Così non Parlò Zarathustra. Una Recensione del Libro di Gotti Tedeschi.

11 Ottobre 2023 Pubblicato da 5 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questa recensione apparsa su veneziepost, che ringraziamo per la cortesia, dell’ultimo libro del prof. Ettore Gotti Tedeschi. Buona lettura e condivisione.

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Daniele Cunego

“Il denaro è come il letame che non serve se non è sparso”. L’affermazione è di Francesco Bacone (1561-1626), quanto mai attuale in una economia atipica dove si vuole diventare tutti dei rentier staccandosi dalla realtà.

Il denaro ci porta a parlare di finanza che non è né buona né cattiva ma dovrebbe servire all’economia reale per creare benessere.

È questo il leit motiv del libro scritto da Ettore Gotti Tedeschi durante la pandemia a metà strada tra la losoa e la nanza, recentemente pubblicato con il titolo “Così non parlò Zarathustra”.

La pandemia è stata la causa di un cambiamento economico, ha accellerato molti aspetti della vita sociale – pensiamo alle limitazioni negli spostamenti – portandoci a riconsiderare le profezie di Friedrich Nietzsche presentate dal suo vicario Zarathustra.

L’analisi di Gotti Tedeschi è quanto mai pungente. L’Occidente ha negato Dio e la vita seguendo utopie come la creazione di nuovi ordini mondiali o reset di vario genere, la crisi europea è dovuta ad una sottovalutazione della diversità religiosa nellle singole aree, ed inne l’Italia bloccata dalle situazioni continenatali e dalla situazione imbarazzante della Chiesa cattolica.

Sul declino della civiltà economica occidentale hanno scritto autori dimenticati quali Oswald Spengler con il suo “Tramonto dell’Occidente” del 1918 e lo storico francese Paul Hazard con il saggio “La crisi della coscienza europea” del 1935, consigliandone la lettura.

Gotti Tedeschi evidenzia la relazione diretta tra la crescita demograca e la crescita economica anche nel continente europeo che segna una contrazione di abitanti. Tale situazione è legata a scelte morali dell’uomo moderno e contemporaneo che non sono “come si potrebbe pensare il comunismo ed il liberismo, ma il relativismo ed il nichilismo”.

Il libro riporta dati storici inequivocabili quale il legame tra decrescita della popolazione ed il Pil. Le Nazioni Unite certicano che nel XX secolo (1900-2000) la popolazione mondiale è crescita di 4 volte ed il Pil di ben 40 volte. Alcuni sostengono che la ricchezza non sia stata distribuita equamente ma tale affermazione non è verititera. Negli Anni Settanta il Pil dei Paesi ricchi era 26 volta quello delle Nazioni povere ma nel 2000 il Pil “occidentale” è calato di 5 volte con l’ingresso sulla scena mondiale di alcuni Stati asiatici (Cina e India) e Paesi del’America Latina.

La globalizzaione sommata ad una forte delocalizzazione occidentale ha consentito a questi Paesi di registrare una forte crescita economica non sempre legata alla fertilità della popolazione ma al crollo dellla mortalità soprattutto infantile.

Un altro tema caro a Gotti Tedeschi riguarda l’iperconsumismo occidentale che sommato alla delocalizzazione industriale ha generato una crescita espondenziale di CO2, che come ben sappiano inuisce sul cambiamento climatico.

Interessanti sono le considerazioni dell’Autore sul Nuovo Ordine Mondiale non segnato dal libro di Henry Kissinger del 2014 ma da quanto denito dall’ex Segretario americano negli negli Anni Settanta nel famoso Rapporto che porta il suo nome e solo ora desecretato.

Negli Stati Uniti, a partire dalla ne degli anni ‘60 ed inizio ‘70 si decise di costruire un mondo migliore, più giusto, più egualitario e più inclusivo.

Il percorso iniziò allora con obiettivi dichiarati inquietanti quali l’omogeneizzaazione delle diversità culturali, l’incentivazione della denatalità con ogni mezzo, la relativizzazione delle religioni, la creazione di Stati globali in contrapposizione a quelli nazionali orientando il mercato verso la globalizzazione senza perderne il controllo.

Il tutto ovviamente utilizzando i think-tank e farcito dal seme del politically correct.

Interessante l’analisi sul capitalismo che, secondo Gotti Tedeschi, non è di per sé cattivo “ma occorre ribadire che la responsabilità del suo utilizzo è l’uomo che lo rende uno strumento buono o cattivo”. E quindi ogni critica al capitalismo deve considerare questo aspetto.

Sul capitalismo cattolico si esprime con grande fervore, traccia un quadro storico partendo da Leone XIII no ad arrivare a Benedetto XVI. In sintesi il capitalismo rimane l’unico sistema economico-sociale in grado di perseguire efcacemente il bene comune per uno sviluppo sostenibile ed il miglioramento della condizione umana.

Si ritorna al nostro Zarathustra – e quindi Nietzsche – che non era sicuramentee maltushiano ma aveva capito bene, ben prima dei rapporti segreti statunitensi, dove si stava indirizzando il mondo.

La lettura di questo libro di sole 150 pagine ci costringe a pensare all’oggi di noi stessi ed anche guardare ai nostri gli e nipoti per sottrarci, per quanto possibile, alla decrescita felice.

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5 commenti

  • Gsk ha detto:

    Il vero incubo delle élite è la crescita demografica, per questo sono disposte a rinunciare alla crescita economica ( quella degli altri..)

  • R.S. ha detto:

    DEUS CARITAS EST

    dal Padre Nostro alla Carità senza passare dal mondo.

    I discepoli chiesero a Gesù di insegnar loro a pregare e così Egli recitò il Padre Nostro.
    La preghiera si rivolge a Dio come Padre, innanzitutto per santificarne il nome e attenderne il Regno.
    E’ una preghiera che dalla terra sale al Cielo perché in terra avvenga la volontà del Cielo.

    Preghiamo di ricevere un pane che banalmente non sazia la fame e che Gesù dice d’essere Lui stesso!
    Preghiamo per chiedere perdono e per saper perdonare, liberandoci dal Maligno che insegna altro.
    Preghiamo il Padre perché la prova che ci riguarda non ci trovi incapaci di reggerla e di superarla.

    E’ una preghiera che sale dai bisogni terreni, ma che vuole trasfigurarli in un desiderio d’Oltre.
    E’ una preghiera che desidera la comunione con Dio e la liberazione dal principe di questo mondo.
    E’ una preghiera che cerca il soprannaturale, perché la grazia che chiede non può venire dall’uomo.

    Mentre l’amore di cui normalmente parliamo è cosa umana, la carità (charis) è cosa divina.

    Il Padre Nostro spiega bene perché il Catechismo (CCC 1822) definisca la carità “la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per sé stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio”.
    La virtù è una disposizione abituale e ferma a compiere il bene.

    Nella preghiera al Padre c’è tutto il succo e il sapore del “comandamento nuovo” e Gesù spiega lo bene” “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9).

    La carità è molto paziente (bisogna rimanere) e senza questa carità “l’uomo non è nulla” (1Cor 13,2).
    La carità è l’amore di Dio in noi e ci spinge ad amare come ama Dio. La carità è un dono di Dio!

    La carità non si identifica con la solidarietà, specialmente quando i gesti vengono mostrati pubblicamente per essere visti e cercare un consenso, vantando un merito.

    Si può comprendere perché, alla pur virtuosa chiesa di Efeso (Ap 2) “colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro” possa rimproverare di aver “abbandonato la carità di prima”. E’ una chiesa decaduta da quell’altezza e che ha bisogno di ravvedimento.

    La carità, anche se bisogna amare il prossimo “come sé stessi”, non è a nostra misura e non può consistere nell’essere permissivi verso il peccato, che non santifica il nome del Padre o limitarsi a un filantropismo che potrebbe non aver nulla a che vedere con il Regno dei Cieli e la volontà di Dio.

    Un amore benigno e paziente, pacificato e che non si adira, che non si vanta e non si gonfia, che tutto sopporta, sa perdonare (come preghiamo il Padre di saper fare), non gode dell’ingiustizia, non cerca il proprio utile e supera una fede capace di trasportare le montagne: solo così la carità (che è cosa divina) può COMPIACERSI DELLA VERITA’ (che è in Dio).

    Amare è anche correggere e Dio castiga (purifica) quelli che ama. Lo fa con amore, ma lo fa.
    L’oro si prova con il fuoco e anche al giusto è talvolta necessaria l’esperienza della croce.

    Amare il prossimo è innanzitutto riconoscerne il valore per Dio, dato che anche per salvare quell’anima il Figlio dell’uomo ha versato il suo sangue innocente: Gesù lo ha amato!

  • Mòns X ha detto:

    Ho letto il libro di gotti tedeschi . Non
    Fa filosofia , fa l’analisi di ciò che Nietzsche aveva profetizzato e si è avverato . Lo raccomando . Mòns X

  • Mòns X ha detto:

    Ho letto il libro di gotti tedeschi . Non
    Fa filosofia , fa l’analisi di ciò che Nietzsche aveva profetizzato e si è avverato . Lo raccomando . Mòns X

  • Giulio P ha detto:

    Era anche io presente ed ho invitato il prof a fare una presentazione simile a Rovigo e Ferrara ( Rotary ) . La discussione verbale è stata Molto più interessante del libro stesso .

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