Non Tutti i Morti Sono Eguali. L’Assassinio di Shireen Abu Akleh. A Sangue Freddo.

26 Maggio 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, mi sembra giusto rilanciare questo articolo di Internazionale – che ringraziamo di cuore per la cortesia – sull’assassinio a sangue freddo della giornalista americana-palestinese Shireen Abu Akleh, che secondo l’inchiesta compiuta dai suoi colleghi sarebbe stata vittima del fuoco dei cecchini israeliani, nonostante indossasse giubbotto antiproiettile con la scritta “PRESS” ben evidente. Come è regola in questi casi, l’inchiesta israeliana ufficiale si protrarrà per mesi e anni, per finire archiviata. Ci sono guerre e morti che contano meno di altri. Per la stampa di regime, in particolare nel nostro sventurato Paese. Buona lettura.

§§§

I giornalisti fanno luce sull’uccisione di Shireen Abu Akleh

 

Due settimane dopo l’uccisione della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh, la commozione è ancora alta: le strade di Jenin, Gaza e Gerusalemme sono ricoperte di murales dedicati a lei, centinaia di articoli continuano a essere pubblicati sulla stampa araba o sui social network, mentre il quotidiano Al Quds ha raccolto decine di vignette dedicate alla sua morte.

Il gruppo di musica elettronica 47 soul ha realizzato un potente video intitolatoShireen, mentre sulle tv satellitari le edizioni speciali a ripetizione ripercorrono i trent’anni di vita professionale della giornalista.

Lo scrittore Majed Kili spiega sul sito Daraj questa emozione condivisa da tutti i palestinesi raccontando che la giornalista è subito diventata un’icona “al pari di personalità come Yasser Arafat o il poeta Mahmoud Darwish” in quanto la sua figura unisce tutti i palestinesi, aldilà delle divisioni ideologiche, religiose o politiche: “Questa donna, figlia di una famiglia cristiana di Betlemme che viveva a Gerusalemme ed è stata uccisa, o meglio è stata vittima di un’esecuzione, a Jenin, campo simbolo della sofferenza di tutto un popolo rifugiato, è stata salutata da tutta la Palestina, senza distinzione, senza divisioni”.

Subito dopo la sua uccisione, Al Jazeera aveva rilasciato una dichiarazione in cui accusava le forze di sicurezza israeliane di aver preso di mira “deliberatamente” Abu Akleh e di averla uccisa “a sangue freddo”. La tv ha in seguito pubblicato dei video che attestano l’assenza di scontri sul luogo in cui la giornalista è morta.

I portavoce dell’esercito israeliano dapprima hanno negato, per poi annunciare che Israele non avrebbe aperto un’indagine sull’omicidio di Abu Akleh, poiché secondo i pubblici ministeri non sussistevano azioni irregolari da parte dei soldati israeliani, e infine hanno proposto un’inchiesta condivisa con i palestinesi. Per la comunità internazionale non è sufficiente: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede un’indagine “immediata, approfondita, trasparente e imparziale”.

Due inchieste indipendenti
In questa tragedia, sta emergendo il potere dei mezzi d’informazione: mentre si discute dell’apertura di un’indagine, i colleghi della stampa internazionale si sono messi al lavoro. L’Associated Press ha pubblicato un’inchiesta e ha spiegato che è stato necessario realizzarla perché “quando viene colpito un palestinese, le indagini israeliane si trascinano per mesi o anni prima di essere tranquillamente archiviate”. L’Ap ha incontrato molti testimoni e confrontato i numerosi video pubblicati sui social quel giorno incrociandoli con l’analisi realizzata dal gruppo di giornalismo investigativo Bellingcat. Secondo la ricostruzione la giornalista, insieme ad altri colleghi, si stava incamminando in direzione di una pattuglia israeliana percorrendo una strada larga e dall’ampia visibilità e indossando un giubbotto con la scritta Press e un caschetto. Nelle vicinanze non c’erano né scontri né militanti palestinesi armati. Gli spari sono stati improvvisi, come testimonia anche un video.

Anche la ricostruzione della Cnn è praticamente un atto di accusa corredato di prove: i video della scena della sparatoria pubblicati dal canale statunitense confermano che non c’erano né combattimenti né militanti palestinesi vicino ad Abu Akleh nei momenti precedenti la sua morte: “I video ottenuti dalla Cnn sono corroborati dalla testimonianza di otto testimoni oculari, un analista audio forense e un esperto di armi esplosive. L’inchiesta investigativa è senza appello e suggerisce che Abu Akleh sia stata uccisa a colpi di arma da fuoco in un attacco mirato delle forze israeliane”. La Cnn ha anche potuto visionare i filmati delle body cam dei militari israeliani, determinando la loro posizione e stabilendo di quali armi erano in possesso quel giorno.

L’esercito israeliano ha dichiarato di non potere dare seguito all’inchiesta senza analizzare il proiettile che ha colpito la giornalista, che i palestinesi rifiutano di consegnare. Su questo argomento la Cnn dice: “Anche senza accedere al proiettile che ha colpito Abu Akleh, ci sono modi per determinare chi l’ha uccisa analizzando il tipo di spari, il suoni e i segni lasciati dai proiettili sulla scena”.

Il caso di Shireen Abu Akleh, se è senza precedenti per l’emozione che ha suscitato, non è un caso isolato

La tv americana ha chiesto a Chris Cobb-Smith, un consulente per la sicurezza e veterano dell’esercito britannico, di esaminare le immagini ottenute dalla Cnn, che mostrano i segni dei proiettili lasciati sull’albero dove è caduta Abu Akleh e dove la sua giovane collega Shatha Hanaysha si stava riparando. L’analisi conferma che “la giornalista è stata uccisa dagli spari di un cecchino e non da una raffica di spari automatici. Invece la maggior parte degli spari dei palestinesi catturati dalla telecamera quello stesso giorno provenivano da armi automatiche”.

Ma lo shock e il clamore mediatico non si sono fermati. Il potere dell’informazione si è rivelato nella trasmissione in diretta tv del funerale di Abu Akleh: milioni di telespettatori sono stati anche testimoni di una violenza inaudita. La processione è stata aggredita dalla polizia israeliana e la bara non è caduta solo grazie alla tenacia dei portatori, come si vede molto bene nei video. Uno dei portatori, Amro Abu Khdeir, filmato mentre veniva picchiato, è stato arrestato tre giorni dopo dalla polizia israeliana per “appartenenza a un organizzazione terroristica”.

Purtroppo, il caso di Shireen Abu Akleh, se è senza precedenti per l’emozione che ha suscitato, non è però isolato. I giornalisti palestinesi pagano un caro prezzo per il loro lavoro. Secondo la International federation of journalists (Ifj), dal 2000 le forze israeliane hanno ucciso almeno 46 giornalisti palestinesi, mentre Reporter senza frontiere ha registrato più di 140 abusi da parte israeliana contro giornalisti palestinesi da quando sono cominciate le proteste a Gaza, nel marzo del 2018. I palestinesi quindi non credono più nella giustizia israeliana: “Perché dovremmo aspettarci che Israele indaghi a fondo sulla morte di Shireen? I dati parlano da sé. Israele non dovrebbe avere alcun ruolo in un’indagine sull’omicidio di Shireen”,spiega lo scrittore Jalal Abukhater.

Le organizzazioni dei diritti umani come Amnesty international o Human rights watch hanno documentato nei loro recenti rapporti sull’apartheid in Israele che le indagini militari “non giungano quasi mai a buon fine”.

Resta il ricorso alla Corte penale internazionale.

Il 25 aprile 2022, un gruppo di organizzazioni per i diritti umani guidato dall’Ifj, aveva già presentato una denuncia che sostiene che le forze di sicurezza israeliane hanno commesso dei crimini di guerra contro i giornalisti palestinesi. Il ministro degli esteri dell’Autorità Palestinese Riad al Maliki ha recentemente dichiarato che l’Autorità ha portato il caso della morte della giornalista di Al Jazeera all’ufficio del procuratore della Corte.

Il portavoce dell’esercito israeliano Ran Kochav aveva fatto molto scalpore quando aveva dichiarato, dopo la morte di Shireen Abu Akleh, che i giornalisti palestinesi “sono armati di telecamere, se mi permettete di dirlo”.

Fortunatamente per il giornalismo investigativo e la ricerca della verità, non aveva del tutto torto.

§§§




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:

IT79N0200805319000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae



viganò, tosatti,

Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English.

Y este es el enlace al libro en español


STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK

cercate

seguite

Marco Tosatti




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

*

Chi desidera sostenere il lavoro di libera informazione, e di libera discussione e confronto costituito da Stilum Curiae, può farlo con una donazione su questo conto, intestato al sottoscritto:

IBAN:  IT24J0200805205000400690898

*

Oppure su PayPal, marco tosatti

*

La causale può essere: Donazione Stilum Curiae




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: ,

Categoria:

11 commenti

  • Nuccio Viglietti ha detto:

    Morti tutti eguali… ma alcuni più uguali di altri…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/

  • Televisionario ha detto:

    Come ogni spettatore di telefilm sa, solo dall’analisi scientifica del proiettile si potrà capire da quale arma sia stato sparato.
    Poiché il numero di armi n circolazione in Israele è decisamente inferiore rispetto a quello di altri paesi, l’indagine potrebbe non essere difficile. Ma se i cosiddetti palestinesi si rifiutano di consegnare il proiettile, è altrettanto evidente che ogni analisi viene ad essere impossibile e la verità si allontana anziché avvicinarsi.

  • Parla come mangi ha detto:

    Scusate tanto Dauda e Massimiliano ma non si è capito molto di quello che volevate comunicare.
    Se si apre la Bibbia s’incontra un popolo scelto da Dio, il popolo d’Israele che dopo essere uscito dall’Egitto ed aver peregrinato nel deserto per 40 anni, conquistò la terra di Canaan dove visse per molti secoli fino alla conquista romana.
    La cosiddetta Giordania ai tempi biblici non si chiamava Giordania ma bensì Perea e Decapoli. Sto semplicemente consultando la cartina in fondo alla mia Bibbia e non ho sottomano una cartina moderna con cui fare il raffronto. I territori dell’attuale Giordania vengono spesso indicati nel racconto biblico come i territori al di là del Giordano.
    Il termine Palestina fu utilizzato dai romani dopo le due distruzioni dello stato di Israele, una nel 70 dopo Cristo e l’altra dopo la rivolta di Bar Kokba nel 135 . In quell’occasione i giudei furono cacciati da Gerusalemme e alla città fu dato il nome di Aelia Capitolina.

    • Daouda ha detto:

      Manca la parte dei vari sultanati islamici sul come chiamassero quella provincia che era rimasta alquanto disabitata.

      Il problema è che non solo palestinese è un non senso e si riferisce ad un popolo invasore ma è termine che nasconde le ondate migratorie egizio siriane e riguarda genericamente gli arabofoni come i drusi ad esempio, od i samaritani. Il suo utilizzo è tipico dei filocomunisti e filoislamici che monopolizzano e deviano la sua ideale rappresentanza che non ha alcunchè però di identitario ma appunto potrebbe semmai essere meramente territoriale il che implica l’inrsistenza del popolo correlato, appunto.

      Ugualmente appellare la Giordania Marittima come Israele è altrettanto stupido e falso giacchè il supporto deriva dal fraintendimento della matrilinearitá talmudica cosicchè oggi si crede che ebrei riformati,conservatori, addirittura atei per non parlare degli scomunicati hasidim ( che non sono gli haredim ultra ortodossi ) come ebrei, tanto da poter chiamare israeliano chi non può esserlo in sfregio oltretutto alla profezia che solo il Messia ( il Cristo alla seconda venuta ) avrebbe radunato le tribù perdute ergo compiendo un increscioso doppio errore.

      Lo stato della Giordania Marittima è di certo come uno stato tipicamente occidentale illuminista e democratista.
      Si spaccia per lo stato del popolo eletto, ma non lo è e ne è il più grande obbrobbio e parodia.

  • daouda ha detto:

    Tralasciando che i palestinesi non esistono ( sono in gran parte egiziani arabo giordani o siriani ) dire che la giornalista era infatti tale depista dal appropriazione indebita che gli ismaeliti usano fare come porta a negare nella cieca opposizione al governo illegittimo della Giordania Marittima che capita alle volte, ed è innegabile, che alcuni siano fra i “palestinesi” falsi giornalisti.
    Come ho scritto la Giordania Marittima è un governo occidentalista, non quindi che si voglia giustificare le nefandezze di esso ( ma ugualmente non è una dittatura ismalista che sarebbe peggio ) converrebbe ricordare che i movimenti estremisti nel seno dell’Islam ( ismaelismo ) sono finanziati dagli stessi sionisti.
    Allearsi con essi solo in odio al sionismo oltre che stupido è quantomeno ipocrita visto come gli ismaeliti trattano chiunque non sia della loro schiatta parareligiosa.

    Il più pulito ha la rogna.

    • MASSIMILIANO ha detto:

      Ma di cosa sta parlando? Ma veramente ha scritto questo? Ma non si vergogna? Che tristezza… Lei non ha idea di cosa sia la Palestina e credo non abbia idea di cosa sia Israele. Si metta a studiare e poi quamdo ha finito provi ad usare la ragione. Saluti.
      Massimiliano

      • daouda ha detto:

        Ripeto. I supposti e fantomatici palestinesi sono egizio-siro-libano-giordani che sono certamente discriminati, ci mancherebbe.
        Se per questo forse non ha capito che lei chiama la Giordania Marittima come Israele cosa falsa e, per quanto mi riguarda, altrettanto inesistente come la Palestina.
        Per il resto atei e drusi, come gli yazidi non sono dello stesso parere della minoranza egizio-siro-libano-giordana di religione islamica come se il kharigismo islamico ( ismaelita ) non fosse mai esistito…per come scrive poi dubito che riesca a capire chi è giudeo e chi non lo sia, ma il mostro giudaico è uno spauracchio troppo comodo…

        Forse la mia posizione è un po’ troppo sofisticata e complessa per la sua propensione al dualismo hegeliano para-borderline.

        • MASSIMILIANO ha detto:

          Le ricordo che l’articolo parla di Shireen Abu Akleh, giornalista cristiana assassinata. Onestamente continuo a non comprendere. Mi perdoni, ma probabilmente il mio dualismo hegeliano non mi permette di capire… Saluti.
          Massimiliano

          • daouda ha detto:

            Io ho scritto due cose:
            a) che ovviamente la parte islamica/ismaelita ama strumentalizzare la cosa, compresi i loro cani compari del sionismo ( che da esso prendono i soldi ) che rimangono dei criminali che si fanno belli sulla testa della povera gente che è realmente discriminata
            b) che i palestinesi come popolo non esistono e le origini della giornalista servono a defenestrare la sua appartenenza religiosa, semmai. Quest’ultima affermazione è del tutto inerente alla problematica del governo illegittimo della Giordania Marittima visto che è l’unico modo per poter continuare il teatrino, teatrino che abbisogna per controaltare di far credere che lo stato della Giordania Marittima sia uno stato regolarmente ebraico composto primarimamente da ebrei, il che è un’ovvia irrealtà e menzogna tanto quanto la fantomatica esistenza dei palestinesi.

            Così sò tutti contenti…

  • Paola Caporali ha detto:

    Incredibile! Giornalisti che si battono per scoprire la Verità!!!!!! Allora, da qualche parte, e se fa loro comodo- mi verrebbe da pensare- esistono ancora!

  • Adriana 1 ha detto:

    Ho seguito i filmati del funerale…e ciò che mi strazia di questa vicenda è l’uso strumentale di questo corpo straziato…per la persona pare che nessuno si addolori.