Toti Pompava e Truccava i Dati sui Contagi Covid per Far Comprare Più Siero in Liguria. Intercettazioni.

13 Maggio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo del Corriere della Sera che ringraziamo per la cortesia, in cui si dà notizia del fatto che Toti e i suoi aiutanti aumentavano il numero dei contagi Covid in Liguria, per avere più dosi di vaccino. Questo, ovviamente, in nome della scienza. Bisogna ringraziare questa inchiesta probabiulmente di profumo politico, perché ha portato alla luce questo aspetto, secondario per la battaglia destra sinistra, ma centrale per i cittadini: e cioè che uno degli avvocati del lockdown, della siringa obbligatoria ecc. giocava a piacimento con i numeri dei contagi. C’era un interesse collegato a Big Pharma? Forse anche di questo dovrebbero occuparsi i giudici.

 

 

Ma vogliamo aggiungere questo collegamento su Astra Zeneca, e su come la Banda della Siringa lo definiva sicuro ed efficace. Quante persone hanno sulla coscienza? Come fanno a dormire la notte?

Questo è il collegamento

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Ufficio di Matteo Cozzani, capo di gabinetto della giunta della Liguria, il delfino del governatore Giovanni Toti finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’indagine per corruzione della Procura di Genova.

È il 24 marzo del 2021, l’Italia sta affrontando la campagna vaccinale contro il Covid e la Liguria è in emergenza per la mancanza di dosi. Squilla il telefono e spunta la voce di Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di commercio di Genova. I due discutono di dosi, di consegne e si lamentano del fatto che non arrivano. Non sanno di essere intercettati. A un certo punto Cozzani se ne esce così: «Il problema qual è stato… che io avevo già truccato, lui li ha presi, li ha riaumentati… quando me li ha rimandati. Ho guardato e gli ho scritto: “Ma c… Presidente, ma sono fuori…”. Ha detto: “Ma no, li ho un po’ aumentati”. “Ma l’avevo già fatto io” gli ho detto. “C… dimmelo che l’hai già fatto te…”».

I finanzieri del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Genova la interpretano in questo modo: «Appare plausibile ipotizzare che i dati sono stati oggetto di manipolazione». Cioè, sarebbero stati alterati i numeri trasmessi alla struttura del Commissario straordinario per l’emergenza Covid diretta dal generale Francesco Paolo Figliuolo. «Era un atto pubblico con il quale sono stati rappresentati al governo i fabbisogni dei vaccini sulla base dei quali calibrare le forniture regionali».

Insomma, un trucco, costato a Toti e Cozzani un’iscrizione per falso in atto pubblico. La vicenda ha poco a che fare con la corruzione e il finanziamento della politica che poi diventerà il cuore dell’inchiesta penale. Ma emerge, ad abundantiam, dagli atti depositati in questi giorni a Genova. Una vicenda poco edificante, segnalata dai finanzieri alla Procura in un’informativa entrata nel fascicolo che vede indagati politici e imprenditori anche per tangenti.

I numeri cambiati

Il 24 marzo di quell’anno è una giornata convulsa. Succede che Cozzani parli della stessa vicenda anche con Filippo Ansaldi, plenipotenziario dell’agenzia regionale della sanità, e con la direttrice delle politiche per il farmaco Barbara Rebesco.

Ansaldi: «Mi potresti mica dare le coperture vaccinali che abbiamo girato con tanta sagacia e precisione ieri pomeriggio?».
Cozzani: «Quelle che abbiamo mandato improvvidamente a Figliuolo?».
Ansaldi: «Esattamente, quel calcolo altissimo… (ride)».
Rebesco: «Ieri uno scagnozzo di Figliuolo mi ha detto che gli abbiamo girato dei dati che non erano allineati con quelli che avevamo mandato».
Ansaldi: «Sì perché … dobbiamo sempre stare attenti a essere allineati».

Insomma, numeri diversi, cambiati, aumentati per cercare di ottenere il maggior numero di vaccini in tempi rapidi. Va detto che alla fine la struttura di Figliuolo ha fatto sapere di aver comunque deciso le forniture su altre basi e che quindi non ci sono state conseguenze importanti.

Focus sui privati

Al momento l’indagine giace in Procura. Come pure un altro filone d’inchiesta, fin qui sconosciuto, sul quale i magistrati intendono accendere un faro. Riguarda sempre la sanità ma in questo caso si tratta di finanziamenti al Comitato Toti da parte di strutture private. Dietro c’è la grande questione «sanità pubblica e privata». Fra i finanziatori del movimento politico del governatore, che si articola in Comitati collegati alla Fondazione Change, spuntano varie realtà attive nel settore sanitario convenzionato e privato. Come Casa della Salute, un network di poliambulatori specialistici controllati dal gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti che in Liguria ha conosciuto un vero e proprio boom. Nato nel 2013, conta oggi 29 strutture che impiegano 900 addetti, fra cui 450 medici. È presente a Bordighera, Ventimiglia, Sanremo, Albenga, Savona, Cairo Montenotte. E ha preso a contribuire con il Comitato di Toti. Il quale ha ricambiato presentando un loro evento nella Sala della Trasparenza della Regione, nel corso del quale sono intervenuti sia lui sia il sindaco di Genova Bucci.

Fra i finanziatori anche l’Iclas di Rapallo del gruppo Gvm, un istituto clinico convenzionato che garantisce oltre 700 interventi l’anno di cariologia e cardiochirurgia. E altre strutture, fra cui Hc hospital e On health care. All’attenzione dei pm di Genova ci sono tre-quattro finanziatori, che si aggiungono alle 20 società operanti in altri settori entrate nei radar dell’indagine per tangenti. Gli inquirenti vogliono verificare se i versamenti alla politica sono regolari e se a questi corrisponda qualche provvedimento amministrativo a favore dei contributori, eventualità che farebbero ipotizzare dei reati.

Sulla questione «pubblico-privato» c’è naturalmente lo scontro politico. Da una parte Toti e i suoi, favorevoli all’ingresso dei privati nel mondo sanitario, dall’altra l’opposizione, che difende la sanità pubblica. «La privata convenzionata è pubblica a tutti gli effetti — rassicurava non molto tempo fa il governatore rinvolgendosi ai cittadini —. Il paziente non paga nulla e accede alle stesse condizioni di un ospedale pubblico. Andare qui o lì è la stessa cosa… chi si è operato nella nostra Iclas di Rapallo sa che non si paga nulla».

«Non è vero che non costa — insorge Pier Luca Garibaldi, capogruppo del Pd in Regione e in commissione Sanità da dieci anni —. I cittadini liguri pagano più della media italiana per curarsi. Togliere risorse al pubblico per darle al privato indebolisce il primo in maniera strutturale. Solo nei primi quattro mesi di quest’anno sono stati destinati a questo nuovo mondo circa 50 milioni, una cifra enorme. Un danno per tutti».

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9 commenti

  • Franco ha detto:

    Condivido il pensiero di Adriana 1. Si aprirà la sentina
    …Purtroppo scaricheranno in mare e via a un ennesimo inquinamento.

  • Emy ha detto:

    …e se lo dice il Corriere della sera, stiamo tutti sicuri!
    Bohhh

  • Nicola ha detto:

    Invece in Puglia con la Amministrazione PD non è successo nulla e tutti zitti e muti. Questo scandalo in Liguria capita a fagiolo per coprire tutte le malefatte dei compagnucci pugliesi…

  • Federico ha detto:

    Toti, avrebbe truccato i dati covid… Per la Liguria… Accidenti che scandalo!
    Ora i signori magistrati dovrebbero spiegarci perché Toti sarebbe un criminale matricolato mentre Speranza, Conte, Draghi & C. avrebbero fatto tutto il possibile per salvaguardare la nostra salute e per fornirci dati esatti al millesimo.
    Ma finiamola, ché neppure un bambino di due anni riesce a bersela!

  • Margotti ha detto:

    Il Corriere della Sera si occupi anche dello scandalo Puglia.
    Che la sanità privata sia un business fiorente lo sanno anche i muri, e il PD è l’ultimo a poter parlare di sanità pubblica, visto il suo ruolo determinante nello smantellamento della stessa.
    Le Regioni, l’ho scritto in tempi non sospetti, sono un lusso che non ci possiamo e dobbiamo permettere, visto che siamo pieni di carrozzoni burocratici ovunque. Certo, la democrazia costa, ma possiamo fare a meno di governatori e consiglieri regionali.

  • R.S. ha detto:

    C’è chi ritiene Zaia o Fontana meglio di Toti? Sono uguali, Conte come Draghi, Speranza come … Speranza.
    Hanno soffiato sul fuoco, come da direttiva ricevuta.
    Non devono farci stupire i venduti, che una certa narrativa ora ha tutto l’interesse ad accusare di corruzione, enfatizzando le somme in denaro.
    Il vero problema sono gli ideologi, quelli con in mente il reset, la novità e il transumano. Hanno trovato chi si prostituisce loro per trenta denari, ma il problema non è la prostituzione prezzolata, è l’umanità ideata.
    Lo scandalo dei venduti e dei corrotti non deve mai far dimenticare che sono stati pagati da chi li compra per attuare un programma. Vale anche nella gerarchia ecclesiale: chi scivola sulla debolezza della carne è il ventre molle di una consegna dell’anima al diavolo.
    Il peccato che non sarà perdonato riguarda lo spregio per lo Spirito Santo, non lo storno di fondi a bilancio.
    Il falsario mai come ora godrà nell’accusare i suoi servi, ma i servi del falsario e dell’assassino non devono distrarci dal ruolo dell’Accusatore, il principe di questo mondo. Fatima è il capolinea del suo disegno.

    • Addavenì ha detto:

      @R.S. Condivido. E ce ne sono molti altri, a partire dall’innominabile che sta sopra tutti. L’importante però è non concludere: tutti colpevoli, tutti assolti. Ma tutti colpevoli, tutti in galera, o meglio ancora tutti al……

  • giovanni ha detto:

    La canaglia impazza perche’ munita di salvacondotto per ogni soverchieria. Apocalittica immagine d’una ” classe politica ” immorale e stracciona prona ad ogni desiderio del padrone . Sul vessilo di costoro ben si attaglierebbe il motto : Adusi servir tacendo e tacendo campar………a danno dei propri conterranei. Li aspetta un ultima fellonia: mandare truppe in Ucraina.

  • Adriana 1 ha detto:

    C’è una intelligente malvagità e una malvagità idiota…come questa. Mi auguro che la sua “rivelazione”
    apra il bunker degli altri speculatori…almeno nell’ormai
    “brutto” paese.