Il Matto, e la Perla Color della Notte.

12 Marzo 2022 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto oggi ci parla di perle, e soprattutto de “La Perla”, e della notte in cui è umano retaggio cercarla; e speriamo, trovarLa…E mi ha fatto venire in mente la fine di una preghiera bellissima di sant’Ignazio di Loyola, quella in cui rende tutto ciò che ha avuto: libertà, memoria, intelletto, volontà: “Dammi il Tuo amore e la Tua grazia. Questo solo mi basta”. Buona lettura.

§§§

 

LA PERLA COLOR DELLA NOTTE

 

«Una Perla per me così pregiata
Che mi tufferei all’istante
Benché sappia che prenderla
Mi costerebbe giusto una vita».
Emily Dickinson

***

«Il Regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Questo brano del Vangelo ha un sapore fiabesco davvero affascinante! Forse potrebbe trarsene un bel film assai edificante che illustri l’agire (l’agire, non il parlare-cianciare) del mercante che “va in cerca” finché non trova “una perla di grande valore”, davanti alla quale stima i suoi averi come un NULLA, tanto è vero che li vende per comprare quellaperla speciale che per lui è TUTTO.

Brevemente, poniamo l’accento sulla povertà necessaria all’acquisto della perla speciale che è unica: solo essa è “di grande valore” ed il suo acquisto esige il diventare poveri di TUTTO, cioè di rimanere, come si vedrà più avanti, con (il) NULLA.

Ma ora, quel che risulta (non troppo) sorprendente è un più che assonante componimento di Chuang Tzu (Maestro Tzu), mistico cinese del III-IV sec. a.C., che qui si propone nella preziosa versione del monaco trappista Thomas Merton:

«L’Imperatore giallo si spinse

a nord del Fiume rosso

fino alla montagna Kwan Lun.

Si guardò intorno

oltre il confine del mondo.

Ritornando a casa

perse la sua perla color della notte.

Inviò la Scienza a cercare la sua perla,

ma non trovò nulla.

Inviò l’Analisi a cercare la sua perla,

ma non trovò nulla.

Inviò la Logica a cercare la sua perla,

ma non trovò nulla.

Allora chiese al Nulla,

e il Nulla l’aveva con sé!

L’Imperatore giallo disse:

“È davvero strano: il Nulla,

che non è stato inviato,

che non ha faticato per trovarla,

aveva con sé la perla color della notte!”».

 

Nota: l’Imperatore giallo è Huang-Ti (2697-2598 a.C.), detto anche “Sovrano del Centro”.

 

Osserviamo che mentre il mercante va in cerca della perla preziosa perché ancora non ce l’ha (o forse non sa di averla?), l’Imperatore giallo, anch’egli viaggiatore, ha già la perla “color della notte” e però la perde.

Intrigante, inoltre, quel “si guardò intorno oltre il confine del mondo”. Tuttavia, in entrambi i casi sempre della perla più preziosa si tratta.

Osserviamo ancora come TUTTI gli averi del mercante, oltre a quelli materiali e pecuniari (forse di secondaria importanza), possano essere identificati con la Scienza, l’Analisi e la Logica utilizzate inutilmente dall’Imperatore giallo, alle quali si possono aggiungere la Ragione e la Teologia, più che prolifiche nel parlare e scrivere della perla, ma, proprio per questo, del tutto inadatte a trovarla, si può dire per incompatibilità: anche la sola parola “perla” non è la perla. La parola è oggettivante, indicante, definente, separante l’oggetto dal soggetto. La parola parla “di” questo e quello, e proprio quel “di” separa il soggetto da questo e quello.

 

Infatti, che la perla dell’Imperatore giallo sia “color della notte” la dice lunga: essa è invisibile e quindi inafferrabile da qualsisasi tentativo del pensiero umano, appunto scientifico, analitico, logico, razionale e teologico che non voglia rinunciare TOTALMENTE a sé avendo constatato i propri limiti, propedeutici, sì, ma pur sempre limiti invalicabili.

Il “color della notte” è sovrarazionale, sovralogico, sovraindividuale, intuitivo, estatico, quindi oltre l’io ordinario che ne disquisisce dal basso della Scienza, dell’Analisi, della Logica, della Ragione e della Teologia. Il “color della notte” è un colore mistico, sacro, trascendente: l’unico colore unificante.

La Perla si sottrae a qualsiasi tentativo del pensiero di accaparrarsela. Non può la fioca fiammella del pensiero, scientifico, analitico, logico, razionale e teologico che sia, farsi intima al “color della notte” che è proprio del NULLA, cioè della Povertà che ha già con sé la Perla e, particolare interessantissimo in ordine al processo ascetico operativo, “non ha faticato per trovarla”.

C’è quindi un “nero” come la notte in cui brilla la Perla di Luce stillante la Rugiada, e come scrive appropriatamente Garcia Lorca:

«Bisogna aprirsi interamente di fronte alla notte nera, per riempirci di rugiada immortale!».

La medesima rugiada/ros di cui nel Salmo:

«sicut ros Hermon, qui descéndit in montem Sion»,

e di cui in Isaia:

 

«Sì, la tua rugiada è rugiada luminosa, la terra darà alla luce le ombre»,

e si potrebbe continuare.

 

Il poeta dice “aprirsi INTERAMENTE”, quindi LASCIARE LA PRESA, secondo l’espressione zen: OMOI NO O TEBANASHI: APRIRE LA MANO DEL PENSIERO (pura coincidenza casuale?).

 

Si tratta di un’“oscurità” di cui anche nel Cantico dei Cantici:

«Sono scura ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Chedar, come i padiglioni di Salomone».

 

E infatti “scura ma bella” è la “perla color della notte”!

 

Di una bellezza “notturna”, ancora una volta inafferrabile dal pensiero e dalle parole, dunque anche dal dogma, tutte dita che indicano la luna.

 

C’è una notte di cui la liturgia carmelitana, sulle orme di san Giovanni della Croce, canta:

 

«O notte bella più dell’alba, o notte, all’Amato tu mi hai guidato!»

 

Sì: c’è una Notte in cui è nascosta la Luce che mai il pensiero (l’inutile “sforzo” di cui sopra!) può far sua, ed anzi allontana proprio pensandone, dicendone e scrivendone. Sorte cui non sfugge anche il presente componimento, quantunque in esso frema un incontenibile autonegazionismo slanciato verso la Perla dell’Assoluto.

§§§




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15 commenti

  • stefano raimondo ha detto:

    Che anche la scienza possa rientrare tra gli “averi” è un pensiero stimolante che meriterebbe approfondimenti (specie se diamo agli averi una connotazione negativa).

    Grazie Enrico per il contributo. L’ennesimo contributo tramite il quale diventa inutile etichettare i vari concetti (“questo è cristiano”, “questo non lo è”, “questo invece è orientale”), così delimitandoli e finendo per impedire uno sviluppo degli stessi e una riflessione ad ampio raggio.

  • Veronica Cireneo ha detto:

    Ho abbandonato completamente le religioni orientali e la loro memoria, da quando ho abbracciato il cristianesimo, scoprendo Cristo: la perla delle perle, la delizia delle delizie.

    Quando ho trovato questa deliziosa perla?
    Nella notte più nera della mia vita, quando tutto andò a rotoli.

    Gesù rivela a più un mistico che Egli permette dolori e fallimenti per dare alla creatura la possibilità di incontrarlo, dato che l’uomo nell’abbondanza non intende.

    • Il Matto ha detto:

      Hai fatto benissimo ad abbandonare le religioni orientali da quando hai abbracciato il cristianesimo. Una scelta esclusiva dettata dallo Spirito che, come il vento, soffia dove vuole.

      Il mio percorso è inverso. Una scelta inclusiva dettata dallo Spirito che, come il vento, soffia dove vuole.

      Ciao 😍

  • Adriana 1 ha detto:

    Molto adatta alla condizione umana la simbologia della perla e della notte…” Ti supplico! Portami a Nord. La luce del sole qui, a Sud, mi abbaglia e mi uccide! ” ( Cit. a memoria di una lettera di supplica di Van Gogh al fratello Theo, poco prima della propria morte ). Perciò, usando l’antico paragone tra la luce dell’astro solare e la Verità, quale uomo è in grado di sostenerne l’Assoluto splendore?
    Il paragone mi pare valga anche per la “piccola” verità dell’individuo: ” Nessuno è più folle del folle che crede di esserlo ” ( cit. Lacan ).

    • the Fool ha detto:

      No one is fool than the fool who thinks he …

      but I don’t think I am … I am!

      😊 Buona domenica!

  • Il Matto ha detto:

    Ottimo il riferimento di Marco a sant’Ignazio!

  • miserere mei ha detto:

    Una domanda sull’autonegazionismo: l’uomo che rinuncia a se stesso, la povertà interiore e di spirito, il perdere la propria vita per salvarla veramente… intendo dire l’essenza stessa del cristianesimo, massima è definitiva rivelazione di Dio, assoluto, infinito ed eterno… Prendo fiato, perché il solo pensarlo mi sospende il ritmo del respiro… e domando: non è forse questo la realtà dell’essere oltre ogni apparenza? L’essere partecipato da Dio alla creatura? Una creatura speciale, senziente, con una volontà è libertà capaci di Dio e aperte a Lui?
    Ma allora perché l’autonegazione? Caso mai il fiat, il si’ umile di Maria, l’affermazione più definitiva della santità…
    La rugiada notturna evoca ma non è lo Spirito Santo… La luce del sole non è Cristo, anche se Gesù dice se stesso luce del mondo…
    Dunque è vero che la parola perla non è la perla, ma l’uomo non è mai autonegszione, specie nella rinuncia e nella penitenza, nell’esposizione e nella croce… La croce è la perla anche se brilla solo nell’alba del primo giorno della settimana… Quanto dobbiamo alla rivelazione cristiana e ai santi che hanno avuto particolari dono di discernimento e sapienza… non saremo mai abbastanza riconoscenti di non dissolverci nell’autonegazione… un nulla invece del tutto di Dio che ci accoglie come figli in Cristo!

    • Il Matto ha detto:

      L’etimo dice:

      penitenza = contrizione di aver commesso un fallo, anche castigo che uno prende su di se medesimo”.

      penitente = colui che fa vita devota con esercizi di mortificazioni afflittive di senso e di spirito.

      In cosa l’auto-castigo e l’auto-mortificazione differiscono dall’auto-negazione?

      Quando Ignazio di Loyola dice di voler rendere libertà, memoria, intelletto, volontà, non intende un’auto-negazione di tutto ciò che forma il suo io ordinario?

      • miserere mei ha detto:

        L’etimo indicato restringe e quindi manca tutto il bello.

        La penitenza è un pentimento dal peccato (dal disorientamento dalla giustizia che è di Dio) che provoca disordine/malattia. La penitenza è perciò guarigione, prodromo di conversione, di ritorno alla casa paterna da cui si era usciti. Il castigo (per purificare) può venire prima della penitenza accolta e scelta, che appunto lo trasforma in qualcosa di utile al corpo e all’anima, all’uomo intero.
        Quindi questa penitenza è propria del cuore contrito (Salmo 50/51) che tanto apprezza Dio come vero sacrificio a Lui. E’ umiltà, il recipiente di tutte le grazie di Dio.

        C’è tutto questo nell’etimo proposto? No. Colpa della penitenza? No di un vocabolario che usa la parola “perla” in un modo che a Milano accosterebbero subito
        ad assonanze meno gloriose.

        La vita devota è come la devozione al Cuore Immacolato di Maria: è un volare alto, non è un immiserire.

        C’è tutto il contrario dell’autonegazione dell’uomo. Forse si mette un po’ a dieta il superuomo nicciano, ma quello è già negato di suo alla verità… di simili esemplari poco avvezzi ne è pieno il mondo e si vede…

        Non è il vuoto a rendere di Sant’Ignazio, ma il rendere vuoto di Satana.

  • acido prussico ha detto:

    …la mia perla preferita…
    Ermelinda Pedroso Rodríguez D’Almeida, conosciuta con il suo nome d’arte Perla (Caacupé; 17 marzo 1952) è una cantautrice paraguaiana-brasiliana di ballate romantiche.
    https://www.youtube.com/watch?v=eqYIF06rSMU
    PS.
    Dr.Tosatti. I video recentemente non si vedono. Forse è meglio mettere anche il link. Grazie.

  • Forum Coscienza Maschile ha detto:

    Eppure Nostro Signore disse all’Aquinate: “Hai scritto bene di me Tommaso”.
    L’esperienza mistica non contraddice mai il dogma ma il principio di non-contraddizione è scoperta dell’Occidente. In compenso, la Cabala dice che il nome più segreto di Dio è “Nulla”

    • Il Matto ha detto:

      “Hai scritto bene di me Tommaso”. Nulla da eccepire.

      Ma resta quello “scritto di” che non può cogliere la Perla poiché è irriducibilmente relativo ad Essa.

      Quello che Tommaso “scrive di” Cristo non è Cristo.

      Le parole più precise sono utili, ma restano anche una barriera da valicare per chi ne sente i limiti.

      Non può esservi contraddizione fra mistica e dogma poiché la prima si svolge in una dimensione totalmente diversa da quella in cui ha luogo il secondo.

      Ovvero: il relativo del dogma (che “scrive di”) non può esaurire l’assoluto della Perla che è oltre le parole (scritte e parlate).

      Dunque la mistica può anche scoprire qualcosa che sfugge al dogma.

      La Perla è oltre il dogma che è una de-finizione, dunque un limite (seppur utile per chi vuol farne oggetto esclusivo di fede).