Santità in una Famiglia di Re. Gudula di Bruxelles. Benedetta De Vito.

4 Dicembre 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, cominciamo la settimana con una storia di santità, che ci racconta la nostra Benedetta De Vito. Buona lettura e condivisione.

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In una famiglia di re e regine, e tutti quanti impreziositi dalla carità che santifica, nella bella Lotaringia (cioè più o meno in Belgio), nacque da una mamma santa, (Amarberga) una bella bambina di nome Gudula, cioè Buona, che doveva diventare ancora più santa di sua mamma e dei suoi fratelli, tutti santi. Chiudiamo gli occhi solo un momento e siamo lì, in Lotaringia, cioè in Lorena, negli anni Sessanta del Sesto secolo A.D. Oh chi avanza nel bosco tenebroso con un lumicino acceso? Sì sì è Gudula. C’è una radurina per noi e per lei. Attendiamola dunque al passaggio…

Fermiamola e chiediamo a lei e alla sua damigella dove vanno nel giorno appena nato e ancora immerso nell’inchiostro delle tenebre. Gentile, la fanciulla ferma il suo passo, la bella veste croccante, che prima teneva sollevata per non trattenere il passo, s’allunga sull’erbe. “Andiamo ad incontrare il nostro Sposo”, risponde e, in sorriso, via, via, perché, come dice, sono tanti chilometri ad andare e bisogna camminare. E mentre le belle vanno io leggo di lei che una mattina, ancora avvolta dal manto nero della notte, il diavolo, con un soffio d’alito d’odio, spense la fiammella della lampada e che Gudula, perduta, si mise in preghiera e che, poco dopo, il lumino, in danza, s’accese di nuovo e via verso la dolce meta. Uno dei primi miracoli di questa piccola grande Santa che è patrona di Bruxelles e che ho incontrato per la via, scoprendola sorella nell’andar sotto la luna e le stelle, pur già giorno, incontro al Signore…

Ma la storia di Gudula continua. E’ taumaturga perché con l’orazione e con l’imposizione delle mani sana bambini e donne, è tutta carità perché nel suo Palazzo imperiale (suo nonno era Pipino il breve, maggiordomo della casa Reale merovingia) organizza aiuti e sostegni per malati e poveri ed è santa per la sua santa nascita in cielo.

Quando morì, in pieno inverno (e ora arriviamo anche lì), un albero rinseccolito dal gelo  fiorì e germogliò e quando il corpo di Gudula fu traslato nella cappella piccina dove andava a pregare al mattino argentato, l’albero in fiore la seguì, piantandosi proprio davanti alla porta della pieve come gaio benvenuto… Accorrevano i pellegrini a onorare la santa nella cappella di San Salvatore in Morzella che divenne, per volontà di Carlo Magno, un monastero. Ottone II imperatore la volle però traslare a Bruxelles, nella Cattedrale di San Michele Arcangelo, che  oggi è dedicata anche a lei. E qui la troviamo, in una stupenda statua tutta d’oro. Reca una corona grandissima, quasi sproporzionata, in capo, un angelo in ginocchio sostiene la lanterna che, per volontà di Dio, le restituì lume al cammino dopo il dispetto del diavolo. Ecco, punto, e in un breve a capo, seguitemi per una riga ancora quaggiù.

Santa Gudula si festeggia l’8 gennaio ed è proprio sotto il suo divino patrocinio che metterò il crowd funding per il mio secondo libro (il seguito direi di Cuoresardo) che si intitolerà Romaamor. La finisco qui e accendiamo tutti un lumino per la nostra Gudula che da lassù, buona come è, ci assisterà lungo il cammino nelle tenebre del mondo (che vengono anche dalla sua Bruxelles) con il suo santissimo lumino acceso dal Signore.

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2 commenti

  • Celeste ha detto:

    E’ un piacere leggerti Benedetta.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Che gran piacere questa odierna lettura!

    “C’ero una volta” per Oltre Edizioni è sempre della nostra Benedetta?
    Credo proprio di sì ma mi piacerebbe averne conferma, se possibile. Grazie.

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