Investigatore Biblico. Genesi, occhi lucidi tradotto “scuri”. Possibile?

1 Luglio 2023 Pubblicato da 6 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito ci segnale questo nuovo articolo di Investigatore Biblico, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e diffusione.

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Gentili lettori, oggi ci addentriamo in un nuovo strafalcione che ho individuato in Genesi 49,12.

Siamo nel contesto delle benedizioni di Giacobbe ai suoi dodici figli, azione che porta alla formazione delle dodici tribù di Israele. Nel dettaglio del versetto in esame, Giacobbe benedice Giuda, da cui la tribù in cui sarà collocato come discendenza lo stesso Gesù Cristo.

Per essere allineati, si tratta di una profezia messianica. Copio l’intero testo della Benedizione a Giuda, evidenziando il versetto profetico.

(…Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l’obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell’uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte…)

Fornito il contesto, invece, andiamo allo strafalcione, con il consueto confronto delle traduzioni.

CEI 1974: “Lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte” (Gen 49,12) 

Vulgata: “Pulchriores sunt oculi eius vino, et dentes eius lacte candidores” (Gen 49,12)

CEI 2008 : “scuri ha gli occhi più del vino e bianchi i denti più del latte” (Gen 49,12)

Cominciamo a fare la prima considerazione sul termine che la 74 traduce con “lucidi”, la Vulgata con “Pulchriores” e la 2008 con un insensato “scuri”.

In ebraico il termine è “hachelili”.

Nel dizionario di ebraico Reymond viene tradotto come segue, e viene proprio citato il versetto che stiamo esaminando:

Hachelilisi dice degli occhi del bevitore: lucidi o torbidi Gen 49,12. 

La scelta che pone Reymond è tra “lucidi” o “torbidi”, alludendo a quello stato di ebbrezza che rende gli occhi lucidi o torbidi.

San Girolamo traduce con “Pulchriores”. E a mio parere è decisamente più convincente, riferendosi alla bellezza gioiosa degli occhi data dal vino.

La Cei 74 traduce con “lucidi”, attenendosi all’ebraico.

Al contrario, la 2008 traduce con “scuri”, paragonando gli occhi al colore del vino. Stesso errore nel paragone viene ripetuto con il latte.

Quindi, non lucidi a causa del vino e bianchi a causa del latte bevuto, ma paragonando direttamente i colori: (più scuri del vino e più bianchi del latte).

Trovo che la traduzione perda molto, oltre ad essere un banale errore di traduzione dei complementi grammaticali.

La scelta del termine scuro, inoltre, risulta inadatta in un passo dove si voleva al contrario sottolineare una evidente luminosità degli occhi, a causa della gioia del vino, che rimanda al Sangue di Cristo.

Insomma, non voglio affondare la lama, ma ci troviamo sempre all’interno di un passo Profetico del Messia, di Gesù Cristo, la Seconda Persona della Santissima Trinità.

Non sarebbe stato il caso soffermarsi un po’ di più per comprendere il senso del versetto, alla luce delle traduzioni passate? Bisogna a tutti costi ‘licenziare’ San Girolamo e chi ne è seguito, sempre con l’intento di ‘rivoluzione’, di forzato cambiamento, con il risultato, poi, di traduzioni nebulose?

Tra le altre cose, nel caso specifico, con un termine che è proprio il contrario, a livello di immagine, di quanto intendeva il versetto e che, invece di sottolineare l’intenzione vera del passo, vira verso l’impoverimento e verso lo strafalcione, con un banale paragone dei colori.

In chiusura vi segnalo un interessante link sul passo in esame.

Il nome di Giuda significa Lode. Dio è stato lodato per lui, Genesi 29:35, lodato da lui e lodato in lui, quindi anche i suoi fratelli devono lodarlo. Giuda sarebbe stato una tribù forte e coraggiosa. Giuda è paragonato non a un leone che si infuria e vacilla, ma a un leone che gode della soddisfazione per la sua potenza e per il suo successo, senza opprimere altri: questo è effettivamente grande. Giuda sarebbe stata la tribù reale, la tribù da cui il Messia Principe sarebbe disceso. Il Messia, quella Discendenza promessa per mezzo del quale la terra sarebbe stata benedetta, “il pacifico e il florido”, “il Salvatore”, verrà da Giuda. Così morendo, Giacobbe a grande distanza vide il giorno di Cristo ed ebbe conforto e sostegno sul suo letto di morte. Finché Cristo doveva venire, Giuda possedette autorità, ma dopo la sua crocifissione questa è stata ridimensionata e sottomessa a quello che Cristo predisse: Gerusalemme sarebbe stata distrutta e tutti i Giudei sopravvissuti maledetti. Molto di quel che è detto qui a proposito di Giuda, deve essere applicato al nostro Signore Gesù. In lui c’è veramente tutto quello che nutre e ripristina l’anima e che mantiene e rallegra la vita Divina in essa. Egli è la vera Vite: il vino è il simbolo scelto per il suo sangue, che è la vera bevanda, infatti, versata per i peccatori e che agisce per fede e tutti i benefici del suo vangelo sono vino e latte, senza denaro e senza prezzo, a cui ogni anima assetata è benvenuta. Isaia 55:1. (cfr La Sacra Bibbia (laparola.net)).

Investigatore Biblico

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6 commenti

  • Prov ha detto:

    Per la verità, dietro ‘investigatore biblico’ non c’è un ignorantello, un ‘leone da tastiera’, un tuttologo ma un professionista qualificato del ‘settore’.
    In effetti si possono argomentare controdeduzioni per mitigare il senso di disagio che si prova leggendo le scoperte dell’autore ma è chiaro che l’approccio è scientifico e per nulla ideologico.
    Al contrario, dovrebbe essere e evidente che una visione di parte e volutamente deviante è rintracciabile con molta facilità in moltissimi dei casi evidenziati.

    Ma la questione è un’altra… e cioè che dovremmo tutti svegliarci da un pericoloso torpore e, quando va bene, dalla ingiustificatissima sicurezza che certe cose non possono accadere e che tutti, ma propri tutti, lavorano per la pace, per il bene e – nello specifico – perché si realizzi il regno di Dio.

    Ebbene… sommessamente vorrei urlare una notizia: NON È COSÌ! Il male lavora alacremente e ha i suoi maledetti – letteralmente – obbiettivi che da sempre persegue ed oggi crede di poter realizzare una volta per tutte.

    Se tutto ciò non lo vedete ponetevi qualche domanda. Ad esempio se tale sicumera non sia il segno, invece, del frutto di un inganno satanico.

    Siate astuti come serpenti. Non lo ho detto io, come è noto…

  • Enrico Nippo ha detto:

    Si può immaginare cosa verrebbe fuori se il metodo di Giacomino da Verona fossero utilizzate non solo per ogni scandaglio dell’Investigatore Biblico ma per ogni passo della Scrittura!!!

    Ma insomma, un ignorante di latino (come il sottoscritto) a che santo deve votarsi? Veramente il tema delle “traduzioni” è fomentatore di confusione più che di chiarimento.

  • Stella stellina ha detto:

    👍

  • Glenn matlock ha detto:

    Buongiorno a tutti. Siccome la CEI non ha segreti da nascondere e questo Investigatore Biblico fa scoperte che tutti posso fare, ecco il link dell’ CEI dove vengono offerte entrambe le versioni della traduzione versetto per versetto.

    https://www.bibbiaedu.it/CEI2008/at/Gen/49/?compareto=CEI1974

  • Giacomino da Verona ha detto:

    Il nostro detective stavolta sostiene che ci siano ben due errori (strafalcioni, addirittura, li definisce lui): il primo, nella scelta dell’aggettivo “scuri” invece di “lucidi”; il secondo, nella costruzione grammaticale “più…del” invece di “per il”, avventurandosi, in questo secondo caso, addirittura nell’analisi dei complementi nel latino della Vulgata.
    Purtroppo per l’ anonimo detective, la bontà della traduzione di Cei08 e la conseguente assenza di qualsivoglia “strafalcione” sono corroborate nientemeno che dal professore Federico Giuntoli, già docente di esegesi dell’AT alla Pontificia Università Urbaniana e docente al Pontificio Istituto Biblico di Roma (curriculum sul sito biblico.it), nonché traduttore e commentatore del libro della Genesi nella Bibbia Einaudi. In tale Bibbia, infatti, il versetto in questione è tradotto “gli occhi ha più neri del vino e i denti più bianchi del latte”. Il traduttore dell’ Einaudi si spinge dunque persino più in là di Cei08 (neri e non solo scuri). In nota, il professor Giuntoli scrive: “la traduzione qui proposta dell’ aggettivo chaklil trova giustificazione nell’ accadico ekelu, essere scuro”, con buona pace del nostro anonimo detective, secondo cui “la scelta del termine scuro […] risulta inadatta”. Anche la Bibbia Concordata (Mondadori 1968) traduce “i suoi occhi sono più neri del vino, i suoi denti sono più bianchi del latte”; e la celeberrima Bibbia Tob, nell’edizione originale francese, usa l’aggettivo “sombre” (=scuro): “ses yeux sont plus sombres que le vin et ses dents plus blanches que le lait”. Se il nostro detective cita il dizionario Reymond, che propone la traduzione “lucidi o tardivi”, il dizionario Schökel, citando anch’esso il versetto in questione, propone invece “occhi scuri, forse splendenti”. Ma se con la scelta di un significato piuttosto che di un’altro siamo tutto sommato nel campo dell’opinabile, delle interpretazioni, è invece nel secondo punto in cui si avventura il Nostro, a non esserci spazio per le opinioni, perché la grammatica appunto non è un’opinione ed è soggetta a regole ben precise. Il Nostro parla di “errore di traduzione dei complementi grammaticali” e sostiene che Cei08 sbagli a “paragonare” i colori (“più scuri del vino e più bianchi del latte”), mentre avrebbe ragione Cei74 a far intendere che il vino e il latte siano la causa del colore di occhi e denti (“Lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte”); e il Nostro accusa la Cei08 di aver “licenziato” Girolamo, facendo un “banale paragone dei colori”. In realtà, Cei08 (come gli altri autorevoli esempi che abbiamo su riportato) non segue Girolamo nella scelta del significato di un aggettivo, ma non lo licenzia affatto nella costruzione della frase e nel paragonare i colori: anzi, sotto questo aspetto lo segue fedelmente, al contrario di Cei74. Infatti, chi abbia frequentato con profitto i primi due mesi della IV ginnasio (una volta bastavano le medie inferiori, quando ancora vi si studiava il latino) dovrebbe sapere che la frase di Girolamo citata dal Nostro, “Pulchriores…vino […], lacte candidores” vuol proprio dire “più … del vino, più … del latte”, e assolutamente non “per il vino, per il latte”. Non ci troviamo al cospetto di due complementi di causa, ma di due comparativi di maggioranza. Pulchriores è il comparativo di maggioranza di pulchri (da pulcher), candidores è il comparativo di candidi (da candidus); vino, lacte sono due ablativi che esprimono il secondo termine di paragone. Pulchriores non vuol dire “belli” (o lucidi o qualunque altro traducente si voglia usare), ma vuol dire “PIÙ belli” (o “PIÙ lucidi” o qualunque traducente si voglia usare) e candidores non vuol dire “bianchi”, ma “PIÙ bianchi”; vino, lacte non vogliono dire, in questo abbinamento con gli aggettivi comparativi, “a causa del vino, a causa del latte, per il vino, per il latte”, ma “del vino, del latte”: “più… del vino, più… del latte”. Qui non è questione di scegliere sul vocabolario una parola o l’altra: è una regola grammaticale e di lì non si scappa. E questa traduzione di Girolamo col comparativo di maggioranza rispecchia fedelmente il testo ebraico, perché anche lì ci sono due comparativi di maggioranza, espressi dalla preposizione מין posta davanti ai secondi termini di paragone, in questo caso le parole יַיִן (vino) e חָלָב (latte): מִיָּ֑יִן (più del vino), מֵחָלָֽב (più del latte).
    La costruzione sintattica di Cei08 (e di tutte le altre Bibbie che abbiamo consultato) rispecchia dunque fedelmente quella di Girolamo e dell’originale ebraico, diversamente da Cei74, che scegliendo di non tradurre il comparativo di maggioranza fa una traduzione molto libera.

    Ma al di là di tutto, ci chiediamo: com’è possibile che qualcuno possa seriamente ritenere realistico che la Conferenza Episcopale Italiana abbia affidato la traduzione della Bibbia a della gente che non sa tradurre, che non conosce le lingue e fa degli “strafalcioni”?

    • investigatore biblico ha detto:

      Tagliamo la testa al toro, per coloro che ancora devono masticare tanto ebraico e tanta Sacra Scrittura per poterci capire qualcosa. Solitamente non mi piace intervenire, perchè penso di abusare della pazienza del Dott. Tosatti che sempre gentilmente ospita i miei articoli sul suo Blog. ma ora devo farlo.
      Cito la traduzione di Genesi 49,12 che ne da i Rabbino Dario Disegni (traduttore autorevolissimo in ambito ebraico dell’Antico Testamento ,Edizioni Giuntina): “Ha gli occhi rossi per il vino, e bianchi i denti per il latte”. Addirittura traduce “Rossi” e naturalmente NON “scuri”. Tradurre “Rossi” significa ancor di più evidenziare il Rosso” del Sangue della Passione di Cristo. A livello teologico è eccelso. “Scuri” che cosa vuol dire? E’ una barzelletta da persone poco competenti.
      Il punto è questo: Il Rabbino Dario Disegni, che parla e prega in ebraico tutti i giorni, saprà tradurre meglio del nostro stimato Federico Giuntoli? A voi la risposta.

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