RomaAmor. A Dispetto degli Scempi della Metropolitana. Benedetta De Vito.

16 Dicembre 2023 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla città più bella del mondo (lo dice un non romano di nascita…). Buona lettura e condivisione.

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Nel quieto dopopranzo,  fresca nel ponentino romano, eccomi uscita dal portone e tutta immersa nella chiarità della mia Roma amata. Percorro a passi svelti via Baccina fino al muraglione eretto da Augusto per difendere il suo tempio di Marte Ultore dai fuochi della plebe romana alla Suburra. Sono già davanti al Foro che, bellissimo e malinconico, mi osserva mentre tutt’attorno lo assediano le macchinacce per gli scavi della metropolitana che più dannosa e inutile non poteva essere. Secondo me.

Perché al Colosseo la Metro blu c’era e c’è e bastava e avanzava. Secondo me. E invece no e i lavori di sfracello della bellezza romana sono cominciati nel 2000 e sono ancora lì tutti quanti, sani e insani, come fossero iniziati ieri mattina. Ora divorano anche la Piazza Venezia e mi dice, chi abita i bei palazzi intorno, che s’odono strani rumori e fischi e forse ci sono anche delle crepe…

Cammino e tengo lo sguardo basso per non incrociare quegli enormi sgorbi di metallo che sconciano il panorama eterno, ma sento di non esser sola e mentre cammino, da lontano, da lassù, mi chiamano i bei pini secolari che, giganti giovinetti (come li chiamerebbe il poeta) con il loro verde ombrello, grattano il cielo azzurro. A loro, certo devo dare udienza. “Non sai, dicci Benedetta, non sai che vogliono abbatterci? Non sai che senza di noi, qui tutto sarà grigio e spoglio come una cartolina del Vesuvio senza pino al fianco?”. Oh Signore, non lo sapevo proprio e penso e credo che il motivo sia uno solo e comprensibile: le radici intralciano il lavoro sui treni. Non mi rispondono più i miei begli alberi e mentre il vento li scuote sembrano piangere il loro destino amaro e io con loro. Non sono certo passatista se dico e ripeto che la metro vattelapesca qui, nel cuore di Roma, proprio non si doveva fare. E lo dico e lo ripeto al sindaco nostro. Buono (e mica tanto) solamente a suonare la chitarra (come sapevo).

Il pianto dei pini mi segue fino alle Botteghe oscure dove riprendo fiato e ritmo della marcia. Mi immergo, a naso in giù, nell’area sacra di Piazza Argentina, dove di sacro ora non c’è più nulla e dove pascolano i tanti gatti romei che di bello han solo il passo della libertà. Eccomi al caffè Camerino, per un caffè di Natale con il nostro Marco Tosatti. Parliamo un poco e poi, via uno di qua e l’altro di là, a cavallo del vento. Io passeggio un poco torno torno per dare un occhio alle stoffe e ai tessuti che, da tradizione, si vendono qui intorno. Ma la merce è tutta troppo cara e quindi via verso casa, sempre a caccia di romanità.

E mentre sono sotto alla colonna Traiana, che ora ha in cima il dolce primo Pontefice, un ricordo  mi sovviene e viene diritto dalla mattina che ho appena trascorso (per gli auguri di Natale) con una cugina in un circolo per anziani che si chiama “Il girasole” e che guarda diritto verso le belle colline sabine.

I nostri simpatici amici giocavano all’impiccato, ossia a indovinar le parole alla lavagna. Uno di loro ha scritto una lunga teoria di segni meno e: “E’ una canzone”. Un altro in platea ha alzato la mano: “La so”. E dilla, un coro di voci. E lui, invece di dirla, l’ha cantata con voce tenorile: “Roma nun fa la stupida stasera….”.

Sì, Romaamor.

Un bel regalo di Natale!

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1 commento

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Piacevolissima lettura. Spiace sia già finita. È assaggio di una buona pietanza…😊 Ringrazio!

    E buona Novena di Natale, che inizia oggi!

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