Inferi, Giudizio e Misericordia Divina. Alcune Riflessioni.

24 Maggio 2023 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, G.Z., che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste considerazioni su un argomento purtroppo estremamente trascurato, nella predicazione attuale, e cioè i Novissimi. Buona lettura e condivisione.

§§§

Gli Inferi

Morte, giudizio, Inferno, Paradiso. I novissimi (dei quali non si sente più parlare) .

Il Purgatorio – oggetto di discordia con i protestanti che ne contestano la  sua non scritturalità.  Chi ha ragione?

Dio è Misericordia infinita, l’Inferno se c’è è vuoto. Si sente dire così oggi Amnistia generale?  . Ma allora la giustizia? E perché attenersi o cercare di attenersi a certe norme morali?

Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza, è stato detto.

E allora tutti quelli che della Chiesa non hanno mai sentito parlare e quelli che se ne sono allontanati perché scandalizzati dai peccati dei suoi componenti? Tutti condannati? Non è possibile!!! Sono la stragrandissima maggioranza degli esseri umani che hanno vissuto e che vivono sul pianeta!!!

Sono questioni che si agitano nel sottofondo di tutti i credenti, anche se se ne parla poco.  Anche il credente, se interrogato da un non credente, ha qualche imbarazzo a dare risposte soddisfacenti.

Un grande aiuto io lo ho trovato nel leggere l’ articolo “Le Shéol, le Jugement et la Miséricorde Divine” apparso qualche tempo fa sul sito de ‘L’evangile au coeur’ . In esso si trova esposto il pensiero della Chiesa Apostolica di Oriente (quella Caldea, non quella Bizantina), pensiero tutto fondato sulle Sacre Scritture , ma che segue percorsi diversi dai nostri..

L’articolo è molto lungo – sono 28 pagine! – cerco di riassumerne il contenuto,( almeno per quanto io l’ho capito).

Alla base c’è la questione degli ‘inferi’

Nel Credo Apostolico si afferma che dopo la morte Gesù ‘discese agli inferi ’ .  Nel nostro mondo cattolico non è ben chiara la differenza tra “inferi” e “inferno” e se l’inferno nel quale Gesù è sceso sia o meno  lo stesso nel quale, dopo il Giudizio finale, sono rinchiusi i dannati. [ Osservo peraltro che nel Credo di Costantinopoli-Nicea – che è quello che si recita tutte le domeniche in Italia, (in Francia si recita lo Apostlico ) –  pur se molto più dettagliato questa affermazione non c’è.]

La versione aramaica dei Vangeli – la Pshytta – usa per “inferi” il termine ‘Sheol’

Lo ‘Sheol’ era per gli antichi il ‘luogo’ nel quale andavano le anime dei morti. Dello ‘Sheol’ parla spesso l’Antico Testamento . (Anche i pagani avevano un concetto analogo: l’Ade). I giudei non avevano molto chiaro di cosa si trattasse. Marta nell’episodio della Resurrezione di Lazzaro ne fa cenno affermando che crede che di lì il fratello resusciterà nell’ultimo giorno

Gesù ne parla in modo abbastanza dettagliato nella parabola del ricco epulone, di Abramo[1] e del povero Lazzaro (Niente a che vedere con l’Inferno di Dante per intenderci)

Riporto qui la traduzione CEI 2008  “Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano[2] Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.

Lazzaro si trova dunque negli inferi insieme ad Abramo  – nello Sheol dell’AT – in un luogo ‘ il seno di Abramo’, un luogo  di pace che un grande abisso separa da un luogo di espiazione dove si trova invece il ricco epulone.  Lo Sheol è un luogo di giustizia: Lazzaro è in pace, il ricco epulone nel tormento. Il luogo di giustizia è allo stesso tempo un luogo di disperazione dato che c’è un grande e insuperabile abisso che separa i due luoghi.

Gesù è disceso agli inferi per ‘aprire’ lo Sheol  portando negli inferi la Misericordia.

Secondo la tradizione orientale nostro Signore è disceso allo Sheol per andare nel seno di Abramo a confessare tutti i giusti dell’Antico Testamento. Un poema del 5 secolo che è ancora rappresentato in qualche parrocchia caldea racconta così: Gesù è sceso agli inferi tra le 14 e le 15 del pomeriggio , poco prima delle 18 arriva anche il buon ladrone e Gesù gli affida l’incarico di condurre tutti i Santi dell’Antico Testamento in Cielo dove l’angelo che fa la guardia li aspetta.    Dopo le 18 Gesù  comincia  a proporre la Sua misericordia alle altre anime dello Sheol, ma è necessario che  queste anime accettino di entrare nella Misericordia proposta!

Ma accettare la Misericordia offerta significa riconoscere di avere sbagliato, significa richiedere il perdono per gli errori commessi, significa accettare di ricevere il perdono e di perdonare sé stessi , significa ristabilire una relazione corretta laddove si è sbagliato. Cioè  per accogliere la Misericordia è necessario fare tutto un percorso per raddrizzare tutte le cose che erano deviate.

Il Paradiso è il gioioso banchetto di nozze con l’Agnello al quale partecipano  tutti i redenti. E come ci si  potrebbe  partecipare nutrendo  ancora nel cuore dei  giudizi, dei rancori, delle invidie, delle pretese nei confronti degli altri o nei confronti stessi di Dio al quale, in vita , si è rimproverata fatto qualche  sofferenza subita?

Dove e come avviene questo cammino?  Nello Sheol dove l’anima dei defunti va dopo la morte e dove Gesù, Maria e tutti i santi continuano l’opera di evangelizzazione !

C’è tutto un lavoro di discernimento da fare : si tratta di individuare i peccati che per una ragione o l’altra, più o meno consciamente, in vita non abbiamo rilevato o per i quali ci siamo-auto giustificati. Raddrizzare un’anima contorta richiede un ‘trattamento’ che può essere lungo e che deve essere accettato. Occorre ‘odiare’ delle attitudini avute in vita  (Chi non odia …la propria stessa vita non può essere mio discepolo)    Un trattamento che può essere molto doloroso! Ma è indispensabile riconoscere di essere stati nell’ errore ,  se si pretende di avere ragione nei confronti di Dio, ecco il peccato contro lo Spirito Santo: quello che la Scrittura dice che non può essere perdonato!

Al ritorno dalla Trasfigurazione,  – Mc 9.9, la nostra Bibbia scrive : “…se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti” , la bibbia aramaica si esprime invece così “… sarà risuscitato/rialzato dalla CASA DEI MORTI. “.Casa dei morti” , – cioè non semplicemente ‘dai morti’ . La Casa  è un luogo nel quale si può crescere attraverso delle relazioni interpersonali con altri.

La Fede della Chiesa di Oriente ritiene che  nello Sheol ci siano cinque ‘livelli’,  cinque ‘luoghi ’  . Non tanto in senso fisico ma come cinque espressioni diverse per ciò che avviene.

La prima è la Casa della Consolazione dove tutte le anime di coloro che in vita abbiano  subito delle ingiustizie o delle ferite o siano state marcate a fuoco dalla sofferenza  possano essere guarite e quello che poteva essere un legittimo grido di rivolta si trasformi in lacrime di Misericordia e poi in lacrime di gioia arrivando in Paradiso.  Gesù mostra le sue piaghe e dice: Guardate ho sofferto per amore vostro quello che anche voi avete sofferto Come potrebbe entrare in Paradiso qualcuno in stato di choc per essere stato una vittima di odio, di indifferenza o di vigliaccheria?  Come potrebbe avere una capacità di Amore degna del Cielo?

La seconda è la Casa del pentimento dove coloro  che hanno operato male si possano rendere conto del male che hanno fatto, ne prendano piena consapevolezza, facciano riemergere il fondo di bontà che hanno e entrino in una contrizione e richiesta di perdono sincera  per ristabilire un nuova relazione . ( È forse un po’ la situazione del ricco epulone che, morto, si rende conto del male fatto, è divorato dal rimorso e richiede di ristabilire una relazione con Lazzaro. ) Anche questo processo non può essere immediato e richiede del tempo e anche sofferenza . Si pensi al dolore che si prova quando dopo una frattura si deve rieducare un arto che è stato immobilizzato….. Forse questa è la “casa” dei battezzati che sono morti con tanti peccati ‘veniali’ di diverso peso e entità

C’è poi la casa della   istruzione. Tutti coloro che non conoscono Gesù Cristo, Maria , i santi  e il Vangelo – o ne hanno avuto una visione distorta,  dovranno pure conoscerli ed essere istruiti. Anche questo processo non è certo istantaneo. Anche loro dovranno decidere di volere entrare nella gioia celeste del Festino di Nozze. Questa è la casa, il luogo, per tutti coloro che muoiono senza avere conosciuto Cristo e la Chiesa – e sono la stragrande maggioranza , l’80-90% della popolazione che ha vissuto sulla terra

La quarta casa è quella delle anime fredde. Secondo la tradizione orientale ‘anime fredde’ sono quelle anime che credono solo nella Giustizia e si rimettono esclusivamente ad essa. Avranno quello che chiedono: la loro sorte sarà decisa solo al momento del Giudizio finale.

 

Ultima è la casa di quelli che rifiutano la Misericordia, convinti come sono di avere ragione. Sono coloro che si rinchiudono nel proprio orgoglio . Questi sono coloro che al momento del Giudizio finale andranno nella Geenna del fuoco eterno, nell’Inferno

Nella espressione orientale della Fede non c’è l’Inferno subito dopo la morte ma solo al Giudizio Finale. In questo tempo intermedio c’è ancora una possibilità per la Misericordia divina di manifestarsi a coloro che sono nello Sheol.

Alla domanda se l’Inferno è vuoto, la Chiesa Apostolica d’Oriente risponde: si, OGGI  è vuoto. Si riempirà solo al momento del Giudizio finale con quelli di questa ultima casa quando lo Sheol scomparirà.

Come si può articolare questa espressione orientale con la fede cattolica che parla di un giudizio particolare al quale siamo tutti sottoposti ‘immediatamente’ dopo la morte?  Le osservazioni sono diverse: in primo luogo che cosa vuol dire ‘immediatamente’ dopo la morte. Che senso ha parlare di ‘immediatezza’ in un contesto di eternità? E’ possibile in un solo istante fare una decisione DEFINITIVA se accettare  o meno la Misericordia di Dio ? Non è nella natura umana! Alcuni dicono che , con la morte, liberati dal corpo, diveniamo puri spiriti, come degli angeli , vediamo tutto chiaramente ed essendo pienamente illuminati saremo in grado di prendere decisioni definitive all’istante. Ma questo implicherebbe  non solo un cambiamento di stato ma anche un cambiare di natura!   In secondo luogo si osserva che la base evangelica del giudizio particolare immediato del quale parla il Magistero Cattolico si fonda su tre pericopi evangeliche: il servitore fedele che svolge con cura il suo compito e quello infedele che lo trascura, le verginei savie pronte a entrare alle nozze e quelle stolte che sono impreparate, colui al quale è stato affidato un  solo talento e che lo tiene nascosto. Ebbene tutte queste pericopi si riferiscono a ‘servi’, dunque non sono per ‘tutti’ ma solo per i ‘cristiani’. Solo i cristiani sarebbero soggetti al giudizio particolare, se approvati vanno direttamente in Paradiso, se riprovati vanno non all’inferno ma agli inferi, nello Sheol, come tutti gli altri uomini per fare il loro percorso. Magari per loro sarà più complesso perché hanno già conosciuto il Signore

Da osservare che per gli orientali coloro che vanno subito in Paradiso non stanno lì a non fare nulla ma sono “assunti” per andare insieme a Gesù e a Maria e a tutti i Santi a predicare la Misericordia nello Sheol. Noi cattolici preghiamo perché i defunti possano avere il ‘riposo eterno ’ ma poi quelli che sono in Paradiso li ‘scomodiamo’ continuamente con richieste di intercessione o di grazie. Dunque lavorano, non riposano!

E il Purgatorio?

Il termine Purgatorio è recente. Non compare nel Vangelo né nei decreti conciliari: in essi si parla di pene purgative ma non di Purgatorio I protestanti non pregano per i morti perché pensano che dopo la morte tutto sia deciso, al contrario noi cattolici preghiamo per i defunti, per aiutarli a “buttarsi nella piscina della Misericordia” come il paralitico della piscina di Bethesda, proprio perché questa possibilità c’è ancora

Se alcuni occidentali hanno potuto  presentare il Purgatorio come un luogo dove subire pene punitive o compensative, la prospettiva orientale dello Sheol è diversa:lo scopo dello Sheol non è subire sofferenze per scontare una pena meritata, una specie di compensazione o purga, è un luogo e un tempo per reimparare ad amare e ristabilire un giusto rapporto con il prossimo… Cosa questa che comporterà una sofferenza. La sofferenza può essere anche molto grande lì, ma è dell’ordine del rimorso e della rieducazione, piuttosto che dell’ordine del risarcimento. Il dolore non è minore ma la gioia può mescolarsi con le lacrime.

E che succede per coloro che muoiono in stato di “peccato mortale”? Ma cos’è il ‘peccato mortale’? Quello realizzato con piena avvertenza e deliberato consenso dice la dottrina. Ma quando si danno queste condizioni? Come e chi lo può stabilire? Certo non con un questionario con risposte a crocette! Certo alcuni, dopo morti  andranno nel livello più basso dello Sheol  da dove è più difficile, ma non impossibile, uscire finché dura il tempo della Misericordia.

Ha senso dunque pregare anche per i personaggi tenebrosi della storia!

 

[1] La Pshytta – precisa che Lazzaro e Abramo sono “nel seno di Abramo”

 

 

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8 commenti

  • ex : ha detto:

    «Nel Credo Apostolico si afferma che dopo la morte Gesù ‘discese agli inferi ’ . Nel nostro mondo cattolico non è ben chiara la differenza tra “inferi” e “inferno”
    […]
    (Niente a che vedere con l’Inferno di Dante per intenderci)
    Riporto qui la traduzione CEI 2008 “Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano[2] Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24»

    La differenza tra “inferi” e “inferno” non è ben chiara oggi (cioè da circa mezzo secolo ad oggi) perchè così si è voluto che fosse. Prima era chiarissima a tutti i Cattolici, colti o meno che fossero.

    Incominciamo col Simbolo Apostolico. Le versioni post-conciliari hanno cambiato l’inferno con gl’inferi, ma prima nel Credo di inferi non c’era cenno. L’efficacissimo Catechismo di San Pio X (magari venisse reintrodotto!) nel Simbolo parla di “inferno”: basta consultare un testo originale (non taroccato); si trova facilmente in Internet, per esempio qui:

    http://www.corsiadeiservi.it/public/content/testi%20e%20documenti/Catechismo_PioX.pdf

    Ovviamente tutti i testi di religione, catechismi, e libretti devozionali e Messalini riportavano la stessa parola (“inferno”), e questo ancora per parecchi anni dopo la svolta conciliare. Per esempio, per citarne un paio, tra alcuni che ho:
    – «Messalino Festivo», Ed. Messaggero di S. Antonio, Basilica del Santo, Padova 1969;
    – «Incontro a Cristo con Maria», del Comitato Diocesano Anno Mariano 1987-88, Taranto 1987

    E veniamo al Ricco Epulone. Certo, coerentemente con la svolta conciliare (se così possiamo chiamarla) la versione odierna della Bibbia CEI parla di Inferi. Ma la Bibbia non è mica nata oggi.

    Cito il passo in questione di Lc 16, 22-23 in alcune Bibbie in mio possesso, incominciando dalle più vecchie:

    – «Morì anche il ricco, e fu sepolto nell’inferno», dalla «Sacra Bibbia» del Cardinale Antonio Martini, Arcivescovo di Firenze (1768-1781. Da non confondere quindi col recente Martini Arcivescovo di Milano). Versione riedita a Torino nel 1980 con prefazione del Card. Balestrero , Arcivescovo di Torino;

    – «morì anche il ricco e fu sepolto nell’inferno», la «Sacra Bibbia», Introduzione e note di Giuseppe Ricciotti, Ed Salani, Firenze 1959;

    – «Morì anche il ricco e fu sepolto. Nell’Ade, fra i tormenti, alzò gli occhi…», la «Sacra Bibbia», note di Salvatore Garofalo, Marietti, Torino 1966;

    – «Morì pure il ricco e gli fudata sepoltura. Or, trovandosi nell’inferno, alzò gli occhi…», la «Sacra Bibbia», con Presentazione del Beato Giacomo Alberione, Edizioni Paoline, 1968;

    – – «Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi…», «La Bibbia – Testo ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana», Marietti, Torino 1980;

    – «Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi…», la «Bibbia di Navarra», Ed. ARES, Milano 2002 (Quarta edizione italiana).

    Beh! Possiamo aggiungere anche la versione nel sito del Vaticano: «Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi…» (https://www.vatican.va/archive/ITA0001/__PVC.HTM).

    Ma, attenzione! Si potrebbe dire che la versione “inferno” è errata, e quindi bisogna ricorrere all’originale latino (la versione ufficiale per i Cattolici). Qui possiamo ricorrere ancora al sito del Vaticano (è chiaro che la versione italiana la possono cambiare secondo l’uzzolo del masso-modernista di turno, quella originale latina, no):

    «mortuus est autem et dives et sepultus est. Et in inferno elevans oculos suos, cum esset in tormentis…» (https://www.vatican.va/archive/bible/nova_vulgata/documents/nova-vulgata_nt_evang-lucam_lt.html#16).

    Dunque? Non dico che non sia legittimo, prendendo da altre fonti, utilizzare altri termini, che comunque fanno riferimento all’inferno inteso in senso cattolico, ma qui c’è un controsenso (apparente, come vedremo): un tempo questo fatto non avrebbe creato (e non creò) alcun problema, ma gli autori, per “correttezza teologica” traducevano sempre in “inferno”. Oggi, invece, che esiste questo equivoco, come viene chiarito? Parlando di “inferi”. E perchè non anche di “Ade” (vedi una delle versioni sopra citate)?

    La Religione Cattolica parla di tre “luoghi”che accolgono, secondo i casi, le anime dopo la morte del corpo: Paradiso, Purgatorio e Inferno. Cè un nuovo Dogma che aggiunge gli Inferi?

    Nella Liturgia del Sabato Santo che si celebra ogni anno, nella Seconda Lettura si recita «Da un’antica “omelia sul sabato Santo”». Qui è citato una volta “gli inferi” e due volte l’ “Inferno”, con il chiaro riferimento allo stesso luogo:

    «[…] Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi. Certo egli va a cercare il primo padre, come la pecorella smarrita […] A te comando: Svegliati tu che dormi. Infatti non ti ho creato perchè rimanessi prigioniero nell’inferno […] Il mio costato sanò il dolore del tuo fianco. Il mio sonno ti libererà dal sonno dell’inferno. Sorgi, allontaniamoci di qui. Il nemico ti fece uscire dalla terra del paradiso. Io invece non ti rimetto più in quel giardino, ma ticolloco sul trono celeste […]». Come appare chiaro, ha sì «a che vedere con l’Inferno di Dante» che, come nell’«Antica omelia del Sabato Santo», narra come Cristo trasse dall’Inferno (per il Poeta da quella zona dell’Inferno chiamato Limbo), Adamo e i primi Patriarchi (cfr. La Divina Commedia, Inferno, IV, 52-61).

    Per concludere: perchè dunque cancellare l’Inferno? Ma è semplice: perchè terrorizzare la gente se l’Inferno non esiste, o se esiste è vuoto? Al massimo ci sono gli Inferi, che non essendo l’Inferno, non fanno male.

  • R.S. ha detto:

    Interessantissimo

    La Rivelazione ci consegna un quadro chiaro.

    Dopo la morte del corpo (il de-fungere, lo smettere le sue funzioni tornando polvere) l’anima resta.

    C’è un al di là della realtà che conosciamo e che per molti finisce nel nulla.

    L’al di qua, la vita terrena dell’uomo, determina che cosa succede dopo.

    Nell’al di là, comunque lo si configuri, esistono immediatamente delle separazioni.

    La separazione descritta è netta (non si può passare dal “di qui” al “di là”).

    Alcune anime sono nel tormento, altre nel riposo.

    Prima del riposo c’è anche trattamento per rimettersi in ordine.

    Il tormento può essere eterno (Mt 25, 41), quello “che fu preparato pel diavolo e per i suoi angeli”.

    Dopo la morte… Quando? Come? In quanto tempo?

    Il tempo scorre in modo differente quando si esce dal tempo misurabile per entrare nell’eternità.

    La Misericordia di Dio è assicurata come proposta.
    La giustizia è assicurata come valutazione dei fatti.
    La purificazione è necessaria.

    Ci sono beatitudini sperimentali prima di morire, anche nella prova, ma ce ne sono anche dopo derivanti dall’attenzione posta prima alla volontà di Dio.

    Si può entrare o meno nel riposo eterno, potendo finire in un eterno tormento.

    E alla fine qualcuno subirà la cacciata dal banchetto di nozze dell’Agnello non avendo lavato le vesti per presentarsi in ordine.

    La bellezza di queste nozze è inimmaginabile, raccogliendo le anime pronte.

    C’è la seconda morte, priva di prospettive di resurrezione: resta solo lo stagno di fuoco.

  • Il Matto ha detto:

    In Matteo 5, 25-26 può vedersi un accenno al Purgatorio:

    «Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo!».

    Ma, a parte la difficile interpretazione del “mettersi d’accordo con l’avversario” (ma come: con l’avversario ci si mette d’accordo invece di combatterlo?), l’interessante esposizione di G.Z. mi sembra gettare sui Novisimi più ombre che luci.

    Verrebbe da dire: ci si fermi all’affermazione dottrinale “morte, giudizio, inferno paradiso” e non si vada oltre pretendendo di “capire”.

    Di più, molto opportunamente, G.Z. osserva che “raddrizzare un’anima contorta richiede un ‘trattamento’ che può essere lungo e che deve essere accettato”, e non sembra che questo argomento ascetico goda di molta popolarità nonostante la sua imprescindibile necessità.

    Si pensa infatti che conoscere la dottrina a menadito, andare a Messa e recitare Rosari garantiscano ipso facto la salvezza dell’anima, ma le cose, come sa chi ha avuto occasione di consultare seriamente qualche manuale di ascetica, non stanno per niente così.

    • Adriana 1 ha detto:

      ” La terra è l’inferno di un altro pianeta ” ( A. Huxley ).

      • il Matto ha detto:

        Ma se la terra è già l’inferno, il purgatorio a che indirizzo sta? 😉

        • Adriana 1 ha detto:

          Al B&B delle Pleiadi, in attesa di venir smantellato come il Limbo.

        • Adriana 1 ha detto:

          …o forse nelle miniere di combustibili fossili, che però, grazie alla misericordiosa obbedienza di Bergoglio a Black Rock, verranno anch’esse eliminate…come il Limbo, gli Ebrei deicidi e gli omo maledetti…

  • alessio ha detto:

    Mi pare che questo articolo sia
    un po’ confuso ; per fede
    sappiamo che al momento
    della morte andiamo in un
    luogo o condizione : in Paradiso
    per gli eletti , in purgatorio per
    chi si deve purificare da peccati
    veniali , e l’inferno per i malvagi.
    Dopo la morte non c’è più
    spazio d’azione per la Misericordia ,mentre finché
    siamo in vita ne possiamo
    beneficiare , basti pensare
    alla grandiosa devozione
    alla Divina Misericordia
    donata alla Chiesa da Santa
    Faustina Kowalska e da San
    Giovanni Paolo II .
    Per quanto riguarda i protestanti ,loro hanno una
    fede senza le buone opere ,
    tale ,dicono loro ,da spostare
    le montagne , ed a questo
    motivo mi risulta che abbiano
    solo due lettere di San Paolo
    e che abbiano rifiutato diversi
    libri della Bibbia che avrebbero
    contraddetto la loro fede .
    Bisogna poi certamente dire
    che la loro religione è senza
    Dogmi , e quindi quello che
    dicono sui Novissimi è privo
    di valore .
    Il fatto poi , che l’attuale pontefice abbia messo in
    vaticano la statua di lutèro ,
    è perché ci ha preso per
    stupidi ,e lui ,il re degli ignoranti , vuole condurre
    la Chiesa di Cristo ad avere
    una fede senza Dogmi , del
    tutto simile alle sette protestanti ,per andare ad
    abbracciare le altre religioni
    e condannare all’inferno gli
    sventurati che gli danno retta.