Mons. Viganò: San Francesco tradito da un mondo ribelle a Dio e ai suoi santi.

5 Ottobre 2023 Pubblicato da 17 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione l’omelia pronunciata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò per la festa di San Francesco. Buona lettura e diffusione.

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OMELIA

nella festa di San Francesco d’Assisi

Patrono d’Italia

4 Ottobre 2023

Il Venerabile Pontefice Pio XII, il 18 Giugno 1939, proclamò San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena Patroni d’Italia. Nel suo memorabile discorso, egli definì il Poverello «il più italiano dei Santi, il più santo degli Italiani». Permettetemi dunque di condividere con voi una breve meditazione su questo grande Santo, per meglio comprendere quali siano le sue virtù dalle quali prendere esempio e modello.

Prima di tutto, lasciatemi dire che cosa San Francesco non fu. Non è quel giovinetto anarcoide ed efebico partorito dal regista Zeffirelli, nonostante che a quel modello effeminato e pacifista si siano abbeverati migliaia di sacerdoti, religiosi e suore. San Francesco non ha nulla a che vedere con Dolce sentire, tanto melenso e insulso quanto apprezzato dai modernisti. Non è quel frate ecumenico che incontra il Gran Sultano per dialogare senza convertire. Non è nemmeno quel figlio dei fiori ante litteram che tanto piace agli intellettuali di sinistra e ai preti di strada, né un antesignano dei pacifisti alla Sant’Egidio, o un ispiratore di vecchi e nuovi pauperismi. Non è, insomma, un Santo “conciliare”, anche se a quel preciso modello – falso e ideologicamente manipolato – si richiama la scelta del nome di colui che ha occupato il Soglio di Pietro. Vi è dunque un’icona, anzi direi quasi un archetipo a cui i Santi dovrebbero essere ricondotti per poter piacere ai seguaci del Concilio. Se vi è stato chi ha impunemente definito San Pio X un precursore del Vaticano II, potete ben immaginare che a questa sorta di maquillage ideologico non si sia potuto sottrarre nemmeno il Poverello d’Assisi.

Vediamo cosa fu invece Francesco, per come lo conosciamo dalle cronache e dalle testimonianze dei suoi contemporanei. Fu un giovane scapestrato che comprese come i beni di questo mondo fossero un intralcio verso la santità, e che scelse di unirsi a Donna Povertà, la sposa di colui ch’ad alte grida / disposò lei col sangue benedetto, come recita Dante (Par XI, 32-22), vivendo i consigli evangelici nella Regola dell’Ordine Serafico.

Francesco fu dunque povero, di quella santa povertà che non è miserabile né abbietta, ma nobile e fiera, perché fiduciosa dell’aiuto della Provvidenza. Fu instancabile predicatore del Vangelo. Nel 1219 egli si recò sino al Cairo, alla corte di al-Malik al-Kamil: in quella circostanza egli volle affrontare la prova del fuoco per dimostrare la verità della Fede cattolica e persuadere il Sultano alla conversione e a desistere dal combattere i Cristiani impegnati nella Quinta Crociata.

San Francesco fu promotore del decoro e della dignità della Liturgia. Nei suoi scritti leggiamo mille raccomandazioni sul rispetto e l’adorazione dovuti al Santissimo Sacramento e sappiamo che nulla lesinava per acquistare pissidi e vasi sacri da donare alle chiese povere. Un’antifona del proprio dell’Ordine lo chiama Vir catholicus et totus apostolicus, e ricorda: Ecclesiæ teneri Fidei Romanæ docuit, presbyterosque monuit præ cunctis revereri, insegnò a professare la Fede Romana e ammonì a riverire i sacerdoti prima di chiunque altro. La sua venerazione per i Ministri dell’Altissimo era tale, da portarlo a rifiutare di ricevere il Sacerdozio considerandosene indegno.

Fu l’Ordine Serafico a istituire i Monti di Pietà e i “monti frumentari”, per sottrarre i poveri all’usura praticata dai banchieri e dalle speculazioni dei mercanti: ben altro modo di concepire l’economia secondo il Vangelo rispetto agli investimenti spericolati di chi oggi veste il saio francescano…

Francesco fu insomma l’esempio eroico di quelle virtù che in un’epoca di crisi e di guerre avrebbero riformato la Santa Chiesa. Per questo Dante ci mostra accomunati dalla missione riformatrice e dalla povertà evangelica San Francesco e San Domenico: L’un fu tutto serafico in ardore; / l’altro per sapïenza in terra fue / di cherubica luce uno splendore (Par XI, 37-39). Forse qualcuno ricorderà ancora, silenziosi e sorridenti, i frati mendicanti passare per via col sacco in spalla, a chiedere il pane avanzato dai fornai a fine giornata: quella presenza discreta e ammonitrice era l’ultima traccia dell’amore per Sorella Povertà, ormai cancellata dalla furia iconoclasta conciliare. Oggi i Francescani accumulano e sperperano ricchezze con ardite operazioni di speculazione finanziaria, rinnegando l’essenza della loro vocazione e l’esempio del loro Fondatore. Ma la povertà francescana non è miseria stracciona: è piuttosto distacco dai beni materiali, da usare per i poveri e per il Signore piuttosto che per le proprie comodità.

In che cosa, dunque, San Francesco fu «il più italiano dei Santi, il più santo degli Italiani»? Possiamo dire che fu il più italiano dei Santi, perché in lui si mostrò quell’indole propria al nostro popolo, fatta di carità serena verso i più poveri e i bisognosi, quella carità che tanti Ordini e Congregazioni ha visto nascere nel corso dei secoli sotto il soffio dello Spirito Santo. Un’indole fatta di carità e di amore per Dio, di Fede solida e intemerata, di quotidiana testimonianza con l’esempio. In Francesco troviamo anche quella incrollabile certezza nelle Verità eterne, di quella Roma onde Cristo è romano (Par XXXII, 102) che ancora sopravvive nel nostro popolo nonostante l’azione devastatrice della gerarchia modernista. Egli fu anche il più santo degli Italiani, perché la sua vita fu esempio e modello di vera umiltà, di santa povertà, di totale abbandono a Dio e in Dio, al punto da ricevere le Sacre Stimmate che lo assimilassero anche nella carne alla Passione del Signore.

Egli portava su di sé i segni dell’infinita Carità di Cristo, dinanzi alla quale ogni bene terreno, ogni ricchezza, ogni piacere scompare e si annichilisce, e ha un senso solo se orientato al Bene e all’eterna salvezza. Non pauperismo, dunque, ma povertà per sé e tutto per Cristo. Non ecumenismo che mercanteggia le verità della Fede, ma zelo apostolico per la conversione delle anime lontane. Non pacifismo, ma ricerca della pace in justitia et sanctitate veritatis (Ef 4, 24), nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità.

Il mondo odierno, ribelle a Cristo e ai Suoi santi, si è costruito un idolo con le sembianze del Poverello d’Assisi: un simulacro falso e menzognero come tutti gli idoli, in cui l’anima della povertà francescana è rimossa, privata della sua causa prima e del suo fine ultimo in Dio.

Qual è la costante che ritroviamo nelle opere di Dio? La gratuità dell’Amore che si mostra come perfettamente e semplicemente Vero. E qual è la costante che ritroviamo nelle opere di Satana? Il prezzo dell’odio che si manifesta come oscenamente falso e ingannatore. Satana ci offre cose non sue: le ricchezze di questo mondo, il potere, il successo, il consenso, il piacere. E ce le vende, barattando la sua paccottiglia con il tesoro della nostra anima immortale, che non ci appartiene e che siamo invece tenuti a conservare pura e santa per il momento del Giudizio. Ma questa realtà – così evidente a chi non ha gli occhi dell’anima bendati dai sensi e annebbiati dal peccato o dal vizio – sfugge altresì a chi pensa di essere libero ed è invece schiavo di sé, del mondo, del diavolo.

Se qualcosa della vita di San Francesco rimane ancora da imitare in questo mondo traviato e traditore, è il miracolo dell’azione della Grazia santificante in un’anima totalmente orientata in Dio, illuminata dalla luce della Sua Verità e infiammata della Sua Carità. Un’anima che comprende la vanità delle cose terrene e l’assoluto primato di quelle spirituali. Un’anima generosa, capace di privarsi di tutto perché ha già tutto; pronta a rischiare la vita predicando Cristo, perché sa che la vera vita è Cristo stesso. Un’anima che non teme le privazioni, quando si è già spogliata del superfluo perché ha scoperto l’Unico Necessario.

Guardiamo all’esempio di questo grande Santo italiano non solo per ritrovare con fierezza le nostre comuni radici, dalle quali possa rinascere l’albero del Vangelo che ha reso grande e prospera la Civiltà cristiana della nostra amata Patria; ma anche per riscoprire in noi stessi, figli di questa terra benedetta da Dio e dalla presenza della Sede di Pietro, quel temperamento genuinamente cattolico e romano, che ci ha permesso già in passato di veder rinascere la Chiesa di Cristo mediante l’esercizio della povertà evangelica, la professione della vera Fede e la pratica della Carità.

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

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17 commenti

  • Terminus ha detto:

    Réponse à BERENICE – commentaire du 06 octobre à 15h47
    Merci pour votre réponse.
    Votre remarque est judicieuse mais un peu réductrice de la réalité.
    Vous estimez donc qu’un évêque a le droit de mettre ses intérêts personnels au dessus de ses intérêts spirituels, au dessus de ses devoirs envers Dieu et envers nos intérêts spirituels, au dessus de la vérité révélée ? Vous estimez qu’être évêque est d’abord une profession ?
    A votre avis qui rémunère ces évêques et ces cardinaux dont le revenu mensuel net peut aller de 2.000 à 4.000 euros ?

    En Ukraine, des milliers de soldats n’ont même pas le droit de faire ce choix confortable et des milliers, dont de jeunes pères de famille, perdent leur vie. Et, dans l’histoire de l’Eglise catholique, des milliers de baptisés ont perdu leur vie par amour véritable pour le Christ.
    Bien à vous.

  • Qualunquista ha detto:

    I Valdesi , stanziati nelle valli piemontesi, val pellice e val chisone, abitano quei luoghi da qualche secolo prima che Lutero iniziasse il suo movimento. Quando comparve il protestantesimo si aggregarono.
    Leggende cercano di far risalire il movimento di Valdo di Lione alla crociata contro i catari. Ovvero i valdesi sarebbero catari superstiti e che hanno cercato di mimetizzarsi nella folla.

  • slave of JMJ ha detto:

    Praise be to Jesus, Mary and St. Joseph! There is so much confusion in the church right now. Don’t worry or fear, Archbishop Vigano. Everything will be ok soon. Christ is coming soon and the Era of Peace is coming. God will wipe away all tears. It’s hard to find Americans willing to accept 100% the teachings of Archbishop Vigano. It is very rare, even in the FSSP the priests have hardened people’s hearts against Archbishop Vigano because his news isn’t profitable monetarily for the church, so they disregard his news. But keep going; don’t stop the mission or the ministry. What is dull to men is of great importance to God. PS. Pope Francis stole the election from the college of cardinals (source: greenscapular.org prophesy) and he had Pope Benedict XVI slowly drugged and then murdered by Ganswein https://maryrefugeofholylove.files.wordpress.com/2023/04/private-revelation-posthumous-testimony-of-pope-benedict-xvi-in-february-2023.pdf

  • Amparo ha detto:

    San Francesco travisato, San Pio X travisato, il beato Giovanni XXIII travisato ed ANCHE IL CONCILIO VATICANO II TRAVISATO!

  • Terminus ha detto:

    Et la saga continue !
    Bien sûr, presque tout (!!!) ce que dit Monseigneur Vigano à propos du faux pape Bergoglio est correct. C’est d’ailleurs pour cela qu’il est écouté, applaudi et suivi. Mais ce n’est pas complet parce que :
    ▪︎il ne considère pas du tout la thèse très crédible de Andréa Cionci qui démontre que Benoît XVI n’a pas abdiqué de son ”munus” mais seulement de son ”ministerium” . Il réfute cette thèse et les arguments solides qu’elle propose, il la connaît et la méprise comme si elle mettait en lumière ses sombres objectifs. Il ne veut pas venir à la lumière, à la pleine vérité.
    ▪︎il ignore tous les messages que Benoit XVI a lancé pour dénoncer le complot contre l’Église et contre lui-même.
    ▪︎il va même jusqu’a prétendre que Benoît XVI et Bergoglio avaient tous les deux une fausse conception de la papauté. Il écrit : ”Sans dire que la coprésence même d’un pape renonçant et d’un pape régnant est déjà en elle-même un élément qui laisse croire qu’ils avaient une fausse conception de l’essence de la papauté, considérée comme un rôle pouvant être partagé avec autres.” 
    ▪︎il détruit l’élément fondamental sur lequel s’appuie Andre Cionci pour faire valoir sa thèse de la non abdication : la différence CANONIQUE entre le ”MUNUS” et ”MINISTERIUM ” (difference bien exprimée par Benoît XVI dans sa DECLARATIO du 13 février 2013). Il écrit : ”N’oublions pas que la distinction entre munus et ministériel est arbitraire et qu’il ne peut y avoir un Pape qui se consacre au « ministère de la prière » et un autre qui gouverne. Christ est un ; l’Église est une ; et il n’y a qu’un Successeur de Pierre : un corps à deux têtes est un monstrum qui répugne à la nature avant même la constitution divine de l’Église.”
    ▪︎ il désavoue donc et salit le bon pape martyr Benoît XVI. C’est très mauvais signe et c’est très révélateur de son esprit obscur capable de ”noyer le poisson dans l’eau” subtilement.

    Et ce qui n’est pas complet, ce qui refuse d’être complet est toujours faux. Tout cela révèle que Mgr Vigano est intellectuellement malhonnête et qu’il n’est pas de bonne foi.

    Pour bien comprendre, il faut relire attentivement trois alinéas de sa lettre du 01 octobre 2023 publiée par Marco Tossati le 02 octobre 2023 sous le titre ”Bergoglio « Inimicus Ecclesiae ». Déclaration importante de Mgr. Viganò.” :

    ▪︎ La Sanatio en Radice des Irrégularités du Conclave de 2013
    ▪︎ Via Tutuor de Mgr Schneider
    ▪︎ Le défaut de consentement dans l’assomption de la papauté

    Alors on peut discerner trois thèses bien différentes qui s’opposent toutes les trois :
    1) la thèse de Andrea Cionci. Il prétend que l’élection de Bergoglio est invalide parce que Benoit XVI n’as pas renoncé au ”munus” (le fait d’être pape) mais seulement au ”ministerium ” (le fait d’oeuvrer). De ce fait :
    ▪︎ le siège pontifical n’était pas vacant, le pape Benoît XVI était en situation ”d’empêchement ”,
    ▪︎ il n’y avait donc pas de raison de convoquer un conclave,
    ▪︎ le conclave de mars 2013 est donc CANONIQUEMENT INVALIDE et n’est qu’une farce, et, par conséquent, tout ce qui suit est invalide, l’élection de Bergoglio est invalide. C’est ce qu’oublient de souligner presque tous les auteurs qui traitent de l’invalidité de l’élection de Bergoglio. Et il faut se poser la question de savoir pourquoi ils agissent de la sorte.

    2) la thèse de Monseigneur Schneider. Il part du principe que le conclave de 2013 est valide. En cela, il réfute donc aussi la thèse de Andrea Cionci qu’il connaît très bien. Il affirme que les irrégularités qui auraient pu se produire lors du conclave de 2013 ont en tout cas été réparées en profondeur par le fait que Jorge Mario Bergoglio a été reconnu comme pape par les cardinaux électeurs, par l’épiscopat et par la majorité des électeurs. fidèle. Cela s’appelle ”l’acceptation universelle” qui fait qu’une élection invalide doit être considérée comme valide.

    3) la thèse de Mgr Vigano. Il réfute les deux thèses précédentes et fonde l’invalidité de l’élection de Bergoglio sur ”le défaut de consentement dans l’assomption pontificale”. Comme disait Coluche (MICHEL Colluci) à propos d’une marque de savon qui prétendait laver ”plus blanc que blanc” : ”Ça c’est nouveau ! Ça vient de sortir, je ne connais pas !”
    C’est une thèse qui n’a aucune valeur canonique, qui n’a ”ni queue ni tête”, qui ne saurait pas être considérée et qui est plutôt en faveur de Bergoglio puisque ce qu’il craint le plus c’est la thèse de Andrea Cionci, c’est que des cardinaux agissent selon le droit canonique, selon ce qu’il résulte du droit canonique comme l’exposé Andrea Cionci.
    Et c’est bien ce qui ressort de toutes ces allégations : c’est uniquement la thèse d’Andrea qui apparaît d’autant plus crédible, authentique, logique, sérieuse, sincère, réaliste, probante.

    Conclusion. Monseigneur Vigano nous amuse beaucoup, nous traine en longueur, nous propulse en dehors de la réalité et du temps, nous détourne de l’époque réelle du faux prophète et donc aussi de l’époque réelle de la manifestation de la Venue du Seigneur. Il ignore la Sainte Écriture et le droit canonique.

    Beaucoup de blabla pour rien puisque la Sainte Ecriture nous avise clairement que le faux prophète, l’homme impie restera jusqu’à ce que le Seigneur l’évince par la manifestation de sa Venue (deuxième lettre de St Paul aux thessaloniciens, chapitre 2, verset 8 – Apocalypse chapitre 19, verset 20). Il faut se demander pourquoi Mgr Vigano et Mgr Schneider ne font pas référence à la Sainte Écriture pour nous instruire de la vérité et de la réalité, pour nous renseigner sur l’époque précise de cet événement qui doit sauver l’Eglise et le monde. Pourquoi ne sont-ils pas plus clairs ? Seraient-ils tous deux de ce qu’on appelle ”l’opposition contrôlée ” qui, en apparence, est contre Bergoglio mais en réalité oeuvre en sa faveur ? Car, pendant qu’ils nous arrosent de paroles, le temps passe et Bergoglio est toujours là .

    • Berenice ha detto:

      Cionci e’ un laico. Un giornalista laico che vive del suo lavoro. Il vescovo e l’Arcivescovo sono membri del clero che hanno tutto da perdere se suscitassero le ire di Bergoglio . E Monsignor Viganò conosce bene sia le astuzie che le ritorsioni dei gesuiti.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Sembra che non tutte le agiografie del Santo non corrispondenti all’immagine ufficiale che se ne è voluto dare, siano state distrutte su ordine di san Bonaventura.

    Per esempio quella in cui il Santo dice ai suoi frati che non avevano nient’altro, di vendere il Vangelo per darne il ricavato ad un povera vecchina affamata.

    Gesto inconcepibile e scandaloso per i duri e puri.

    O bisogna bere tutta d’un fiato e senza discutere la versione ufficiale?

    • Adriana 1 ha detto:

      …e siamo sicuri che Francesco avesse rifiutato di farsi sacerdote per un senso di indegnità o non, piuttosto, per un resto di Catarismo ereditato dalla madre e dalla di lei famiglia?

    • Damiano ha detto:

      La cosiddetta “versione ufficiale”, cioè la legenda Maior, fu scritta da San Bonaventura nel 1260, con frate Leone e frate Masseo ancora viventi. Fu una ripresa ed un approfondimento del Celano, che aveva scritto due anni dopo la morte di San Francesco. La polemica contro le biografie ufficiali iniziò con Sabatier, esponente di spicco del modernismo, calvinista di nascita, che voleva presentare un san Francesco senza l’elemento soprannaturale, elemento presente ovviamente nel sublime testo di San Bonaventura. Sabatier seguì le indicazioni del suo maestro Renan, razionalista francese, che fece lo stesso in un suo celebre scritto su Nostro Signore.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Quindi le biografie ufficiali sono “vangelo”?

      • Adriana 1 ha detto:

        Però sarebbe interessante sapere perchè mai le pagine ancora disponibili delle testimonianze di chi aveva conosciuto Francesco di persona siano state bruciate per ordine della Chiesa dall’obbediente S.Bonaventura (perfino le innocue pagine che riportavano i ritratti di Francesco).
        Sarebbe interessante sapere per qual motivo Frate Elia, designato da Francesco come suo successore e che, da architetto, edificò il santuario di Assisi venisse, dopo 7 anni, estromesso dalla Chiesa come eretico.
        E’ interessante ( come già fatto notare da Enrico ) la lettura della ” riscoperta” Via di mezzo di Tommaso da Celano e…
        prima di presentarsi “catafratto” da certezze biografiche che sembrano- ma non sono- dogmatiche, sarebbe utile informarsi su quanto scrisse su S. Franceso Franco Cardini e il più giovane Andrea Armati, ricercatore e autore, tra gli altri, dei due libri dedicati
        a questa complessa figura: ” Lo stregone di Assisi “,
        ” Le stimmate dello sciamano “.
        .

      • Enrico Nippo ha detto:

        Adriana cara,

        “Stregone”, “sciamano”: ti paiono termini compatibili
        con l’Istituzione exoterica?

        Per non dire dei duri e puri pronti all’anatema.

        Poi, però, l’Istituzione exoterica non disdegna le locuzioni e visioni mistiche che, con tutto il rispetto, sono esperienze personali private e tali dovrebbero rimanere, e che invece l’agiografia usa per cementare l’immagine dell’Istituzione.

        • Adriana 1 ha detto:

          Vedi,
          Enrico caro,
          i titoli dei libri non li ho ideati io, credo sia stato l’editore per colpire l’attenzione degli acquirenti, nonostante il fatto che tali titoli non rendano giustizia alla serietà delle ricerche in essi contenute. Perciò non potevo esimermi dal citarli, ti pare? ( semel in anno licet genio indulgere..
          …specie coi duri e puri. )

  • Milly ha detto:

    Ben detto Mons Viganò!… rendiamo finalmente giustizia, nella verità, a questo grande Santo che il mondo ha voluto sottrarci rendendolo mieloso e piegato agli interessi di parte!

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