Tutti i Rischi (e i Segreti..) del Siero. Arrendersi All’Evidenza.

9 Ottobre 2023 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Arrendersi All’Evidenza offre alla vostra attenzione questo articolo, certamente tecnico, ma estremamente interessante – e preoccupante – vista la situazione di totale asservimento della casta medica e dei politici ai desiderata e agli interessi di Big Pharma. Buona lettura e condivisione.

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Chi segue Stilum Curiae è a conoscenza delle molte ragioni per ritenere differenti tra loro i lotti degli pseudo-vaxxini mRNA, inculcati a forza nella quotidianità psicofisica di molte persone.

Tale differenza, qualunque ne sia la causa, costituisce un’inaccettabile indice di scarsa qualità di un medicamento autorizzato in via sperimentale e solo per uso emergenziale: non è etico né scientifico pensare che “siccome c’è l’urgenza allora va bene tutto”.

Di fatto i somministrati ogni volta hanno partecipato ad una lotteria, dove purtroppo si possono pescare numeri di lotto cattivi.

Le statistiche degli eventi avversi post “vaccinazione” concentrano gli effetti collaterali in una percentuale relativamente piccola di lotti.

Perchè è possibile che vi siano differenze che un sistema “scientifico” dovrebbe saper prevedere e contenere?

Ecco alcuni argomenti già trattati:

-si sa che i preparati vaccinali abbisognano di conservazione a bassa temperatura: quante volte così non è stato, specialmente in estate?

-si è già detto della differenza che può dipendere dalla somministrazione (se l’ago buca un vaso sanguigno e non il muscolo).

-si è detto come della sospetta circostanza che vede certi numeri di serie, correlabili nel loro identificativo alfanumerico (forse indice di una consapevole differenza tra i lotti?), corrispondere al maggior numero di eventi avversi (che dovrebbero essere distribuiti casualmente).

-si è già detto della possibilità che nel preparato ripartito in fiala potessero residuare dei contaminanti visibili (lotti ritirati in Giappone).

-si è detto del rischio di potervi trovare sostanze indesiderate connesse con le nanotecnologie impiegate, specialmente in relazione ai nanolipidi cationici (LNP) presenti, la cui equivoca qualità è stata richiesta di informazioni supplementari ai produttori.

 

Ultimamente tuttavia stanno emergendo delle variabilità tra lotti ancora più marchiane ed inaccettabili e che riguardano ben tre aspetti:

-la reale quantità del mRNA presente (comunque la si pensi sul mRNA, un lotto dal titolo fuori specifica è irregolare e andrebbe ritirato);

-la presenza di una contaminazione da DNA in quantità eccedenti i limiti ammessi;

-la relazione tra questo DNA e i nanolipidi (LNP), la cui variabilità aggiunge ulteriore incertezza nella farmacocinetica del DNA iniettato.

 

Domande non proprio retoriche: chi andrebbe in una scuola di paracadutismo nella quale è noto che 1 paracadute su 1000 non si apre?

Chi assumerebbe un rimedio per il mal di testa, sapendo che una volta su 100 gli verrà un’ulcera?

Chi acquisterebbe un certo ombrello sapendo che una volta su 10 non si apre e va buttato?

Beh, con le dosi di vaccino si firma consensualmente di assumersi rischi come questi o anche peggio… Funzionicchia così così ed è pure pericoloso. Soprattutto: tante cose ancora non si sanno bene e soprattutto non pare esserci eccessivo zelo nel volerle spiegare per bene.

Chi qualcosa sapeva, ha fatto spallucce. E ora, incalzato da richieste di spiegazione, pare proprio intenzionato a farle di nuovo.

Valeva la pena correre questo rischio? E’ ancora possibile insistere?

I dubbi sulla reale integrità del mRNA, quindi sulla dose realmente inoculata e di conseguenza sulla sua efficacia, erano già un argomento nel 2021 quando il focus verteva sull’instabilità. Di seguito il link ad un articolo del British Medical Journal (non una rivistina qualsiasi…):

https://www.bmj.com/content/372/bmj.n627

Se l’integrità è ballerina, chi garantisce che la dose dichiarata sia conforme? L’EMA, che era in possesso di dati che la davano variare tra il 55% e il 75%, pose la domanda a Pfizer.

Sappiamo tutti che normalmente il titolo del principio attivo rispetto al dichiarato si attesta attorno al 100%.

Ma, incredibile, dall’articolo emergerebbe qualcosa di più strano, e cioè che la specifica di riferimento è confidenziale, cioè non nota. 

Eppure EMA nel dicembre 2021 si dice soddisfatta delle risposte ricevute alle sue preoccupazioni e così tutto va avanti come prima.

Di fatto, in base ad analisi condotte e alle rassicurazioni fornite da Pfizer sulle migliorie introdotte, ci si accontenta di un titolo attorno al 70-75%. Come si spiega così tanta distanza dal valore teorico? 

L’instabilità? Qualche difetto di fabbricazione? Difficoltà dovuti alla purezza dei nanolipidi (LNP) deputati ad incapsulare l’mRNA e a renderlo stabile e ad avere l’efficacia asserita? Oppure altre cause ancora, ignote? Ma soprattutto: quale è il valore teorico accettabile?

E’ inquietante sapere, da non credere, che ufficialmente esso non sia mai stato stabilito, o meglio che sia rimasto “confidenziale”.

Ricordate quando su Stilum Curiae si sollevavano dubbi sulla qualità dei nanolipidi (LNP)? Nell’articolo del BMJ il Prof Ulm, un terapista esperto di vettori genici, sottolinea che, stante la variabilità nelle formulazioni con LNP gli studi precedentemente condotti sugli animali non possono dirsi conclusivi circa le potenziali tossicità (citotossicità, genotossicità etc) che potrebbero derivare dai sieri mRNA, ancor più prevedendo i booster, cioè la reiterazione e la somma di dosi in mesi o anni.

Ed eccoci alle novità più recenti nell’indagine sulle strane variabilità tra lotti: la contaminazione da DNA, nel preparato somministrato a chi si è sottoposto alla “vaccinazione” con sieri a base di mRNA, non rappresenta un trascurabile dettaglio, ma è un enorme elefante nella cristalleria della loro salute.

Pfizer ammette la possibile contaminazione: per produrre mRNA (un RNA modificato, non quello naturale) viene utilizzato un DNA plasmidico e quindi tra i dati forniti alle Autorità per avere l’autorizzazione figurava anche la quantificazione di tali contaminanti.

In un documento fornito da Pfizer a EMA (a pagina 100) viene riferita la variabilità di tale contaminazione da dsDNA nei dieci lotti indagati, espresso in nanogrammi di dsDNA per milligrammo di mRNA.

 

Il dsDNA è quello a doppia elica. Nella tabella qui presentata il dato più anomalo (815,3) è giustificato attribuendolo ad un errore analitico.

Le altre contaminazioni (in 3 casi superiori a 100 ng/mg) sono entro i limiti ammessi, di 330 ng DNA/mg RNA per un’assunzione di una dose da 30 mg, come nel caso del siero commercializzato da Pfizer.

 

Ma se è nei limiti, qual è il problema? Intanto rispetta dei limiti che sono del tutto arbitrari, desunti da uno studio FDA.

E perché c’era comunque bisogno di questi limiti?

Perché per ottenere i vaccini di nuova generazione, non solo quelli a mRNA, è necessario servirsi di substrati cellulari (animali, ma anche umani…) potenzialmente neoplastici ed oncogenici. In particolare il rischio deriva dall’inevitabile contaminazione da DNA residuo, che può intervenire nell’attivazione di oncogeni nell’organismo ricevente quei vaccini.  Come prima misura è dunque necessario disporre di una metodica capace di rilevare il rischio e poi va stabilito un limite accettabile.

Perché il limite di 330 ng/mg è criticabile, o comunque insufficiente a limitare i rischi che si corrono?

Perché quel limite fu stabilito per formulazioni che non prevedono l’utilizzo anche di nanolipidi (LNP), i quali hanno una maggior capacità di portare i plasmidi del DNA all’interno delle strutture cellulari del ricevente la somministrazione.

In ogni caso Pfizer ammette due cose: una notevole variabilità tra i lotti e la presenza della contaminazione da dsDNA.

I lotti analizzati sono soltanto dieci: facile supporre che sulle migliaia di lotti immessi in circolazione la variabilità possa amplificarsi di molte volte e chi poi la dose più contaminata la piglia, è tutta sua.

A dirsi preoccupato della presenza incerta e variabile del dsDNA nelle fiale del mRNA (modificato) non è un insignificante opinionista nov.ax, ma un esperto del calibro del Prof. Phillips Buckhaults, biologo molecolare, genetista direttore del Cancer Genetic Lab e professore di biochimica alla facoltà di Farmacia dell’Università del South Carolina, che ha recentemente testimoniato sull’argomento davanti alla Commissione Affari Medici (DHEC) del Senato USA.

Per essere maggiormente consapevoli della portata dei fatti sono necessarie alcune istruttive premesse.

-il Prof. Buckaults non appartiene alla galassia no vax, essendo lui stesso un plurivaccinato e un convinto assertore della validità della tecnica con mRNA per le potenzialità che potrebbe avere in futuro nella cura di molte forme tumorali. Nella sua modalità di comunicazione delle scoperte alle quali è giunto evita di proposito toni incautamente allarmistici, ma non si è voluto esimere dal riferire ciò che sa.

Buckhaults ha riferito che Pfizer ha modificato il processo inizialmente praticato per ottenere l’mRNA puro: la procedura era basata sulla reazione a catena della polimerasi (PCR) per amplificare il DNA da cui produrre mRNA. Poi, per riuscire a mettere a disposizione le ingenti quantità richieste, il procedimento è cambiato, utilizzando i batteri per ottenere l’mRNA tramite DNA plasmidico (il dsDNA). In questa seconda modalità di produzione, a causa di filtrazioni difettose, può residuare del dsDNA, contaminando l’mRNA poi ripartito in fiala. Per ovviare a questo inconveniente Pfizer è ricorsa all’enzima desossiribonucleasi, in grado di spezzettare il plasmide in frammenti, ma questo (sostiene Buckaults) è anche peggio, poiché questi frammenti hanno la possibilità di modificare il genoma! Sta di fatto (così dice il British Medical Journal, non una rivistina qualsiasi…) da quando l’mRNA viene prodotto con il nuovo procedimento l’integrità del mRNA è inferiore a prima.

-una volta iniettato nel braccio può condurre a pericolose conseguenze, anche in breve tempo. Ad esempio è stato sperimentato che il vaccino Pfizer è capace di una rapida integrazione nella linea cellulare epatica umana.

-anche nei vaccini proteici tradizionali possono contenere DNA puro, ma per quelli i limiti hanno un significato più protettivo, perchè quel DNa viene facilmente aggredito dal sistema immunitario dei tessuti prima che possa entrare nelle cellule: con la nuova formulazione NON è così!

Nelle nostre cellule in riproduzione il nucleo si disassembla e si riforma ad ogni mitosi: significa che c’è un momento in cui il contenuto del nucleo può riversarsi nel contenuto del citoplasma. Quello che, voluto o non voluto, vi è presente può quindi interagire con il DNA naturale, anche senza entrare direttamente nel nucleo (la qual cosa è per altro possibile, stante le caratteristiche egli LNP che impacchettano l’mRNA “vaccinale” e il dsDNA residuale).

Tra parentesi: come dar torto a chi sostiene da tempo che non siamo nell’ambito di un vaccino, ma di una terapia genica?

Nelle rare sperimentazioni condotte appositamente sulle fiale, il dsDNA rilevato è visibile con il test PCR già a un Ct 20, indice di una carica un milione di volte più elevata del dovuto, iniettata bypassando le mucose atte ad intercettarne l’estraneità.  NB: con un Ct 20 per valutare i tamponi PCR la pandemia non sarebbe nemmeno esistita: hanno dichiarato positivi molti solo utilizzando un Ct elevatissimo (>40), spesso privo di reale significato nell’individuare un reale contagio.

Il dsDNA derivante dai processi di produzione del mRNA ha un potenziale oncogenico potendo inteferire con il DNA naturale: il problema è che nelle fiale c’è e in certi casi è tanto. Inoltre l’integrazione con il DNA potrebbe avvenire non solo nel senso di essere un oncostimolatore, ma di inibire un oncosoppressore come il gene p53.

 

Siamo d’accordo che è un evento raro, ma è certamente dose-dipendente: più nei fai e più si sommano gli addendi, che come si è visto sono molto variabili da caso a caso. Poco tranquillizza l’ammettere limiti < 330 ng /mg, che sarebbero già inadatti alla presenza concomitante dei nanolipidi, se poi le analisi non le fanno su tutti i lotti, considerando la variabilità di processo retrostante (non convalidato) e quindi la possibilità che esistano lotti con valori di dsDNA molto più alti!

La contaminazione da DNA oltre il requisito di 330ng/mg dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e i requisiti di 10ng/dose della FDA è stata assodata in alcuni dei lotti testati. Nel caso peggiore, il 30% (30 volte il limite !!) del materiale genetico presente nella fiala era costituito da DNA plasmidico.

Le Agenzie regolatorie erano avvertite del problema, dato che Pfizer aveva presentato all’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) i già citati documenti comprovanti la presenza di DNA a doppio filamento (dsDNA). Un livello di impurezza che avrebbe richiesto il richiamo precauzionale dei lotti, ma ciò avrebbe discreditato tutta l’operazione, per cui… silenzio.

Rimaniamo coi piedi per terra, senza inutili idealismi o allarmismi di parte: in un processo che può prevedere un’impurezza non è scandaloso che essa ci sia, ma ne va garantito un livello minimo, soprattutto se ne è nota la pericolosità dell’impurezza.

Se si supera quel livello, le regole impongono che il lotto sia respinto e che i lotti futuri prevedano azioni correttive del processo che impediscano il ripetersi dell’evento. Invece Pfizer e Moderna non hanno migliorato il loro processo produttivo, perché contava soltanto produrre e rendere disponibili miliardi di dosi!

Il Prof. Buckhaults afferma che questo dsDNA può integrarsi e interferire con altri geni, temporaneamente o indefinitamente, con una potenziale trasmissione generazionale, con i già menzionati gravi rischi per la salute.

Nei due lotti da lui analizzati, ha trovato tra 5 e i 20 ng di dsDNA, ma frammentati e la quantità suddivisa in molti frammenti crea un rischio maggiore di uno solo.

Ne conseguono alcune domande:

-se l’mRNA del coronavirus è stato trovato nelle cellule, perchè non dovrebbe entrarvi anche quello dei “vaccini”?

-e se in mezzo a quel mRNA (modificato) c’è del DNA, come ci si potrebbe illudere che non entri anche quello, per di più confezionato nei nanolipidi LNP che hanno una perfetta struttura per aiutare a farlo?

Il DNA sciaguratamente presente non è solo capace di interferire con quello proprio, ma può portare alla produzione di antigeni sconosciuti, ad una reazione immunitaria che in certi distretti anatomici può degenerare da un semplice stato infiammatorio in qualcosa di molto pericoloso.

La probabilità che accada è dose-dipendente: visto che il contenuto in dsDNA è molto variabile da lotto a lotto, la casualità è elevata, ma più dosi si ricevono e più diventa probabile di incappare nel lotto più contaminato e relative conseguenze.

Questa non è l’unica modalità per la quale possono esserci delle conseguenze genetiche per il sierato, ma di sicuro è tra le più inquietanti e sin qui tra le meno dibattute.

Il DNA memorizza informazioni essenziali per la vita e le trasmette ai figli; le alterazioni del DNA possono essere permanenti. 

Chi conosce un medico di base o anche una specialista, potrebbe chiedere: nel triennio 2021-2023, a suo avviso si nota un aumento di nuove patologie tumorali o una recidiva nei casi precedentemente curati e regrediti?

Ultima nota: negli attuali bivalenti (antinfluenzale + Covid) messi in circolazione per la collezione autunno-inverno 2023-24 il sequenziamento ha già rilevato la contaminazione da dsDNA in quantità da nanogrammi a microgrammi per dose. 

Tre anni fa c’era l’urgenza… è servita anche per giustificare qualche azzardo e scorciatoia. Adesso quale fretta c’è?

AAE

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1 commento

  • arrendersi all'evidenza ha detto:

    Una postilla: la contaminazione da dsDNA residuo nelle fiale è individuabile con relativa facilità.

    Mentre la ricerca di eventuali nanocontaminanti come l’ossido di grafene comporterebbe il ricorso a strumentazioni e metodiche analitiche complesse, la cui messa a punto è già argomento del contendere, la rilevazione del dsDNA o del contenuto in mRNA integro non è poi così fantascientifica, SE la si vuol fare.

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