La Strage Silenziosa degli Autisti di TIR per Malori Improvvisi.

12 Ottobre 2023 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mentre si discute giustamente del caso dell’autobus elettrico di Mestre e del malore del suo guidatore, offriamo alla vostra attenzione questo articolo di  Trasporto Europa,  che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.

§§§

Un camionista può morire sul lavoro in modo molto evidente, in una delle tante cabine accartocciate che chi viaggia molto in autostrada vede dal finestrino. Sono gli incidenti stradali, che spesso avvengono per tamponamento tra due o più veicoli pesanti. Ma può morire in modo più silenzioso, per un malore mentre è in pausa o anche quando guida e in quest’ultimo caso a volte è difficile riconoscere a prima vista la causa del decesso. Questa strage silenziosa – che emerge nella maggior parte dei casi sulle pagine dei quotidiani locali – causa numerose vittime sul lavoro. E talvolta finisce sotto i riflettori nazionali per un caso eclatante.

È successo il 24 febbraio 2023, quando le pagine web di diversi quotidiani nazionali hanno mostrato il titolo di un “camionista eroe”, Giovanni Gaito di 39 anni, che il 21 febbraio ha avuto un malore (si parla d’infarto) alla guida di un autoarticolato carico di liquido infiammabile (ossigeno) mentre viaggiava sull’A1 tra Frosinone e Ceprano in direzione di Napoli. Il camion ha cominciato a viaggiare a zig-zag e alcuni colleghi hanno formato una sorta di barriera intorno per evitare scontri. Poi Gaito è riuscito finalmente ad accostare senza creare incidenti, ma quando i soccorsi hanno aperto la cabina lo hanno trovato senza vita.

La notizia ha suscitato giustamente clamore, sulla stampa e sui social, proprio perché l’autista ha evitato un impatto che avrebbe potuto causare un gravissimo incidente, magari con altre vittime. Ma dall’inizio del 2023 le cronache registrano altri sei camionisti morti per malore di cui si è parlato in poche righe. Eppure questo è un risvolto dell’autotrasporto di cui si parla ancora poco, ma che è altrettanto grave per le vittime e più in generale per la sicurezza stradale degli incidenti “rumorosi”. Facciamo una breve cronaca partendo dal caso di Gaito.

Appena un giorno dopo l’incidente di Gaito, la sera del 21 febbraio, il suo collega Antonio Moscatella, di 59 anni, ha avuto un malore mentre guidava un autocarro sulla strada che porta da Sant’Ubaldo a Monsano, nei pressi di Jesi. Anche in questo caso l’uomo è riuscito ad accostare il veicolo, ma i soccorsi chiamati da un altro autista non hanno potuto fare altre che riscontrare la sua morte. Scorrendo indietro nel tempo, alle 5.20 del 17 febbraio Angelo Zenoni, di 55 anni, si era messo da poco alla guida del suo camion carico di acqua minerale dopo essere uscito di casa, quando il veicolo sbandò e uscì di strada a Endine Gaiano, in provincia di Bergamo. Anche in questo caso i Vigili del Fuoco, che sono dovuti intervenire per estrarre l’uomo dalla cabina, lo hanno trovato già morto.

Dieci giorni prima, il 7 febbraio un autista, di cui le cronache non riportano il nome, ha perso i sensi mentre scaricava il suo camion nell’area del porto di Civitavecchia, ed è deceduto in pochi minuti. Lo stesso giorno in un altro scalo dalla parte opposta della penisola, a Porto Nogaro, un autista, anch’esso rimasto anonimo, è stato trovato morto all’interno della cabina del camion in sosta. Retrocediamo di altri quattro giorni e ci spostiamo a Pressana, in provincia di Verona, dove Martino Vallarsa è caduto nella cisterna del suo camion mentre la stava controllando prima di caricare cereali, morendo sul colpo. In questo caso il decesso è stato causato dalla caduta, ma è probabile che abbia perso l’equilibrio per un malore.

A gennaio i casi mortali sono stati due. Nel tardo pomeriggio del 26 gennaio un camionista di 50 anni è stato trovato morto in cabina nell’area di servizio di Montepulciano Ovest, lungo l’autostrada A1, mentre i 2 gennaio il malore ha colto un altro autista alla guida lungo l’autostrada A28, tra Fontanafredda e Sacile, e pure in questo caso l’uomo è riuscito ad accostare il veicolo – che si è piegato su un fianco – prima di accasciarsi. E questi sono solo i casi mortali riportati da un qualche giornale, ma potrebbero essercene altri che non hanno raggiunto le cronache, per non parlare dei malori che fortunatamente non causano la morte.

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN

IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT

UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , ,

Categoria:

1 commento

  • arrendersi all'evidenza ha detto:

    Nell’immaginario collettivo una persona ritenuta sana, ben allenata e molto curata è l’atleta professionista.
    Non è come il camionista di TIR, frequentatore di trattorie dai piatti abbondantissimi e forte fumatore.
    Però, dal momento in cui sono iniziate le somministrazioni di siero genico, anche l’atleta è meno in salute.
    Il sito Good Sciencing ha riferito di oltre 1300 morti, nel mondo e molti di più con serissimi problemi di salute a partire dall’inizio dei caprini al settembre 2023. Nel dossier sono censiti oltre 2000 arresti cardiaci. Il dossier è alimentato dalle informazioni riferite dai media ed è facile pensare che, soprattutto in certe aree del mondo, molti casi non finiscano neppure nelle liste.
    Non sorprenda che dal 2022 ai problemi cardiaci stiano sopraggiungendo non pochi casi di cancro, in certe aree fino a 5 volte in più che nel 2020/2021. Ancor peggio, i cancri esordiscono già allo stage 4, avanzato. In molti casi la cronaca riferisce il necrologio di “morto dopo breve malattia”.
    Così, tra una “morte improvvisa” (+82% secondo le fonti citate) e una “dopo breve malattia” molti atleti, prestanti, giovani e nel pieno delle forze e della carriera, lasciano questa valle di lacrime.
    Nella celebre Premier League del football inglese circa il 50% dei tesserati è sierato malgrado i media abbiano sempre parlato di percentuali superiori al 95%. Ci sono stati molti casi di malore. Dal novembre 2022 i calciatori professionisti in Inghilterra non sono più incoraggiati a farsi altre dosi.

Lascia un commento