta era per dire che dentro di noi alberga anche lo stigma del peccato originale, l’uomo è stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio e pertanto nella sua interiorità ha Dio stesso, ma oltre a questo, sempre nell’anima, porta anche la ferita del peccato originale – quello sporco interiore che fa dire a Cristo ” non quello che entra nella bocca dell’uomo rende impuro l’uomo ma quello che esce dalla bocca….”-.
        I cristiani non sono russoniani e il mito del buon selvaggio è un’ utopia.
        Lei scrive “Si potrebbe anche dire: non più partire da Dio, dal Cielo, ma dall’uomo, dalla terra.
        Se vuole conoscere Dio, l’uomo ha da conoscere prima se stesso”, pensiero questo assai mefistofelico, molto niciano, che taglia via dall’orizzonte storico/religioso l’indispensabilità della Rivelazione per l’ottenimento della Salvezza, rendendo inconferente la Venuta e il Sacrificio di Cristo.
        Vero è , invece, l’esatto contrario : si parte dal cielo, per conoscere correttamente la terra – lo dice lo stesso Agostino “credere per capire, non capire per credere”- , e, sopra tutto, si può conoscere veramente stessi solo alla luce di Dio, del suo Amore e delle sue leggi, dettate da Suo Amore.
        Ci sarebbe altro da dire ma ora ho fretta, magari più avanti.
        Saluti.

        • Adriana 1 ha detto:

          Luca Antonio,
          furbetto a sbrigarsela con la sua lezioncina “precotta”…ha sempre fretta di fronte alle osservazioni “imbarazzanti”, oppure sparisce del tutto, strano, strano…

          • luca antonio ha detto:

            Non credo proprio di non accettare il confronto, oggi avevo fretta e anche adesso, devo ancora tornare a casa per la cena.
            Comunque quello che lei cara Adriana chiama lezioncina precotta per me è un vanto, significa che ho ben appreso quello che mi è stato insegnato dai nostri padri nella fede; oggi è lustro essere “originali”, ma questo è solo sintomo di egocentrismo, di vanità intellettuale.
            Il nostro caro Matto, e purtroppo molti chierici, inverte l’ordine dei fattori, degli ingredienti , e poi la torta non gli riesce, come non è riuscita a nessuno nella Storia.
            E’ lo spirito che crea la materia, è il pensiero che crea l’azione, è il cielo che rende fertile la terra.
            Il contrario non esiste, e nessuno può staccarsi dalla gravità della materia senza che Qualcuno lo sollevi, il resto sono favole , come quella del barone di Munchausen che uscì dalle sabbie mobili tirandosi per il codino.
            La cosa mi sembra così elementare ed evidente che
            – come ebbe a dire il compianto Caffarra in circostanza analoga – a doverlo spiegare, ad uomini e donne che si dicono cristiani, vien da piangere.
            Un caro saluto e scappo.

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Luca Antonio,
            le ha risposto indirettamente, per me, l’ultimo- ficcante- intervento di Balquis ( che ringrazio sentitamente ).

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Luca Antonio,
            scappi pure…e si goda la cena.
            Ma, per lo stigma del peccato, ammesso che ci sia, non era sufficiente il Battesimo- che ci rende figli di Dio e Puri,
            che bisogno c’era di un ulteriore Sacrificio di un Uomo/Dio che rese il fiato al proprio Padre per…che cosa???

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Luca Antonio,
            scappi pure…e si goda la cena.
            Ma, per lo stigma del peccato, ammesso che ci sia, non era sufficiente il Battesimo- che ci rende figli di Dio e Puri???
            che bisogno c’era di un ulteriore Sacrificio di un Uomo/Dio che rese il fiato al proprio Padre- extra- per…che cosa???

        • il Matto ha detto:

          Se lei la vede così … “chi sono io per giudicare?”.

  • Carmela ha detto:

    E’ un pezzo magnifico. In effetti è pura mistica. Si arriva a Dio morendo a se stessi. Dice Fernando Rielo: “Chi vive per sé ha una sola vita, chi vive per gli altri ne ha molte”. Ed è così. Coincide anche con quanto si legge nel libro “Teneramata” che racchiude una rivelazione privata sulla vita dopo la morte. Grazie

  • Chiara ha detto:

    Mah!.?…Tutto sto discorso cercando il conforto/ appoggio della cultura nipponica per trovare giustificazione ai cambiamenti di ” paradigma” del prode pampero?Credo che bastino le parole della Parola: sempre quelle, immutabili, eterne che nessun fuoco puo’ consumare né far rinascere a mo’ di fenice…Per chi rifiuterà la Grazia con determinazione non rimarra’ che il fuoco della Geenna

    • il Matto ha detto:

      Forse la sua lettura è stata un po’ a scappar via.

      Il “prode pampero” non c’entra nulla.

      “Tutto ‘sto discorso”, pur con i suoi sicuri limiti, si svolge su tutt’altro piano.

      Cordialmente.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        “Tutto ‘sto discorso”, pur con i suoi sicuri limiti, si svolge su tutt’altro piano.
        Occhio che è un piano inclinato ,però, che porta al baratro dell’introspezione come strumento di conoscenza universale dell’UOMO. Ma non è così.

        • il Matto ha detto:

          Il piano non è “inclinato”, è perpendicolare: se si vuol raggiungere lo zenit (il vertice superiore divino) occorre raggiungere il nadir (il vertice inferiore umano), altrimenti nessuna integrazione è possibile.

          Quello che tu chiami “baratro” è il mondo interiore dell’uomo: l’introspezione altro non è (si fa per dire) che un minuzioso esame di coscienza – impossibile senza un profondissimo silenzio – dal quale possono emergere, diciamo così, particolari generalmente inconsci che, alla lettera, pilotano l’uomo e se ne servono come di uno schiavo (che l’uomo sia religioso o meno).

          Riconosco in pieno la legittimità del tuo “Ma non è così”. Spero tu voglia essere altrettanto liberale con me che sostengo: è così, e non per averlo letto da qualche parte o per sentito dire.

          Ciao.

      • Veniamino Vigolo ha detto:

        Il riferimento al «prode pampero» è un buon esempio di ciò che il prof. Artemio Brindolo, ha definito «lupo involutivo» (ingl. involutional loop) e cha tanta parte acquisisce in tutta la tradizione orale cionciara (per la quale rimando a Voci di Cionciaria: le ‘Lamentazioni del monte Minus Tella’ e altre filastrocche cionciare, a cura di Armando Brindolo e Benedetta Mona, LaMazza, Perugia 2020).

        • Balqis ha detto:

          La questione del “lupo involutivo” esaminata da Brindolo, è stata magistralmente trattata con un approccio transdisciplinare da Gatto e Volpe (2023, pp.46-73). Da un lato, riprendendo la distinzione lacaniana tra riprodurre e ripetere, i due autori evidenziano l’ostinazione nel riproporre sempre proprio quelle dinamiche, sempre identiche a se stesse, che determinano conseguenze problematiche per il soggetto, incapace, nella sua coazione, di sfatare una credenza ancestrale, connessa ad un modello cognitivo appreso. Tale comportamento coattivo presenterebbe, secondo i due studiosi, la stessa matrice dell’autismo, già individuato da Bleuler quale componente della schizofrenia, non avendo il soggetto autistico nessun bisogno di interagire con l’altro reale. Si tratterebbe, in sostanza, di un processo linguistico tendenzialmente criptico che va dall’oggetto alla parola che lo significa, e può anche del tutto ignorare il terzo vertice della comunicazione, che è l’ascoltatore. Parallelamente i due autori esaminano il fenomeno della ripetizione intesa come ricorrenza, richiamandosi alla teoria dei sistemi meccanici indeterministici e dei processi stocastici, già elaborata dai matematici russi Kolmogorov e Markov e pervenendo ad una definizione di «automatismi di ripetizione» (id. p.61-62) che arriva a recuperare, attraverso l’apporto della psichiatria (non necessariamente organicista), l’idea illuministica e pre-positivista dell’uomo-macchina di La Mettrie (1747). ***********Vista la rilevanza del lavoro, ci si domandava se il C.R.E.P.A. fosse interessato ad un cofinanziamento della terza edizione in malese, arricchita da pregevoli disegnini esplicativi.

          • Avv. Annibale Brindolo ha detto:

            Gentil.ma dott.ssa Balqis,
            il prof. Artemio Brindolo ha più volte espresso pieno apprezzamento per il recente studio di Fausto Gatto e Felice Volpe da lei citato. Recensendo i tre tomi dell’opera, il professore scrive fra l’altro: «La trattazione gattovolpiana del “lupo involutivo” attinge con sapiente selettività a un depositum pluridecennale di approfondite indagini psicopatolinguistiche, restituendoci un quadro sintetico e al tempo stesso come mai prima d’ora esauriente di questo assai complesso fenomeno. La lunga consuetudine con gli indigeni di Cionciaria, inclusi i più inaccessibili trogloditi del monte Minus Tella, ha reso inoltre possibile agli Autori scandagliare sul campo e in ogni piega i processi alla base del “lupo”, a suo tempo da me definiti “riduzioni paucineuronali” e da Gatto e Volpe compendiati ora nell’espressione “monobineuronalità”» (Di un recente studio sul “lupo involutivo” , Annuario C.R.E.P.A. 2023, pp. 77-79).
            Il comitato scientifico del C.R.E.P.A. desidera quindi ringraziarLa di avere portato all’attenzione dei commentatori di questo bloggo un lavoro di tale rilevanza.
            Per quanto concerne la traduzione dell’opera in lingua malese, la richiesta di finanziamento è gia stata inoltrata alla dott.ssa Rosa Porcelli e alla dott.sa Bruna Vacca, responsabili economiche del nostro dipartimento di Cinciologia comparata. I tempi potrebbero tuttavia dilatarsi, perché, come tutti gli organi del C.R.E.P.A., anche suddetto dipartimento ha attualmente impegnato gran parte delle proprie risorse nell’imminente pubblicazione della monografia accademica dedicata al prof. Veniamino Vigolo (Il siluro di Veniamino. Studi in onore di Veniamino Vigolo, attualmente in seconde bozze).
            Alla luce della Sua provata competenza specialistica, certi di farLe cosa gradita La invitiamo a visitare il caveau di Sant’Eutizio, dove la dott.ssa Nicoletta Brindolo-Necchi avrà il piacere di mostrerLe rari reperti (guano fossile di cincia cianciante, cenci mesolitici del Minus Tella, ciunce in selce di Cionciaria e molto altro ancora). Nell’occasione Le faremo omaggio delle nostre due serie più prestigiose, Brindoliana e Vigoliana.
            Un cordiale saluto
            A. B.

          • Balqis ha detto:

            Onorata per l’invito. Spero di fare cosa gradita portando l’intera mia collezione di deliziosi antipapi da giardino, risalenti al XVI secolo. Grazie all’iniziativa della nota Ciancia & Figli srl – affermata realtà imprenditoriale dell’area del monte Minus Tella – ho avviato la produzione in serie di 15.000 copie in cioccio dei rarissimi originali in pietra filosofale, di pregevole fattura gnostica. Con i proventi della vendita penso di riuscire a finanziare la pubblicazione del volume di Asdrubale Cianciarella, intitolato “Io scismo, tu scismi, egli scisma. Quando lingua è impedita”, di ben 15.000 pagine.