Mascarucci. Armida Barelli, Padre Pio e lo scontro con padre Gemelli.

2 Maggio 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci ci offre questa riflessione su Armida Barelli, padre Agostino Gemelli e san Pio da Pietrelcina. Buona lettura e meditazione.

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Armida Barelli, Padre Pio e lo scontro con padre Gemelli

E’ stata beatificata ieri Armida Barelli (1882-1952) cofondatrice dell’università Cattolica del Sacro Cuore, e fondatrice della Gioventù femminile dell’Azione cattolica. Donna di straordinarie virtù, ha legato la sua attività a quella di padre Agostino Gemelli, anche se fra i due esiste un abisso, oggi evidenziato con l’elevazione agli onori degli altari. Donna di grande fede e di autentico spirito francescano la Barelli, personaggio controverso e superbo il Gemelli, i cui grandi meriti legati alla realizzazione e allo sviluppo dell’Università Cattolica, non possono far dimenticare che fu portabandiera di posizioni molto discutibili in campo scientifico e religioso, mantenendo un retroterra positivista che lo ha portato spesso a farsi interprete di una fede prettamente razionalista. Ragione per cui mentre le virtù della Barelli oggi sono esaltate e presentate come modello dalla Chiesa, il processo di beatificazione di padre Gemelli resta al palo, anche per l’avvallo che lo stesso offrì alla propaganda antisemita del fascismo; antisemitismo tuttavia non razziale ma prettamente religioso, al punto che ci sono testimonianze che confermano l’aiuto da lui prestato ad amici e colleghi ebrei dopo l’emanazione delle leggi razziali.

Ma c’è un altro episodio che forse testimonia meglio di altri le distanze fra Gemelli e la sua più stretta collaboratrice oggi beata, ossia il famoso incontro che i due ebbero con Padre Pio il 18 aprile del 1920. Come tutti sanno il Gemelli fu l’autore di una perizia molto negativa nei confronti del santo di Pietrelcina con la quale mise in dubbio l’autenticità delle stimmate, collegandole ad una forma estrema di isterismo mistico. Anche se sull’incontro continuano ad esistere versioni molto discordanti, è però ormai assodato che fu proprio la Barelli a condurre Gemelli a San Giovanni Rotondo perché desiderosa di conoscere personalmente Padre Pio, e soprattutto di ricevere da lui la benedizione per l’opera che stavano creando, ovvero l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Renzo Allegri nel libro “La Passione di Padre Pio” racconta: “Armida Barelli, animo sensibile, intuitivo, aperto alla fede mistica, aveva grande ammirazione per Padre Pio e desiderava molto poterlo conoscere. Probabilmente fu lei a convincere Gemelli a intraprendere quel viaggio, e questi colse al volo l’occasione che gli avrebbe permesso di studiare un nuovo importante soggetto”. Oltre al padre Agostino Gemelli e ad Armida Barelli salirono con loro anche padre Benedetto da S. Marco in Lamis, che sostituiva il provinciale Padre Pietro da Ischitella, il superiore ed ex provinciale del convento dei frati minori di San Pasquale di Foggia, Padre Anselmo Laganaro, due ufficiali della curia vescovile di Foggia, mons. Giovanni Musumeci, vicario della diocesi, don Giuseppe Patané, segretario del vescovo, e il quaresimalista della cattedrale, Padre Filippo Girardi.

Dalle testimonianze raccolte è dimostrato come la Barelli ebbe un atteggiamento di grande rispetto e devozione nei confronti di Padre Pio con il quale si confessò e dal quale ottenne la sospirata benedizione per l’Università Cattolica. Padre Benedetto ha raccontato: “Quel giorno dopo aver partecipato alla Messa di Padre Pio, l’Armida Barelli si confessò da Padre Pio e chiese se il Signore benediva l’opera, Università Cattolica. Padre Pio rispose con un monosillabo: Si”.

E’ però altresì dimostrato che fu sempre la Barelli ad insistere perché padre Gemelli potesse effettuare una visita medica sulle stigmate di Padre Pio, visto che il padre era lì senza un mandato esplicito. Riporta  ancora Allegri: “Armida Barelli uscì da quell’incontro (con Padre Pio ndr.) commossa e felice. Ma subito il suo comportamento prese una piega inattesa. Cominciò a chiedere a Padre Benedetto di convincere Padre Pio a mostrare le stigmate a Padre Gemelli, in modo che potesse fare una visita medica. Padre Benedetto le disse che non era possibile, perché c’era il divieto dei superiori maggiori, e lui non poteva disobbedire. Ma la Barelli insisteva in modo incomprensibile, al punto che di fronte all’ennesimo rifiuto di Padre Benedetto si mise perfino a piangere. Padre Benedetto era meravigliato e dispiaciuto. A Foggia, prima della partenza, il padre provinciale aveva detto chiaramente a Padre Gemelli che non gli sarebbe stato permesso fare una visita medica alle ferite di Padre Pio, e Gemelli aveva ribadito che non era interessato a questo. Ora tutto era cambiato. Armida Barelli lo chiedeva con un’insistenza inconcepibile ed era chiaro che lo faceva a nome di Padre Gemelli. Probabilmente Padre Benedetto si consigliò con il padre guardiano e forse anche con Padre Pio. Ma senza sbloccare la situazione. Spiegò alla Barelli che non poteva e non voleva disobbedire ai superiori maggiori e che, nel caso lui lo facesse, Padre Pio non avrebbe accettato di farlo. A un certo punto, visto che tutte le richieste della Barelli non ottenevano nessun risultato, Padre Gemelli si decise a entrare in scena personalmente. E fu lui a chiedere a Padre Benedetto di poter avere un incontro con Padre Pio a quattr’occhi. Quindi, solo un incontro”.

E’ dunque probabile che Gemelli approfittò della benevolenza dimostrata dal frate nei confronti della sua collaboratrice per avvicinarsi a lui e poter soddisfare la sua curiosità di medico, ovvero esaminare le ferite di padre Pio. Per questo la pregò di farsi ambasciatrice e chiedere un incontro con lui.

Come andarono le cose è noto: Padre Pio accettò di incontrare il Gemelli ma rifiutò di mostrargli le piaghe perché sprovvisto di autorizzazione. Probabilmente Gemelli pensava che la sua fama, e magari la benevolenza che la Barelli aveva acquisito presso di lui, potessero bastare a convincere Padre Pio a disattendere l’ordine dei superiori di non mostrare le stigmate ad alcuno senza esplicita autorizzazione, ma così non fu. E’ chiaro che Gemelli non gradì quello “sgarbo” e fu probabilmente anche per questo che volle distruggere la reputazione di Padre Pio presentandolo come un isterico.

Ciò però non impedì alla Barelli di incontrare ancora Padre Pio prima della partenza. Il frate l’accontentò, e durante quell’ultimo incontro ella gli chiese di pregare per la salvezza dell’anima di padre Gemelli che rischiava di essere dannata dalla superbia e dall’orgoglio. “E’ un frate d’oro che fa tanto bene, però è di carattere esuberante e orgoglioso e questo difetto lo potrebbe portare all’inferno. Pregate per lui“ disse la Barelli. Padre Pio le promise che lo avrebbe fatto.

Allegri nel libro rivela ancora: “Mentre si preparavano per quella partenza frettolosa, accadde un altro piccolo fatto che dimostra la lucidità con cui Padre Pio aveva agito. Armida Barelli chiese di poter vedere ancora Padre Pio e questi la accontentò molto volentieri. Scese in foresteria e si intrattenne con lei affabilmente, regalandole, alla fine dell’incontro, un’immaginetta della Madonna dietro la quale scrisse un suo pensiero. La Barelli era felicissima. Padre Girardi lesse quel pensiero e ne fu entusiasta. Facendolo vedere a Padre Gemelli gli disse: ‘Amico, un pensiero come questo non lo scriverebbe neppure Toniolo’”.

Appare chiaro come già all’epoca Padre Pio avesse saputo leggere nel cuore della futura beata, comprendendo chiaramente come in lei ci fosse fede autentica e sincera, al di là del rapporto stretto che aveva con padre Gemelli. La Barelli, sicuramente in buona fede, si prestò a fare da ambasciatrice, credendo forse che il desiderio di padre Gemelli di incontrare Padre Pio ed esaminare le piaghe fosse autentico e non nascondesse secondi fini, men che mai quello di ipnotizzarlo e poter svelare l’inganno delle stigmate come molti hanno ipotizzato e come sapeva bene lo stesso padre Pio che per questo dopo cinque minuti liquidò il suo interlocutore in maniera brusca provocandone la reazione indignata. E la Barelli aveva intuito ciò che probabilmente Gemelli stava per fare, ovvero “vendicarsi” per essersi visto chiudere le porte in faccia da Padre Pio. Per questo gli chiese di pregare per la salvezza della sua anima. In qualche modo Padre Pio aveva compreso che la Barelli era davvero animata da fede autentica e perdonò anche il suo essersi resa inconsapevolmente strumento della brama del Gemelli di poter smascherare quello che considerava un inganno. Il fatto che abbia accettato di incontrarla prima della partenza mostrandosi benedicente nei suoi confronti sta a testimoniare che Padre Pio era certo della sua buona fede e onestà.

E’ certo invece che padre Gemelli partì prevenuto per quell’incontro, perché è noto a tutti l’atteggiamento di aperta ostilità verso fenomeni mistici che dal suo punto di vista di scienziato ateo, convertito poi al cristianesimo, gli apparivano frutto di superstizione (da ricordare che altrettanto negativo fu il suo giudizio su Natuzza Evolo anch’essa giudicata affetta da isterismo mistico). La Barelli se ne rese conto forse soltanto alla fine, motivo per cui volle quell’ultimo incontro con Padre Pio chiedendo perdono a nome del suo amico e maestro.

Americo Mascarucci

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19 commenti

  • Rolando ha detto:

    “La fenomenologia mistica riguarda un ambito che soltanto fino ad un certo punto può essere inquadrata dal periscopio della dottrina”.
    Ben detto Enrico Nippo!
    Meister Eckart, il mistico per eccellenza- diremmo – ha lasciato scritto ed insegnato che nessuno di quei credenti fedeli che lavorano e si comportano secondo i dettami della dottrina ama sinceramente Dio, per quel Mistero che è, poiché (e se) lo fa per salvarsi l’anima. Insegna chiaramente che Dio, è il nostro Amore anche se non ne seguisse immortale salvezza di convenienza. Qualunque destino ne seguisse per il singolo individuo che professa di aver fede e credere.
    Più chiaro di così! Eppure c’è “un punto” in questo logico e razionabilissimo pensiero, che tanti sedicenti credenti fedeli al “depositum fidei” non riescono a vedere e comprendere. Percepiscono nel mistico esattamente e solo la propria dottrina, il proprio modo “giusto” di relazionarsi e comportarsi, ciò in cui credono e sperano: la salvezza eterna promessa dalla propria rivelazione monolatrica.
    La volontà di Dio è la salvezza, cioè l’Amore, di tutte le sue creature. E amarsi a fatti concreti, non con le parole delle dottrine di rivelazione. Amarsi da uomini non da credenti.
    Ti amo sopra ogni cosa e specialmente sopra, sotto, aldiqua, aldilà di me stesso. Ti amo anche se mi annienti.

    • Rolando ha detto:

      (Continua). Ma se un “Dio” ascoltasse il mio gemito di creatura; e se invece fosse come parlare con un sasso? Come dice anche Eraclito; ma come si dice anche in una mirabile scena del film “Le notti di Cabiria”. Ma è poi così indispensabile che io immagini una “mente” senza corpo od un “corpo” senza mente? Oggi quando energia e massa sono sperimentabili come realtà interscambiabili? (Margherita Hack). Alcuni credenti demonizzano le ricerche scientifiche come una nuova fede nel materialismo. Ma dov’è e cos’è la materia, se proprio ad essa attribuiamo cervellottici valori alla Protagora e per essi ( non per la materia ) ci sbraniamo empiamente offendendo i supposti valori spirituali?

  • Bibliomane ha detto:

    Se si vuole avere un ritratto verosimile di Padre Agostino Gemelli si può leggere il bellissimo romanzo di Eugenio Corti Il CAVALLO ROSSO.
    Più che un lavoro fatto a tavolino dagli storici conta la testimonianza di chi lo ha veramente conosciuto e descritto nel suo ambiente naturale.

    • Rolando ha detto:

      Si legga anche: SERGIO LUZZATTO, Padre Pio, Miracoli e politica nell’Italia del Novecento. Einaudi 2007
      Il De Lai card. Gaetano, segretario della Concistoriale: ” La losca commedia di Padre Pio”.
      Poi, si sa, quando la Chiesa ha dichiarato uno “Santo”, la relativa storiografia è sempre e comunque falsa, se non serve a quella dottrina dogmatica che pretende d’aver detto l’ultima parola. Mirabile pretesa antiumana.

      • Marco Tosatti ha detto:

        Beh, Luzzatto…suvvia.

        • Rolando ha detto:

          Di ciò che è umano, io nulla scarto. Soppeso molto la prudenza implicita in ogni “suvvia” e ringrazio perché ogni relativizzazione umana ci mantiene in prudente equilibrio. E ci credo finché siamo qui per sperimentare come persone che cercano e per cercare come persone che sperimentano ( traduco Sant’Agostino Aurelio).
          Colgo l’occasione per salutarla caramente. Il suo volto fin dalla prima volta che i miei occhi lo videro in foto, i miei sensi originarono simpatia, da non intendersi in mero senso fisico.

    • Rolando ha detto:

      Diceva lo scaltro democristiano Andreotti di inscalfibile memoria: a pensar male si fa peccato, ma spesso si centra la verità!
      Padre Pio ed il suo devoto, ambedue santi, Giovanni Paolo II hanno tanto da spartire con il Kremàton (= denaro) di Protagora. Senza parlare poi della vicenda dei Cavalieri di Cristo ed il loro fondatore verso il quale non credo che Giovanni Paolo II abbia esercitato eroicamente la virtù cardinale della Prudenza. Ma tant’è. Factum infectum fieri nequit. Vale anche per chi vorrebbe chiudere la bocca alla ricerca storiografica.

  • FRANJO ha detto:

    L’incontro di Padre Gemelli con Natuzza Evolo ebbe come effetto un periodo di manicomio per l’allora giovanissima mistica. Lei lo affrontò con suprema indifferenza, quasi con compatimento per gli azzardi diagnostici del suo indagatore, dicendo con ironia: “Tanto sapevo bene che non ero pazza…”

  • Michele ha detto:

    Le stimmate di Padre Pio sono verissime, sono state analizzate da medici scetticissimi e preparatissimi con metodologie rigorose (e dolorosissime).
    Per I cristiani, e non solo, vale il principio di realtà che non è un’illusione non indagabile.
    La citazione di padre Pio, come se solito, non c’entra niente con la realtà oggettiva delle stimmate: si riferiva alla meditazione spirituale cristiana (e cattolica, nella specifico).

    • Rolando ha detto:

      Eppure Padre Agostino Gemelli, confratello, scrisse e disse che erano false. Semplici atti di autolesionismo che coltivava. E per San Giovanni XXIII era fumo negli occhi…
      Sembra poi che dopo la morte dette piaghe fossero del tutto scomparse e che gli lasciarono i famosi guanti per non deludere i suoi fedeli.
      Comunque, se il mistero del Dio è realtà, a nulla servono i miracoli perché tutto è miracolo.
      Ho sentito la presenza del mistero in tutti i luoghi sacri del mondo eccetto che nella chiesa di Renzo Piano, dove archi portanti poggiano su piccole sfere di acciaio in funzione antisismica e dove c’è l’organo col maggior numero di canne del mondo, ma dove nulla ispira la semplicità francescana. Ho avvertito il “miracolo” della scienza e della scienza finanziaria: tutto un segreto umano e come diceva e scrisse Padre Pio “senza segreti non c’è religione”. E pensare che Gesù diceva di gridare sui tetti….

      • OCCHI APERTI! ha detto:

        il motivo per cui dette piaghe scomparvero è miracolo necessario a mettere ben in evidenza che quei “segni” appartengono solo a Cristo.Egli li dà, Egli li toglie…

        Alle accuse di autolesionismo il Santo di Pietrelcina così si espresse: “Dite a costui di pensare intensamente di essere un bue – rispose il Padre -, e vediamo se gli spunteranno le corna”…

        • Rolando ha detto:

          OCCHI APERTI caro. Geneticamente non siamo come le salamandre ed arti non si possono rigenerare ( tranne ovvio che nel miracolo! Uno?) ma l’autolesionismo oltre che una possibilità umana, è anche furbizia. Kai ta alla….

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            la conoscenza viene dai libri? l’intelligenza dalla cultura? Dove sta la sapienza di un uomo? Caro San Disma, diccelo tu che in un attimo hai conosciuto, che hai saputo intus-legere, che non sei morto insipiente!

    • Rolando ha detto:

      Caro Michele, per gli uomini il principio di realtà è la prima delle illusioni. Richard Feynman. L’illusione di conoscere la realtà delle cose tutte così come stanno in divenire.

  • Milly ha detto:

    DIO fa bene tutte le cose. Se ci ha donato i mistici (quelli veri) vuol dire che sono importanti nell’opera della nostra salvezza. Pochi giorni fa abbiamo festeggiato Santa Caterina da Siena, il suo “Dialogo della Divina Provvidenza” è stato per me fondamentale per la comprensione del grande Amore che Dio Padre ha per ciascuno di noi.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Concordo. “Il Dialogo della Divina Provvidenza” è opera imprescindibile. I santi e dottori della Chiesa sono garanti non solo della Dottrina ma anche della “continuità”. Essi sono nella Traditio e la stessa Traditio. Quando non si sa da che parte stare, ci si “snebbia” riflettendo sui santi e cercando di mettere i piedi nelle loro orme…Così facendo, non si può sbagliare strada.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Ottimo articolo che, mi pare, ha anche un valore edificante: da un lato persone animate da fede sincera (in questo caso, addirittura due santi), dall’altro “cristiani da nomenklatura” altrimenti detti farisei.
    Talora chi vive a contatto col mondo ha più opportunità di santificazione di un eremita

  • Enrico Nippo ha detto:

    A mio parere, tutto ciò che si può dire quando sono in ballo i mistici, andrebbe detto con beneficio d’inventario e moderazione.

    Analizzare, scandagliare, frugare nelle vite dei mistici è, tutto sommato, tempo perso, poiché è impossibile “entrare” nel loro stato, che confina, o può confinare, con l’isterismo mistico o quant’altro riguardi la psiche. Di fatto, né lo psicologo né il teologo possono dire l’ultima parola.

    Il confine c’è ma è indefinibile. Gli insegnamenti di Padre Pio sono una cosa, le stimmate (vere o meno) un’altra.
    Di più, la fenomenologia mistica riguarda un ambito che soltanto fino a un certo punto può essere inquadrata dal periscopio della dottrina.

    Piuttosto:

    “Chi non medita è come colui che non si specchia mai” (Padre Pio).

    Molto meglio, anzi indispensabile, specchiarsi (per conoscersi) invece che puntare lo sguardo indagatore su questo e quello, poiché il risultato sarà sempre parziale ed inesatto.

    • Forum Coscienza Maschile ha detto:

      Per me la miglior prova della santità, e quindi anche dell’autenticità delle stimmate di Padre Pio è l’opinione che il “mondo” aveva di lui, in particolare come lo hanno trattato i vari Gemelli e Giovanni XXIII (passando per il suo vescovo).