IL Matto. L’assoluto è Quel “Non So Che…”.

23 Marzo 2022 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, il nostro Matto ci invita a questa riflessione sull’Assoluto, che offriamo alla vostra attenzione e discussione. Buona lettura…

§§§

L’ASSOLUTO È «QUEL NON SO CHE»

 

«Per farla breve, lascia che quel qualcosa di insondabile agisca in te a suo piacimento e ti conduca dove vuole lui. Lascia che sia lui a operare e tu a subire la sua azione. Guarda pure, se ti pare, ma lascialo lavorare da solo. Non immischiarti, come se tu volessi aiutarlo: finiresti per rovinare tutto. Tu devi essere il legno, e lui il falegname; tu la casa, e lui il padrone che vi abita. Per il momento fatti cieco e rigetta il desiderio di sapere il perché e il percome: una simile conoscenza ti sarebbe più di ostacolo che di aiuto. Infatti è già abbastanza se senti dentro di te l’autorevole spinta di quel non so che, e se in questo movimento interiore non hai alcun pensiero particolare nei riguardi di qualsiasi cosa inferiore a Dio: il tuo puro anelito deve andare direttamente a Dio».

La Nube della non-conoscenza – Anonimo inglese del XIV secolo

* * *

Se è vero che siamo IN questo mondo e non Di questo mondo, dovremmo ammettere che le vicissitudini di questo mondo – passeggere come noi – non dovrebbero coinvolgerci più di tanto, e che la pressione psichica esercitata dagli eventi va in qualche modo allentata, anche perché è più che probabile che essa abbia effetti depressivi sulla psiche dei più deboli, come anche di esaltazione nei soggetti più solidi, o che credono di essere solidi. Evidentemente, depressione ed esaltazione sono entrambi uno squilibrio.

Di più, nessuna meticolosa osservazione ed analisi di ciò che accade va oltre un impegno riflessivo-dialettico quale testimonianza che, seppur doverosa, lascia il tempo che trova. Almeno sinora, infatti,  non è sceso in campo alcun  “influencer” dal carisma calamitante forze sufficienti ad una reazione nei confronti del grave statu quo. E poi c’è da considerare che nessuna analisi esteriore può essere proficua per la salute interiore, ed anzi, per quanto osservato all’inizio, può risultarle deleteria.

 

Occorrerebbe invece tenere presente che c’è un’Energia sovrumana e sovracosmica la quale, comunque la si voglia chiamare, dirige,  favorendolo o contrastandolo, l’agire umano. La storia è come una ruota che gira per l’impulso di tale Energia che vitalizza ogni comportamento, indipendentemente dalla sua giustezza o ingiustezza, che fa crescere tanto il grano quanto la zizzania, la cui separazione, com’è scritto e com’è facile constatare, non avviene IN questo mondo.

 

L’intelligenza di questa Energia è impenetrabile dalla mente umana, che pure ne vive. E se UNICO è il Creatore, UNICA è questa Energia, dovendosi escludere un’energia antagonista che implicherebbe un secondo creatore. Di conseguenza,  UNICO è il Fuoco dello Spirito che glorifica il grano e brucia la zizzania, UNICO il “Padre che fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”, UNICA la Luce che illumina il santo e il delinquente, e che è la MEDESIMA di cui è latore Lucifero.

 

“IMPERSCRUTABILE” è il termine indispensabile per indicare il criterio che questa Energia Unica adotta per alimentare i contrari simboleggiati dal grano e dalla zizzania, e ciò senza ignorare che individuare le “sfumature” tra grano e zizzania non è completamente alla portata della possibilità umana. Chi può dire temerariamente se un grano non rechi tracce di zizzania o se una zizzania non rechi tracce di grano?

 

Dice Giovanni Papini ne “Il diavolo”:

 

«Si può entrare nel regno di Dio anche dal nero portale del peccato».

 

E, ancor più temerariamente, chi può dire con farisaica certezza “io sono purissimo grano”?

 

Nessuno conosce tutti i meandri dell’anima umana, la quale essendo creata dall’unico Dio ne ha ereditato non solo l’unicità ma anche il MISTERO, non potendo essa, di conseguenza, essere monitorata e regolata esaustivamente da un qualsiasi sistema dogmatico-teologico, fosse pure il più raffinato e riflettente (in modo relativo e quindi limitato) la Verità. Per quanto la si voglia scandagliare, l’anima ha per divino retaggio una profondità che non è alla portata dell’indagine umana poiché confinante (e  congiunta) con l’impercrutabilità divina non rubricabile.

 

Attribuito a Platone, a Filone d’Alessandria o a chicchessia (non ha la minima importanza), l’avvertimento che segue non lascia, o non dovrebbe lasciare, spazio ad obiezioni:

 

«Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre».

 

Si tratta di un avvertimento che tiene conto, appunto, dell’insondabilità dell’anima umana, in cui si nascondono elementi burrascosi che sfuggono non solo ad uno scandaglio – e quindi ad un giudizio –  dall’esterno, ma anche ad un’auto-ispezione o esame di coscienza che dir si voglia. Come dire che per l’uomo conoscere completamente se stesso è impresa ardua, se non impossibile. Egli è un mistero per se stesso proprio per il superiore Mistero che lo vivifica. Quindi solo Dio sa, e ciò dovrebbe indurre ad evitare di distribuire con eccessiva sicumera … green pass per l’inferno.

 

La Divinità imperscrutabile alberga nel fondo dell’anima, così che questa è la soglia fra conoscenza e non conoscenza: tutto ciò che l’anima può conoscere ed “inquadrare” con le sua facoltà intellettuale-razionale è oggettivato e perciò relativo, situandosi al di qua della soglia oltre la quale, invece, troneggia l’Assoluto, esigente, per essere accostato, il trascendimento dell’intelletto e della ragione. L’Assoluto è sovra-intellettuale e sovra-razionale. Il principio di non contraddizione resta confinato nel razionale che è relativo. Il dogma, per il solo fatto di essere espresso in linguaggio umano razionale, è relativo, s’intende di una relatività sufficiente al fedele tutto d’un pezzo, ma non a tutti i fedeli.

 

L’Assoluto è «quel non so che» cui accenna l’anonimo autore de “La nube della non conoscenza”, e che proprio in quanto non individuabile, non dicibile, non articolabile in un linguaggio, dunque non razionabile, è il Supremo Dogma composto di una sola, insondabile (e già troppo ingombrante) parola: ASSOLUTO.

§§§




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13 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Una dolce eco della ricerca dell’Assoluto ” in solitaria ” di Carmelo Bene.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Nippo, mi ha fatto molto piacere leggere il tuo commento al mio articolo di ieri. Vedi che alla fine anche gli opposti convergono su un punto cruciale: i limiti invalicabili della conoscenza umana. Mi ha fatto e continua a farmi specie l’estrema superficialità con cui tanti, troppi oggi parlano di Dio.
    Dimenticando il secondo comandamento, molto esplicito, parlano di Dio “secondo loro”, attribuendogli di volta amore o crudeltà, misericordia o severa giustizia, attenzione o disinteresse per i bisogni dell’uomo. Dio qua, Dio là, Dio su, Dio giù come se fosse il barbiere di Siviglia. Dio dovrebbe, Dio farà, Dio dirà, come se fosse il loro servitore …..
    Ma insomma un po’ di rispetto non guasterebbe. Che ne dici?

    • Il Matto ha detto:

      Con me sfondi una porta aperta.

      Sono decenni che la mia pratica principale è il Silenzio: uno sfrondamento radicale di quel poco che so (o credo di sapere) e che in certi momenti di lucidità mi appare in tutta la sua inanità. Il sapere umano è meno che polvere rispetto all’Assoluto.

      Di fatto, anche quello che scrivo è sempre preceduto da non meno di mezz’ora di silenzio, e per quanto matto possa risultare lo giudica Dio, non certo gli uomini.

      Ci tengo a sottolineare che questa tua comunicazione mi ha toccato profondamente. La ritengo un pre-abbraccio pasquale!

  • miserere mei ha detto:

    Siccome per come ragiona il mondo sono anch’io un po’ matto (o sciocco), chi scrive firmandosi per matto mi ispira simpatia e sto volentieri in sua compagnia.

    Qui il matto ragiona di ASSOLUTO, riducendo ogni sua oggettivazione razionale (opera della creatura) a intrinseca relatività, incluso il dogma che lo dice.

    Ne discenderebbe per l’anima uno stato indistinto, o meglio un’indistinguibilità morale, un’insondabilità che vale già per se stessi e a maggior ragione per qualsiasi sistema esterno che inquadrasse l’anima in una conoscenza del sé, di Dio e di come rappotarGlisi.

    Resterebbe solo il silenzio, che è certamente prezioso per l’anima che cerca la verità; ma è prezioso perchè parla all’anima, non perchè è muto!

    L’umana simpatia condivide le fatiche degli uomini nel cammino nelle stanze più segrete dell’anima.
    L’umana gentilezza è dovuta persino al nemico secondo l’insegnamento del vangelo…
    Con simpatia e gentilezza, il matto con i dogmi è un po’ più matto di chi, autorizzato dalla follia, li elude.

    Nel De Ordine (387 d.C.) Agostino coglie perfettamente nell’universo la presenza dell’ordine dell’ASSOLUTO (l’infinito, il tutto) secondo la Legge Razionale della Sua Volontà. Una Legge Razionale per un Ordine Universale in cui nulla c’è al di fuori di esso.

    In quest’ordine, tra l’ordinamento creato e il suo Fine compiuto, possono starci anche l’errore e il male: non come principio, né come volontà di Dio, ma come “contrario al bene” (disordine) da cui il male, prodotto dalla sua ragion d’essere.

    Tutto questo rimane dentro la Legge Razionale, cioè dentro l’universalità dell’ordine verso cui è finalizzato il compimento delle vicende della creazione, in cui agiscono creature libere (non ci sono “principi alternativi”, manichei, contrari: l’ASSOLUTO è uno).

    L’armonia dell’universo regge al dissidio che al suo interno viene generato dalla volontà dei disordinatori (creature) che si volgono altrove rispetto a Dio. Addirittura (storia sotto i nostri occhi) dal caos che creano ad arte vorrebbero trarre un nuovo ordine, senza più quello di Dio (senza ASSOLUTO, ma assolutizzando la dittatura del loro relativismo)!

    Invece i veri matti, secondo la diagnosi dei sapienti mondani, stanno rivolti all’ASSOLUTO (passano per scemi agli occhi del mondo e del suo attuale caotico ispiratore) e così distinguono ancora il bene e il male, secondo il criterio di Colui che ha definitivamente rivelato l’ASSOLUTO nella Sua Verità (e coi dogmi).

    Fa così anche l’ASSOLUTO (Dio), la cui giustizia distribuisce a ciascuno il suo. La giustizia è misura di distribuzione, perciò di distinzione. La Luce è basilare.
    Non è tutto oscuro, indefinito, pensato per confondere.
    Infatti quando dal Cielo si vogliono passare certi semplici messaggi (es: PENITENZA) per farli arrivare ci si rivolge ai bambini, che sono sempre tutti un po’ matti: solo i cuori puri vedono Dio.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Oddio! Che il Matto sia diventato un “influencer”?

      Già siete in due (una folla per un Matto) a trovarmi simpatico!😃

      Grazie per il Suo commento davvero poderoso!

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Di tutto il pezzo vorrei segnalare una frase, che ancora una volta echeggia alla lettera dottrine gnostico-cabalistiche:
    «Si può entrare nel regno di Dio anche dal nero portale del peccato».
    La “salvezza attraverso il peccato” è la dottrina antinomica, ossia diabolica, dell’autoproclamato messia Jacob Frank. La stessa di alcune sette asiatiche, i Kapalika che cercano la salvezza sovvertendo volontariamente le norme morali (indù in questo caso).
    Non si è lontani, anzi vicinissimi al satanismo delle élite che ci opprimono: si trova gratuitamente in rete “Gli Adelphi della Dissoluzione” di Blondet, fatene tesoro.
    Traendo ispirazione da dottrine orientali dal fondo gnostico, è inevitabile approdare su certi lidi: “Omnes dii gentium daemonia”.
    Secondo la dottrina cattolica qualsiasi esperienza mistica (che, non c’è bisogno di dirlo, è fuori dalla portata dell’uomo ordinario, Matto, pubblico di SC e me inclusi) non può contraddire né la ragione né la Fede con i suoi dogmi.
    In compenso, la pratica di meditazioni ed esercizi non cristiani può far perdere l’adepto in labirinti di illusione, come è avvenuto ad esempio agli occultisti che hanno voluto esplorare la dimensione preternaturale.
    Detto questo, il Matto mi è umanamente simpatico perché non è un fariseo, pare almeno sincero in quel che scrive e di questi tempi non è poco

    • Enrico Nippo ha detto:

      La ringrazio per la simpatia: per me in quanto Matto riuscire simpatico a qualcuno e da Guinness dei primati.😊

      Da “vicinissimo al satanismo delle élite che ci opprimono”, mi lasci però osservare come la frase di Papini, che va intesa nel contesto dell’articolo, sembra aver annullato in Lei tutto il resto del medesimo, che è tanto e prende il via dal brano della Nube posta in incipit, e che forse è più importante di quel che ho scritto io.

      Inoltre, in tutta sincerità, ritengo che demonizzare tutto ciò che non è cattolico non mi sembra né ragionevole né razionale, ed anzi può far montare in superbia, primo vizio capitale e fonte degli altri sei (purissima dottrina cattolica!).

      In fatto è che l’integralismo cattolico duro e intransigente ottiene lo stesso risultato dell’ecumenismo cattolico entusiasta ed esaltato, ossia il tramonto del Cattolicesimo, sul quale non sarà necessario esibire le prove.

      • Forum Coscienza Maschile ha detto:

        Non è l’integralismo intransigente a parlare, è semplice dottrina cattolica.
        D’altra parte col postconcilio si è affermata la “positività del male”, per cui sarebbe da ravvisare un bene, per esempio, nelle coppie di divorziati risposati altrimenti detti adulteri o, peggio, nelle religioni non cristiane (cito l’alto pastore che ci affligge) “volute da Dio”.
        Non per nulla il libro di Papini s’intitola il Diavolo.
        Per gli ammiratori del protestantesimo (pochi spero), anni fa fu firmata dai luterani una dichiarazione congiunta con la Chiesa Cattolica, che affermava che l’uomo è “simul iustus et peccator”, ossia giustificato da Dio pur in stato di peccato. Dottrina luterana al cubo.
        Fortunatamente tale dichiarazione fu poi ripudiata dai sani di mente della Gerarchia.
        Lo stesso ecumenismo postconciliare non fa che ripetere che noi cattolici dovremmo “arricchire la nostra fede” imparando dalle altre religioni.
        Poi ci lamentiamo di vaccini e guerre… e non ci sono più santi a fare da parafulmine (a parte i papi postconciliari, forse anche Francesco sarà fatto santo subito), anche perché se il Signore ne suscita qualcuno, appena entrato in seminario viene… commissariato.

        • Il Matto ha detto:

          Prendo atto delle Sue osservazioni.

          Come avrà arguito da miei interventi, l’imparare qualcosa anche dalle altre religioni non rappresenta per me né uno scandalo né un’eresia, ciò non corrispondendo per forza allo spirito new age.

          Anzi, proprio dalle altre religioni, a mio parere, si può imparare ad acquisire un modo di porsi nuovo, direi anti-bacchettone, ben radicato nelle propria fede ma aperto ad altre istanze. Quindi nulla a che vedere con minestroni ecumenici.

          Si torna sempre al solito punto: la Verità rinchiusa in una dottrina reca i limiti (peraltro validissimi e sufficienti per chi se ne sente protetto) del sistema dottrinario escogitato dagli uomini.

          Verità in Sé e Verità sistematizzata, seppur non in contrasto, non sono sovrapponibili: la prima è eterea, la seconda è cristallizzata.

          La ringrazio per questo scambio.

          • Forum Coscienza Maschile ha detto:

            Grazie a lei. Chiudo con un apologo di Élemire Zolla che anticipa il presente di 50 anni, i cui protagonisti sorprendentemente argomentano come lei… ed altri (“nostalgia, dogmatismo, immobilismo, superbia”). La natura imita l’arte:

            Ad Ognuno accadde di smarrirsi nel fitto di una foresta una notte d’inverno. Più volte Ognuno cadde e con lena sempre più scarsa si alzò, quando (oh celeste soccorso!) un vago lume gli apparve e quindi, nel cuore d’una radura, una casetta. Era salvo.

            Nessuno apriva. Continuò a bussare, ai colpi aggiunse le invocazioni, finché finalmente stridette il catenaccio e comparve una fanciulla. Con voce assai mesta ella sospirò: « E qui vorreste restare, pover’uomo? Non mi darete retta, vero? Non vi metterete in salvo? ».
            « In salvo, io? Io? Scampato a quell’inferno, che cosa avrei ancora da fuggire? ».
            «Vedo, è vostro destino. Restate dunque. Lasciate che v’aiuti ». Beatrice (tale era il suo nome) lo rifocillò e sorrise, al tempo stesso che il braccio di lui s’irrigidiva a mezz’aria: un atroce, fioco e protratto gemito stava salendo dal sottosuolo. « Ecco qualcosa che potrebbe provenire dal vostro futuro » ella disse.

            Beatrice indicò come, rimossa una certa assicella del pavimento, fosse possibile, schiacciando la faccia contro il suolo, scorgere lo stanzone interrato sottostante, e Ognuno vi poté discernere fra le tenebre un cantuccio illuminato dove un uomo simile a lui era disteso, mani e piedi in ceppi. Accovacciato accanto gli teneva il capo fra le mani un Vegliardo. Ballava tutt’attorno e si pavoneggiava un Pagliaccio dal volto dipinto.
            « Ecco il tuo errore » disse il Vegliardo, che aggiunse: “Pronuncia un “sì” al futuro senza aggrapparti a NOSTALGICI ricordi di un PASSATO protetto. Il tuo è un ESTREMISMO che pretende di lasciare tutto come sta, con i vecchi difetti e abusi, con l’IMMOBILISMO della tua sensitività priva di stimoli. La via di mezzo è la vera: lasciati guidare senza SUPERBIA».
            « Maledetto! » urlò l’uomo. Subito il Vegliardo intervenne: « Come hai osato? Carità! Carità! Che cosa siamo senza la carità? Cembali risuonanti! Come osi GIUDICARE male un tuo fratello? Mettiamo pure che egli esageri, come mettere in dubbio la sua buonafede? Hai provato seriamente a comprenderlo? Siamo noi davvero aperti a colui che è diverso? Puoi tu in buonafede negare che quanto egli fa ha un valore, se non altro di rottura dei vecchi schemi? ».
            Il Vegliardo aggiunse: « Lo so, sono sacrifici, ma dopo averli accettati ti sentirai un altro: ti verrai liberando da tutte le SOVRASTRUTTURE, i diaframmi cadranno. Dobbiamo costantemente progredire verso nuove forme. Non ti va la parola progresso? Diciamo sviluppo. Devi vincere l’idolatria delle sue forme, codesto FISSISMO. Moto, divenire costante e generoso, ecco la vera spiritualità, dobbiamo proiettarci in dimensioni sempre mutevoli.
            Tu scambi l’accessorio e l’essenziale. Non essere DOGMATICO. Dopo ci sarà tutto un atteggiamento da scoprire, da creare, al di là delle CONVENZIONI. Il mondo sarà da reinventare! ».
            Crocchiarono le cartilagini dell’orecchio fracassato nella morsa della grossa tenaglia: il Pagliaccio era stato rapidissimo. Il torturato invero si lamentava, ma nuove parole andava esalando: «Forse ho avuto torto finora. Lo sviluppo, il progresso è inevitabile, guai a CHIUDERSI, guai a non avere carità… ». « Finalmente! » gridò il Vegliardo « anche tu senti adesso la bellezza d’essere uomo fra gli uomini, al di là dei privilegi, anche di quello più pericoloso che ci fa sentire innocenti ».

            « E se avessero ragione loro? » disse Ognuno. Beatrice chinò la testa sospirando: « Ti è stato concesso di vedere ciò che ti aspetta. La bufera è cessata, l’alba tinge di rosa l’orizzonte, fra poco potrai riprendere il cammino guidato dal sole ».
            « Ma se avessero ragione loro, guidati da una colonna di fumo nella caligine, da un sole nero, dalle dolorose forze della materia? ».
            « E sia. Nel sottosuolo cerca dunque il tuo destino. Finora nessuno fra quanti ti hanno preceduto ha mai pensato diversamente ».
            Gli additò la porta della cantina. Nuovamente sola, Beatrice sedette davanti al camino interrogandosi, se mai sarebbe venuto un uomo così forte da resistere all’incantesimo della casina nel bosco, da preferire la soave ed altera bellezza di lei alla voce roca e lamentosa del Vegliardo, alle piroette del Buffone.

          • Il Matto ha detto:

            Lei stimola parecchio… ma … alla prossima! 🖐

  • Dino Brighenti ha detto:

    La Madonna è apparsa a tre bimbi