Non Fa Lezione davanti a un Uomo Travestito da Donna. Cacciato da Scuola.
25 Novembre 2021
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra giusto e importante rilanciare questo articolo di Radio Spada, che denuncia un fatto accaduto oggi. Buona Lettura.
§§§
Il Prof. Martino Mora, collaboratore di Radio Spada e autore per la nostra casa editrice del volume Abbattere gli idoli contemporanei. Non moriremo liberal, è stato cacciato da scuola per essersi rifiutato di esporre la lezione di fronte ad un allievo maschio travestito da donna, presumiamo per via della “giornata mondiale” celebrata oggi. Esprimendogli piena solidarietà ci limitiamo a riportare la narrazione dei fatti. Ricordiamo che, nell’arco di poco tempo, questo episodio si somma alla incomprensibile condanna a due mesi di detenzione del presidente di Radio Spada, Piergiorgio Seveso, per frasi che non ha scritto. Oltre a rimandare all’ottimo libro del Prof. Mora, l’increscioso fatto ci sia occasione di approfondire la natura e le cause della degenerazione in corso. Da anni ci battiamo in questo senso con azioni pubbliche, articoli e libri (valgano gli esempi di Sodoma distrutta. Le parole di Santi e Papi contro l’omosessualismo, prefazione medica di S. De Mari, o di Dal divorzio al gender- Famiglie centrifugate e identità liquida: una dissoluzione dalle origini remote, Atti del Convegno di Radio Spada e Confederazione Civiltà Cristiana, M. Viglione, M. Micaletti, G. Ferro Canale, S. M. Kampowski, C. Di Pietro e A. Pace).
ETSI OMNES, EGO NON. La preside del liceo dove insegno mi ha cacciato da scuola. Stamattina. Mi ha cacciato poiché le avevo detto che non intendevo fare lezione in presenza di un allievo maschio che si è presentato travestito da donna dalla testa ai piedi. A questo punto la “signora” in questione mi ha messo brutalmente e arbitrariamente di fronte all’aut aut: o avrei fatto lezione facendo finta di nulla, o avrei dovuto lasciare immediatamente la scuola. Alla mia risposta che mi sembrava molto più onorevole la seconda possibilità, ella mi ha cacciato.
Questi i fatti (tralascio le parole assai sgradevoli della “signora” in questione, che intendevano umiliarmi senza successo, alle quali ho ovvamente replicato). In una scuola capovolta, che a parole non vuole “discriminare” nessuno, si discrimina pesantemente solo chi chiede decoro, decenza, rispetto dei limiti. Per giunta si esercita l’arbitrio facendo ricorso dispotico ad un’autorità che a questo punto è solo la grottesca caricatura di se stessa. P:S: Immagino di essere l’unico, tra i docenti della classe, ad avere chiesto alla preside l’esonero dalla lezione. E ovviamente l’unico ad essere cacciato. E immagino anche che riceverò poca o nessuna solidiarietà dalla maggior parte dei miei colleghi. Non me ne faccio problema: “etsi omnes, ego non”, come diceva monsignor von Galen. Ovvero: anche se tutti, io no.
Martino Mora
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Tag: mora, radio spada, traviestito
Categoria: Generale
È forse successo un caso simile,su cui il sott. avrebbe dato = commento?
La preside non ha capito che il professore Mora ha inteso dare col suo comportamento un aiuto ed esempio a quel ragazzo evidentemente confuso sessualmente cercando poi di portarlo sulla buona strada.
Piena solidarieta’ Prof. Mora , Lei fa onore alla Sua professione, quanti altri possono dire di aver dritta la schiena ?
Su gloriatv intervista al professore in questione e relazione dettagliata della carnevalata organizzata dagli alunni.
Sembra però che la ruggine tra prof e preside sia antecedente all’episodio carnascialesco.
Lei, la preside, si è presentata alle elezioni per un partito di sinistra. Lui , il prof. è accusato da lei di scrivere sui social contro Bergoglio.
Speriamo e preghiamo che si tratti solo di una bolla di sapone.
Ma che vuol dire cacciato? Come fa una preside a cacciare un professore!?
Bha…..doveva semplicemente tornare in classe!
Ma sarà vero? e dove sarebbe questa scuola?
Si tratta di un abuso che viola i diritti sindacali del prof, al minimo!
C’era una volta un preside che si era iscritto contemporaneamente ai 3 sindacati confederali e allo SNALS. In modo che tutti lo considerassero loro adepto e non difendessero i loro iscritti nei confronti delle sue prevaricazioni.
Ma sono tempi lontani : eravamo nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso.
Sono del parere che si debba guardare alla persona, non al vestito. Pure ai miei tempi c’era l’ipocrisia della giacca per i maschi. In realtà un delinquente in giacca e cravatta disonorava la scuola più di un animo nobile in maglietta. Poco tempo fa un professore si lamentava perché un ragazzo da trenta e lode si era presentato con gli infradito ai piedi. Ma i giovani sono in crescita, soggetti a cambiamento, e sarebbe preferibile educarli senza badare troppo all’esteriorità. Vogliono imporsi con l’originalità o la provocazione, talvolta per nascondere problemi o ferite. E l’insegnante non sa essere adulto? Psicologo? Padre?
Nostro Signore, che era severo con gli ipocriti, non portava
giacca e cravatta, anzi indossava la veste.
E basta con questo buonismo
“Maschio e femmina li creò”.
Tutto il restante c’è lo avete messo voi
In una classe totalmente maschile uno dei ragazzi pensò bene di infilarsi un guanto a rete e di mettersi una collanina da ragazza. Nel contempo assumeva pose da femme fatale.
Io continuai a fare lezione senza lamentarmi, cioè facendo finta di niente. Ma vi assicuro che la cosa mi dava fastidio se me la ricordo a distanza di 40 anni.
Ma perché con un vestito si cambia sesso?
Con un vestito non si cambia sesso. Però, qui non si tratta di una carnevalata, ma di una presa di posizione ideologica. Quanto sia profonda e consapevole non possiamo dirlo perché non conosciamo il ragazzo in questione.
Io capisco la sua preoccupazione. Però, siamo arrivati ad un punto tale di obnubilamento e di rovesciamento non solo dei valori, ma anche del senso comune che un eventuale intervento “chiarificatore”del professore sull’alunno avrebbe molto probabilmente scatenato le ire di tutta la classe e fruttato articoli e servizi televisivi a livello nazionale nonché gli ululati delle associazioni lgbt.
Il mio post delle 17.29 rispondeva a Marco Matteucci (8.43) ma è incolonnato da sembrare una risposta a Lady Ypsilon (15.42).
Come docente e collega, esprimo tutta la mia solidarietà al professore. Coraggio, stanno arrivando tempi peggiori. Teniamoci pronti.
Per fortuna che oggi, giornata contro la violenza alle donne (sob! e gli altri giorni giù botte? sigh!), non è domenica, altrimenti sicuramente si sarebbe presentato anche in chiesa così travestito (impunemente, magari).
Magari non lui, che sicuramente la S. Messa non sa nemmeno cosa sia, ma forse uno dei suoi genitori (g.1 o g.2 ?)
Solidarietà al prof.
Dott. Tosatti forse si è sbagliato;avrebbe dovuto scri “non interrogava”
No, no: interrogava; e con l’intento di tartassare per benino…
Un anno il Preside ritardò l’inizio della maturità perché un maturando si era presentato all’esame in jeans: lo rimandò a casa cambiarsi; per fortuna abitava in via Fieschi e impiegò poco meno di un’ora. (ex sez D)
Anni ’60, Istituto Tecnico Industriale. Il prof. di Fisica, pretendeva la giacca, che io non possedevo. Rimandato a settembre e bocciato. A sua, e mia memoria!
Piena solidarietà e stima al prof. Martino Mora, uomo con la schiena dritta. L’unica persona che in questa squallida vicenda ne esce a pezzi è la preside, serva fedele del “politicamente corretto”. Però suscita molta compassione e preoccupazione quello studente che, per essere “conforme”, si comporta da pagliaccio.
In occasione della cosiddetta giornata contro la violenza sulle donne il tgr Lazio intervista un avvocato il quale afferma con tono apodittico che nelle scuole bisogna smetterla di parlare di Biancaneve e Cenerentola, ossia di donne che hanno bisogno di un uomo, e lasciar perdere la cultura classica ma piuttosto parlare di “cultura dello stare insieme”. Al di là della confusione su che cosa sia cultura, Biancaneve e Cenerentola piacciono e piaceranno sempre a tante ragazze perché raccontano di uomini che amano le donne in modo gratuito. L’esatto contrario, quindi, della violenza, che semmai comincia a nascere proprio in contesti di promiscuità forzata come quelli scolastici (il bullismo). I due sessi sono complementari, non concorrenti, e semmai sarebbe opportuno che tante ragazze, anziché farsi affascinare dal bulletto di turno, capissero come chi fa il bullo verso gli altri maschi presunti “sfigati” sarà quasi inevitabilmente aggressivo anche contro le femmine.
Coraggio professore! La dignità non ha prezzo.
Il Prof. Mora ha dimostrato di avere una dignità professionale ed una profonda etica personale ormai raramente riscontrabile nella categoria docente. Magari alcuni docenti saranno stati d’accordo con la posizione del professore in questione, ma senz’altro hanno preferito seguire la mentalità della massa, meglio non essere tacciati di oscurantismo e di chiusura mentale. Lo studente in questione se è entrato in classe mascherato da donna, sicuramente sapeva che poteva permetterselo e che avrebbe trovato solidarietà sia fra gli studenti che nella maggior parte della classe docente.
Piena solidarietà all’insegnante.
A dimostrazione di quanto siano cambiati i tempi, racconto un piccolo episodio personale.
Giugno 1949 , pomeriggio. Al Liceo Scientifico Annibale Calini di Brescia il Preside (Prof. De Toni) aveva istituito per i maturandi delle lezioni suppletive pomeridiane. Faceva tremendamente caldo e in attesa dell’insegnante noi * ci eravamo tolti la giacca. Arriva l’insegnante, una giovane laureata in farmacia per una lezione di scienze naturali. Rivolgendosi a noi dice:- non vi faccio lezione se non vi rimettete la giacca-.
Un mio compagno, un tipo spiritoso e sfacciatello, le risponde :- Noi ci rimettiamo la giacca se lei si mette le calze!-
Putiferio !!!! L’insegnante va dal Preside e poi ritornano insieme in aula. Il preside ci sospende tutti per cattivo comportamento verso l’insegnante, dicendo che per essere riammessi a scuola avremmo dovuto ripresentarci a lui accompagnati dal padre.
Da una esagerazione all’altra. La scuola italiana non è proprio un capolavoro.
Il mio professore di Storia e Filosofia al liceo Andrea Doria a Genova interrogava chi si presentava senza giacca. Diceva che si doveva mostrare rispetto alla scuola, che era il nostro lavoro.
Il mio professore delle materie umanistiche del ginnasio, una volta mi fece estrarre il mio porta chiavi a forma di ciuccetto che tenevo nel mio zaino come ninnolo, per poi fare alzare un mio compagno di classe; costui era entrato in classe coi calzoni corti, in voga, purtroppo, in quegli anni. Lo fece alzare, ed andare in cattedra. Così, iniziò a fargli dei versi in forma di onomatopee, come se dovesse giocare con un neaonato.
Dopo averlo sbeffeggiato ( ma si capiva benissimo che l’intento era rieducativo, non vera alcuna cattiveria), redargui lui e ci ricordò che in classe si entra coi calzoni lunghi e con scarpe chiuse idonee al luogo.
Quanto a noi donne, la professoressa di latino mi fece piangere per una gonna che definì troppo corta. All’epoca mi parve una follia. Oggi, no. Anche se ricordo sempre che bisogna dire la verità con carità, specialmente coi i più giovani.
Scusate, se anche io porto un episodio vissuto da me bambino – forse non avevo nove anni. Nel mio piccolo paese di contadini, in Sardegna, si era tutti o quasi molto poveri e ci si vestiva come si poteva. Io mi presentai al Cateschismo – era d’estate – con la camicia piegata fino al gomito e i pantaloni arrotolati fin sotto il ginocchio e non ricordo se ero a piedi scalzi! Il parroco mi bloccò dicendo a voce alta: “Dove intendi andare così vestito? Vai a casa a vestirti come si deve!”
Ho imparato per sempre che bisogna essere sempre vestiti dignitosamente rispettando i luoghi e le persone che li frequentano!
Attualmente “si rispettano i ragazzi perché …. bl, blà, blà” e siamo arrivati al fatto che non c’è più rispetto per nessuno! Attualmente sono pochi coloro che danno importanza a queste cose e ogni persona di buon senso prova grande disgusto al solo guardarsi intorno. Se si pensa che tutti o quasi si vestono “casual” ossia ci si veste a caso è detto tutto!
Nella chiesa che ho frequentato in questi ultimi dieci anni, i preti – e sono una decina – si presentano sempre e solo vestiti in modo trasandato (non in modo povero: i veri poveri sono più dignitosi!) e d’estate si presentano sempre in calzoni corti e maglietta “trasandata alla moda”, mancando di rispetto prima di tutto al Signore che dicono di servire, mettendolo in ridicolo, e mancando di rispetto alle persone che per Fede partecipano alla liturgia!