A che Pro’ l’Ordine Sacro di Diaconato Permanente alle Donne? Eugenio Fazia.

14 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, riceviamo da un diacono, lettore del nostro sito, queste riflessioni che portiamo alla vostra attenzione. Stilum aveva di recente pubblicato sull’argomento questo articolo. Buona lettura e condivisione. 

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A che pro’ l’Ordine Sacro di Diaconato permanente alle donne?

Uno dei temi che in questo Sinodo, su insistenza di alcuni Padri, si sta trattando è l’accesso delle donne all’Ordine Sacro del Diaconato permanente. Ma, a parte le tante e valide ragioni con le quali valenti teologi ed Eminenti Cardinali hanno bocciato l’argomento relativo alla concessione dell’Ordine Diaconale permanente alle donne e l’abolizione del celibato dei sacerdoti, mi permetto di fare una mia considerazione che non vuole avere nulla di polemico, ma piuttosto vuole offrire un momento di riflessione sulla condizione attuale dell’ordine del Diacono permanente.

Io sono un diacono permanente ordinato da circa 25 anni, laureato alla facoltà di teologia presso l’università Pontificia Lateranense, e ora all’età di 74 anni mi capita di tanto in tanto di riflettere oltre che sulla mia vita privata anche sul mio ministero diaconale.

Per quanto riguarda il ministero diaconale, è triste ammetterlo, ma non ho mai esercitato alcun ufficio di ministero , tranne che per un qualche servizio liturgico.

Il diaconato è stato riconsiderato, come sapete, nel Concilio Vaticano II e precisamente nella Lumen Gentium cfr. parag. 29 con il titolo :“ Rinnovata utilizzazione dei diaconi loro uffici di ministero” poi riguardo all’ufficio di ministero specifica più avanti quanto segue : “…. E siccome questi uffici, sommamente necessari alla Chiesa, spetterà poi ai competenti ceti Episcopale territoriali di vario genere se e dove tali Diaconi siano istituiti per la cura delle anime”.

Dunque i padri conciliari hanno lasciato ai Vescovi l’onere di decidere se ordinare i diaconi permanenti e in quale ruolo inserirli nelle attività pastorali sebbene nel Vangelo( Atti degli Apostoli cap. 6°) risulta molto chiaro quale fosse l’ambito in cui i diaconi permanenti dovrebbero esercitare il loro ufficio di ministero. I Vescovi pur ordinando i Diaconi permanenti non hanno mai deciso, fin’ora, in quali ruoli dovessero essere inseriti.

Nei primi tempi della mia ordinazione, non avendo ricevuto alcun incarico per esercitare il mio ministero, ho pensato che probabilmente ero ritenuto inadeguato a ricoprire un qualche Ufficio.

Con il passar del tempo però mi rendevo conto che la mia situazione era ben più diffusa e generalizzata. In quasi tutte le diocesi italiane, oltre che nella mia diocesi, il ministero del Diacono permanente si riduce ad un mero servizio liturgico ( direi come sacrestano evoluto !) piuttosto che essere inseriti negli uffici della vita pastorale pertinenti al ministero del Diacono quali ad esempio negli Uffici quali Economato e Amministrazione, Edilizia del culto, Pastorale della famiglia, Ufficio per la pastorale della Carità uffici esistenti nell’organigramma della Diocesi.

Evidentemente i Vescovi considerano l’ordine Diaconale solo una forma di onorificenza o di premio per una presenza assidua nelle funzioni religiose e attività parrocchiali.

Ma se, “Sic stantibus rebus”, mi chiedo, che senso ha concedere alle donne l’Ordine Sacro del Diaconato permanente? Solo per un servizio liturgico? E magari, e ancora peggio, in supplenza di sacerdoti a causa di carenza di vocazione sacerdotale? Scriveva, infatti, San Giovanni Paolo II : “ un sacerdote può essere sostituito solo da un altro sacerdote”. Il Diacono permanente non può e non deve essere la soluzione della mancanza di sacerdoti.

Mi sembra, inoltre, pretestuoso sostenere che la presenza della donna nelle Istituzioni della Chiesa favorirebbe una “ventata di aria fresca” nella Chiesa.

Se poi, addirittura, qualcuno ritiene che la Chiesa sia maschilista e obsoleta e che pertanto oggi è importante favorire l’apporto del servizio delle donne, forse dimentica che la donna ha sempre avuto ed ha, tutt’ora, ruoli di primaria importanza nella storia della Chiesa. Ne cito solo alcune, perchè l’elenco completo sarebbe davvero molto lungo, che hanno dato notevoli contributi alla Chiesa e spesso anche alla comunità civile : S. Chiara, S. Teresa D’Avila, S. Rita da Cascia, S. Caterina, S. Giovanna D’Arco, S. Teresa di Lisieux , Santa Madre Teresa di Calcutta e molte altre ancora che o con la vita ordinaria o con il loro martirio hanno dato con la loro testimonianza al Vangelo reale vigore alle istituzioni della Chiesa.

Conclusione : non credo che i Padri sinodali, sostenitori dell’ordine sacro di diacono alle donne e dell’abolizione del celibato del sacerdote, ignorino le realtà in cui versa il nostro Diaconato permanente e tanto meno ignorino la reale presenza della donna nella storia dell’Antico Testamento e della Chiesa in ruoli davvero di rilievo.

Ma, secondo il mio povero pensiero, questi Padri sinodali, hanno in realtà, un solo obiettivo cioè quello di aumentare nella Chiesa confusioni e divisioni. Questi obiettivi di desacralizzazione, evidentemente, sono i primi passi che fanno parte di un unico progetto finale di negare cioè la reale presenza di nostro Signore Gesù nell’Eucaristia.

Quindi sarà più facile spianare la strada per la creazione di una nuova religione universale che riunisca tutte le religioni mondiali compreso la massoneria che, nonostante la scomunica ancora vigente, si sta adoperando, già da adesso,ad aprire un dialogo con alti prelati per ricercare e condividere punti comuni così come hanno dichiarato recentemente alcuni maestri delle rispettive logge al termine di un incontro riservato( a porte chiuse) a Milano con il Arcivescovo metropolita della Diocesi e un Cardinale. I punti comuni sarà possibile trovarli, ovviamente, solo dopo aver negato la reale presenza del nostro Signore Gesù Cristo nell’Eucarestia.

Eugenio Fazia

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14 commenti

  • giuseppina ha detto:

    Non sono un’esperta e concordo in gran parte, per quel poco che conosco sulla materia, con (il diacono) YEHOHANAN. Contrariamente a quanto afferma don Aldo (è prassi consolidata: qui non argomenta quasi nessuno le proprie affermazioni) la diaconia femminile è esistita, ma essa differiva dai ministeri diaconali maschili, comunque ne parlerò brevememte di seguito ma ci potrà informare dal link allegato in calce.
    Come si può risalire alle fonti normative, mi riferisco precisamente alle ultime disposizioni in materia diaconale (maschile) risalenti a Benedetto XVI (grande ultimo vero Papa) che con Motu Proprio Omnium in mentem del 26 ottobre 2009, ha modificato il can. 1009 para 3 CjC affermando che il diaconato non è per il sacerdozio ma per il ministero:
    “i diaconi […] vengono abilitati a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità”,
    In aderenza alla Lumen Gentium al n.29 del Vat.II (che non ha mai citato il diaconato femminile) si stabilisce quindi una netta separazione fra episcopato e presbiteriato da una parte e il diaconato dall’altra, ministero questo distinto per funzioni dai 2 precedenti) la cui nomina per imposizione delle mani è finalizzata solo ad ministerium e non ad sacerdotium, anche se tale nomina per i candidati al sacerdozio è solo un passaggio intermedio (cosa che in se dovra essere tenuta in conto se di dovesse arrivare alla istituzione del diacono donna).

    Riguardo alle diaconnesse, esaminando solo i primi tempi dopo Cristo, a parte i fugaci richiami della Parola (Rm 16,1-4) e qualche altro testo sappiamo che in Occidente non ci sono stati esempi di tale istituzione fino al 5° secolo. In oriente invece vi sono stati altilenanti periodi fino al 4°-5° secolo in cui il diaconato femminile fu incoraggiato o limitato, furono ridotti o ampliati i servizi e vi furono o consacrazioni o semplici nomine ministeriali di donne, che comunque non ebbero mai le stesse funzioni dei diaconi (C. di Nicea, senza imposizione delle mani [cheirothesia]; C. di Calcedonia, con imposizione delle mani [cheirotonia]). Le donne, vergini o vedove, erano comunque assimilate ai laici.
    I ministeri diaconali femminili erano intesi non come ordinazioni sacramentali ma come una semplice funzione di ausilio al presbitero o al Vescovo in determinati delicati momenti (unzione di battesimi donne o processi su violenza su donne per l’accertamento dei lividi sul corpo).
    ——-
    Su una cosa non sono d’accordo perchè non centra bene il problema: non è tanto il fatto che l’implementazione futura del diaconato femminile dipenderebbe o meno dal conoscere o meno una formula consacratoria cioe aver o meno “trovato la formula di consacrazione” (cit.).
    Capisco piuttosto che con ciò si voglia dire che questa “formula” si dovrebbe dare una giustificazione dottrinale/di fede a tale isituzione, tale che possa reggere alle critiche contro la tradizione Cattolica.
    A parte il fatto che uno studio congiunto con i fratelli orientali porterebbe probabilmente al ritrovamento di questa antica formula, a mio parere il nòcciolo sta invece nell’escludere il solito ragionamento modernista che la Chiesa della tradizione debba adattarsi alle nuove istanze sociali e ai problemi di questi anni (ragionamento sibillino portato avanti anche dal card Kasper) ma occorre stabilire piuttosto se tale diaconato femminile non cozzi contro il “depositum fidei”.
    Giovanni Paolo II nella Ordinatio Sacerdotalis (1994) si è così espresso:

    “Benché la dottrina circa l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini sia conservata dalla costante e universale Tradizione della Chiesa e sia insegnata con fermezza dal Magistero nei documenti più recenti, tuttavia nel nostro tempo in diversi luoghi la si ritiene discutibile, o anche si attribuisce alla decisione della Chiesa di non ammettere le donne a tale ordinazione un valore meramente disciplinare.

    • giuseppina ha detto:

      segue:
      Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli, dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.”
      Altresì si è espresso il card. Laudaria Prefetto della Congr. per la Dottr. della Fede (1998):

      “La Congregazione […], in risposta a un dubbio sull’insegnamento di Ordinatio Sacerdotalis, ha ribadito che si tratta di una verità appartenente al deposito della fede” […] “Su questo insegnamento ha insistito anche Benedetto XVI, ricordando […] che Giovanni Paolo II «ha dichiarato in maniera irrevocabile» che la Chiesa al riguardo dell’ordinazione delle donne «non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore»”

      Sulla materia de quo si sono pronunciati i lavori della Commissione teologica internazionale (conclusi dopo un decennio nel 2003, vedasi: https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_diaconato_it.html).

      • Yehohanan ha detto:

        Cara Giuseppina,
        Hai detto benissimo. Quando accennavo alla formula di ordinazione mi riferivo a un aspetto tecnico, appunto come dici tu inerente alla storia della Chiesa. Infatti, molti affermano la motivazione della presenza delle donne diacono riportando alla mente la Chiesa dei primi secoli che avrebbe dovuto, quindi, tramandarci la formula di ordinazione, unica prova certa che allora le diaconesse ordinate esistevano.

        Inoltre, a corollario, fare le donne diacono apre alle donne prete e su su fino alla cima, quindi vescovo. Perché se una donna è nubile e diventa diacono ordinato, perché non potrebbe accedere al presbiterato similmente a un diacono celibe che può accedere al presbiterato?
        Allora, in questo caso, rammento cosa disse san Giovanni Paolo II quando una suora gli chiese di ordinare le donne prete: “Maria non era nel cenacolo…era sul Calvario, davanti alla Croce”…

        Grazie ancora…

  • Pietro ha detto:

    Giuda, tra gli Apostoli, ha sempre ambito ad essere il primo, al posto di Pietro, per costruire una chiesa diversa da quella di Cristo.
    Con Bergoglio ci è riuscito.
    Ma…non praevalebunt!!!

  • Mario ha detto:

    A quanto mi risulta, negli ultimi anni sia nella mia diocesi che in quelle limitrofe, le infornate di diaconi permanenti si sono moltiplicate. I candidati vengono sedotti con la seguente frase: “Intanto vi facciamo diaconi, ma fra qualche tempo il Vaticano darà sicuramente il permesso e vi ordineremo anche preti…”
    In alcune circostanze, sì, sono tenuti nel ruolo di sagrestanelli. Ma in altre, soprattutto da qualche anno, vengono mandati a sorpresa nelle parrocchie di campagna o periferia a ‘celebrare messa’. Così i malcapitati fedeli, che si attendono la Santa Messa celebrata da un vero prete, si ritrovano ad avere una semplice liturgia della parola con distribuzione dell’Eucarestia. Il vescovo, interrogato in proposito, ha risposto scocciato che, con la prossima ventura carenza di preti, “ci dobbiamo abituare”. Sì, ci vogliono fare abituare ad una Messa che non è Messa. Oppure l’obiettivo è quello di preparare il terreno ad un clero uxorato.

    • Topo gigio ha detto:

      La seconda che hai detto.
      😇

    • Yehohanan ha detto:

      In realtà, nella mia esperienza di ausilio ai presbiteri, quando non potevano essere presenti per pluri incarichi, la comunità era avvertita che ci sarebbe stato il diacono e che avrebbe celebrato non tanto la liturgia della Parola quanto la cosiddetta liturgia dei Presantificati di Giraudo (Cesare, sj) pensiero.

      E quando celebravo avvertivo che la celebrazione non era una messa ma una liturgia senza consacrazione. In pratica, venivano tolti l’offertorio e la preghiera eucaristica. Il resto uguale.
      In altre parole, era annunciata senza ombra di ambiguità la differenza fra messa e liturgia della Parola e prete e diacono così che nessuno poteva dire che stavo celebrando la messa.

  • nuccioviglietti ha detto:

    Intanto poi tramite opportune pratiche… possono facilmente voltare in uomini!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Fulvia ha detto:

    Bravo!

  • yehohanan ha detto:

    Al confratello diacono dico che la questione diaconale, sia maschile che, Dio non voglia!, femminile, è assai complessa, molto di più di come la sta ponendo.

    Per la diaconia maschile…
    Il problema dell’incarico sta nei tre compiti che, il collega, certamente, conosce: Parola, carità, liturgia. Questi sono i tre compiti del diacono che però non è detto che necessitino di operatività. In altre parole, prendendo come esempio il servizio alla Parola, non è detto che ci sia obbligato bisogno in quanto starà al capo della comunità di assegnazione, cioè il presbitero, a decidere della formazione sulla Parola della sua comunità. Può darci infinito dolore che un presbitero non si curi della formazione biblica e catechetica dei propri fedeli? Immensamente! Ma è pur sempre lui incaricato dal comune vescovo di gestire questa cosa e il presbitero renderà conto della sua mancanza. Mentre la nostra obbedienza ci darà meriti assai grandi agli occhi di Dio.
    La stessa cosa vale per la carità e per la liturgia.
    In altre parole l’incarico che il confratello vorrebbe aver definito dipende sempre dal capo della comunità. Ma una domanda: non è forse secondario, l’incarico, per il cammino di santità a cui siamo chiamati? In altre parole, consiglio al confratello di spendere il tempo senza incarico fisso per farsi sempre più santo occupandosi proprio della santità personale attraverso l’approfondimento della Scrittura, la preghiera, l’adorazione eucaristica e lo stare con Cristo perennemente. Del resto l’incarico è solo un mezzo intercambiabile…Cristo è l’obbiettivo.

    Per la diaconia femminile…
    Qui il problema è assai più controverso in quanto, se nelle lettere di Paolo c’è la menzione di una diaconessa (Febe) ma non hanno mai trovato la formula di consacrazione con l’imposizione delle mani da parte del vescovo. Se non trovano questa – e ti garantisco che non la troveranno perché non esiste – la donna non può accedere al ministero in sacris.
    Perché il problema è tutto li: Febe di paolina memoria era un semplice aiuto del vescovo o una donna ordinata? Non essendoci la formula di ordinazione Febe risulta essere solamente un’aiutante nella chiesa di allora.
    Forza e coraggio in Cristo, fratello!

    • Don Aldo ha detto:

      La fantasia è gratis, ma checché ne dicano certe “signore” il cosiddetto diaconato femminile non è mai esistito.

      • Pissi pissi ha detto:

        Sembra che ai tempi di San Giovanni Crisostomo ce ne fosse un’altra : tal Olimpia.
        Per maggiori informazioni acquistare il libro edito da Monasterium che racchiudè le lettere del santo alla suddetta diaconessa.

        • Stilobate ha detto:

          Ma bisogna bene intendere quale significato avesse allora quel termine. Un po’ come nel caso dei “fratelli” di Gesù.

  • MonsX ha detto:

    Bravo . Eccellente commento . MonsX