Lo Squilibrato Presidente Argentino: dalla Torah ad Al Capone. Quarracino.

13 Marzo 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, José Arturo Quarracino, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo spassionato ritratto del presidente argentino Milei. Buona lettura e diffusione.

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Il presidente squilibrato dell’Argentina: dalla Torah ad Al Capone

Alla mancanza di controllo mentale e psicologico che il presidente argentino Javier Milei mostra costantemente nelle sue dichiarazioni pubbliche, si aggiungono le inspiegabili e insormontabili contraddizioni che ha dimostrato nelle sue verbalizzazioni religiose e politiche, in cui ha messo sullo stesso piano la Torah mosaica, le lotte dei fratelli Maccabei per l’indipendenza e l’apologia del mafioso criminale Al Capone come eroe politico. Dovrebbe essere raccomandato per una visita psichiatrica?

La manipolazione della pseudo adesione all’ebraismo e dello “studio” della Torah, nonché dell’immagine di Re Salomone, da parte dell’allora candidato e oggi Presidente argentino Javier Edgardo Milei, è pubblica e ben nota. Una falsa adesione, o una falsa adesione, che equivale al nulla, dal momento che mantiene allo stesso tempo la sua “identità” cattolica, tanto ibrida e insipida quanto il suo “ebraismo”.

Una manipolazione del religioso – cattolico o ebreo, non importa – che non gli ha impedito di manifestare in modo rabbioso e sguaiato – nel migliore stile di un boss dei ranch o di un mafioso da quattro soldi – la sua scarsa o nulla tolleranza per gli inconvenienti, i contrattempi e gli insuccessi, di fronte ai quali mostra tutto il suo squilibrio mentale, psicologico e spirituale, reagendo in modo sfrenato, rabbioso e violento, insultando e aggredendo chiunque esprima disaccordo con le sue opinioni o criteri. In questi casi, la sua impostura mosaica o salomonica viene fatta saltare ed egli appare come un volgare bullo o un bullo di quartiere.

Le imposture ebraiche adottate da Javier Milei dopo la sua elezione a presidente nel novembre dello scorso anno e prima del suo insediamento fanno parte dell’archivio storico. e prima di entrare in carica: da un lato, la visita a una sinagoga della città di Buenos Aires, dove ha ricevuto la benedizione del rabbino capo David Hanania Pinto Shlita, discendente di un’importante dinastia marocchina, e dall’altro la visita alla tomba del famoso rabbino di origine ucraina Menachem Mendel Schneerson, importantissimo leader del movimento chabad lubavicht chassidico, morto nel 1994 negli Stati Uniti e sepolto lì, a New York.

Ma sino a questo punto è giunto il “giudaismo” del presidente, che quando si è insediato il 10 dicembre ha giurato su “Dio, la Patria e i Santi Vangeli”, cioè si è insediato come cattolico, lasciando da parte la Torah. Dimostrando così che in realtà l’economista anarco-libertario è un ibrido tra un cattolico e un semi-giudaico, e nulla più, un nulla religioso.

Già da presidente, Javier Eduardo Milei ha mostrato per due volte i segni del delirio mosaico-messianico che lo invade, una caricatura che finisce per deridere la fede ebraica che dice di venerare. In entrambe le occasioni l’imperatore argentino, auto-percepito e presuntuoso, ha pubblicato su X (ex Twitter) due passi in ebraico del libro dell’Esodo, uno dei quali si riferisce alla distruzione delle 2 tavole di pietra su cui Dio-Yahweh stesso aveva scritto i 10 Comandamenti, tavole che Mosè ruppe quando vide il popolo adorare un vitello d’oro (simbolo dell’idolatria) (Es 32, 19). Nel suo delirio, il presidente argentino si è immaginato come Mosè, ritirando dal Parlamento argentino il disegno di legge che aveva inviato e che i legislatori avevano iniziato a modificare, un disegno di legge che nel suo delirio ha equiparato alle Tavole di Dio, quando in realtà questo disegno di legge non è stato scritto da Dio, ma da un economista e politico argentino storicamente fallito al servizio della plutocrazia finanziaria che specula e saccheggia le ricchezze argentine.

Anche l’altro passo biblico riprodotto il 29 febbraio dal Capo dello Stato nella X è tratto dal libro biblico citato, che allude alla rielaborazione da parte di Dio dei 10 comandamenti su nuove tavole di pietra (Es 34,1-4). Nel suo nuovo delirio messianico, inaugurando l’anno legislativo in Parlamento il 1° marzo, Milei si è nuovamente equiparato a Mosè, e assimila lo stesso disegno di legge che inizialmente voleva imporre alle nuove Tavole della Legge riscritte da Dio stesso e che ora intende far approvare a libro chiuso, proprio come aveva inizialmente delirato. Insomma, schizofrenia religiosa su tutta la linea. Se già la sua autopercezione di Mosè è grottesca e preoccupante, peggio è la sua follia nel credere che la sua delirante e delirante bozza di legge sia il Decalogo di Yahweh.

A questo punto, è lecito chiedersi chi sia il personaggio storico che, per il presidente Milei, rappresenta la figura che nel campo della politica incarna un’azione pubblica affine all’ideologia biblica e al liberalismo dottrinale che il presidente argentino presumibilmente abbraccia, una figura che ha portato avanti la “lotta contro lo Stato come organizzazione criminale”.

Questo personaggio non è Giuda Maccabeo o qualcuno dei suoi fratelli, né Simon bar Kohba (leader dell’ultima rivolta ebraica in Palestina contro Roma), né il liberale argentino Juan Bautista Alberdi, spesso citato da Milei. Per lui, il paradigma del guerriero contro lo Stato in essenza criminale è… il famoso mafioso italo-americano Alphonse Gabriel Capone (noto come Al Capone), come lo ha esplicitamente definito in un’intervista televisiva dell’agosto 2021, quando era candidato a deputato nazionale, il 9 febbraio 2021 (vedi https://youtu.be/iwAQ_AfDplk?si=8Xfyq-jCX4mYB9x-).

In quell’intervista, a scanso di equivoci sull’etica e la morale praticate da Javier Milei, ha dichiarato senza mezzi termini che “Al Capone per me è un eroe” (sic!), perché “negli anni Venti a Chicago c’era un gruppo di allegri ubriaconi” che un giorno un politico decise che “era sbagliato che la gente bevesse alcol”, il che portò alla rovina dei produttori di vino (sic!), al crollo delle taverne e lasciò gli ubriaconi senza alcol. In risposta, il “benefattore sociale Al Capone” (sic!), poiché “non era un delinquente” (sic!) unì “i puntini” – i viticoltori con i vinificatori – e soddisfece la domanda, mentre “un cretino di nome Elliot Ness” (sic!) li cacciava dallo Stato, aumentando il rischio e incrementando i profitti illegali, con Al Capone che “risolveva i suoi problemi sparando” (sic!). Così, “il povero Al Capone fu bollato come trafficante, fu bollato come assassino”, ma fu imprigionato per aver evaso le tasse. E Javier Milei conclude la sua Apologia pro Capone dicendo “lunga vita ad Al Capone”.

Che non si trattasse di una dichiarazione di circostanza, ma dell’espressione di un’ideologia politica mafiosa e criminale, è dimostrato dal fatto che due anni prima, nel 2019, in un’intervista in Paraguay al programma televisivo Cara o Cruz, aveva fatto la stessa apologia della criminalità organizzata e aveva aggiunto: “Quello che fa il contrabbando è evitare il fisco. Per me i contrabbandieri sono degli eroi. Uno dei miei grandi eroi, che cito spesso nei miei discorsi, è Al Capone” (cfr. https://www.newsweek.com.ar/politica/video-el-dia-que-javier-milei-elogio-el-contrabando-y-a-al-capone/).

Ma oltre all’ammirazione per il mafioso Al Capone, l’attuale presidente argentino non ha avuto alcun problema etico, qualche anno fa, nel consigliare i narcotrafficanti su questioni di investimento e riciclaggio di denaro, come ha ammesso al giornalista e leader politico Santiago Cúneo in una conversazione privata, ma che quest’ultimo ha reso pubblica in un’intervista televisiva del 29 febbraio di quest’anno, senza che né l’interessato né alcuno dei suoi funzionari e collaboratori rilasciasse alcuna dichiarazione in merito, dando così validità e autenticità a quanto reso pubblico nella suddetta intervista (cfr. ). https://www.youtube.com/watch?v=UBdczQW9x_).

A rigore, sono molti gli atteggiamenti e i comportamenti che dimostrano chiaramente che il Presidente Javier Edgardo Milei è mentalmente e psichiatricamente inadatto a ricoprire la carica di Presidente della Nazione, non solo per il suo delirio messianico-religioso, ma anche per la sua incapacità di relazionarsi normalmente con il mondo e per la sua costante squalifica aggressiva e offensiva di chiunque non lo riconosca come un nuovo Mosè. Ed è molto discutibile dal punto di vista etico che il responsabile del destino del Paese si sia dichiarato ammiratore dell’Al Capone argentino e abbia consigliato finanziariamente i narcotrafficanti. In un Paese serio sarebbe già stato licenziato per interdizione morale.

Nonostante queste gravi irregolarità e manifeste incapacità, c’è un manipolo di “uomini d’affari” quasi mafiosi, raggruppati nel Consiglio delle Americhe della famiglia Rockefeller, che trova perfettamente utile ed efficace la distruzione dell’economia e della comunità argentina operata dal Capone argentino, per impadronirsi dell’Argentina una volta per tutte. Una mafia d’affari che ha fatto affari con tutti i governi “nazionali”, dal 1983 a oggi, e che usa lo Stato a suo esclusivo vantaggio.

José Arturo Quarracino

11 marzo 2024

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2 commenti

  • gladio ha detto:

    Beh, comunque sia, vista la condizione di bancarotta cronica in cui da sempre versa l’ Argentina con qualsiasi tipo di regime e di governo , penso che Mileil più, Mileil meno ,non cambi granchè….quando si è sul fondo si può solo risalire…

    • Valeria Fusetti ha detto:

      O se si è tenaci, cosa che per esserlo non serve né la sanità mentale né l’onestà, si può grattare il fondo per approfondire il baratro !

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