Pastorale, Pastorale…Quanti Delitti si Commettono in Tuo Nome. Porfiri.

5 Gennaio 2024 Pubblicato da 4 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste riflessioni su un termine che in questi anni – gli ultimi dieci, in particolare…- viene usato, abusato e stra-abusato. Come un passe-partout, scrive il maestro Porfiri; ma a volte sembra più un grimaldello…Buona lettura e diffusione.

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La pastorale come passepartout

Una delle espressioni che più si ascolta in questi ultimi anni è “pastorale”. “Motivi pastorali” sono addotti per giustificare alcune iniziative in ambito ecclesiale, come abbiamo visto in Fiducia supplicans. “Motivi pastorali” sono dietro anche a molti cambiamenti nella liturgia e nella musica sacra. Sembra quasi che la pastorale sia divenuta una sorta di passepartout per poter far passare qualunque cosa. Del resto uno dei centri più importanti per il rinnovamento liturgico, il francese Centre de Pastorale Liturgique, fondato nel 1943, includeva proprio questa parola nel nome, indicando così una linea di azione.

In effetti la pastorale è un elemento importante nell’azione ecclesiale, essa è il modo in cui il dogma e la conseguente teologia si traducono in azioni concrete a favore dei fedeli. È il modo in cui la dottrina viene tradotta per il mondo. Se riflettiamo su questo, abbiamo ben chiaro come la dottrina (dogma, Scrittura teologia, tradizione…) precedano la pastorale e la informino. Cioè, la pastorale è lo sviluppo concreto degli elementi dottrinari. Nella liturgia la “pastorale” che è stata applicata in molti punti ha rinnegato la vera dottrina, andando a cercare un incontro acritico con il mondo che non ha prodotto alcun risultato positivo, ma anzi ha reso la liturgia irriconoscibile.

Io dico sempre che sono proprio coloro che ci tengono al Vaticano II e al suo spirito autentico che dovrebbero protestare con forza contro il modo in cui la liturgia è stata sfigurata, eppure queste proteste mi sembrano sempre troppo flebili. Quello a cui abbiamo assistito e a cui ancora assistiamo, non è il buon uso della pastorale ma un suo pervertimento, è usare la pastorale come “parola talismano” secondo quello che insegnava Plinio Corrêa de Oliveira e renderla utile ad ogni uso.

Vediamo Fiducia Supplicans al punto 12: “Si deve altresì evitare il rischio di ridurre il senso delle benedizioni soltanto a questo punto di vista [cioé la conformità alla legge di Dio], perché ci porterebbe a pretendere, per una semplice benedizione, le stesse condizioni morali che si chiedono per la ricezione dei sacramenti. Tale rischio esige che si ampli ulteriormente questa prospettiva. Infatti, vi è il pericolo che un gesto pastorale, così amato e diffuso, sia sottoposto a troppi prerequisiti di carattere morale, i quali, con la pretesa di un controllo, potrebbero porre in ombra la forza incondizionata dell’amore di Dio su cui si fonda il gesto della benedizione”. Ma cosa si intende in questo caso? Che un “gesto pastorale” può essere svincolato dall’obbedienza alla legge di Dio? È ovvio che la sollecitudine pastorale della Chiesa deve rivolgersi verso tutti in modo che nessuno si senta escluso, ma questo al fine della propria conversione, senza far credere al peccatore che il peccato in cui si trova viene in qualche modo approvato dal l’autorità della Chiesa. La migliore misericordia è certamente la giustizia, è sapere cosa è giusto e cosa no, e questo vale per me (pure peccatore) come per tutti coloro che si trovano a combattere con il peccato. La pastorale dovrebbe essere un modo per uscire dal peccato, non per lasciare il peccatore dentro di esso.

In questo modo, e questo mi sembra più terribile ancora, sembra crearsi una dicotomia fra la pastorale e la dottrina, cioè la pastorale può benedire quello che la dottrina rigetta. Come detto sopra, qabbiamo visto questo all’opera per la liturgia e la musica sacra, in cui sotto il pretesto di “motivi pastorali” si sono rinnegate molte cose che in realtà erano chieste nei documenti del Concilio, penso all’uso del latino, al canto gregoriano, all’uso dell’organo e molto altro.

Questa ambiguità, e lo dico proprio in senso pastorale, non fa bene ai fedeli che sono portati a credere che è giusto quello che invece è sbagliato. Un conto, come detto, è l’attenzione verso le sofferenze e le miserie umane di ogni tipo, un altro conto è venire meno al proprio ruolo di annunciare la Verità all’uomo su sé stesso e nel suo rapporto con Dio.

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4 commenti

  • Rachel D. ha detto:

    Già, quindi di fatto si pongono CONTRO tale legge.
    E lo dicono pure…sic.

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Ha cento ragioni e più dott. Porfiri. Anche io al punto 12 sono rimasto basito. E parafrasando male Dante potrei dire ” e da quel giorno non lessi più innanzi” .La FS e ancora la’ dove l ho lasciata ed ho deciso di usare solo Italo😀.

    Comunque faccio osservare , per fare bastian contrario, che è assai divertente, che a pensarci bene talvolta , ma rare sono, le … Irregolari (non si può usare coppie non si può usare unioni … Che sono allora?) ,Poche volte davvero, e sono veramente poche… Irregolari, vanno a messa , non fan la comunione e restano fino alla fine prendono la benedizione ed hanno l ardire di farsi pure il segno della Croce. Ohibò che succederà a loro ? Andranno all inferno due (2) volte? Una come irregolari e l altra come blasfemi?
    Mi permetto di fare ironia non con lei s intende ma con un po’ tutto il mondo tradizionalista visto che poi sono rari i commenti che propongono qualcosa che non sia solo ” fuoco eterno e zolfo” per questi nostri fratelli.
    Poi ci saranno tanti preti che ascoltano questa gente, pregano con loro ma assai poco viene indicato. Segnalo che messa in latino e scrosati su nbq rispettivamente riportano e segnalano l’intervento del vescovo di Bayonne, mi pare. Avrà i suoi limiti. Conviene leggerlo forse per farsi un idea cosa può essere quello che incontra ” pastoralmente” un prete.

    • Rachel D. ha detto:

      …diciamo che forse bisogna scegliere, o Dio o Satana.
      Chiamalo tradizionalismo, chiamalo com vuoi ma a noi dà pace.
      Certo, i sacramenti sono seri, ma qui di serietà ne vedo poca.
      Censuriamo fs

  • Massimo trevia ha detto:

    I nuovi pastori lasciano 99 pecorelle per curarne una ma le vogliono proprio perdere!

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