Pezzo Grosso Sostenibile e l’Insostenibile Economy di Francesco.

22 Ottobre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Pezzo Grosso ha letto sulla newsletter di Tradizione Famiglia Proprietà il commento di John Horvat II che riportiamo in calce e si è sentito ispirato a dire la sua sulla cosiddetta Economy di Francesco. Buona, divertita, lettura…

§§§

 

 

Pezzo Grosso, sì ma “Sostenibile”, a Tosatti.

Caro Tosatti, leggendo il commento di John Horvat sulla Newsletter del 13 ottobre di Tradizione Famiglia Proprietà, dal titolo: “Perché manca Dio nelle Economy of Francesco?”, mi viene da rispondere (prima di leggere il testo): per tre ragioni caro Horvath: 1° perché non credo proprio che creda in Dio, o almeno nel nostro Dio; 2° perché il nostro Dio, a lui, non sembra proprio parlare; 3° perché ciò che è sostenibile per Dio non è certo quello che sostiene essere sostenibile il nostro italo argentino.

Ciò detto, Horvat analizza il progetto Economy of Francesco, e già questo è un atto di sacrificio che fa meritare il Paradiso a Horvat.

Io avevo a suo tempo tentato di analizzarlo, ma ammetto che non son mai riuscito a finire per noia ed indignazione. Soprattutto quando leggo che Bergoglio invita i giovani economisti ed imprenditori a cambiare il mondo. Ma va!? Ma non lo ha già cambiato lui in otto anni?

Ora, se sarà possibile, questi giovani dovranno risanarlo… Dopo la 19sima volta che cercavo di capire cosa volesse mai dire in questo progetto, ho avuto bisogno della respirazione artificiale, ma non volendo privare di ossigeno i malati di Covid, mi son fermato rassegnato.

Horvat è invece un eroe e un martire, ha letto tutto ed ha scoperto errori vecchi e familiari. Come avrebbe potuto non scoprirli, visto che gli animatori ed estensori del progetto Economy of Francesco son vecchi, vecchi ed obsoleti nella cultura e nello spirito?

Vecchi cattocomunisti, ripescati dall’ospizio cui erano finiti con il papa precedente.

Horvat si meraviglia di trovare nel progetto il tono infantile di “Greta Ger otur” (dallo svedese: Portagramo ); ma lo sa Horvat che i giovani smart quando la sentono parlare come una sibilla portagramo, si toccano?

Horvat dice che taluni temi trattati nel progetto di Francesco sono espressione di legittime preoccupazioni. Sì, ma nel senso che ci si deve preoccupare che ad interessarsi di questi temi sia Bergoglio e la sua corte dei miracoli.

Non dico quel che penso altrimenti oscurano il sito di Tosatti ancora una volta.

Mi limito ad ironizzare (lasciando al lettore leggere fra le righe..) che Bergoglio con questo banalissimo, insostenibilissimo, pericolosissimo progetto dirigistico- burocratico-accentrato, ma soprattutto mal concepito e mal scritto, propone di sostenere la sostenibilità insostenibile di un inviluppo, sostenbiile solo dal peggior nemico di san Michele Arcangelo.

Un amico, vero economista, non pseudo-accademico, che ha letto i documenti di Economy of Francesco, sapendo chi li ha scritti, mi dice di non meravigliarsi affatto della loro banalità, son stati scopiazzati senza capirli.

Perciò dissento dalla conclusione di Horvat.

Economy of Francesco non è un progetto senz’anima, è un progetto senza cervello, prodotto da cervelli “insostenibili” che confermano la insostenibilità del Bergoglio.

Pezzo Grosso-Sostenibile.

***

Da Tradizione Famiglia Proprietà:

Economy of Francesco è il nome di un’iniziativa di Papa Francesco in cui si invitano “giovani economisti, imprenditori e changemaker del mondo” ad affrontare i problemi economici del mondo. Il progetto cerca di essere una fonte esplosiva di energia e nuove idee per un mondo stanco e bisognoso di cambiamento. Il veicolo principale per comunicare questo messaggio è un sito web multilingue dello stesso nome che presenta i risultati dell'”ascolto” dei “popoli” e dei “cuori” per costruire un mondo migliore. Eventi occasionali online e video popolano anche il sito e danno un aspetto di esuberanza giovanile.  

Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica. A guardare sotto la superficie del progetto si scoprono errori vecchi e familiari. Mentre gli obiettivi dichiarati possono sembrare lodevoli, l’ideologia sottostante è discutibile. Tutto sul sito apparirebbe molto più fresco se certe sue idee riciclate non fossero così stantie.

La Economy of Francesco richiede di attraversare a guado una miscela confusa che sembra formata da un’accozzaglia di rapporti di commissioni delle Nazioni Unite, del manifesto ecologico della Laudato Si, dell’attivismo del Green New Deal e degli stereotipi del Sinodo dell’Amazzonia. Come la maggior parte dei progetti di “ascolto” di Papa Francesco, si prende atto solo di ciò che si vuole sentire. Nel suo nucleo si trova un messaggio fatto “in nome dei giovani e dei poveri del mondo”.

Mentre il sito vuole apparire giovanile, riesce invece ad avere un tono infantile alla Greta Thunberg. Nella sua introduzione si invita al cambiamento con lo stesso tono disperato e urgente: “I nostri tempi sono troppo difficili per chiedere qualcosa di diverso dall’impossibile”.

Tuttavia, l’appello riesce a trasmettere ciò che sembrerebbe impossibile: un messaggio ispirato dal Vaticano ma che non contiene nulla che lo identifichi come cattolico o addirittura come religioso. Infatti, da nessuna parte in questo appello di quasi 900 parole appaiono le parole “Dio”, “Gesù”, “Maria” o “cattolico”. Neanche il peccato e il vizio sono menzionati. Il documento non è nemmeno diretto ai membri della Chiesa ma a “economisti, imprenditori, decisori politici, lavoratori e cittadini del mondo”.

Il progetto è tutto sull’umano e niente sul divino. Nonostante si mostri desideroso di essere inclusivo, esclude Dio dalla soluzione dei problemi del mondo. L’aspetto materialista è tanto più evidente quanto più l’unico obiettivo del progetto è costruire un mondo migliore attraverso l’economia. Detto progetto è diviso in dodici “villaggi”, che sarebbero gruppi di lavoro che discutono temi specifici.

I dodici temi dei villaggi sono management e dono, finanza e umanità, lavoro e prendersi cura, agricoltura e giustizia, CO2 della disuguaglianza, vocazione e profitto, affari e pace, donne per l’economia, energia e povertà, imprese in transizione, vita e stile di vita e, infine, politiche e felicità.

I temi-villaggio evidenziano alcune legittime aree di preoccupazione. Tuttavia, il linguaggio impiegato per esprimerli riflette gli schemi secolari, ecologisti, socialisti e woke (ndt, termine per descrivere un “risveglio” della sinistra davanti alle ingiustizie sociali). Per descrivere più accuratamente il progetto, forse sarebbe meglio concentrare i dodici villaggi in quattro kolchoz secondo tematiche che rivelano meglio la realtà egualitaria delle loro proposte. 

Così, il primo kolkhoz potrebbe mettere in evidenza il tema della lotta di classe e dell’uguaglianza. Un tema costantemente ricorrente nell’Economy of Francesco è la divisione del mondo in ricchi e poveri o nei conflitti generati dalla politiche identitarie. Invece di cercare l’armonia sociale, in questo kolchoz si cerca di sottolineare la lotta di classe come mezzo per realizzare la giustizia sociale.

Dunque, l’ineguaglianza delle nazioni è enfatizzata dalla esigenza di condividere con i paesi a basso reddito le tecnologie avanzate, in modo che siano utilizzate per raggiungere la “produzione sostenibile” e la “giustizia climatica”.

Il progetto critica anche le “ideologie economiche” che “offendono e rifiutano i poveri, i malati, le minoranze e le persone svantaggiate di ogni tipo”. Il colpevole senza nome non è, per es., il comunismo, ma coloro che cercano il profitto nel loro lavoro. Esso invita inoltre “le organizzazioni economiche e le istituzioni civili a non fermarsi finché le lavoratrici donne non avranno le stesse opportunità dei lavoratori maschi”.

Dappertutto troviamo il costante richiamo all’uguaglianza. L’enfasi fa capire che le disuguaglianze giuste e ordinate che Dio desidera, come quelle basate sul talento, l’intelletto, lo sforzo e così via, sono illegittime e non necessarie per il progresso umano. Invece, queste disuguaglianze legittime sono condannate come non favorevoli alla creazione di “luoghi autenticamente umani e felici”.

Il kolkhoz per l’ecologia e la sostenibilità promuove una nuova dittatura ecologica che cerca di orientare tutte le cose verso il culto della terra. Così, c’è la richiesta di una gestione etica dei beni comuni, in particolare nelle aree di “atmosfera, foreste, oceani, terra, risorse naturali, tutti gli ecosistemi, la biodiversità e i semi”. Questi temi sono al centro delle preoccupazioni per raggiungere la “giustizia climatica”.

L’ Economy of Francesco chiede alle istituzioni nazionali e internazionali di promuovere e addirittura “premiare” coloro che meglio sapranno realizzare una “sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e, non ultima, manageriale” che renda possibile “la sostenibilità globale dell’economia”.

Gli obiettivi e i piani del kolkhoz per il socialismo e la regolamentazione globale vanno oltre i semplici suggerimenti. Il socialismo genera regolamentazione e azione esecutiva. Come tutti i piani generali socialisti, questo collettivo immagina leggi, carte e trattati globali per far rispettare le buone intenzioni degli autori del progetto.

Così, ci sono richieste di politiche sociali “riconosciute a livello mondiale da un trattato concordato che scoraggi le scelte commerciali basate solo sul profitto”. Un nuovo patto fiscale globale deve essere fatto per abolire immediatamente i paradisi fiscali, che rubano “sia al presente che al futuro”. Ma non si parla di eliminare il comunismo.

Le nuove istituzioni finanziarie, e quelle esistenti come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, devono “essere riformate in senso democratico e inclusivo per aiutare il mondo a riprendersi dalla povertà e dagli squilibri prodotti dalla pandemia”. Le grandi aziende e le banche dovrebbero “introdurre un comitato etico indipendente nella loro governance con un diritto di veto sull’ambiente, la giustizia e l’impatto sui più poveri”.

L’ultimo kolkhoz pretende di poter chiedere l’abolizione della guerra e l’instaurazione della pace, completando la serie di richieste di Economy of Francesco. “Noi giovani non possiamo più tollerare che vengano sottratte risorse alla scuola, alla sanità, al nostro presente e al nostro futuro per fabbricare armi e alimentare le guerre al fine di venderle”.

La guerra è vista dalla prospettiva materialista marxista delle cause sistemiche. L’ineguaglianza, la povertà e la vulnerabilità economica mettono in pericolo la pace. La guerra non è mai giusta. La guerra non è il risultato del peccato, della natura umana caduta o delle ideologie malvagie (come il comunismo).

In conseguenza, i liberi mercati sono etichettati come squilibrati e visti come fonti di conflitto, mentre le strutture sociali più egualitarie favoriscono la pace. La sostenibilità sociale e ambientale introdurrà la pace ed eliminerà la guerra per sempre.

La Economy of Francesco è un progetto senza anima. È una collezione di slogan presi dall’ecologia, dal socialismo e dalla politica “woke“. Il sito web riflette un entusiasmo forzato che caratterizza le moderne “attività giovanili” proposte dalla Chiesa progressista del post Concilio Vaticano II. E dietro l’apparenza di esuberanza giovanile ci sono gli esausti errori marxisti ed ecologisti dei tempi passati e presenti.

Tali progetti sono superficiali e poco attraenti perché non sono centrati in obiettivi eterni. Non c’è un richiamo al ritorno alla virtù e alla santità personale o alla lotta contro il peccato e il vizio. L’appello introduttivo della Economy of Francesco non invoca Dio né cerca l’aiuto della Sua grazia.

Il risultato è un blando invito a un’esistenza materiale egualitaria. Ai giovani promotori del progetto si chiede di impegnarsi “a vivere i migliori anni della nostra energia e intelligenza affinché la Economy of Francesco possa sempre più portare sale e lievito nell’economia di tutti”.

Un tale appello è contrario alla tradizionale chiamata della Chiesa alla santità. In tempi in cui i principi del Vangelo plasmavano la società, i cuori e le menti della cristianità erano rivolti al sublime spirito della Via Crucis. Esso permeava l’economia, l’arte e il pensiero, dando valore, significato e bellezza a tutte le cose umane. Così, l’economia della “Via Crucis” trovò un senso ai sacrifici e alle limitazioni legate al soddisfacimento dei bisogni economici dell’uomo.

L’umanità non troverà mai la pace – la “tranquillità dell’ordine” – finché non tornerà a Dio, il centro di tutte le cose. Ella deve obbedire ancora una volta al consiglio divino: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Matteo 6, 33).

 

Fonte: Crisis Magazine, 4 ottobre 2021. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.

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11 commenti

  • Andrea Cionci ha detto:

    “Perché manca Dio nelle Economy of Francesco? Forse perché non è il papa? Mi sono fermato al primo rigo, scusate.

  • FANTASMA DI FLAMBEAU ha detto:

    Gli elementi di una lettera sono mittente, destinatario e messaggio.
    Eventualmente, a conoscerli, i com-mittenti.

    Mittente.
    https://www.maurizioblondet.it/il-vaticano-entra-in-alleanza-globale-con-rothschild-fondazione-rockefeller-e-grandi-banche-per-creare-un-great-reset/
    (In verità titoli e foto dicono già tutto. Mi potrei fermare qui.)

    Destinatario.
    https://www.ilsole24ore.com/art/perche-disuguaglianze-e-crisi-classe-media-spaccano-societa-AC6kQu7
    -Per gli economisti, la polarizzazione sociale è dovuta alla diffusione delle diseguaglianze sociali indotte dai processi di globalizzazione; per i sociologi, la polarizzazione sociale deriva dal restringimento delle classi medie in quasi tutti i Paesi occidentali-
    -Nel passato, quei perdenti si erano rivolti ai partiti socialdemocratici o cristianodemocratici, richiedendo un loro impegno redistributivo. Ora, si sono rivolti ai partiti nazionalisti, richiedendo un loro impegno a difenderne le identità (oltre che le condizioni sociali) minacciate.-
    -Insomma, per le democrazie di mercato, c’è poco da stare allegri.-

    (-Democrazie di mercato- ossimoro semplicemente perfetto: “democrazie” in cui comanda il Mercato.)

    Com-mittenti. (Forse. Da vecchie com-missioni.)
    https://www.marcotosatti.com/2020/09/08/open-society-di-george-soros-finanzia-i-gesuiti/
    (Provate a sommare e confrontare le cifre in fondo alla prima classifica con quelle della seconda. Formalmente scorretto, però rende fin troppo bene idea e realtà.)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Stati_per_PIL_(nominale)
    https://it.wikipedia.org/wiki/Persone_pi%C3%B9_ricche_del_mondo_secondo_Forbes
    -Secondo un rapporto del 2017 di Oxfam, i primi 8 miliardari possiedono una ricchezza combinata come la metà più povera della popolazione umana.-
    -Nonostante un mondo in lockdown, il numero di miliardari raggiunge il record: 2.755, cioè 660 in più dell’anno scorso. Secondo un rapporto di Oxfam del 25 gennaio 2021 le 1.000 persone più ricche del mondo hanno recuperato in appena nove mesi tutte le perdite che avevano accumulato per l’emergenza Covid-19; anzi l’86% di essi sono più ricchi di un anno fa. Insieme “valgono” 13.100 miliardi di dollari.-

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/01/20/disuguaglianze-oxfam-2-153-super-ricchi-possiedono-quanto-altri-46-miliardi-di-persone-mentre-il-50-piu-povero-ha-meno-dell1/5678835/
    -Un’élite di 2.153 Paperoni detiene una ricchezza superiore al patrimonio di 4,6 miliardi di persone, mentre alla metà più povera della popolazione resta meno dell’1%.-
    -(..) l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva a metà 2019 più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Ribaltando la prospettiva, la quota di ricchezza della metà più povera dell’umanità – circa 3,8 miliardi di persone – non sfiorava nemmeno l’1%.-

    Ovvero.
    Traducendo dal fuffese/dialetto neo-ecclesialese il senso di “produzione sostenibile”, “giustizia climatica”, “sostenibilità globale dell’economia”, ecc.ecc.ecc. aggettivando e can per l’aia fattore gesuita menando: il Primo Stadio (gli Eletti) non ci pensa proprio a redistribuire davvero la -sua- Ricchezza (rivedi numeri e proporzioni sopra).
    Ciò che vuol fare, che aveva progettato da ben prima e ha iniziato a porre in essere alla fine dello stallo obbligato (1989), è staccarsi dal Secondo (media borghesia) e dal Terzo (piccola borghesia ex-proletaria e classi lavoratrici occidentali, salite di qualche gradino grazie all’ascensore forzato dalla guerra fredda), dandoli in pasto al Quarto sempre più affamato (gli ex-colonizzati).
    Operazione non facile né indolore che, specie dopo il 2008, stava provocando pericolosi risvegli. Da qui la necessità di un booster potente, una dose definitiva che fosse anche anestetico di massa.
    Aggiungasi superomismo, maltusianesimo, mass media e intossicazioni tecno-luciferine da Potere, e si avrà un qualcosa che sta alle categorie politiche dell’800-‘900 come Bergoglio sta a un Pontefice della Chiesa Cattolica.
    (Se non fosse chiaro: vogliono rendere un’unica melma indistinta e innocua tutto ciò che sta sotto le lor Altezze. Dal sistema-Piramide al sistema-Olimpo. Chi proprio non può farne a meno si metta in costume coi pennacchi e rievochi vecchie battaglie. Però lo faccia in modo da non intralciare chi combatte oggi le guerre che decidono di domani.)

    PS. Notare -bene- le date. Negli e degli articoli.

  • MARIA MICHELA PETTI ha detto:

    Riconoscendo a tutti la libertà di distinguere, secondo la propria sensibilità, il sostenibile dal suo insopportabile contrario, con fondati motivi esprimo l’amara considerazione sul peso – per molti versi evidente ai più, pur se per ragioni diverse dalle mie – che di giorno in giorno diventa sempre più gravoso: l’insostenibilità dell’insostenibile…
    Punto di vista… soggettivo… meritevole di rispetto… O: no???
    Sulle “ipotesi” in materia di economia e correlati di recente formulazione non mi pare si registrino reazioni “imparziali” favorevoli. Anzi: mi sembra sia calato un silenzio assordante su “ricette” che si vendono come risolutive dei mali che affliggono la società e, in generale, sulla fase in declino di un profeta salutato sorprendentemente con favore insolito, al suo apparire sulle scene calcate con eccezionale piglio, persino da qualche storico che va per la maggiore e che aveva messo da parte la prudenza nel giudicare un “fenomeno” in corso d’opera. Anzi: ultimamente, avverto uno strano silenzio da parte di organi di informazione anche su fatti che, per mesi, avevano conquistato prime pagine di giornali – nelle edizioni cartacee e on line – e le aperture di TG che vantano un’audience a doppia cifra. Che il tempo abbia iniziato a far maturare un giudizio equilibrato???

  • Gabriele ha detto:

    Facile criticare e irridere una proposta o una tesi che non si condivide.
    Ma perché una critica sia valida dovrebbe anche essere propositiva e non solo distruttiva.
    Se le proposte di Francesco sono irrealistiche, mancano di concretezza e sono espressione di ideologie antiche e superate quale è la VOSTRA proposta?
    Gli squilibri sociali sempre più gravi sono un fatto (e un pericolo per la società). I limiti del libero scambio e della ricerca esasperata del profitto sono evidenti anche agli economisti più conservatori (vedasi la brexit). La crisi ambientale ed energetica è tale che nemmeno Trump può più negatla.
    Davanti a questi problemi oggettivi reali, drammatici ripeto quali sono le vostre proposte?

    • Enrico Nippo ha detto:

      Mi sembra una domanda ragionevole. ma per rispondere ragionevolmente occorre liberarsi dalla rabbia interiore.

    • Maria Cristina Ruffoli ha detto:

      Le nostre proposte sono semplicemente il Santo Vangelo: “cercate prima di tutto il Regno di Dio e la Sua giustizia, tutto il resto vi verrà dato in sovrappiù…”.
      Devota di La Salette

    • acido prussico ha detto:

      La mia proposta “definitivamente” risolutiva.
      Economicamente parlando e per il bene ultraterreno del Primo Attore e della Compagnia (considerando i frutti “spirituali” degli ultimi 8 anni).
      Extra omnes… Fuori… fuori tutti…
      Fuori Bergoglio, fuori i suoi gost-writers, i suoi maggiordomi e servitori….
      Che chiuda i battenti l’elefantiaca e sterile struttura della cosiddetta “chiesa”…
      Vedrà che “pulizia ambientale”, che “sostenibilità economica mondiale”, che “risparmio energetico” !!!!

  • don Z ha detto:

    Scusi PG, tra i vecchi obsoleti che hanno scritto Economy of Francesco , c’è anche il cattocomunista bolognese dossettiano e soprattutto protetto da RomanoProdi : Stefano Zamagni ? Quello che rischiò di esser sbattuto fuori dalla università perchè utilizzava le tesi di laurea degli studenti per scrivere libri , senza autorizzazione ? Salvato da Prodi miracolosmente ? Ripescato dall’oblio da Bergoglio e nominato Presidente della pontificia accademia delle scienze ? E come prima cosa ha invitato Jeffrey Sachs a farne parte ? Perfetto !

  • Economia domestica ha detto:

    Molti, molti anni fa alle scuole medie si insegnava economia domestica.
    Oggi si dovrebbe introdurre un nuovo insegnamento dal titolo ECONOMIA ENERGETICA.
    Se un padre di famiglia ha un posto di lavoro fisso perché dovrebbe attraversare due volte al giorno tutta la città per andare da casa al lavoro consumando energia preziosa ?
    Perché un condomino qualsiasi dovrebbe chiamare l’ascensore anche quando deve
    scendere, consumando energia preziosa ?
    E così via.

  • Il nostro Dio ha detto:

    Per favore, ricordiamoci che il nostro Dio è il Dio sconosciuto a cui gli Ateniesi avevano riservato un posto nel loro Areopago.
    IO STO CON SAULO DI TARSO.
    Gli altri dei ? Obsoleti, naturalmente.

  • Pissi pissi ha detto:

    Ricordiamoci però che dopo il Calvario e la Croce c’è stata la Resurrezione !
    Cristo è veramente risorto !