Sventola un Maligno Tricolore….Benedetta De Vito.

11 Maggio 2023 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni sullo stato del nostro Paese e dell’Occidente. Buona lettura e condivisione.

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Sventola un maligno tricolore sul nostro Paese e forse su tutto l’Occidente. I colori sono giallo, azzurro e verde, quelli della bandiera ucraina (tinte che ho cancellato dal mio armadio) e il verde serpente dell’ecolo-mania trasformata in superstizione e incarnata da fanciulle addestrate a un concitato sproloquio, da recitare nelle trasmissioni televisive, con toni isterici e cataclismatici e  votate all’imbrattatura delle opere d’arte. Sventola il maligno tricolore, mentre la strage da malore improvviso impazza nel silenzio di giornalisti e istituzioni Sventola il malefico tricolore che sembra aver sostituito l’arcobaleno di Satana, ricamato di gender, carriere alias, famiglie queer e tutte le nefandezze passate per cose belle, buone e giuste.

Sventolava il tricolore malgno durante l’incoronazione del re inglese negli orridi tappeti (gialli e azzurri) di Westminster che un tempo era tempio cattolico ed è ora cornice di cerimonie come quella alla quale abbiamo assistito (io, solo con la coda dell’occhio) pochi giorni orsono, scimmiottature, persino nella formula, delle stupende e antiche cerimonie vaticane, quelle invece messe n cantina. Camilla con la corona da spaventapasseri sì, Benedetto XVI con le scarpe rosse, simbolo del sangue preziosissimo versato da Nostro Sgnore. “Sono qui per servire, non per essere servito”, ha detto il sovrano. Ahahah: Servus servorum, uno de titoli dell’odiato (dagli anglicani) Papa. Copioni! Sventolava anche nei vestiti di pessimo gusto delle due americane presenti all’incoronazione, cioè la nipote (vestita in giallo) e la moglie (vestita in azzurro) di Joe Biden. E sventolava anche nel completino della Von del Leyden (sempre più somigliante a un elfo in pensione) nel giorno della “festa dell’Europa”, di cui non si sentiva la mancanza.

Ma torniamo al nostro tricolore  arcigno ed eccoci faccia a faccia con il terzo colore, se vogliamo nato dal matrimonio dei due precedenti e che, dei tre, è il più cattivo. Perché la guerra in Ucraina è lontana e non si vede che in tv, mentre la rivoluzione green (e quanto somiglia in diavoliano green alla parola grim!) è già pronta, servita con contorno di suffragette urlanti, per strangolarci tutti tra le spire del dragone. Ma per il nostro bene, eh! A Roma, ad esempio, si chiama città 15 minuti. Ecco direttamene dal sito del Comune come viene raccontata in stile “smart” (puah) per farci sembrar bello ciò che puzza, in perfetto stile diavoliano. Complmenti! Leggiamo: “Il concetto di città dei 15 minuti, deriva dal concetto di “neighborhood unit”, ovvero “unità di vicinato” elaborato per la prima volta nel 1923 in un concorso nazionale di architettura di Chicago, dove si iniziò a discutere di come contrastare la crescita delle grandi città industriali che rischiavano di espandersi incontrollatamente.

Tuttavia il primo teorizzatore della città dei 15 minuti, in francese, La ville du quart d’heure, è stato il Prof. Carlos Moreno, urbanista franco-colombiano dell’Università Sorbona di Parigi.

La città dei 15 minuti è la città della contemporaneità, una visione di città policentrica, accessibile e sostenibile, nella quale i cittadini possano trovare ad una distanza massima di 15 minuti, a piedi e in bicicletta, la disponibilità di una vasta rete di servizi di prossimità: aree verdi, fermate del trasporto pubblico su rotaia, asili nido, centri culturali, luoghi dello sport e altri presidi fondamentali.

La città dei 15 minuti è anche la città del decentramento, della partecipazione popolare, dell’inclusione e dell’accessibilità, nella quale si garantisce la presenza di servizi e strutture di qualità all’interno di ogni quadrante territoriale, ottimizzandone i caratteri identitari e contribuendo a ridurre le distanze tra centro e periferia”

Oh ma che carini, come suonano di zucchero e miele queste parolette in francese! Peccato che la sostanza, cioè la verità, sia sulfurea e tutt’opposta a tante ciance. Si tratta, infatti, di chiudere le persone nel loro piccolo quadrato di città, controllando spostamenti e scambi, in vista della cinesizzazione prossima ventura.

A questo scopo, tanto per cominciare, il sindaco di Roma Gualtieri si è inventato i varchi esterni, fin sulle consolari. Bandite, perché inquinanti, saranno migliaia di automobili e non so più quanti ciclomotori. Ditemi voi: quanti potranno permettersi la macchina nuova, il furgone, il camioncino, il motociclo per scorrazzare da un quadratino all’altro senza beccarsi il multone? E quindi a piedi, tiè. Chiusi nella città 15 minuti e con l’identità digitale, così nulla più sfuggirà. E saranno contente le suffragette del pensiero punto zero che, non so se consapevolmente o no, stanno facendo  allegramente il gioco dei tiranni. Oggi, al Campidoglio le proteste, preghiamo il nostro generale San Michele!

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3 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    La mia personale esperienza in termini di rapporti di vicinanza è stata molto positiva.
    Negli anni ’60 ho avuto modo di lavorare in paesi stranieri nei quali già esistevano i “country club”: USA , Belgio, Olanda, Germania Ovest. In alcuni casi sono stato ospite di loro riunioni, in altri casi sono stato occasionale osservatore. In tutti i casi ho visto persone allegre, gentili, soddisfatte. A volte ho assistito ad incontri di pregevole livello informativo e/o culturale. E anche qui, nel mio paesello , prima del disastro Covid, sono stato attivo animatore di un gruppo “Terza età” molto efficiente. Poi, se qualcuno ha fatto esperienze negative ha diritto di manifestare il proprio disappunto ma non di farne oggetto di una denuncia in generale.
    Hasta la vista .

  • Roberto ha detto:

    Gent le sig.a Benedetta
    Vedo che le rimane ancora un po’ di ingenuità ( ed è un gran bel segno): le “suffragette” non sono affatto in buona fede. Sono attrici, pagate, che recitano un copione.
    Il nostro gigino è stato trovato spulciando tra gli scartati di un casting di Mediaset.
    Il suo alto incarico è, fondamentalmente, uno sberleffo ed una intimidazione all’Italia. Non altro.
    Si figuri se quelli che determinano il prezzo del petrolio ascoltano o si fanno consigliare o danno credito ad un simile personaggio.
    Gli è che siamo passati da sigonella a gigino, da Mattei a chiudere Roma alle auto benzina.
    Dovremmo rifletterci perché ne siamo, un po’ tutti, colpevoli.

  • Milly ha detto:

    ..eh, sì vero quanto così sapientemente descritto!… segregazione sì, ma tutto per il nostro bene, capito?

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