Perché la Fede, Oggi? Occore Scegliere, con la Luce o con le Tenebre.

18 Settembre 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Vitantonio Marasciulo, il direttore de Il Borgo di Monopoli, ci ha cortesemente inviato questa riflessione su un tema che ci accomuna tutti: la fede. Buona lettura, e buona riflessione.

§§§

Perché la fede?

Perché la fede? Perché è l’energia invisibile spirituale della vita stessa di una persona. Vedo in TV tanti programmi dedicati al cibo. Quante pietanze. Mi viene da pensare ad un passo del vangelo: “Non si può vivere di solo pane, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”. Del nutrimento dello spirito, che è poi l’essenziale, sono in pochi a parlarne.  Quant’anche una persona avesse ogni ricchezza materiale e non avesse la ricchezza dello spirito, come potrebbe orientare la sua realizzazione personale? Si verifica che lo Spirito Santo è al servizio della materia. Possibile questo rovesciamento? Il quesito fortemente attuale che gira sempre più frequente fra le labbra della gente è il seguente: “Nel male stavo e nel male rimango, sono deluso/a, non mi fido più di Lui e di chi lo rappresenta”. Ancora: “Non esiste Dio. Meglio vivere la vita come mi aggrada; faccio quello che voglio, il comandamento sono IO”.

Non ho la pretesa d’essere un illuminato e tanto meno di disporre della conoscenza biblica nella sua totale espressione. Sono semplicemente un credente e da credente sento la necessità di esprimere le mie convinzioni in ordine al mistero divino. Essere di Cristo equivale a vivere la Kenosis (svuotamento di sé stessi) di san Paolo memoria. Significa essere lucerna che ha bisogno ogni giorno di olio per farsi luce; essere fiore che ha bisogno d’essere innaffiato ogni giorno e di stare alla luce. Similmente l’anima deve essere purificata ogni giorno dallo spirito di Cristo e dunque deve essere allenata ogni giorno al silenzio della preghiera e dell’Eucaristia, allenamento che fa diventare performanti da guidare le coscienze dal piano dell’insicurezza al piano della sicurezza; dall’angoscia alla serenità. Ecco per conoscere Dio, il silenzio della preghiera è il luogo preferito, perché ci fa rientrare in noi stessi per conoscerci meglio in sua compagnia.  Il luogo per eccellenza per incontrarlo è l’Eucaristia, in cui Cristo si fa presente. Chiediamo al nostro parroco di educarci a vivere meglio l’Eucaristia. Lui saprà farcela vivere pienamente. Contro la pandemia generata da menti perverse l’antidoto è dunque la preghiera, il rosario, l’Eucaristia. Saranno più stringenti quando i tempi si faranno più duri.

Che cos’è la fede? La fede è un dono insito nel dono stesso della vita, quindi nessuno se lo può dare in automatico. Siamo nati in Cristo, che vive spiritualmente in noi, suo tempio. Lui è l’istruttore di “scuola guida”, noi disponiamo la macchina del nostro io, affianco Lui, per dotarci di valida patente ed essere abilitati a circolare per le strade della vita con il “cyborg” divino e non con il cyborg della nanotecnologia del transumanesimo ideato da Elon Musk di Tesla.  Quel “cyborg” è la scintilla divina che crea l’uomo nuovo. E’ difficile trovare un uomo che nella sua vita non abbia avvertito dentro di sé quel fuoco che ti spinge ad amare e d’essere amato; ad avvertire la nostalgia della gioia, della felicità, della pace. Oggi quel fuoco è presente, ma è tenuto vivo da pochi, perché soffocato com’è dal materialismo modernista. L’effetto è che siamo diventati zombie, fantasmi ambulanti, massa e dunque acefali in mano ai demiurghi del male. L’effetto è che il mondo è diventato una polveriera e l’uomo si è trasformato in dio di sé stesso e l’anarchia della confusione e dei valori ha preso piede. Sconcerta constatare a che livello siamo scesi con Cristo messo all’angolo. Per i credenti, più Cristo viene messo all’angolo, più prende vigore nel proprio cuore. Dio con la croce e risurrezione di Cristo ha voluto liberarci dal peccato che tiene schiavo l’uomo, lo soffoca, lo disunisce, lo distrugge. Quel sangue versato sulla croce e sulla via della croce è per noi fonte di salvezza, perché libera l’uomo dal male, gli dona gioia di vivere, pace, letizia, occhi puri, umiltà, fratellanza in nome però di un solo Dio manifestato da Gesù Cristo. Non di fratellanza con tanti dii per sposare poi la religione mondiale dell’umanesimo, progetto che a tutt’oggi sta andando avanti.

Sempre fede? Immaginate: se il Signore, sebbene fosse innocente, avesse reagito con la forza alla sentenza di morte, e poteva farlo, essendo Figlio di Dio per evitare la morte; ma lui ha scelto di morire per risorgere. La risurrezione testimonia che Gesù Cristo è cosciente d’essere figlio di Dio, non un semplice profeta o illuminato come lo vogliono far passare oggi per meglio seminare il fumo di satana di san Paolo VI memoria.  Con la risurrezione Cristo è una sola cosa col Padre e con lo Spirito Santo e ha ucciso il peccato che deforma l’uomo, sua creatura.  Ci ha indicato quindi che la via da seguire è vivere in comunione con Lui. Quando una persona si slega da quella unione non può far nulla da sé. Diventa preda delle mode, delle ideologie, del conformismo, del materialismo. Lui stesso si fa dio, quando invece siamo fatti non di materia ma di spirito Divino, che è amore e dunque non siamo creati per vivere gli uni contro gli altri, che fa soffrire, che fa vivere il limite finito dell’uomo, che può portare alla morte. La persona invoca aiuta perché ha sperimentato la vita e vuole vivere ancora. Il cristiano invoca Cristo per condividerne l’esperienza della resurrezione e poter vivere in pace sulla terra; in pace con sé stesso e con gli altri. La croce oggi non la sposa quasi più nessuno, perché sono pochi quelli disposti a fare sacrifici, cioè a rendere sacra la propria persona.

Con la croce Cristo invita l’uomo a non rimanere inchiodato al Venerdì Santo. C’è tanta gente che per tutta la vita cova odio, senso di colpa, rabbia, rancore, eccetera. La croce di Cristo ci insegna e ci invita al perdono, ci insegna e ci invita alla pazienza; ci insegna e ci invita a non giudicare. Alla scuola della croce si impara ad amare sè stessi e il prossimo, altrimenti la vita diventerebbe una catena di odio e non onoreremmo appunto la croce che è Amore, reso tale fino allo spargimento di sangue. Da quelle legna bagnate di sangue Cristo non ha detto “ve la farò pagare”. Non ha condannato le sue creature che lo hanno giudicato, ma ha perdonato. Ha perdonato l’umanità, quella di quel momento, quella di ieri, quella di oggi, quella di sempre. Non ha giudicato i suoi aguzzini, ma li ha colmati di benedizione d’amore: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Ci invita dunque a fare lo stesso: non condannare e non giudicare e di essere lieti e puri di cuore, per vivere in saggezza divina il dono della vita.

Vivere nella fede. Il Padre della vita ha fatto il Creato, lo ha affidato all’uomo; ha illuminato il tutto con la luce dell’uomo-Dio, suo Figlio. Per questo sa nella sua onnipotenza, come la sua creatura deve vivere per essere come Lui armonia, amore, bellezza: liberarlo dalla schiavitù del peccato, per mezzo di Cristo che non è un profeta o un semplice illuminato, ma è figlio di Dio, risuscitato da morte. Pensate: se non ci fosse stata la risurrezione e Cristo fosse un impostore, non ci sarebbe stata neanche la luce del creato: il cielo si sarebbe fatto buio: niente sole, niente aria che respiriamo, niente luna, niente stelle. Senza la luce non c’è vita sul creato. Senza la luce dello spirito di Dio non c’è vita per l’anima dell’uomo. Il Padre della Vita ha fatto il mondo per mezzo di lui e con lui, non avrebbe senso il creato senza Cristo Gesù, sarebbe già scomparso, distrutto, finito in cenere per mano delle forze del male, piega che il mondo di oggi ha intrapreso più che mai.

 

Forza della fede! Senza la croce l’uomo non può sperimentare la risurrezione. Avviene quando attraversiamo il dolore in sua compagnia. Già attraversare il dolore, non evitarlo, come spesso chiediamo nelle preghiere. Perché la sofferenza ci forma se vissuta con Cristo. L’automatico non ci forma. Alla fine della salita sperimentiamo la risurrezione. Attraversare il dolore è chiedere a Dio di darci forza, di entrare in quel male e trasformarlo in bene: questa è risurrezione. La risurrezione la si sperimenta ogni volta che riusciamo a superare i conflitti interiori, che le paure e le ansie convivino senza che le stesse ci sopraffacciano. Resurrezione è quanto non diamo spago a chi ci vuol far del male. Ma perdonare in nome della croce, “perché non sanno quello che fanno”. Resurrezione è vivere nell’umiltà.  E’ ascoltare l’altro col cuore. E’ risurrezione in ogni bambino che viene al mondo. Quando doniamo agli altri la gioia di Cristo e di Maria, con un sorriso, con un servizio di aiuto, soprattutto a chi è nel bisogno. E’ quando c’è amore fra gli uni e gli altri. E’ risurrezione quando non alimentiamo l’odio nelle famiglie, ma portiamo la pace. E altro ancora.

Assenza di fede! Non c’è risurrezione per chi segue le mode; chi si fa bere il cervello dalla TV, da internet, dai quotidiani e dai periodici tutti uniti a suonare lo stesso copione per fare sistema e per essere prepotenza istituzionalizzata in nome di una perversa cabina di regia mondialista, entro la quale vi è il nostro Draghi: “Non vaccinarsi equivale a morire”. Per passare poi allo strumento ricattatorio del green pass. E che dire poi della new age, della religione universale umanitaria, del panteismo, delle ideologie, del dio denaro, dove Gesù Cristo è buttato fuori. “Occorre decidersi prima che sia troppo tardi”, ha affermato ultimamente la Madonna nei messaggi ai veggenti a Medjugorje.

Occorre dunque decidersi da che parte stare: con Cristo o con l’anticristo, con la luce o con le tenebre. Non ci sono vie di mezzo. Prima che sia troppo tardi, pena il rischio totale di perdita della libertà, in cui l’uomo da immagine di Dio, scadrebbe in immagine tecnologica e cibernetica in nome dell’onnipotenza malata di quei pochi miliardari che comandano il mondo, il cui potere si è fatto superiore ai governi, attraverso i quali governa e controlla il mondo e sottomette le istituzioni mondialiste. Vero Draghi, vero Mattarella? Che alla fine il cuore immacolato di Maria trionfi insieme ai suoi apostoli dell’amore. Non praevalebunt.

Vitantonio Marasciulo

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33 commenti

  • Slave of JMJ ha detto:

    Father Altman and Mel Gibson speak at Coalition for Cancelled Priests event in Chicago:

    https://www.canceledpriests.org/fr-altman-mel-gibson-speak-hard-truth-to-chicago-and-to-the-bishops/

  • Enrico Nippo ha detto:

    Una interessantissima poesia zen recita:

    “Ora che la mia casa è bruciata,
    posso finalmente vedere la luna”.

    A buon (ma proprio buon-buon-buon) intenditor…

  • Enrico Nippo ha detto:

    Stimolato dall’articolo di Marasciulo, sono andato in cerca di frasi sulla fede, e ne ho trovate un paio che, manco a dirlo, saranno giudicate sataniche o giù di lì, ma che invece, a mio parere, presentano un certo interesse.

    Le propongo sperando che nessuno di chi le legge abbia pronte le fascine di legna su cui farmi ardere per purificarmi dall’eresia.

    La fede che non dubita non è fede.
    (Miguel De Unamuno)

    Io non credo in chi parla agli altri della propria fede, specialmente se a scopo di conversione. La fede non ammette parole. Bisogna viverla e solo allora potrà accadere che si propaghi da sé.
    (Mahatma Gandhi)

    Confido nella profooooonda pietà di chi ha la verità in tasca.
    😲

    • miserere mei ha detto:

      Nessuna scomunica, ma -sottovoce- una certezza.

      La fede è un dono di Dio accettato da chi lo riceve.
      Non è un mio prodotto, ma chiede un mio contributo.
      Se mi rifiuto, Dio c’è lo stesso e la Sua volontà resta quella, anche se la mia desidera altro e punta altrove.

      La fede non è andare/radunarsi dove si parla di Dio, o ascoltare/leggere la Parola di Dio. Non è nemmeno aggregarsi a una comunità in nome di Dio per stare attorno alle cose di Dio.

      La fede è un fidarsi affidato, un abbandono, anche se c’è la croce (differenza sostanziale con ogni altro credo), vivendo la prova come prova, che ti setaccia e non come un castigo: perché Chi mi mette alla prova mi ama ed è morto per me.
      La fede cristiana è un po’ tutto questo e non si presta a semplificazioni, nemmeno alle simpatiche frasi celebri che in sé sono pure vere, ma sembra poco vero il dirle a se stanti, con pretese apodittiche.

      Anche quello mi pare un po’ una “verità in tasca”, da esibire, senza che poi dica veramente quale fede e la fede cristiana. Mi sembrano più belle frasi di uomini.
      Ma pur ribadendo che gli uomini sono coloro che dicono un sì decisivo (per se stessi e indirettamente per coloro che incontrano), Dio prosegue lo stesso ad essere Dio, mentre noi possiamo persino sentirci dei padreterni, ma a tempo determinato e -in ultimo-con cocenti disillusioni senza una vera conversione personale e non predicata tale.

    • Dubbi Ecclesiali ha detto:

      La migliore spiegazione di cosa sia la fede, alla fine, ce l’ha data San Paolo: “sostanza di cose sperate”.
      Io sono Cristiano perché, prima di tutto, spero che il Vangelo sia vero con tutto il mio cuore, che Gesù Cristo è il Logos divino ed è risorto dai morti.
      Che Dio, o l’Uno, o la Monade, o l’Assoluto, o Allah, o Brahman, o perfino Illuvàtar (per chi conosce la meravigliosa mitologia di Tolkien) “esista” non c’è alcun dubbio: dubito molto più della realtà materiale e di me stesso che dell’origine di tutte le cose, la quale necessariamente deve esserci e su cui tutte le grandi tradizioni metafisiche concordano.
      Però quello che SPERO è Gesù Cristo. Perché solo Cristo ha dato dignità ai miserabili, reso visibili gli invisibili, e trasfigurato la sofferenza umana da qualcosa di odioso nella più grande possibilità di maturazione interiore di cui disponiamo. Se Cristo non è risorto dai morti, allora il Vangelo non mi serve, e questo lo dico sempre con Paolo.
      Enrico Nippo crede ingenuamente di scandalizzare, ma il fatto che la fede debba essere vissuta e non primariamente discussa in termini apologetici è un concetto che si ritrova in tutti i santi, non c’è bisogno di andare molto lontano e ha ovviamente origine dalle parole del Cristo stesso.
      In quanto allo svuotamento, non vuol dire che dobbiamo smettere di essere ciò che siamo – quello è l’annichilimento individuale delle religioni orientali – ma che ciò che siamo deve essere messo a disposizione del messaggio Evangelico, idealmente in maniera perfetta di modo che la volontà personale sparisca (ma solo i santi ci riescono).

      • Enrico Nippo ha detto:

        “Enrico Nippo crede ingenuamente di scandalizzare”,

        Strano meccanismo mentale che induce ad individuare uno scandalizzatore in chi cerca soltanto, per così dire, di allargare la visione su di un certo argomento, in questo caso la fede che, a parere del sottoscritto, non si può liquidare in quattro e quattr’otto a mezzo definizioni che si limitano a dire ciò che la fede é ma non possono giungere a stabilire esaustivamente ciò che la fede non è.

        Chi può comprendere tutte le sfumature della fede in un’anima?

        Le implicazioni riguardanti la fede sono davvero insondabili perché riguardano ogni singola anima che nessuno può scandagliare in profondità.

        Non basta ripetere la dottrina scritta, la quale, per quanto vera per chi ci crede, rappresenta un limite proprio perché scritta.

        Nessuna dottrina scritta può abbracciare tutte le possibilità e le peripezie di un’anima, la cui essenza trascende il pensiero e la parola.

        • Dubbi Ecclesiali ha detto:

          Il Cristiano è uno che crede in Cristo risorto dai morti, non in una dottrina scritta. I vangeli sono stati scritti dopo, come testimonianza ai posteri dell’accaduto. La fede Cristiana è fede in un evento, un qualcosa che è successo e che è in svolgimento nella storia, quindi da quel punto di vista si può definire eccome. Come suo solito lei scambia la confusione mentale, sia vissuta che indotta negli altri, per illuminazione.

          • Enrico NIppo ha detto:

            Il Cristiano può credere in Cristo perché lo apprende dal Vangelo che è una Scrittura, quindi crede prima di tutto in ciò che è scritto “di” Cristo. E tra il Cristo scritto e il Cristo in Sé corre un abisso che soltanto in pochissimi sono stati in grado di colmare.

            Le ho già fatto notare che uno che si appella DUBBI ECCLESIALI non ha i numeri per rilevare la (presunta) “confusione mentale” degli altri.

          • miserere mei ha detto:

            Il nome di Gesù significa DIO SALVA.
            L’ha detto anche la Madonna apparendo a La Salette.
            Quel che sappiamo di Gesù, è stato annunciato prima di Gesù nell’Antico Testamento (l’ha detto anche Gesù, in Gv 5,38-47), della cui legge Gesù non ha modificato un solo iota. Poi l’ha detto la Chiesa annunciando Gesù nel vangelo e negli altri scritti, nella Tradizione e nelle apparizioni (infatti a La Salette si parla del dolore in cielo per la sorte del terzo comandamento).
            La fede è un ricevere continui stimoli (il mondo non esisterebbe nemmeno senza la santa messa: così Padre Pio) e poi lasciarsene interpellare fino a convertirsi, cioè a cambiare le nostre priorità e i nostri gusti per fare la volontà del Padre. Poi c’è chi gioca con le traduzioni, per esempio finendo col pensare che Dio ci possa abbandonare nella prova, quando è l’uomo a volgere le spalle a Dio, specialmente nella prova.
            Quindi la fede cristiana non è risolvibile in conoscenze, ma deve farsi vita perdendo la mia per abbandonarsi alla provvidenza. Questo non sta dentro delle frasette prese dalle altre culture e religioni, per il semplice motivo che nonn è la frasetta a salvare e nemmeno l’uomo: è Gesù. Lui è “Dio salva”. E basta. Lo fa dalla croce e la Beata Vergine, una creatura, corredime avendo iniziato a credere dal fiat dell’incarnazione.

          • Enrico Nippo ha detto:

            “della cui legge Gesù non ha modificato un solo iota”.

            Ma allora che significa “non sono venuto ad abolire ma a compiere”?

            Compiere significa perfezionare. E si perfeziona ciò che è imperfetto. La Legge era imperfetta.

            “Avete inteso … ma Io vi dico”.

          • miserere mei ha detto:

            Bravo Enrico Nippo! Vedi che cominci a capire?
            La fede non è “ruminare la Parola”, non è “Sola Scriptura”. Non è il ricevere una nozione. Perché così i ruminanti finirebbero con il trovare la frasetta ad effetto che fa comodo, come con Ghandi o qualche altro santone qua e là tra le fedi. La fede non è nemmeno “capire tutto”, soprattutto se quel che “capiamo” non è quel che ci piace (la croce). La fede è percepita nel silenzio dell’io, nell’abbandono dell’io per affidarsi al Dio che ha dato compimento pieno alla Rivelazione portandola oltre le pretese umane di appropriarsene secondo le logiche mondane. La croce è stoltezza e debolezza per intelligenti e sapienti. E’ scandalo, ma non toglie nulla al decalogo, che costituisce gli anticorpi messi da Dio per darsi una legge. “MA IO vi dico” è la croce. Sconfigge la morte, apre la via al Regno dei cieli, chiede purezza di cuore per vederlo e la porta per entrare è stretta. C’è solo quella. Quando un bimbo piange non si capisce perchè dalle sue parole, ma dallo stargli vicino, restando lì, finchè decodifichiamo se è fame, sonno, bruciore, i dentini, qualche spavento… Non gli spieghiamo nulla, ma lo accudiamo e lo coccoliamo. Al bimbo che piange la frasetta non serve a nulla, nè la mamma e il papà amano con le frasette… Ecco, la fede chiede di stare con Gesù oltre le frasette. Specialmente in croce.

        • Enrico Nippo ha detto:

          MISERERE MEI,

          non posso condividere la sufficienza con cui lei liquida le “frasette ad effetto” che non rientrano nella visione cristiana e quindi, in un modo o nell’altro, danno fastidio e vengono cestinate a priori.

          Ritengo che ogni frase pronunciata da chicchessia abbia un contenuto da prendere in considerazione per poi, in un secondo tempo, e dopo averlo compreso, prenderne eventualmente le distanze.

          Del resto se “le frasette non servono a nulla” si può immaginare a cosa servono i torrenti di frasi che sommergono questo blog e non solo.

          • miserere mei ha detto:

            Caro Enrico, non mi faccia il permaloso.
            A volte l’accusa ritorna su chi la muove, perché lei non disdegna la frasetta di altre culture per far sentire un po’ sciocchino -mi passi il termine- chi è cristiano.
            Se si arrabbia per così poco mi sa che il suo oriente non arrivi al Giappone, ma alle scaramucce tra bergamaschi e bresciani. Lo scrivo da ambrosiano, avendo udito oggi a messa il vangelo di Giovanni che parla di Nicodemo.
            Un bravo sacerdote di questa sgangheratissima e decadente diocesi ha ben tratteggiato il cammino di fede del fariseo Nicodemo, un maestro tra i suoi. Desideroso di parlare con Gesù, tanto da non dormirci, fatica a comprenderne le risposte, mescolando piano materiale e spirituale. Gesù glielo rispiega meglio, Nicodemo è ancora in difficoltà.
            Allora Gesù afferma se stesso quale testimone attendibile, certificato e veritiero della Rivelazione.
            Gesù è disceso dal cielo. Etc Etc.
            Ripeto: non è questione di mancanza di rispetto verso nessun “maestro”, da Nicodemo a Ghandi. E’ che Nicodemo ha dovuto stare per capire. Sotto la croce lui c’era, non si nascose più, concorrendo alla sepoltura del Cristo morto. Che è poi quello che ha scritto lei, Enrico, citando Ghandi. Ma non è merito di Ghandi dire la verità. E’ merito di Nicodemo starci dentro, presso la croce. Il resto è solo un più o meno elegante bla bla.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Che le debbo dire?

            Mi sembra di cogliere nel suo intervento un certo campanilismo per il quale, gira che ti rigira, la medesima verità è “più vera” se la dice un cristiano. Insomma, Nicodemo batte Ghandi 1 a 0. E non c’è VAR che tenga. 😄

            Le assicuro che non mi sono affatto “arrabbiato”. Questi scambi di “eleganti bla bla” sono per me un piacevole gioco che non mi cambia la vita né, tanto meno, vuole cambiarla agli altri. E questo, l’ho imparato proprio dal Giappone.

            Questa vita è un sogno che prima o poi finisce e tutto quello che facciamo e diciamo non può essere che un un sogno nel sogno.

            Con sincera cordialità.

        • Abate Busoni ha detto:

          Non credo non conosca il significato del verbo “compiere”, mi chiedo pertanto perché darne un’interpretazione tanto (volutamente) distorta?

          • Enrico Nippo ha detto:

            Perché si è bloccato?

            “Compia” il suo intervento esponendo il significato di “compiere”.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    La fede è un dono. Se costa tanta fatica che dono è ?

  • Acido prussico ha detto:

    La Fede non è la melassa appiccicosa predicata dai microfoni delle parrocchie dei preti moderni. Cristo non ha detto “voi siete il miele”. Ha detto “voi siete il sale e la luce del mondo”.
    La Fede non è “lo svuotamento di sé stesso” tanto apprezzato da qualche “teologo” sincretico orientaleggiante per barcamenarsi in questo canile terrestre.
    La Fede è una VIRILE costruzione mentale di Verità (ma oggi è un brodetto sciapo distribuito dalla Vatican Fast Food).
    La Fede è -secondo teologi di altri tempi con gli zebedei – il “Credere Deum, Credere Deo, Credere in Deum…”. Semplice virile credenza per accomiatarsi da questo mondo e guadagnarsi una cuccia celeste definitiva.
    A proposito di questa bi-locazione (terra-cielo) oggi ho sentito questa affermazione “vera” e ve la offro.
    “Nell’inferno si sta tanto, tanto male che perfino i diavoli se ne sono scappati. Sono emigrati sulla terra ed ora beati e giocosi si riempiono la panza di laici e chierici.”

    • Enrico Nippo ha detto:

      Ehilà!, ACIDO P.

      Come va il morale? Vedo alla grande!
      Ne sono contento!

      Ma … la fede come “costruzione mentale”?

      A me sembra proprio il contrario!

      Ogni “costruzione” toglie l’aria!

      Un saluto.

  • stefano raimondo ha detto:

    Riflessioni pertinenti, congrue rispetto al periodo che stiamo vivendo. Ringrazio chi ha scritto l’articolo.

  • Rosa ha detto:

    ​Il quesito del giorno: ma San Tommaso D’Aquino, il Dottore Angelico, ha lasciato testi poetici da lui composti, oltre il corpus inerente l’apologetica?

    • Acido prussico ha detto:

      …. eccoti servita.

      • Rosa Rita La Marca ha detto:

        Storia
        Fu composto da Venanzio Fortunato (530-607) [1]e poi ripreso da San Tommaso d’Aquino, per incarico di papa Urbano IV, per la liturgia della solennità del Corpus Domini, istituita ad Orvieto nel 1264 in seguito al cosiddetto “miracolo di Bolsena” dell’anno precedente.[2].
        Fonte: Wikipedia.

        • ex : ha detto:

          Non nego che sia così (non lo so), ma garantirlo sulla “parola” di Wikipedia… fa correre il rischio di non crederci.

          • ex : ha detto:

            Tra l’altro la Treccani online, che contrariamente a Wikipedia è una vera enciclopedia, attribuisce l’inno a San Tommaso:
            https://www.treccani.it/enciclopedia/tantum-ergo_%28Enciclopedia-Italiana%29/

            Altre fonti dicono che “le parole di apertura ricordano un altra famosa sequenza latina (Pange lingua gloriosi proelium certaminis) di Venanzio Fortunato”:
            https://it.ert.wiki/wiki/Pange_Lingua_Gloriosi_Corporis_Mysterium

            “Ricordano” dunque. Insomma, dire che l’autore del Pange Lingua di San Tommaso è Venanzio Fortunato, è come dire che l’autore della Cantica dell’Inferno di Dante Alighieri è Virgilio, in quanto alcune parti della Cantica “ricordano” L’Eneide dell’autore latino.

          • Rosa Rita La Marca ha detto:

            Argumentum ad personam
            Il soggetto B rinfaccia a A di non essere credibile per via di una propria caratteristica personale.

            Il focus della discussione viene spostato dall’argomento principale alla persona. Non si tratta di insultare o prendere in giro l’interlocutore che fa una certa affermazione, ma di sminuire la sua affermazione perché detta da lui non è credibile.

            Chi usa questa fallacia si aspetta una di queste 2 reazioni:

            La vittima attacca a sua volta diventando scortese passando dalla parte del torto;
            La vittima si ritira per non essere messa alla berlina.

            Non so lei, uomo o donna che sia, rispetto a chi o quale evento o situazione si sia appellato “ex”. Sotto un mio commento, desidero che non saprei a chi destinare la mia fantasia.

          • ex : ha detto:

            A La Marca,
            se avrà la bontà di far comprendere ad un intelletto limitato quale è il mio (visto che mi pare si sia riferita al mio nickname), che cosa desidera, sarò ben lieto di accontentarla. Le chiedo cioè di decriptare il suo scritto. E per aiutarla le chiedo:

            Chi è A, e chi è B?
            Qual è la caratteristica personale di A, per la quale B gli rinfaccia di non essere credibile?
            Chi sposta «il focus della discussione » dall’argomento principale alla persona, e chi è questa persona?
            «…insultare o prendere in giro l’interlocutore che fa una certa affermazione, ma di sminuire la sua affermazione perché detta da lui non è credibile»: chi è costui che si comporta in modo così riprovevole?
            Chi usa “fallacie”?
            Chi è la vittima che secondo il fellone che usa la fallacia dovrebbe avere una di quelle due reazioni da Lei descritte?

            Non che m’interessi molto, ma visto che si è rivolta a me…

            Infine le dico che non mi sono «appellato “ex”», ma che “Ex:” è il mio nickname, che ho sempre usato in tutti gl’interventi che ho fatto in questo Blog, non l’ho tirato fuori in occasione della risposta al suo commento; e sui nickname non c’è proprio niente da indagare.
            L’ultimissima sua frase poi… be! E’ da decriptare anche quella.

            Ma a parte tutto, cosa c’entra tutto questo con lo stabilire (attraverso le fonti citate od anche altre) chi è l’autore del Pange Lingua di San Tommaso d’Aquino?

        • Rosa Rita La Marca ha detto:

          “Ognuno diventa poeta, anche se prima era privo di ispirazione, quando Amore lo tocca”
          Platone
          Per tale ragione ho posto il quesito contro San Tommaso, propendendo più per una ruberia da parte di un altro Santo, toccato da Amore.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    La fede: più che mai oggi, unica “stella” che brilla di luce propria, unica forza interiore nel destreggiarsi nel “vicolo cieco” (simboleggiato al Tape#5 di mons. Viganò) in cui siamo finiti, perché «è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede» (Eb 11,1) e nella battaglia spirituale, rivestiti dell’“armatura di Dio”, è lo “scudo” che aiuta a spegnere “tutti i dardi infuocati del maligno”. (cfr. Ef 6,10-20)
    È il dono che si fa virtù per l’uomo che, difendendolo e coltivandolo alla luce della Verità rivelata e tramandata dalla Chiesa, ad Essa obbediente, orienta le proprie azioni in un rapporto di fiduciosa – anche se non senza sforzi – adesione alla volontà di Dio, per arrivare «fino là in cima, dove c’è la Croce…».(Trilussa) Lottando, innanzitutto, come non mai, per conservarla integra pur nella difficoltà odierna di non riuscire a distinguere una linea chiara di orientamento nel Magistero, che in fondo altro non sarebbe se non la traduzione del mandato affidato a Pietro di “confermare i fratelli nella fede”.

  • Occorre fare attenzione ha detto:

    Alcuni giorni or sono , Aldo Maria Valli, nel suo blog DUC IN ALTUM pubblicava la recensione di un serissimo libro scritto da un’autore cattolico americano in cui si ricostruiva tutta la vicenda di Medjugorje e si esprimevano seri dubbi sulla sua origine divina. Non si è detto costantemente che satana è in grado di trasformarsi in angelo di luce ?

  • Il Matto ha detto:

    “Essere di Cristo equivale a vivere la Kenosis (svuotamento si sé stessi)”.

    Esattissimamente!

    Un lavorone, un’impresa, un’avventura, anche un pericolo.

    Un distinto saluto

    • Luciano Motz ha detto:

      Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. E’ come tentare di fare il triplo salto mortale, pochi ci riescono.

      • Briciola ha detto:

        Il vero problema consiste nel fatto che la maggioranza della popolazione non si ricorda neppure più che si debba fare il triplo salto mortale .