Crepaldi, Cancel culture: l’Eterno Sogno Gnostico di Ricominciare da Zero.

30 Giugno 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo editoriale del vescovo di Trieste apparso sul nuovo numero del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa”. Buona lettura.

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Cancel culture: l’eterno sogno gnostico di ricominciare da zero

di S. E. Mons. Giampaolo Crepaldi

(Vescovo di Trieste)

 

Editoriale al “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” anno XVIII, n. 2 /2022, fascicolo monografico dedicato al tema “L’Evangelizzazione delle Americhe: contro la Cancel culture”, [vedi qui]

 

Una nazione senza cultura è qualcosa di molto triste. Si tratterebbe di una nazione dove la gente non sa cosa difendere, non sa cosa coltivare, non sa cosa trasmettere. Quello della Cancel culture, che demolisce le statue di Cristoforo Colombo, dei Missionari che hanno evangelizzato le Americhe, di ogni Padre fondatore qualsiasi esso sia e qualsiasi cosa egli abbia fondato, e si estende a voler cancellare tutta la cultura occidentale, la metafisica greca, il diritto romano, la cultura cristiana… però è un fatto culturale anch’esso. Per cancellare la cultura bisogna esprimere una cultura. Anche il nichilismo anti-culturale è una cultura. La contraddizione è evidente, ma non sembra che i fautori di questa moda possano avvedersene, dato che anche il principio di non contraddizione, con ogni probabilità, è vittima della loro cancellazione.

Se, dunque, anche questa è una cultura, sarà il caso di approfondire la sua natura. Lungo la storia, di “cancellazioni culturali” ce ne sono state tante. Non mi riferisco tanto alla damnatio memoriae che ogni vincitore ha decretato per la cultura dei vinti. Ogni guerra ha prodotto fenomeni di questo genere. Mi riferisco alla volontà di ricominciare “da capo”, tipica di molte culture filosofiche della modernità. Uno dei casi più tipici è stato quello di Cartesio che mette sotto dubbio tutte le conoscenze della cultura di appartenenza, in pratica tutta la cultura occidentale, appunto per ricominciare da zero. Lo stesso faranno gli illuministi e poi i positivisti. Lo stesso impegno è presente nel marxismo. Naturalmente tutti costoro – ed altri che qui non è possibile ricordare – avevano già in mente una nuova cultura quando volevano cancellare la loro cultura. Cartesio voleva una cultura fondata sulla scienza geometrica, l’illuminismo sulla ragione operativa, il positivismo sulla scienza sperimentale e il marxismo sulla prassi. Il nuovo era già presente quando si voleva cancellare l’antico.

Questo atteggiamento che privilegia il nuovo sull’antico, che fa coincidere la virtù con l’adesione alle novità storiche e il peccato con la conservazione del passato, è proprio della modernità in quanto tale, anche nella sua versione nichilistica della Cancel culture. Esso può essere chiamato progressismo e la sua parola d’ordine può essere rivoluzione. Progressismo e rivoluzione sono incessanti, perché l’esito di una rivoluzione viene fatalmente distrutto dalla rivoluzione successiva e il progresso di oggi è necessariamente l’antichità di domani. Nulla può essere conservato. A dire il vero, anche qui c’è una contraddizione. Il progresso vuole che tutto cambi, ma non il progresso, che deve rimanere. Il progresso deve conservare il progresso come qualcosa di incontestabile e mai criticabile, mai superabile, mai cancellabile. Lo stesso dicasi della rivoluzione: le rivoluzioni cambiano tutto, ma non la realtà immutabile della rivoluzione, che rimane assoluta. Anche la “cancellazione” deve cancellare tutto, ma la cancellazione deve rimanere un principio assoluto.

Si nota allora, nella Cancel culture, assieme alla sua stretta connessione con lo spirito moderno, la compresenza di relativo e assoluto, di cambiamento e di permanenza perché il cambiamento deve essere permanente e il relativo deve essere assoluto.

Ora, questo è un carattere tipico della gnosi, per cui la Cancel culture va definita come un fenomeno gnostico. Il disprezzo della realtà e dell’ordine, del creato e delle norme sedimentate nella storia. La valorizzazione della rinascita, di una nuova creazione, di un mondo nuovo, di un uomo nuovo, di una palingenesi. La liberazione dai vincoli della realtà, della verità, del passato, la salvezza come indifferenza al male e come fatto di coscienza. Nella Cancel cultureritroviamo molti aspetti della gnosi eterna. E quindi non possiamo non trovare anche la sua lotta con la fede cristiana, da sempre suo principale nemico. In questo nuovo numero del Bollettino non si parla direttamente di Cancel cultureperché si è preferito contestarla presentando corretta – mente uno dei temi ad essa più cari (sic), ossia l’evangelizzazione delle Americhe. Su di essa da molto tempo c’è la cosiddetta “leggenda nera”, frutto della propaganda illuministica ed antireligiosa della borghesia anglofona e protestante. Sulla evangelizzazione delle Americhe ci sono secoli di disinformazione pianificata. Oggi però c’è di più, dato che la Cancel culture ha preso direttamente di mira questa eredità, primo obiettivo della voglia di cancellazione. An – ziché stare a polemizzare contro la Cancel culture, si è quindi reputato più conveniente e utile valorizzare e proporre nella giusta ottica quello che essa vorrebbe cancellare.

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9 commenti

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Domanda.
    Partendo dall’attimo della creazione dell’uomo alle ore 13:04 di oggi, lo zero da cui ripartire dove si trova ?

  • Adriana 1 ha detto:

    Comunque… se pensava di parlare alla Gnosi affinchè Bergoglio risponda, si è sbagliato di grosso…El su Jefe si è mostrato e si mostra reiteratamente favorevole alla CC ( Cancel Culture )- sicuramente di quella cattolica, come pure di quella, millenaria, europea.-

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Ricominciare da zero sarebbe possibile… solo eliminando tutti coloro che vogliono ricominciare da zero…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Adriana 1 ha detto:

    …e pensare che la parola ” rivoluzione ” servì per secoli ad indicare il movimento ellittico degli astri celesti che ritornavano regolarmente al punto di partenza dopo averlo compiuto.

  • Don Dino ha detto:

    Monsignor Crepaldi e monsignor Suetta, ovvero i Vescovi di Trieste e di Ventimiglia, estremo est ed estremo ovest dell’Italia. Gli unici due vescovi che, in quanto pastori, tentano di dire qualcosa. In mezzo, Roma compresa, tutti gli altri, ignavi e paurosi, politicamente corretti e paraculi: vescovi quaquaraquà, episcopati nel nulla…

  • Il Matto ha detto:

    Non necessariamente si deve inquadrare la dissoluzione di cui è preda il mondo come un prodotto della “gnosi”, che di per sé significa “conoscenza”. Si dovrebbe quindi ammettere che la detta dissoluzione è un prodotto della conoscenza, ossia: conoscendo ci si dissolve. Di più, la conoscenza sarebbe da assimilare alla cancel culture, la qualcosa non sembra ragionevole.

    Se il conoscere comporta il dissolversi, occorre dire che per non dissolversi si deve rimanere nell’ignoranza (il che non è privo di un certo interesse!).

    Il tutto a meno che non si dica, come viene detto: “no, non si deve restare ignoranti, ci si deve istruire come … diciamo noi”, questo “noi” potendosi identificare in ogni forma di autorità che si auto-attribuisca una … conoscenza, una gnosi! da trasmettere.

    Come dire che al di fuori della gnosi dell’autorità di turno ci sono soltanto la cancel culture e la rovina.
    Invece, il “ricominciare da capo” può essere inteso in senso squisitamente ascetico, riguardante direttamente l’uomo, il singolo uomo, più precisamente l’“uomo vecchio” che ha necessariamente da “finire”, ovvero morire, affinché “ricominci”, cioè nasca l’uomo nuovo. D’altronde è questo il messaggio universale che in un modo o nell’altro viene proposto da tutte le Religioni.

    Si tratta di un’operazione che non richiede affatto una “cultura”, la quale, anzi, può risultare condizionante agli effetti dell’operazione morte/rinascita. Non è infatti da escludere che più “cultura” si incamera e più alto è il pericolo di sentirsi degli “arrivati”, di considerarsi uomini (o donne) che “hanno capito”, come pure di restare confusi, essendo questo il difetto/pericolo caratteristico dell’Occidente, costruito, alla lettera, sul cerebro-intellettualismo razionalistico, quasi che l’essere umano si riduca alla testa e al cervello; quasi che la verità possa essere intrappolata dal pensiero; quasi che il vero io dell’uomo – l’uomo nuovo! – debba indentificarsi con i dati culturali (e religiosi) che gli riempiono la testa.

    L’argomento è molto affascinante e incita ad altre considerazioni. Però la finisco qui.

  • Adriana 1 ha detto:

    Si, va bene….Ma lui e i suoi colleghi cosa propongono?