Antonio Montes Varas: Il Cile si è Stancato del Centrismo Cedevole

8 Novembre 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico del nostro sito ci ha inviato questa interessante riflessione sulla situazione politica e sociale del Cile, che offriamo ben volentieri alla vostra attenzione. Buona lettura.

§§§

Il Cile si è stancato del centrismo cedevole

Antonio Montes Varas*

 

Da quando i civili hanno riconquistato il potere politico in Cile tre decenni  fa, il paese è stato governato da successivi presidenti di centro-sinistra o centro-destra. Il consenso e la politica del compromesso sono stati la caratteristica costante di questo periodo di transizione e di re-installazione del sistema democratico.

Cosa è successo ora perché nelle prossime elezioni presidenziali – che si terranno domenica 21 – i due candidati con le migliori possibilità di vincere la presidenza provengano da posizioni completamente antagoniste, sinistra radicale e destra “senza complessi”?

Perché il fantasma di Allende e la nostalgia per il governo militare di Pinochet sembrano essere rinati? A queste due domande bisogna rispondere con una terza: esistono veramente i “centri”?

Mentalità centrista

Cominciamo col dire che il centrismo è prima di tutto una mentalità, non un corpo coerente e omogeneo di idee. Questa mentalità consiste nel tenere come ideale uno stato eclettico tra due posizioni “estreme”, destra e sinistra.

Il “centrista” stabilisce una bisettrice tra una posizione e l’altra e così si ritiene istallato nella  situazione ideale e stabile di “essere al centro”.  In questa sua passeggera consolazione, non sembra percepire che, come spiega Plinio Corrêa de Oliveira, le dottrine della sinistra sono coerenti e sono il frutto di due passioni  morali: l’orgoglio e la sensualità, che generano, rispettivamente, l’egualitarismo e il liberalismo.

Tuttavia, come tutte le passioni umane, esse, lungi dall’essere statiche, tendono sempre a voler raggiungere le loro ultime conseguenze. E, quindi, chiedono sempre più egualitarismo e sempre più liberalismo. L’utopia di ieri è moderata rispetto all’utopia di oggi e reazionaria rispetto all’utopia di domani.

Poiché questa è la dinamica della sinistra, così come è la dinamica di tutte le rivoluzioni, il centrista è obbligato a spostare la sua bisettrice sempre più a sinistra per rimanere nel “centro”.

Dalle riforme successive, il “centrista” di sinistra finisce sempre a braccetto con l’estrema sinistra. A sua volta, il “centrista” di destra è costretto a porsi sempre più vicino a ciò contro cui ha combattuto ieri alla sua “destra”.

Questo è quello che è successo in questi 30 anni di governi “centristi” in Cile. L’apparente consenso scoppiò due anni fa, in un’esplosione di odio e distruzione, da cui il paese non si è ripreso ancora  né riesce ad uscire.

Così, sia il Partito Socialista (di stampo vetero -marxista)  che la Democrazia Cristiana hanno comincito a invecchiare prematuramente e le loro propaggini anarchiche del “Frente Amplio”,  il Partito Comunista e altri gruppi simili di sinistra hanno preso il centro della scena politica.

Da parte sua, il candidato Sebastián Sichel, del “centrodestra”, erede designato dell’attuale Presidente del Cile,  Sebastián Piñera, rappresenta precisamente ciò che piace alla destra centrista: una storia personale a zig zag dalla DC al Ministero dello Sviluppo Sociale del governo attuale.

Il buon senso  si risveglia

Di fronte a queste posizioni,  si è presentata un’altra opzione, alla quale, all’inizio, pochi hanno dato importanza,  considerandola di “estrema destra”: la candidatura dell’ex deputato José Antonio Kast.

La sua aspirazione a raggiungere la presidenza è iniziata con ben poche aspettative. Gradualmente, però, man mano che la sinistra radicalizzava i suoi obiettivi, ha guadagnato sempre più sostegno popolare, fino ad avere oggi il più alto sostegno con il 24% contro il 19% del candidato della sinistra radicale Gabriel Boric.

Il programma di José Antonio Kast è ciò che richiede il buon senso di fronte all’aggressione della sinistra. Vale a dire sostegno alla proprietà privata e appoggio alle forze armate e alla polizia nell’adempimento dei loro doveri costituzionali.

Una delle premesse del suo programma afferma che “una società che mette prima  l’uguaglianza nei confronti della libertà (…) finirà senza uguaglianza né libertà”.  Il suo programma stabilisce anche i “tre campi di battaglia in cui convergono la difesa dei nostri valori e principi: la libertà, lo stato di diritto e la famiglia”.

Il sorprendente aumento del sostegno a Kast significa chiaramente un risveglio del buon senso dei cileni. Inconsapevolmente, i principali reclutatori dei suoi aderenti sono proprio gli anarchici e i distruttori che hanno saccheggiato il paese, bruciato chiese e stazioni della metropolitana, oltre a alimentare una guerriglia permanente nel sud, nella regione dell’Araucanía.

Non sono mancati i giornalisti che hanno notato con preoccupazione che l’adesione a questo programma rende trasparenti gli ideali di “tradizione, famiglia e proprietà”, che a molti sembravano essere stati definitivamente sepolti.

La fine del centro e la futura polarizzazione

A pochi giorni dal primo turno delle elezioni, è difficile fare previsioni su chi sarà il prossimo presidente del Cile. Tuttavia, una cosa sembra chiara: quello che ci aspetta sarà la scomparsa delle posizioni “centriste” (destra e sinistra) e un futuro di scontri dottrinali polarizzati tra gli aderenti di Boric e Kast.

Tale polarizzazione non è una caratteristica del solo paesaggio cileno. È più o meno quello che vediamo in tutto il continente latinoamericano, negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei.

Cosa pensare di questa polarizzazione?

Se cambiamo la parola “polarizzazione” in “definizione delle posizioni”, essa non può che essere la benvenuta. Non c’è niente di peggio della vaghezza, degli accordi spuri, di consensi basati sulla menzogna e sull’inganno.  In questo senso, ben venga la polarizzazione.

Se invece è intesa come populismo demagogico, come assenza di dottrine coerenti, essa non merita l’appoggio di nessuno.

Ci auguriamo che la definizione delle posizioni che il Cile sta vivendo oggi metta fine al “baratto” del consenso e dia luogo a un dibattito chiaro e a viso aperto, sia come governo che come opposizione, di una destra “senza complessi”.

*Direttore di Credo Chile

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5 commenti

  • Maria L. Penasa ha detto:

    Esiste analogia com quanto è successo in Brasile, nel 2018.

  • Acido Prussico ha detto:

    Il centrismo è la furbata “laica” dell’ecumenismo senza spina dorsale, senza identità. Ha dato gli stessi frutti. Entrambi hanno desertificato la civiltà cristiana. Ovunque e sempre. Vedasi come esempio la D.C. buonanima (meglio dire “malanima”) che ha ingoiato tutte le idee di sinistra.
    Ma non facciamoci illusioni su un possibile revival delle “destre”.
    Non esistono: il “martellamento” demonizzante propagandistico del mainstream ha invigliacchito intellettuali e dirigenti dei partiti. Se ci sono eventuali “vittorie” elettorali, tempo tre mesi si calano le braghe sotto i sottili ukase di Davos e dintorni e scimmiottano terminologia e atti di “sinistra”. Come la stampa, le tv, la gerarchia ecclesiastica che ancora si ancora di definisce “cattolica”.
    Dopo di che le pecore vanno laddove vogliono i cani-pastore…
    Il realismo è il fondamento di ogni visione seria. Altrimenti è fanfaluca.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Mi sembra abbastanza evidente che la DC ha speculato sul centrismo per assicurarsi la maggioranza dei voti. Dopodiché decideva in base alle convenienze con chi allearsi per governare. Il declino ha avuto inizio col compromesso storico finchè non è comparso alla ribalta Craxi e ha fatto piazza pulita di tutto. Poi è arrivata l’operazione mani pulite e anche Craxi è stato travolto. Vecchie storie, ormai.

  • Iginio ha detto:

    Quindi, se Kast perderà, che facciamo? Evochiamo il fantasma di Pinochet e rimettiamo per strada i carri armati?
    Non è con le pliniate che si governa un Paese. Ma è cercando di sanare le tensioni esistenti. Ciò può sembrare una forma di imbelle “centrismo”, ma è in realtà solo buon senso e arte di governo.
    Come sono dannose le utopie di sinistra, così lo sono quelle di destra, che per giunta sono anche più patetiche.
    Attualmente in Cile prevale un aggressivo anticlericalismo di sinistra. Ebbene, il rimedio non sono le smargiassate pliniane ma una Chiesa più seria, più degna, più matura, con un laicato all’altezza della situazione. Dopodiché la persecuzione magari continuerà, certo, dato che gli odiatori della fede non si fermano nemmeno davanti ai santi, anzi si arrabbiano ancor di più proprio quando incontrano un santo in carne e ossa. Ma almeno saranno state gettate le basi per ricominciare a costruire. E’ in fondo anche il succo del messaggio di Rod Dreher.
    Tra parentesi: checché ne credesse il tizio, tale Zenone se non erro, che dirige “Fede&Cultura”, che lo omaggiò nella homepage per fare scandalo, Pinochet non era affatto un devoto cattolico, ma anzi era massone.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    A mio parere quando si parla di questi argomenti è necessario fare distinzione tra intellettuali impegnati e popolo. Gli intellettuali trattano tutto dal loro punto di vista, impregnati di ideologia alimentata da letture, partecipazioni a congressi e convegni, vertici partitici mentre il polo bada al sodo, ragiona a buon senso e trae conclusioni dall’osservazione dei fatti. Il popolo, normalmente, è equidistante dagli estremi e, a meno che non sia stato plagiato da forme di martellante propaganda in un senso o nel suo opposto o condizionato in modo subdolo, tende ad essere in gran maggioranza su posizioni di centro. Al contrario, il bipolarismo è innaturale ed è sempre frutto di forzature sulla pubblica opinione da parte dei leader della politica e dell’informazione.
    Per quanto riguarda le previsioni…. Anche qui bisogna fare delle distinzioni. Se prevedo che domani il sole sorgerà con qualche minuto di ritardo rispetto a questa mattina e tramonterà con qualche minuto di anticipo rispetto ad oggi, posso essere certo che il margine di errore sia praticamente nullo. Ma se faccio previsioni su come si comporterà fra qualche giorno una popolazione di quasi 20 milioni di persone, allora più che di previsioni sarebbe forse più il caso di parlare di ipotesi con maggiore o minore probabilità di verificarsi.