I Servi Sciocchi del Principe di Questo Mondo, una Minaccia per l’Uomo. R.S.

13 Gennaio 2024 Pubblicato da 17 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione queste considerazioni di un amico fedele del nostro sito. R.S. già pubblicato sotto forma di commento a un articolo, ma degne a mio parere di essere lette da una platea più ampia. Buona lettura e meditazione.

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La nostra epoca si caratterizza per un’evidente e smodata perdita del Sacro. Solo una società che non riconosce più il Sacro e la sua basilare importanza rispetto a tutti gli altri ambiti dell’esistenza può accontentarsi di ridurre il Bene ed il Fine dell’uomo a qualcosa di raggiungibile attraverso processi politici o economici (siano essi utopie, ideologie o miti).

Priva del Sacro, la società è tuttavia in balia di riti: la propaganda scandisce l’inebetimento, promettendo benessere e progresso, laddove spalanca le porte al regno dell’arbitrio assoluto del più ricco e del più forte e spregiudicato, mercificando tutto ad oggetto e rendendo tutto senza un senso diverso dall’utile.

La perdita del Sacro non costituisce una moda o una delle tante coloriture della cultura di un popolo: essa dice la mancanza di una fede che trascenda ciò che è soltanto transeunte. Purtroppo, senza, non è possibile indirizzarsi verso il vero Bene: perciò la società crolla e resta solo la tirannia dei bassi istinti a tenerla viva.

La storia recente e la cronaca sono lì a dimostrarlo: sono anni che come sfondo non c’è altro che un diabolico cupio dissolvi contrassegnato da un preoccupante stato di catalessi critica, in cui i molti imbambolati dai vari pifferi e pifferai magici del sistema, annidati sotto ogni cappello, sono incuranti del fatto che non stanno fornendo un’educazione ai più giovani, consegnati a meccanismi disumani e transumani.

La tragica situazione dei nostri tempi vede l’umanità sporgersi su una realtà di autodistruzione morale e materiale. È l’Epifania di Satana, ma lo è anche all’interno della Chiesa; è l’Epifania di colui che riduce la Fede a una forma di umanitarismo… e Dio cessa di essere una Persona, ma diventa al più “una scusa per”…

Anche la fede in Dio smette di essere sostanza e fatto per tramutarsi al più in una convinzione soggettiva, che riporta al soggetto che ritiene di averla, relativizzata a sé stesso. La Chiesa, sposa di Cristo, è tutt’altro: l’invio in missione di apostoli e discepoli ad annunciare il Regno dio Dio (prima la Sua venuta e poi il Suo ritorno) e dunque a prepararGli la strada… altro che un compito generico cui assolvere con un vago filantropismo o tramite una federazione di religioni, accodate ai poteri mondani con il plauso dei mass media!

Infatti si tratta di un compito rischioso, da inviati “come agnelli in mezzo ai lupi”. Gesù non fa sconti e infatti il segno distintivo di chi se ne fa apostolo e discepolo è quello della croce. Il motivo di gioia per i discepoli non sta nel successo nel mondo ma nella consapevolezza di avere (ricevuto da Gesù) la grazia di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico o viceversa di portare la croce se necessario.

Domanda quanto mai attuale in un mondo che si mostra privo del Sacro: negli atti compiuti, anche quelli liturgici, c’è un anelito di vita eterna? C’è un desiderio di essere iscritti all’anagrafe che ci farà cittadini del cielo? O cerchiamo solo di mercanteggiare qualche certificato, qualche permesso di soggiorno o qualche diritto accomodato compromettendoci con i regnanti terreni e le loro voglie? Scegliamo il disprezzo di sé e di tutte le vanità del mondo, oppure -consegnati alla mentalità del secolo- poco ci importa del desiderio eterno del Cielo preferendo il sentirci utili, stimati e importanti qui… anche se Gesù dice che “il mio regno non è di questo mondo”? Gesù dice: “beato chi non si scandalizza di me”… Ma noi siamo beati? I discepoli non si dovrebbero preoccupare principalmente del loro fare, ma dell’essere umili e dello stare sempre al cospetto del Signore, proprio per non essere trascinati nel secolo. Stare al cospetto di Dio dà senso del Sacro al vivere.

A Gesù non servono dei politicanti sindacalizzati, nemmeno dei superman con effetti speciali. Gli operai necessari alla Sua vigna, a essere pescatori di uomini ed a mietere le messi, hanno cuori gioiosi, che si fidano e Lo seguono davvero, persino quando li manda davanti a sé, tra i lupi, a prepararGli la strada.

Da qualche secolo invece l’umanità ha riposto la propria speranza nell’uomo e nel progresso che l’uomo può darsi con la propria ragione e la propria libertà. Malgrado le speranze abbiano lasciato il posto a più di una disillusione, i paladini di questo modo di pensare si sono riproposti in molti modi, mantenendo la stessa influenza che li aveva fatti preferire alle generazioni alle quali avevano inferto il danno delle proprie genialate.

Hanno l’orgoglio di essere “migliori”, l’orgoglio di essere ragionevoli, l’orgoglio di essere concreti e pragmatici, di dare la libertà, di appoggiarsi alla scienza… E con questo orgoglio hanno proceduto nella storia, tra rivoluzioni, dittature, corruzione e sovvertimento della realtà, utilizzando l’idea per modificare la natura e il soggetto per negare la cosa, in un malcelato progetto teso a materializzare e a trasformare l’uomo in un contenitore di desideri e bisogni psichici e corporei, senza alcuna spiritualità che stia al di là di un’idealità priva di anticorpi verso l’ideologia e perciò di destinata a negare a forza (imponendolo per legge!) la realtà e la verità.

L’aver sperato nell’uomo (l’uomo iniquo, rimosso il katechon) è l’effetto della rimozione (anche tra troppi uomini di Chiesa propensi a dialogare acriticamente con questi paradigmi del pensiero) della speranza cristiana.

L’uomo era conscio di essere decaduto dall’Eden perduto ed era fidente nella redenzione operata da Nostro Signore Gesù. La cultura e la fede in Lui aveva saputo sperare cristianamente, contribuendo al progresso dell’umanità, sopravvissuta alla barbarie e rinata dai monasteri e differente da ogni altra modalità religiosa incapace di amare il nemico.

Ultimamente l’umanità ha sperato nella tecnica e nella politica, nella quale riversare le certezze della ragione e della libertà, come assoluti, facendone “rivoluzione”. Questo sovvertire la natura modificando la prassi non è aperto a una sola soluzione e si palesano tragiche contraddizioni, nelle quali l’uomo è sempre ridotto a molto meno di come l’ha pensato Dio e i paradisi promessi si trasformano in altrettanti gironi infernali, ai quali gli stessi “illuminati” cercano di ovviare con ulteriori inderogabili riforme…

Oggi siamo arrivati al punto che molta parte della Chiesa si è assuefatta questo modo di sperare e si è adeguata al soggettivismo e alla tecnica (la sinodalità, i riunionifici, le assemblee pilotate da sapienti manine, commissioni preparatorie e redazione dei documenti finali…) per modificare la prassi desacralizzandole.
Siamo giunti al punto di rifiutare il cristianesimo (buono perché ad esser buono è Dio come l’ha rivelato Gesù) credendo “buono” l’uomo, qualunque “dio” preghi e creda in una “bontà-universale-autoprodotta” (e biodegradabile).

L’approdo finale di questa deriva in cui -non bastasse il mare in tempesta- sulla costa sono stati spenti tutti i fari, è l’impatto con la scogliera… La pseudo-speranza non si protende al Cielo, ma alla terra, eludendo la realtà, come se toccare terra in queste condizioni fosse l’approdo al paradiso terrestre e non un naufragio.

La pseudo-speranza non si nutre di Sacro e di vita eterna, ma di “attese immediate”, spacciate addirittura per pazienti cammini di popolo nel secolo avviando processi nel “tempo superiore allo spazio” tra le mani del relativismo le cui trame c’è chi seppe denunciarle come dittatura. Ma un simile falso progresso, necessariamente configurato come un “bene”, giunge a negare il cristianesimo nella falsa ragione dell’aldiqua, fattasi storia, secolo, psiche e materia, corrompendo così anche scienza, politica, prassi e costume.

I servi sciocchi del principe di questo mondo, privi del Sacro, escluso Dio, sono una minaccia per l’uomo.

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17 commenti

  • Rolando ha detto:

    Caro OCCHI APERTI, ho letto e meditato.
    A parte la tua personale “pietas” che manifesta il tuo “credo”: lex orandi statuat legem credendi, colgo tre espressioni discutibilissime e mal poste.
    1) evitare ogni estremismo.
    2) oggettività della verità come non utopia.
    3) il Cattolicesimo d’origine è pura oggettività.
    Quando tu affermi la 2) e la 3) ti poni in mezzo? Allora non resta che chi è da una parte o dall’altra possa anche rasentare gli estremi confini. Per non incorrere in questo pericolo si dovrebbe essere nell’ordine della verità oggettiva quella che tu sperimenti come non utopia.
    E dove li metti allora gli estremi divini Principio/Fine di Tutto, irraggiungibili dalla sete umana?

  • nuccioviglietti ha detto:

    Perdita di Sacro… ed in contempo trionfo di Brutto… di Sguaiato… di Immondo… di Mostruoso… di Contronatura!…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • R.S. ha detto:

    Gesù pianse presso la tomba dell’amico Lazzaro.
    Inveì contro i mercanti nel Tempio.
    Gioì nel vedere i semplici accogliere il Vangelo (Mt 11).
    Ma non possiamo limitarci alle Sue umane emozioni.
    I “sentimenti” di Cristo sono il suo modo di pensare.
    Che poi determinano un modo coerente di atteggiarsi.

    Gesù è Dio, ma non lo fa pesare. Non ne è “geloso”.
    L’incarnazione del Verbo nell’uomo è per dire umiltà.
    Tanto umile da consegnarsi a giudici ingiusti e morire.
    L’atteggiamento di chi si svuota e non di chi si esalta.
    Si spoglia fino a rendersi schiavo di coloro che salva!
    Si fa “dedito a tutti”, lui cui tutti dovremmo esser dediti.
    Si fa obbediente fino alla morte e una morte di croce.
    Lo fa per amore delle creature di cui ha preso carne.

    Rovescia così la superbia disobbediente di Adamo.
    Essendo a immagine di Dio pretese di essere come Dio agendo contro la volontà di Dio, reputandosene capace.
    Perse così la dignità originaria, che gli era già stata data.
    Gesù, che l’ha già, si abbassa per redimere.
    Anche la Beata Sempre Vergine, Immacolata, si adatta.
    L’obbedienza creaturale porta all’Assunzione in cielo.
    Dio ha guardato l’umiltà anche di questa sua serva.
    Grandi cose può fare l’Onnipotente in creature così.
    Si arriva a far riavere all’umanità una dignità perduta!

    Quale il sentimento decisivo? L’apertura del cuore e della mente all’agire dello Spirito Santo, che non è alternativo al pensare di Gesù, ma proprio quello!
    La Grazia che riempie è esattamente quel sentimento!

    La logica profana, dissacrata, ricerca invece quasi sempre la propria auto-realizzazione in una qualche forma di potere. E’ la logica che, scampata al diluvio, si è presto industriata a costruire la Torre di Babele.

    Imitare Dio vuol dire uscire da se stesso, darsi nell’amore. E’ dono e non l’arraffare accumulando.

    Come si coglie la sacralità di questi sentimenti e atteggiamenti? Piegando il ginocchio! «Ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore”, a gloria di Dio Padre».
    La logica della lavanda dei piedi non è per porsi davanti a Gesù come chi gli sta alla pari: “l’ascesa a Dio consiste proprio nella discesa dell’umile servizio, nella discesa dell’amore, che è l’essenza di Dio e quindi la forza veramente purificatrice, che rende l’uomo capace di percepire e di vedere Dio” (Benedetto XVI).

    Cambia la scala di valore: «ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore» (Fil 3,8).

    La prostrazione e il «piegarsi di ogni ginocchio» nella terra e nei cieli, indica l’adorazione che tutte le creature devono a Dio. La genuflessione davanti al Santissimo Sacramento (SACRO) o il mettersi in ginocchio nella preghiera esprimono proprio l’atteggiamento di adorazione di fronte a Dio, anche con il corpo.

    • Rolando ha detto:

      Insomma Gesù non fu geloso custode del suo depositum fidei, quale Dio generato da Dio, ma si fece peccato per noi da crocifiggere sulla croce, come insegna l’apostolo. L’esatto contrario dei custodi gelosi della loro, non dico fede, ma tradizione dottrinale.

      • R.S. ha detto:

        Che spreco d’intelletto Rolando!
        Fischi per fiaschi a gogo.
        Iota unum.

        • Rolando ha detto:

          Carissimo R.S., Gesù disse che a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche il poco che ha.
          Tutto si deve rischiare, tutto mettere in gioco, come insegnava il primo evangelista del Cristo, nuovo Kyrios del NT, cioè Paolo vagante i cieli: l’amore tutto osa, tutto crede, tutto spera, tutto copre. Più chiaro di così, neppure la luce del sole!
          Fischi o fiaschi? Che importa? Vanità delle vanità!
          Solo Dio resta: Fattore, Modello ed Energia del mondo, come già pensava Platone nel Timeo.

          • R.S. ha detto:

            Ancora fischi per fiaschi, mi spiace.
            L’inno alla carità di San Paolo non copre tutto con un qualunque “ammore”, ma con la Carità, che è la Grazia della comunione con Lui. Altrimenti puoi anche vendere tutto e regalarne il ricavato senza che ne segua alcunché. Ed è solo un esempio tra i tanti.
            Perdere la propria vita da crocefissi è cosa assai differente da rinunciare alla propria fede perchè è più comodo per avere meno fastidi nel mondo. A chi ha desiderio di comunione con il Signore, Dio non fa mancare modalità di cotanta compagnia. A chi poco gliene cale, facilmente perde le opportunità che aveva.

          • Rolando ha detto:

            Carissimo R.S.. Tu parli di grazia e comunione con Lui. Ed io pure. Vuoi dire, per caso, se intendessimo la stessa cosa, se tutti intendessero la stessa cosa il mondo godrebbe la pace, non quella che il mondo non conosce, ma quella “vera” di Gesù Cristo?
            Dalla cultura della radice di Jesse non è venuto solo ii cristianesimo, ma anche il coronamento.
            La tragica verità dell’amore di Dio va cercata nella semantica della parola “massacro”?

  • R.S. ha detto:

    Comunque la si giri, al centro c’è l’umanità di Gesù.
    Il Verbo si è fatto carne… come un figlio dell’uomo.
    Ciò che è più sacro (Dio) può stare in un vita umana.
    Una vita umana è sempre sacra se si fa tempio di Dio.

    Sacro è ciò che è sottratto all’uso comune, all’ordinario.
    Lo straordinario sta nella vera umanità di Gesù-Dio.
    E allora: quali sono i sentimenti di Cristo?
    Li mette in relazione con i nostri perché impariamo?
    Che cosa significa essere, come lui, miti e umili di cuore?

    Il primo miracolo (o segno) fu durante un matrimonio.
    Una festa, a ben vedere, con qualche falla organizzativa.
    Situazione ordinaria o straordinaria? Profana o sacra?
    La falla riguardava gli sposi, gli invitati o chi altro?
    Dio ci è sempre più vicino di quanto noi pensiamo!
    Il Sacro ci è sempre più quotidiano del nostro tran tran.
    Non hanno più vino: è proprio un peccato in una festa.

    Il vino è sacro o un vizio? La gioia è sacra o spensierata?
    Stiamo attenti a non farla troppo facile… Non lo è!
    Quando c’è Dio di mezzo non lo è perchè tutto è SACRO.

    Come le hanno riempite le giare? Fino all’orlo!
    Dio non ha mai il braccino corto… Non fa calcoli.
    Nell’amare trabocca: sottratto al fare comune, SACRO.
    Traboccando è sempre all’orlo, ma non spreca.
    E’ Giuda a far calcoli sullo spreco d’unguento prezioso.

    Aver gli stessi sentimenti di Cristo è esagerare.
    Questo ci fa sentire custoditi da Dio, in un modo SACRO.
    Ma per stare in quei sentimenti, bisogna consacrarli.
    Bisogna consacrarsi e stare in atteggiamento sacro.

    Allora si capisce perché la desacralizzazione dispera.
    Senza un’abbondanza all’orlo manca sempre qualcosa.
    Dio c’è: noi non sempre. Il vuoto di sacro è tutto nostro.
    Ma senza quel sacro, rendiamo tutto disorganizzato.
    Manca sempre qualcosa… manca Qualcuno.
    E così i sentimenti non possono essere i Suoi.
    Sono quelli comuni, di un quotidiano privo di Eterno.

  • FRANJO ha detto:

    L’eclissi del Sacro, qui descritta, è un processo lungo, di cui si riesce a cogliere lo svolgimento attraverso gli ultimi secoli. A me fa maggiormente impressione un processo parallelo, l’interruzione improvvisa, nelle ultime 2 generazioni, della trasmissione della fede nelle famiglie, avvenuta in maniera silenziosa quanto inesorabile. Ognuno può constatarla guardandosi intorno. La permanenza di alcuni eventi religiosi (penso al battesimo, il matrimonio mi sembra decisamente più declinante) appare in molti casi rispondere alla necessità umana di riti di ingresso nella comunità o di passaggio, leggibili con metodo antropologico, ma svuotati in gran parte del loro contenuto di fede, in molti casi addirittura non compreso.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Il pesce puzza dalla testa, caro Franjo.
      Se il sale perde il suo sapore, con che cosa lo si renderà salato?

      L’eclissi del Sacro come la perdita della Fede nelle famiglie possono essere fermate! Come? In primis, attraverso la santità del Clero!
      Si disquisice e ci si divide sul Rito – purtroppo, una fra le tante distrazioni ad hoc e forse la peggiore – senza mai pensare “al peso” del Celebrante. Quanto può un “santo”, miei cari!

      La chiamata alla santità è la risposta più ovvia ad ogni attuale problema!
      Ma dell’impegno alle virtù, della necessità a mantenere la fede ben salda nella Dottrina di sempre, dell’offerta del proprio corpo come sacrificio a Dio gradito come condizioni sine qua non, nessuno parla.
      Il Sacerdote, tanto più se poi Vescovo e Cardinale, deve scegliere la santità di vita , deve voler tendere ad essa con tutto se stesso. Tutto ciò, invece, non appare più come parte trainante della vocazione del corpo ecclesiale ed è il motivo per cui la società si sfascia.
      Amare Cristo, e la Madre Sua…NON il mondo con le sue ideologie e i suoi capricci, con le sue concupiscenze e i suoi comandamentucci.
      I sacerdoti non hanno scelta: la santità o nulla.

      Lo disse, con sue parole efficacissime, il beato Cardinal Schuster, in una Lettera a don Carlo Sonzini del 28 gennaio 1932:

      “LA NOSTRA CONDIZIONE E’ TALE CHE, O SIAMO MINISTRI UTILI A DIO – ED ALLORA SAREMO SANTI – O NON LO SIAMO, E ALLORA RECHEREMO PIU’ DANNO CHE VANTAGGIO ALLA CHIESA ED ALLE ANIME”.

      • FRANJO ha detto:

        Caro Occhi aperti, ha pienamente ragione! Preghiamo per la santità dei Pastori; saranno santi sacerdoti a guidarci attraverso i tempi di prova che dovremo attraversare, e a traghettarci verso il trionfo del Cuore Immacolato di Maria. Tante sono le trappole da cui dovranno proteggersi, da una comprensione “modernisticamente” orientata dell’Eucaristia, all’accettazione quasi fatalistica dello spirito del mondo, alla trasformazione in retrovia del volontariato. Pochi santi sacerdoti potranno “rovesciare le sorti”, come nei più incoraggianti esempi biblici.

        • OCCHI APERTI! ha detto:

          A Gesù bastarono 12 apostoli…😉
          Ma non dimentichiamo e aggiungiamo anche i 72 discepoli e le pie donne, tra cui Maria Maddalena, l’isoapostola…
          Ad accomunarli tutti, l’amore senza misura a Cristo e la devozione filiale alla Madre Sua, con la scelta appassionata della verità fondata sulla Sua Parola, della santità a ogni costo, della fraternità tra loro…

          Un carissimo saluto, Franjo!

      • Rolando ha detto:

        Non capisco, caro OCCHI APERTI, come tu, per dire ogni uomo, possa pensare di essere “utile a Dio”.
        “È forse guadagno per Dio che l’uomo sia giusto” sta scritto in quella che si dice Parola di Dio.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    👏👏👏
    C’è un gran bisogno di voci cattoliche equilibrate e sobrie.

    Evitare ogni estremismo è (primo) indizio che non si è soggetti ad alcuna passione in atto per ottundere il giudizio (San Juan de la Cruz docet!)…

    Gli estremismi non sono mai la soluzione; semmai peggiorano le situazioni, distorcendo la realtà e trastullandoci nella pericolosissima illusione di aver dato mano ad una opposizione esemplare e risolutiva.

    Dagli estremismi nascono le eresie delle eresie (il pensiero corre al modernismo e al tradizionalismo!) e gli scismi, peggiori dell’eresia che li genera.
    Lo osserviamo oggi in modo impressionante, se siamo aperti all’oggettività della verità e non abbiamo paura di tenere gli occhi ben aperti. Ma, va da sè, essere faziosi ottenebra…!

    L’unico modo per far entrare la luce è svuotarsi.
    Abbandonare recisamente ogni “partito” e autocontestarsi ci fa giungere all’Incontro. E, con Cristo soltanto e la Madre Sua, la Verità. In tutte le sue declinazioni in minuscolo. L’oggettività non è un’utopia. Il Cattolicesimo d’origine è pura oggettività. Porsi al di fuori di esso, spesso inavvertitamente, con l’intima persuasione di preservarlo e rappresentarlo è il dramma dei nostri giorni, che si somma al protestantesimo relativista – quindi nichilista – oggi ben diffuso nelle più alte sfere ecclesiastiche, con la convinzione di fare opera meritoria di contrapposizione.

    Davvero un brutto pasticcio. L’unica soluzione: Cristo al centro! E la devozione – vissuta sul serio! – al Cuore Immacolato di Maria Santissima.

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