Mao Ze Dong, il Popolo di Dio e il Cripto Comunismo Liturgico. Porfiri

31 Maggio 2023 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla Cina, il suo leader carismatico e mitologico, e il cattolicesimo. Buona lettura e condivisione.

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Mao Zedong e il popolo di Dio

Viviamo in un tempo in cui è molto forte e molto sentito il concetto di “contaminazione”, quel rifuggire da identità certe per propugnare una commistione tra generi (musicali, letterari, artistici). Ora, la contaminazione può essere una possibilità molto interessante, a patto che essa non divenga una imposizione. Per poter “contaminare” nel modo più appropriato, dobbiamo per primo comprendere le identità fondamentali.

Uno dei concetti chiave del nostro tempo moderno (e non solo) è quello di “popolo”. Un concetto che politici, leader religiosi, agitatori vari usano per veicolare i propri messaggi. Ma sappiamo veramente che cos’è questo popolo? Perché a me sembra in realtà un concetto molto più sfuggente di quello che ci si vorrebbe far credere. Una cosa è certa: esso è la prima vittima di quelle contaminazioni indiscriminate che cercano di nascondere le identità per promuovere l’ibrido. Lo vediamo nel cosiddetto “canto popolare religioso” che un tempo era veramente una emanazione dell’anima popolare mentre oggi è praticamente un riciclatore dei rimasugli delle multinazionali della musica.

Un grande teologo come mons. Antonio Livi, in una intervista a gloria.tv nel 2018, osservava: “«Bisogna arrivare ad una Chiesa di popolo». Ma il popolo è un’immagine puramente retorica. Non si può mai sapere ciò che vuole il popolo, cioè una moltitudine di persone diverse. Anche in politica, l’espressione «il popolo» è puramente retorica, e ancor più in teologia. Per esempio: dire che il popolo ha voluto cambiare la Messa è una sciocchezza, questo non è mai stato né possibile né attestato. Nel popolo vi sono di quelli che, come Padre Pio al suo tempo, sono pieni di fede, e di quelli che non hanno alcuna fede. Allora vi erano di quelli che volevano riformare le cose perché la Messa in latino non piaceva loro e la volevano in italiano, ma costoro non comprendevano le parole della Messa né in latino né in italiano. La Chiesa non ha mai condotto delle operazioni a carattere «democratico», come eleggere delle persone con l’accordo di una base: essa non ha mai tratto quello che deve insegnare da ciò che pensa la gente. La Chiesa deve insegnare quello che ha detto Gesù: è talmente semplice!“. Infatti, forse è troppo semplice per alcuni.

Quando ascolto delle autentiche porcherie eseguite nelle chiese e sento che alcuni sacerdoti li definiscono “canti del popolo” mi viene l’orticaria. È questa l’idea che avete del popolo? Il popolo va aiutato ad elevarsi, non ad abbassarsi. Può essere lo stile pop o rock un espressione del popolo? No, il popolo lo subisce. Se è vero che la Chiesa ha sempre valorizzato l’autentico canto popolare religioso, non ha mai preteso che il “popolo” dovesse essere in un certo qual modo responsabile del canto liturgico. La Chiesa sapeva bene che esso è territorio di musicisti professionisti che non lavorano per sé stessi, ma proprio per il bene di questo popolo che gli altri fanno credere di servire.

Si capisce bene come una specie di cripto comunismo abbia preso salda dimora nelle aule di teologia liturgica: non è Mao Zedong che ha detto “servire il popolo”?. L’idea che si creda di fare gli interessi del popolo offrendogli musica per la liturgia di pessima qualità la trovo gravemente offensiva. Il popolo merita di essere educato, merita che le bellezze della liturgia e musica sacra siano messe a sua disposizione. Perché gli show televisivi non lesinano risorse per attirare il popolo mentre la Chiesa che tanto parla di popolo di Dio crede di fare un buon servizio offrendo queste musiche dozzinali?

Forse, almeno in questo, dovremmo prendere sul serio la frase di Mao Zedong, “servire il popolo” (为人民服务), ma dovremmo farla nostra e mettere sui nostro stendardi “servire Dio” (侍奉天主). Perché solo quando si rimette Dio al centro il popolo cresce nella fede. Gli ultimi decenni di intossicazione ideologica ci hanno dimostrato che il popolo viene spesso nominato, ma poco rispettato. Il pastoralismo liturgico non ha prodotto quello che ci si aspettava e la fede è più in crisi che mai. Ricordiamoci che noi non serviamo il popolo, ma serviamo Dio con il popolo.

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1 commento

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Ma il popolo è un’immagine puramente retorica”.

    Sì, ma non solo il “popolo”.

    Anche “servire il popolo” è retorica, come può esserlo “servire Dio”.

    Ed è proprio la retorica, che infine è astrazione, a combinare guai.

    Non staremo qui ad elencare le nefandezze e gli abusi compiuti tanto “in nome del popolo” quanto “in nome di Dio”.

    Si tratta di due due retoriche/astrazioni pericolose che nel concreto hanno creato e creano disastri.

    Ci vuole (ci vorrebbe) una sintesi geniale escogitata da una mente geniale. ma …