Mons. Viganò Commenta il Motu Proprio “Traditionis Custodes”.

31 Luglio 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e volentieri pubblichiamo il testo e il video dell’arcivescovo Carlo maria Viganò relativo al Motu proprio Traditionis Custodes. Buona lettura, e buona visione.

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LAPIDES  CLAMABUNT

Dico vobis quia si hii tacuerint, lapides clamabunt.

Lc 19, 40

Traditionis custodes: questo è l’incipit del documento con il quale Francesco cancella d’imperio il precedente Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. Non sarà sfuggito il tono quasi canzonatorio della ampollosa citazione di Lumen gentium: proprio nel momento in cui Bergoglio riconosce i Vescovi come custodi della Tradizione, chiede loro di impedirne l’espressione orante più alta e sacra. Chi cerca di trovare nelle pieghe del testo un qualche escamotage per aggirarlo sappia che la bozza fatta pervenire alla Congregazione per la Dottrina della Fede per la revisione era estremamente più drastica del testo finale: una conferma, se mai ve ne fosse stato bisogno, che non sono state necessarie particolari pressioni da parte dei nemici storici della Liturgia tridentina – ad iniziare dagli eruditi del Sant’Anselmo – per convincere Sua Santità a cimentarsi in ciò che gli riesce meglio: demolire. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant.

Il modus operandi di Francesco

Francesco ha sconfessato ancora una volta la pia illusione dell’ermeneutica della continuità, affermando che la coesistenza tra Vetus e Novus Ordo è impossibile perché questi sono espressione di due impostazioni dottrinali ed ecclesiologiche inconciliabili. Da un lato vi è la Messa Apostolica, voce della Chiesa di Cristo; dall’altro la “celebrazione eucaristica” montiniana, voce della chiesa conciliare. E non è, questa, un’accusa pur legittima mossa da chi esprime riserve sul rito riformato e sul Vaticano II; ma un’ammissione, anzi una orgogliosa affermazione di appartenenza ideologica da parte dello stesso Francesco, capo della fazione più estremista del progressismo. Il suo duplice ruolo di papa e di liquidatore della Chiesa Cattolica gli permette da un lato di demolirla a colpi di decreti e atti di governo, dall’altro di usare del prestigio che la sua carica comporta per instaurare e diffondere la nuova religionesulle macerie di quella vecchia. Poco importa se le modalità con cui egli agisce contro Dio, contro la Chiesa e contro il gregge del Signore sono in stridente conflitto con i suoi appelli alla parresia, al dialogo, al costruire ponti e non erigere muri: la chiesa della misericordia e l’ospedale da campo si rivelano vuoti artifici retorici, quando a beneficiarne dovrebbero essere i Cattolici e non eretici o fornicatori. In realtà, ognuno di noi sa bene che l’indulgenza di Amoris laetitia nei riguardi dei pubblici concubinari e degli adulteri sarebbe ben poco immaginabile verso quei “rigidi”, contro i quali Bergoglio scaglia i suoi strali appena ne ha l’occasione.

Abbiamo compreso tutti, dopo anni di pontificato, che le ragioni addotte da Bergoglio per declinare un incontro con un Prelato, un politico o un intellettuale conservatore non valgono per il Cardinale molestatore, il Vescovo eretico, il politico abortista, l’intellettuale globalista. Vi è, insomma, una palese differenza di comportamento, dalla quale si può cogliere la parzialità e partigianeria di Francesco a tutto vantaggio di qualsiasi ideologia, pensiero, progetto, espressione scientifica, artistica o letteraria che non sia cattolica. Tutto ciò che anche solo vagamente rievoca alcunché di cattolico sembra suscitare nell’inquilino di Santa Marta un’avversione a dir poco sconcertante, non fosse che in ragione del Soglio sul quale egli sta assiso. Molti hanno rilevato questa dissociazione, questa sorta di bipolarismo di un papa che non si comporta da Papa e non parla come un Papa. Il problema è che non ci troviamo dinanzi ad una sorta di latitanza del Papato, come potrebbe avvenire in presenza di un Pontefice malato o molto anziano; ma di un’azione costante, organizzata e pianificata in senso diametralmente opposto all’essenza stessa del Papato. Non solo Bergoglio non condanna gli errori del tempo presente – non lo ha mai fatto! – ribadendo con forza la Verità cattolica, ma si adopera attivamente a divulgarli, a farsene promotore, a incoraggiarne i fautori, a diffonderne le massime e ad ospitarne in Vaticano gli eventi, mentre mette a tacere quanti quegli errori li denunciano. Non solo non punisce i Prelati fornicatori, ma li promuove e li difende addirittura mentendo, mentre rimuove Vescovi conservatori e non dissimula il fastidio per gli accorati appelli dei Cardinali non allineati al nuovo corso. Non solo non condanna i politici abortisti che si proclamano cattolici, ma interviene per impedire che la Conferenza Episcopale si pronunci a tal proposito, contraddicendo quel sentiero sinodale che sull’altro versante gli consente di avvalersi di una minoranza di ultraprogressisti per imporre la propria volontà alla maggioranza dei Padri sinodali.

La costante di questo atteggiamento, rilevabile nella sua forma più sfrontata e arrogante in Traditionis custodes, è la duplicità e la menzogna. Una duplicità di facciata, ben inteso, quotidianamente sconfessata da prese di posizione tutt’altro che prudenti a favore di una parte ben precisa, che per brevità possiamo identificare con la Sinistra ideologica, anzi con la sua evoluzione più recente in chiave globalista, ecologista, transumana e LGBTQ. Siamo giunti al punto che anche le persone semplici e poco addentro alle questioni dottrinali hanno compreso che abbiamo un papa non cattolico, quantomeno nel senso stretto del termine. Questo pone dei problemi di natura canonica non indifferenti, che non sta a noi risolvere ma che prima o poi andranno affrontati.

L’estremismo ideologico

Un altro elemento significativo di questo pontificato, portato alle estreme conseguenze con Traditionis custodes, è l’estremismo ideologico di Bergoglio. Un estremismo che è deplorato a parole quando riguarda altri, ma che si mostra nella sua espressione più violenta e spietata quando è lui stesso a metterlo in pratica contro i sacerdoti e i laici legati al rito antico e fedeli alla Sacra Tradizione. E mentre nei riguardi della Fraternità San Pio X egli si mostra disposto a concessioni e a rapporti di “buon vicinato”, verso i poveri sacerdoti e fedeli che per mendicare una Messa in latino devono sopportare mille umiliazioni e ricatti non mostra alcuna comprensione, alcuna umanità. Questo comportamento non è casuale: il movimento di Monsignor Lefebvre gode di una propria autonomia e indipendenza economica, e per questo non ha motivo di temere ritorsioni o commissariamenti da parte della Santa Sede; mentre i Vescovi, i sacerdoti e i chierici incardinati nelle Diocesi o negli Ordini religiosi sanno che su di loro grava la spada di Damocle della rimozione, della dimissione dallo stato ecclesiastico, della privazione degli stessi mezzi di sussistenza.

L’esperienza della Messa Tridentina nella vita sacerdotale

Chi ha avuto l’opportunità di seguire i miei interventi e le mie dichiarazioni, sa bene quale sia la mia posizione sul Concilio e sul Novus Ordo; ma sa anche quale sia la mia formazione, il mio curriculum al servizio della Santa Sede e la mia presa di coscienza relativamente recente a proposito dell’apostasia e della crisi in cui ci troviamo. Per questo motivo, tengo a ribadire la mia comprensione per il percorso spirituale di coloro che, proprio a causa di questa situazione, non possono o non sono ancora in grado di compiere una scelta radicale, come ad esempio celebrare o assistere esclusivamente alla Messa di San Pio V. Molti sacerdoti scoprono i tesori della veneranda Liturgia tridentina solo nel momento in cui la celebrano e se ne lasciano permeare, e non è raro che l’iniziale curiosità verso la “forma straordinaria” – certamente affascinante per la solennità composta del rito – si muti presto nella consapevolezza della profondità delle parole, nella chiarezza della dottrina, nella ineguagliabile spiritualità che essa fa nascere e alimenta nelle nostre anime. Vi è un’armonia perfetta che le parole non possono esprimere, e che il fedele riesce a comprendere solo in parte, ma che toccano il cuore del Sacerdozio come solo Dio sa fare. Lo possono confermare i miei Confratelli che si sono avvicinati all’usus antiquior dopo decenni di obbediente celebrazione del Novus Ordo: si apre un mondo, un cosmo che comprende la preghiera del Breviario con le lezioni dei Mattutini e i commenti dei Padri, i rimandi ai testi della Messa, il Martirologio nell’Ora di Prima… Sono parole sacre non perché sono espresse in latino, ma al contrario sono espresse in latino perché la lingua del volgo le avvilirebbe, le profanerebbe appunto, come osservava saggiamente dom Guéranger. Sono le parole della Sposa allo Sposo divino, parole dell’anima che vive in intima unione con Dio, dell’anima che si lascia inabitare dalla Santissima Trinità. Parole essenzialmente sacerdotali, nell’accezione più profonda del termine, che implica nel Sacerdozio non solo il potere di offrire il sacrificio, ma di unirsi nell’oblazione di sé alla Vittima pura, santa e immacolata. Nulla a che vedere con gli sproloqui del rito riformato, troppo intento a compiacere la mentalità secolarizzata per rivolgersi alla Maestà di Dio e alla Corte celeste; così preoccupato di rendersi comprensibile, da dover rinunciare a comunicare alcunché se non ovvietà prive di vigore; così attento a non urtare la suscettibilità degli eretici, da permettersi di tacere la Verità proprio nel momento in cui il Signore Iddio si rende presente sull’altare; così timoroso di chiedere al fedele il minimo impegno, da banalizzare il canto sacro e ogni espressione artistica legata al culto. Il semplice fatto che alla redazione di quel rito abbiano collaborato dei pastori luterani, dei modernisti e massoni notori dovrebbe far comprendere, se non la malafede e il dolo, quantomeno la mentalità orizzontale, priva di slancio soprannaturale, che ha mosso gli autori della cosiddetta “riforma liturgica”. I quali, per quel che è dato sapere, non brillarono certo della santità di cui rifulgono gli autori sacri dei testi dell’antico Missale Romanum e dell’intero corpus liturgico.

Quanti di voi sacerdoti – e certamente anche molti laici – nel recitare i versi mirabili della Sequenza di Pentecoste vi siete commossi fino alle lacrime, comprendendo che quella vostra iniziale predilezione per la liturgia tradizionale non aveva nulla a che vedere con uno sterile compiacimento estetico, ma si era evoluta in una vera e propria necessità spirituale, irrinunciabile come lo è respirare? Come potete, come possiamo spiegare a chi oggi vorrebbe privarvi di questo bene inestimabile, che quel rito benedetto vi ha fatto scoprire la vera natura del vostro Sacerdozio, e che da esso e solo da esso potete trarre forza e nutrimento per affrontare gli impegni del vostro ministero? Come far comprendere che il ritorno obbligato al rito montiniano rappresenta per voi un sacrificio impossibile, perché nella quotidiana battaglia contro il mondo, la carne e il diavolo esso vi lascia disarmati, prostrati e senza forze?

È evidente che solo chi non ha celebrato la Messa di San Pio V può considerarla come un fastidioso orpello del passato, del quale si può fare a meno. Anche molti giovani sacerdoti, abituati sin dalla loro adolescenza al Novus Ordo, hanno compreso che le due forme del rito non hanno nulla in comune, e che una è talmente superiore all’altra da mostrarne tutti i limiti e le criticità, al punto da rendere quasi penoso celebrarla. Non è questione di nostalgia, di culto del passato: qui parliamo della vita dell’anima, della sua crescita spirituale, dell’ascesi e della mistica. Concetti che quanti vedono il proprio Sacerdozio come un mestiere non possono nemmeno comprendere, così come non possono comprendere lo strazio che prova un’anima sacerdotale nel vedere profanate le Specie Eucaristiche durante i grotteschi riti di Comunione all’epoca della farsa pandemica.

La visione riduttiva della liberalizzazione della Messa

Ecco perché trovo estremamente sgradevole dover leggere in Traditionis custodes che il motivo per il quale Francesco ritiene che il Motu Proprio Summorum Pontificum abbia potuto essere promulgato quattordici anni fa risiede solo nella volontà di ricomporre il cosiddetto scisma di Monsignor Lefebvre. Certo, il calcolo “politico” può aver avuto il suo peso, soprattutto all’epoca di Giovanni Paolo II, anche se allora i fedeli della Fraternità San Pio X erano numericamente pochi; ma la richiesta di poter ridare cittadinanza alla Messa che per due millenni ha nutrito la santità dei fedeli e ha dato linfa vitale alla civiltà cristiana non può esaurirsi in un fatto contingente.

Con il suo Motu Proprio, Benedetto XVI ha ridato alla Chiesa la Messa Apostolica Romana, dichiarando che essa non era mai stata abolita. Indirettamente, egli ha ammesso che da parte di Paolo VI vi fu un abuso, quando per imporre d’autorità il suo rito proibì con spietatezza la celebrazione della Liturgia tradizionale. E anche se in quel documento vi possono essere degli elementi incongruenti, come ad esempio la compresenza delle due forme dello stesso rito, possiamo ritenere che questi siano serviti per consentire la diffusione della forma straordinaria, senza colpire quella ordinaria. In altri tempi, sarebbe parso incomprensibile lasciar celebrare una Messa intrisa di equivoci e omissioni, quando l’autorità del Pontefice avrebbe potuto semplicemente ripristinare l’antico rito. Ma oggi, con il pesante fardello del Vaticano II e con la mentalità secolarizzata ormai diffusa, anche la sola liceità di celebrare senza permessi la Messa Tridentina può essere considerata un bene innegabile; un bene che è sotto gli occhi di tutti, per i copiosi frutti che porta nelle comunità in cui essa viene celebrata. E che di frutti ne avrebbe portati ancora di più, se solo si fosse applicato Summorum Pontificum in tutti i suoi punti e con spirito di vera comunione ecclesiale.

Il presunto «uso strumentale» del Missale Romanum

Francesco sa bene che il sondaggio effettuato presso i Vescovi di tutto il mondo non ha dato esiti negativi, nonostante la formulazione delle domande lasciasse comprendere quali fossero le risposte che egli si aspettava di ricevere. Quella consultazione fu un atto pretestuoso, per far credere che la decisione da lui assunta fosse inevitabile e frutto di una richiesta corale dell’Episcopato. Sappiamo tutti che se Bergoglio vuole ottenere un risultato, non esita a ricorrere a forzature, menzogne e colpi di mano: le vicende degli ultimi Sinodi lo hanno dimostrato aldilà di ogni ragionevole dubbio, con l’Esortazione Post-sinodale redatta ancor prima della votazione dell’Instrumentum laboris. Anche in questo caso, quindi, lo scopo prefissato era l’abolizione della Messa Tridentina e la profasis, ossia la scusa apparente, doveva essere il presunto «uso strumentale del Missale Romanum del 1962, sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II» (qui). Di quest’uso strumentale, in tutta onestà, si può casomai accusare la Fraternità San Pio X, che ha tutto il diritto di affermare ciò che ognuno di noi sa benissimo, ossia che la Messa di San Pio V è incompatibile con la dottrina e l’ecclesiologia postconciliare. Ma la Fraternità non è toccata dal Motu Proprio, e celebra da sempre usando il Messale del 1962 proprio in forza di quel diritto inalienabile che Benedetto XVI ha riconosciuto, e non creato ex nihilo nel 2007.

 

Il sacerdote diocesano che celebra la Messa nella chiesa che gli ha destinato il Vescovo, e che ogni settimana deve subire il terzo grado per le delazioni di zelanti cattolici progressisti solo perché ha osato far recitare il Confiteor prima di amministrare la Comunione ai fedeli, sa benissimo che non può parlar male del Novus Ordo o del Concilio, perché alla prima sillaba si troverebbe già convocato in Curia e spedito in una pieve sperduta tra i monti. Quel silenzio, spesso doloroso e quasi sempre percepito da tutti come più eloquente di tante parole, è lo scotto da pagare per avere la possibilità di celebrare la Santa Messa di sempre, per non privare i fedeli delle Grazie che essa riversa sulla Chiesa e sul mondo. E quel che è ancor più assurdo, è che mentre ci sentiamo dire impunemente che la Messa Tridentina dev’essere abolita perché incompatibile con l’ecclesiologia del Vaticano II, non appena noi diciamo la stessa cosa – ossia che la Messa montiniana è incompatibile con l’ecclesiologia cattolica – siamo immediatamente fatti oggetto di condanna e la nostra affermazione viene usata come prova al tribunale rivoluzionario di Santa Marta.

 

Mi chiedo quale malattia spirituale possa aver colpito i Pastori in questi decenni, per condurli ad essere non padri amorevoli ma spietati censori dei loro sacerdoti, occhiuti funzionari pronti a revocare tutti i diritti in forza di un ricatto che non cercano nemmeno di dissimulare. Questo clima di sospetto non giova minimamente alla serenità di tanti buoni sacerdoti, quando il bene che essi compiono è sempre posto sotto la lente di funzionari, che considerano i fedeli legati alla Tradizione come un pericolo, come una presenza fastidiosa da tollerare a patto che non emerga troppo. Ma come si può anche solo concepire una Chiesa in cui il bene è sistematicamente ostacolato, e chi lo compie viene visto con sospetto e tenuto sotto controllo? Comprendo quindi lo scandalo di tanti Cattolici, fedeli e non pochi sacerdoti, dinanzi a questo «pastore che invece di sentire l’odore delle sue pecore, le picchia rabbiosamente con un bastone» (qui).

 

L’equivoco di poter fruire di un diritto come se fosse una graziosa concessione lo ritroviamo anche nella cosa pubblica, dove lo Stato si permette di autorizzare spostamenti, lezioni scolastiche, aperture delle attività e svolgimento del lavoro, a patto che ci si sottoponga all’inoculazione del siero genico sperimentale. Così, come la “forma straordinaria” è concessa dietro accettazione del Concilio e della Messa riformata, anche nella sfera civile i diritti dei cittadini sono concessi dietro accettazione della narrazione pandemica, della vaccinazione e dei sistemi di tracciamento. Non stupisce che in molti casi siano proprio sacerdoti e Vescovi – e lo stesso Bergoglio – a chiedere che per accedere ai Sacramenti si sia vaccinati: la perfetta sincronia dell’azione sui due versanti è a dir poco inquietante.

 

Ma dov’è dunque quest’uso strumentale del Missale Romanum? Vogliamo piuttosto parlare dell’uso strumentale del Messale di Paolo VI, questo sì – per parafrasare le parole di Bergoglio – sempre di più caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della tradizione liturgica preconciliare, ma di tutti i Concili Ecumenici precedenti al Vaticano II? D’altra parte, non è proprio Francesco a considerare una minaccia per il Concilio il semplice fatto che si possa celebrare una Messa che sconfessa e condanna tutte le deviazioni dottrinali del Vaticano II?

 

Altre incongruenze

 

Mai nella Storia della Chiesa un Concilio o una riforma liturgica costituirono un punto di rottura tra il prima e il dopo! Mai nel corso di questi due millenni i Romani Pontefici hanno deliberatamente tracciato un confine ideologico tra la Chiesa che li aveva preceduti e quella che si trovavano a governare, cancellando e contraddicendo il Magistero dei loro Predecessori! Quel prima e quel dopo, invece, sono divenuti un’ossessione, tanto di quelli che prudentemente insinuavano errori dottrinali dietro espressioni equivoche, quanto di coloro che – con la sfrontatezza di chi crede di aver vinto – propagandavano il Vaticano II come «il 1789 della Chiesa», come un evento “profetico” e “rivoluzionario”. Prima del 7 Luglio 2007, dinanzi alla liberalizzazione del rito tradizionale, un noto cerimoniere pontificio rispose piccato «Indietro non si torna!» Evidentemente, a Summorum Pontificum promulgato, con Francesco si può tornare indietro eccome, se serve a conservare il potere e a impedire al Bene di propagarsi! Il che echeggia sinistramente il «Nulla sarà più come prima» della farsa pandemica.

 

L’ammissione di Francesco circa una presunta divisione tra i fedeli legati alla liturgia tridentina e quelli che, in gran parte per abitudine o per rassegnazione, si sono adeguati alla liturgia riformata è rivelatrice: essa non cerca di sanare questa divisione riconoscendo pieni diritti ad un rito oggettivamente migliore rispetto a quello montiniano, ma proprio per impedire che sia evidente la superiorità ontologica della Messa di San Pio V e che questo faccia emergere le criticità del rito riformato e della dottrina che esso esprime, egli lo vieta, lo addita come divisivo, lo confina in riserve indiane cercando di limitarne al massimo la diffusione, perché abbia a scomparire del tutto, in nome della cancel culture di cui fu sciagurata anticipatrice la rivoluzione conciliare. Non potendo tollerare che il Novus Ordo e il Vaticano II escano inesorabilmente sconfitti dal confronto con il Vetus Ordo e il perenne Magistero cattolico, l’unica soluzione adottabile è cancellare ogni traccia di Tradizione, relegarla a nostalgico rifugio di qualche irriducibile ottuagenario o di una conventicola di eccentrici, o presentandola pretestuosamente come il manifesto ideologico di una minoranza di fondamentalisti. D’altra parte, costruire una versione mediatica coerente al sistema, da ripetere ad nauseam per indottrinare le masse, è elemento che ricorre non solo in ambito ecclesiastico, ma anche in ambito politico e civile, sicché appare nella sua sconcertante evidenza come deep church e deep state non siano altro che due binari paralleli, che vanno nella medesima direzione e hanno come destinazione finale il Nuovo Ordine Mondiale, con la sua religione e il suo profeta.

 

La divisione c’è, ovviamente, ma non viene dai buoni cattolici e sacerdoti che rimangono fedeli alla dottrina di sempre, bensì da coloro che hanno sostituito l’ortodossia con l’eresia e il Santo Sacrificio con un’agape fraterna. Quella divisione non è di oggi, ma risale agli anni Sessanta, quando lo “spirito del Concilio”, l’apertura al mondo e il dialogo interreligioso fecero strame di duemila anni di Cattolicità e rivoluzionarono l’intero corpo ecclesiale, perseguitando o ostracizzando i refrattari. Eppure quella divisione, compiuta col portare la confusione dottrinale e liturgica in seno alla Chiesa, non sembrava così deplorevole allora; mentre oggi, in piena apostasia, è giudicato paradossalmente divisivo proprio chi chiede non la condanna esplicita del Vaticano II e del Novus Ordo, ma almeno la tolleranza della Messa “in forma straordinaria”, in nome del tanto decantato pluralismo poliedrico.

 

Significativamente, anche nel mondo civile la tutela delle minoranze vale solo quando queste servono per demolire la società tradizionale, mentre è ignorata quando dovrebbe garantire i legittimi diritti dei cittadini onesti. Ed è diventato chiaro che sotto il pretesto della tutela delle minoranze si voleva solo indebolire la maggioranza dei buoni, mentre ora che la maggioranza è costituita da traviati la minoranza dei buoni può esser schiacciata senza pietà: la storia recente non manca di precedenti illuminanti al riguardo.

 

L’indole tirannica di Traditionis custodes

 

Sconcerta, a mio parere, non tanto questo o quel punto del Motu Proprio, quanto la sua complessiva indole tirannica, accompagnata da una sostanziale falsità delle argomentazioni addotte a giustificazione delle decisioni imposte. Così come scandalizza l’abuso di potere di un’autorità che ha la propria ragion d’essere non nell’impedire o limitare le Grazie che tramite la Chiesa sono elargite ai suoi membri, ma nel favorirle; non nel togliere gloria alla Maestà divina con un rito che ammicca ai Protestanti, ma nel renderla in modo perfetto; non nel seminare errori dottrinali e morali, ma nel condannarli ed estirparli. Anche qui, il parallelo con quanto avviene nel mondo civile è sin troppo evidente: i nostri governanti abusano del loro potere al pari dei nostri Prelati, imponendo norme e limitazioni in violazione dei più basilari principi del diritto. Inoltre proprio chi è costituito in autorità, su entrambi i fronti, spesso si avvale di un mero riconoscimento de facto da parte della base – cittadini e fedeli – anche quando le modalità con cui ha conquistato il potere violano, se non la lettera, quantomeno lo spirito della legge. Il caso dell’Italia, in cui un Governo non eletto legifera sull’obbligo vaccinale e sul green pass violando la Costituzione e i diritti naturali degli Italiani, non mi pare molto dissimile dalla situazione in cui si trova la Chiesa, con un Pontefice dimissionario sostituito da Jorge Mario Bergoglio, scelto – o quantomeno apprezzato e sostenuto – dalla Mafia di San Gallo e dall’Episcopato ultraprogressista. Rimane evidente che vi è una profonda crisi dell’autorità, civile e religiosa, in cui chi esercita il potere lo fa contro coloro che dovrebbe proteggere e soprattutto contro il fine per cui quell’autorità è costituita.

 

Analogie tra deep church e deep state

 

Penso si sia compreso che la società civile e la Chiesa soffrono dello stesso cancro che ha colpito la prima con la Rivoluzione Francese e la seconda con il Concilio Vaticano II: in entrambi i casi, il pensiero massonico è alla base della demolizione sistematica dell’istituzione e della sua sostituzione con un simulacro che ne mantiene le parvenze esterne, la struttura gerarchica e la forza coercitiva, ma con scopi diametralmente opposti a quelli che dovrebbe avere.

 

A questo punto, i cittadini da un lato e i fedeli dall’altro si trovano nella condizione di dover disobbedire all’autorità terrena, per obbedire a quella divina, che governa gli Stati e la Chiesa. Ovviamente i “reazionari” – ossia coloro che non accettano la perversione dell’autorità e vogliono rimanere fedeli alla Chiesa di Cristo e alla Patria – costituiscono un elemento di dissenso che non può essere in alcun modo tollerato, e che va quindi screditato, delegittimato, minacciato e privato dei propri diritti, in nome di un “bene pubblico” che non è più il bonum commune ma il suo contrario. Che siano tacciati di cospirazionismo o di tradizionalismo, di complottismo o di integralismo, questi pochi superstiti di un mondo che si vuole far scomparire costituiscono una minaccia al compimento del piano globale, proprio nel momento più cruciale della sua realizzazione. Ecco perché il potere reagisce in modo così scoperto, così sfrontato e violento: l’evidenza della frode rischia di esser compresa da un maggior numero di persone, di riunirle in una resistenza organizzata, di rompere il muro di silenzio e di feroce censura imposto dal mainstream.

 

Possiamo quindi comprendere la violenza delle reazioni dell’autorità, e prepararci ad una opposizione forte e determinata, continuando ad avvalerci di quei diritti che ci sono abusivamente e illecitamente negati. Certo, potremo trovarci a dover esercitare quei diritti in modo incompleto, quando ci viene negata la possibilità di viaggiare se non abbiamo il green pass o se il Vescovo ci proibisce di celebrare la Messa di sempre in una chiesa della sua Diocesi; ma la nostra resistenza agli abusi dell’autorità potrà comunque contare sulle Grazie che il Signore non cesserà di concederci, in particolare sulla virtù della Fortezza, indispensabile nei tempi di tirannide.

 

La normalità che spaventa

 

Se su un fronte possiamo vedere come la persecuzione dei dissenzienti sia ben organizzata e pianificata, sull’altro non possiamo non riconoscere la frammentazione dell’opposizione. Bergoglio sa bene che ogni movimento di dissenso dev’essere messo a tacere anzitutto creando divisione al suo interno e isolando sacerdoti e fedeli. Una proficua e fraterna collaborazione tra clero diocesano, religiosi ed Istituti Ecclesia Dei rappresenta un’eventualità da scongiurare, perché permetterebbe la diffusione della conoscenza dell’antico rito, oltre che un prezioso aiuto nel ministero. Ma questo significherebbe far diventare la Messa Tridentina una “normalità” nella vita quotidiana dei fedeli, cosa che per Francesco non è tollerabile. Per questo motivo, i sacerdoti diocesani sono lasciati alla mercé degli Ordinari, mentre gli Istituti Ecclesia Dei vengono posti sotto l’autorità della Congregazione dei Religiosi, quale triste preludio di un destino ormai segnato. Non dimentichiamo la sorte che toccò a fiorenti Ordini religiosi, colpevoli di esser benedetti da numerose vocazioni nate e cresciute proprio grazie all’odiata Liturgia tradizionale e all’osservanza fedele della Regola. Ecco perché certe forme di insistenza sull’aspetto cerimoniale delle celebrazioni rischia di legittimare provvedimenti di commissariamento e fa il gioco di Bergoglio.

 

Anche nel mondo civile, proprio nel favorire certi eccessi da parte dei dissenzienti, chi detiene il potere li emargina e legittima misure repressive nei loro confronti: pensiamo al caso dei movimenti no-vax e a quanto sia facile screditare le legittime proteste dei cittadini, enfatizzando le eccentricità e le incongruenze di pochi. Ed è sin troppo facile condannare alcuni esagitati che per esasperazione danno alle fiamme un padiglione per i vaccini, mettendo in ombra milioni di persone oneste che scendono in piazza per non essere marchiate con il passaporto sanitario o essere licenziate se non si lasciano vaccinare.

 

Non rimanere isolati e disorganizzati

 

Un altro elemento importante per tutti noi è la necessità di dare visibilità alla propria composta protesta e assicurare una forma di coordinamento all’azione pubblica. Con l’abolizione di Summorum Pontificum ci troviamo riportati indietro di vent’anni; questa infausta decisione da parte di Bergoglio di cancellare il Motu Proprio di Papa Benedetto è destinato ad un inesorabile fallimento, perché tocca l’anima stessa della Chiesa di cui il Signore è Pontefice e Sommo Sacerdote. E non è detto che l’intero Episcopato – come vediamo in questi giorni con sollievo – sia disposto a subire passivamente forme di autoritarismo che non contribuiscono certo alla pacificazione degli animi. Il Codice di Diritto Canonico assicura ai Vescovi la possibilità di dispensare i propri fedeli da leggi particolari o universali, a determinate condizioni; in secondo luogo, il popolo di Dio ha ben compreso l’indole eversiva di Traditionis custodes e istintivamente è portato a voler conoscere ciò che suscita tanta disapprovazione nei progressisti. Non stupiamoci quindi se nelle chiese in cui si celebra la Messa tradizionale vedremo fedeli provenienti dalla vita parrocchiale ordinaria e addirittura persone lontane dalla Chiesa. Sarà nostro dovere, come Ministri di Dio o come semplici fedeli, dar prova di fermezza e di serena resistenza ad un simile abuso, percorrendo con spirito soprannaturale il nostro piccolo Calvario quotidiano, mentre i nuovi sommi sacerdoti e gli scribi del popolo ci sbeffeggiano e ci additano come fanatici. Sarà la nostra umiltà, l’offerta silenziosa delle ingiustizie nei nostri riguardi e l’esempio di una vita coerente con il Credo che professiamo a meritare il trionfo della Messa Cattolica e la conversione di tante anime. E ricordiamoci che, avendo ricevuto molto, molto ci sarà chiesto.

 

Restitutio in integrum

 

Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? (Lc 11, 11-12). Ora possiamo comprendere il senso di queste parole, considerando con dolore e con strazio del cuore il cinismo di un padre che ci dà le pietre di una liturgia senz’anima, le serpi di una dottrina corrotta e gli scorpioni di una morale adulterata. E che giunge a dividere il gregge del Signore tra coloro che accettano il Novus Ordo e quanti vogliono rimanere fedeli alla Messa dei nostri padri, esattamente come i governanti mettono uno contro l’altro i vaccinati e i non vaccinati.

 

Quando Nostro Signore, assiso su un puledro d’asina, fece ingresso in Gerusalemme mentre la folla stendeva mantelli al Suo passaggio, i farisei Gli chiesero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». Il Signore rispose loro: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (Lc 19, 28-40). Da sessant’anni gridano le pietre delle nostre chiese, dalle quali è stato due volte proscritto il Santo Sacrificio. Gridano i marmi degli altari, le colonne delle basiliche, le volte svettanti delle cattedrali. Perché quelle pietre, consacrate al culto del vero Dio, oggi sono abbandonate e deserte, o profanate da riti esecrandi, o trasformate in parcheggi e supermercati, proprio come risultato di quel Concilio che ci si ostina a difendere. Gridiamo anche noi, che del tempio di Dio siamo pietre vive: gridiamo con fiducia al Signore, affinché ridia voce ai Suoi discepoli, oggi muti. E perché sia riparato il furto intollerabile di cui si sono resi responsabili proprio gli amministratori della Vigna del Signore.

 

Ma perché quel furto sia riparato, occorre che ci dimostriamo degni dei tesori che ci sono stati sottratti. Cerchiamo di farlo con la nostra santità di vita, con l’esempio delle virtù, con la preghiera e la vita dei Sacramenti. E non dimentichiamo che ci sono centinaia di buoni sacerdoti che sanno ancora in cosa consista la sacra Unzione con cui sono stati ordinati Ministri di Cristo e dispensatori dei Misteri di Dio. Il Signore si degna di scendere sui nostri altari anche quando essi sono eretti in cantine o soffitte. Contrariis quibuslibet minime obstantibus.

 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

 

 

28 Luglio 2021

Ss. Nazarii et Celsi Martyrum,

Victoris I Papae et Martyris ac

Innocentii I Papae et Confessoris

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64 commenti

  • daouda ha detto:

    Tralasciando che si sottolinea l’unzione più che l’imposizione delle mani nell’ordinazione dei ministri sacri, e sono buono e non voglio far polemica, tralasciando che Viganò ormai derubrica il CVII a conciliabolo e si abbevera alla più degnere teologia post tridentina, tralasciando che l’adeguamento del rito apostolico alle rivoluzioni del breviario di Pio X ed alle riscrizione delle rubriche ha creato un rito comunque sia innovativo 1962, non riesco ancora a capire perché si cianci su di una contrapposizione tra Benedetto XVI ed il SP rispetto a Francesco con TC.
    Chiunque sappia leggere e non sia scemo e soprattutto non abbia i paraocchi nota la palese continuità fra i due testi che differiscono solo rispetto al rigore piuttosto che la liberalità, come fu Ratzinger rispetto a Giovanni Paolo II.
    L’apice però è raggiunto nel paragonare il lasciapassare sanitario alla repressione ecclesiastica ventura…a conferma che l’approccio è mondano: ideologia-politica-estetica e perché no moralismo.
    Una volta operato l’aggancio, il saldamento fra situazione civica e quella ecclesiale, nella illogica deduzione che chiunque sia perseguitato sia nel giusto che implicitamente rincorre la delegittimazione dell’autorità, chiaramente non in sè che sarebbe una zappa sui piedi miserrima, ma perché infiltrata o sviata, si può procedere all’elogio dei reazionari resistenti.
    Non viene invece da pensare che la certa e bieca disparità di giudizio e menzogne di Francesco serva proprio per far risaltare un vispo Viganò? Viganò Viganò non sai che Beliar può divenire angelo di luce! Dove stai portanto il gregge sgomento?
    E come si può sostenere che la santa Messa di Pio V è ontologicamente superiore a quellla montiniana, se non per aizzare il progressista nel suo desiderio di veder isolati e cacciati i tradizionalisti beceri e deficienti?
    Come inoltre dichiarare la parvenza della Chiesa attuale senza dichiararsi almeno sedeprivazionisti?
    Pio X ha sovvertito il breviario, il primo fu lui. Pio XII lo stesso, caro Viganò hai la memoria corta.
    Due poli per un’unica strategia. A voi i miei complimenti! Ad ogni modo l’Empio non è detto che sia alla maniera di Soloviev, anzi…il fatto stesso che oggi tutti abbiano a disposizione informazioni e critiche che venti anni fa costavano almeno socialmente il completo rigetto, oltre al fatto che ce le si doveva (pur se erano cose alquanto risibili alle volte) andare a capare da sè, non marca bene affatto e non è un buon segno.
    Se dunque si soffia su tale fuoco , un motivo ci sarà, ma dubito stia soffiando un polo solo.
    Ad ogni modo il Signore ci aiuti e ci ricordi a tutti che la vita è una superstizione se non è in LUI.

    • Sergio ha detto:

      Mi perdoni ma Lei fa un mescolone. A differenza delle riforme, come quelle di san pio x (breviario, reintriduzione del canto gregoriano) o quelle abbozzate da Pio XII, che risultano cmq in continuità con la Tradizione (non il tradizionalismo): le rivoluzioni hanno il difetto di cancellare il passato. Ciò è avvenuto con il Vetus ordo Missae, costruito a tavolino da Massoni e protestanti e che come ben denunciato da Ottaviani e Bacci ne “breve esame critico” rappeesenta un grave allontanamento dalla fede cattolica. D’altronde l’albero si riconosce dai frutti , no!!
      Igor Dollinger, amico di Ratzinger rivelò non a caso una confidenza dell’amico in cui si affermava che nel terzo segreto di Fatima ci sia molto di più di quanto svelato nel 2000.
      Ovvero che in quel 1960 la Madonna avvisava cge sarebbero giunti i tempi del l’apostasia, veicolati attraverso un nefasto Concilio (allora alle porte) e una cattiva messa (una decade piu tardi). Non facciamo fatica a credergli…

      • daouda ha detto:

        Caro Sergio non c’è nulla da perdonare si figuri, ma non credo le piacerà la mia risposta.

        Lei conferma che la psyop Viganò si basa accuratamente sulla negazione della realtà giacché derubricando le sovversioni di Pio X o Pio XII , non si fa un favore alla Chiesa ma semmai si presta il fianco alla strumentalizzazione giust’appunto come sta abilmente accadendo, oltre che a rendersi ridicoli.
        Per quanto mi riguarda ho avuto modo di parlare col grande don Gruner ma ho sempre trovato sinistro il calcare la mano con l’apparizionismo.
        D’altronde di per sè la Santa Vergine non ha detto né nulla di nuovo né nulla di così importante per chiunque abbia dimestichezza con la Tradizione e la Scrittura.
        Non vedere dunque il filo rosso che collega le derive di tutto il novecento e continuare a fomentare lo scontro fra tradizionalisti e modernisti questo mi sembra pernicioso oltre che poco accurato giacché umanamente, già solo da questo punto di vista, si dovrebbe sapere che spesso i fomentatori od i capi popolo sono al soldo altrui, come spiritualmente si sà che Beliar può sembrare un angelo di luce.
        Ma evidentemente da certi orechi non si vuol sentire…ed è gioco forza che ognuna delle fazioni in campo si faccia retta inteprete della Rivelazione con abili innovazioni od archeologismi, modifiche e quant’altro. Credere che ciò facciano od hanno fatto solo i modernisti è davvero un pugno allo stomaco alla realtà dei fatti…Vedrà bene che in realtà il problema della misinterpretazione del CV II è in realtà solo il solito diversivo inutile. Il problema reale è la misinterpretazione del CV I

        Mi perdoni ma Lei fa un mescolone. A differenza delle riforme, come quelle di san pio x (breviario, reintriduzione del canto gregoriano) o quelle abbozzate da Pio XII, che risultano cmq in continuità con la Tradizione (non il tradizionalismo): le rivoluzioni hanno il difetto di cancellare il passato. Ciò è avvenuto con il Vetus ordo Missae, costruito a tavolino da Massoni e protestanti e che come ben denunciato da Ottaviani e Bacci ne “breve esame critico” rappeesenta un grave allontanamento dalla fede cattolica. D’altronde l’albero si riconosce dai frutti , no!!
        Igor Dollinger, amico di Ratzinger rivelò non a caso una confidenza dell’amico in cui si affermava che nel terzo segreto di Fatima ci sia molto di più di quanto svelato nel 2000.
        Ovvero che in quel 1960 la Madonna avvisava cge sarebbero giunti i tempi del l’apostasia, veicolati attraverso un nefasto Concilio (allora alle porte) e una cattiva messa (una decade piu tardi). Non facciamo fatica a credergli…

      • daouda ha detto:

        Caro Sergio non c’è nulla da perdonare si figuri, ma non credo le piacerà la mia risposta. Lei conferma che la psyop Viganò si basa accuratamente sulla negazione della realtà giacché derubricando le sovversioni di Pio X o Pio XII , non si fa un favore alla Chiesa ma semmai si presta il fianco alla strumentalizzazione giust’appunto come sta abilmente accadendo, oltre che a rendersi ridicoli. Per quanto mi riguarda ho avuto modo di parlare col grande don Gruner ma ho sempre trovato sinistro il calcare la mano con l’apparizionismo. D’altronde di per sè la Santa Vergine non ha detto né nulla di nuovo né nulla di così importante per chiunque abbia dimestichezza con la Tradizione e la Scrittura, il chee non significa disprezzare l’ammonimento dato. Non vedere dunque il filo rosso che collega le derive di tutto il novecento e continuare a fomentare e ragionare secondo lo scontro fra tradizionalisti e modernisti questo mi sembra pernicioso oltre che poco accurato giacché umanamente, già solo da questo punto di vista, si dovrebbe sapere che spesso i fomentatori od i capi popolo sono al soldo altrui, come spiritualmente si sà che Beliar può sembrare un angelo di luce. Ma evidentemente da certi orecchi non si vuol sentire e gli infiltrati sono sempre gli alltri ( il che è evidentemente un non senso in tal modus operandi )…ed è gioco forza che ognuna delle fazioni in campo si faccia a suo dire retta inteprete della Rivelazione con abili innovazioni od archeologismi, modifiche e quant’altro. Credere che ciò facciano od hanno fatto solo i modernisti è davvero un pugno allo stomaco alla realtà dei fatti…Vedrà bene che in realtà il problema della misinterpretazione del CV II è in realtà solo il solito diversivo inutile essendo semmai il problema reale la misinterpretazione del CV I , ma guai a dirlo!

        • Sergio ha detto:

          Guardi che ”il più grande concilio della storia” per definizione stessa di coloro che infiltrandosi hanno operato la sovversione è stato “il 1789” della Chiesa. Ciò è tutto dire. Il CVI ha, a mio modesto parere (per quel che vale) esaltato troppo la figura del pontefice con la Pastor aeternus. Tuttavia, in confronto il CVII è da considerarsi alla stragua del conciliabolo di Pistoia per il disordine e l’ambiguità nei documenti. Su è passato dalla chiarezza e fernezza della scolastica alla riproposizione della nouvelle thelogie.
          Citazione: Dom Gueranger scriveva già nell’Ottocento: “… quando il pastore si cambia in lupo, tocca anzitutto al gregge difendersi. Di regola, senza dubbio, la dottrina discende dai vescovi ai fedeli; e i sudditi non devono giudicare nel campo della fede i loro capi. Ma nel campo della Rivelazione vi sono dei punti essenziali dei quali ogni cristiano, per il fatto stesso di essere cristiano, ha la necessaria conoscenza e la custodia obbligatoria.”

          • daouda ha detto:

            Non ho il feticcio del Concilio Vaticano II che ha molte puntualizzazioni importanti e doverose, anzi, ma di certo non posso negarne la prolissità noiosa, l’ambiguità pericolosa ed il disordine sconfortante.
            Il tradizionalista medio sugge dal basso medioevo e da Trento quel che gli conviene, bistrattando i padri ed i dottori antichi. Vedrà che l’esempio di Onorio, che è storia, avrà i partigiani del papismo pronti a negarne la realtà o paventarne una riconstruzione del tutto fantasiosa, ma grasse risate si potrebbero fare riguardo il grande ed il piccolo scisma d’Occidente. Esempi per tornare al fatto che abbiamo citato il Concilio Vaticano I su cui volevo far riflettere perché è la sua totale strumentalizzazione che ha permesso la distruzione liturgica di cui tanto ci lagnamo, distruzione inaugurata da un tradizionalista compare ma sul fronte opposto dei monernisti, Pio X, che ha abusato della sua autorità cascando nella medesima falsa pretesa di signoreggiare sulla Rivelazione.
            Perché piangere con Francesco? Perché cercare di limitare su di lui gli sfaceli quando l’apertura di Benedetto XVI è stata una presa in giro nei modi e nei fatti, a quanto pare ben studiata per portarci a questo impasse di scontro?
            Fosse la situazione come la descrivono i tradizionalisti, sarebbe buona! E non sto scherzando.
            Ma la consapevolezza che è ben peggio di quel che appare, porta a confidare maggiormente nel Signore, a non sobbarcarsi pesi inutili e darci dentro con maggior ardore nella confidenza alla Provvidenza divina che prova ed addestra i suoi Figli, che non dovrbbero aver problemi a riprendere e scartare gli errori dei papi da Pietro in giù Fede alla mano. Ciò lo scrivo perché con Francesco si è arrivati all’apogeo dell’ipocrisia solo perché di “sinistra” d’altronde. E fanno le prime donne perché le sue giustificazioni sono mendaci ed applica il doppiopeso e la doppiamisura? Si pianga pure, si sta ricevendo la stessa moneta.
            Ad essere onesti i primi traditori e dunque manipolatori della custodia apostolica in questo caso liturgica sono stati i papi di “destra”. Per carità , si badi, messa in conto la loro buona fede. Debbo dire che le strategie degli ultimi 3 papi non mi sembrano tanto scusabili e lo scontro è stato concimato bene bene. D’altronde certe strategie sono almeno ventennali, ma lo Spirito è eterno, e tanto basta.

          • METRODORO ha detto:

            Parafrasando la citazione di Sergio da Dom Guéranger potremmo aggiungere che quando la forma liturgica obbedisce a una struttura rigorosamente determinanta, ogni cristiano è immediatamente in grado di rilevare se le cose non tornano, se si va fuori dal seminato, se si perpetrano abusi. La liturgia creativa ispirata dallo spiritodelconcilio, invece, lascia tutto nell’indeterminato, per cui in una chiesa trovi le chierichette, nell’altra i laici vestiti da pagliaccio che spacciano le particole come se fossero biscottini per le scimmiette dello zoo, nell’altra ancora la papessa che improvvisa ad libitum qualche preghiera estemporanea, qui gli schitarranti, là i danzatori, qui il prete si inginocchia davanti alle specie consacrate, là no, e via dicendo. Dalla sregolatezza liturgica alla sregolatezza spirituale il passo è breve.

          • daouda ha detto:

            Ma infatti Francesco su tali abusi non presta attenzione. Il discorso però è falsato visto che il creazionismo liturgico è iniiato ben prima sempre abusando del diritto e dell’autorità somma rendendo la liturgia subalterna ad esso e volendo anche alla dottrina, eppure dovremmo sapere tutti che senza sacramenti ( e quindi anche della liturgia pubblica in generale ) della dottrina non ha neanche senso parlare…d’altronde meglio adorare il santissimo sacramento per ore oppure recitare il rosario senza nemmeno premurarsi di compiere l’ufficio della santa Chiessa di cui sovente si ignora l’esistenza…al massimo quella è e rimarrà na robba da preti, giusto?

  • giovanni ha detto:

    Come puntualmente elencati da alcuni utenti ,le reiterate azioni dell ‘uomo vestito di bianco contro la Chiesa, lo pongono fuori dalla Cattolicita’ e in comunione con la massonicita’. Mi pare inutile sottolineare che trattasi di azioni non casuali, facenti parte di un piano preciso di demolizione controllata per poi passare alla nuova religione mondiale, tanto cara ai frequentatori di pavimenti a scacchi . Varie profezie e la stessa Apocalisse annunciano questo terribile periodo. E’ probabile che Dio stesso lo abbia inflitto ad una Cristianita’ di maniera e senza fede vera. SER Vigano’ fa’ molto bene a portare a galla i raffinati artefizi Teologici con i quali cercano di portare a termine la satanica opera. Infine mi sembra del tutto inutile strumentalizzare atti o affermazioni di vari Papi che mai hanno stravolto, come oggi fa’ costui sfrontatamente, la Dottrina bimillenaria della Chiesa. Il discernimento e’ un dono tipico del Signore e serve a vanificare i piani del principe della menzogna .

  • Videre Nec Videri ha detto:

    Temete l’Ira dell’uomo Mite …….

    VNV

    Remis Velisque

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Armati di “santa” pazienza dovremo dare tempo al tempo, e aspettare per leggere “il finale perfetto” di questa storia e di questo controverso periodo della storia della Chiesa che, come “sempre”, scriverà il “grande autore”, che secondo Charlie Chaplin è appunto il tempo.
    E: pazienza, ancora, se saranno soltanto gli altri, quelli che verranno dopo di noi, a leggerlo!
    Per il momento abbiamo letto (ieri, dal titolo di un articolo de “La verità”): “Tornano di attualità le domande di Viganò”, relative al “caso” dell’ex cardinale McCarrick, ora incriminato per pedofilia e chiamato a risponderne in tribunale il 26 agosto prossimo. “Caso” che, in tutta evidenza, resiste all’archiviazione decretata nel novembre scorso con la voluminosa pubblicazione della Santa Sede: il famoso “Rapporto McCarrick” di circa 500 pagine.
    https://ilsismografo.blogspot.com/2021/07/stati-uniti-defrocked-cardinal-theodore.html

  • Gian ha detto:

    Le parole di Mons. Viganò non possono essere fraintese, il suo parlare è comprensibile a tutti perché semplici nella loro verità. Santa Caterina da Siena avrebbe già risolto il problema Bergoglio e la sua falsa chiesa. Il Motu Proprio “Traditionis Custodes” ha la stessa validità che hanno i DPCM inventati dall’avvocatuccio con la pochette con la scusa della falsa pandemia. L’ho già detto del parallelismo che corre tra la falsa politica del Deep State mondiale, a cui i nostri governanti ubbidiscono vessando i cittadini con imposizioni illegali, e la falsa dottrina della Deep Church della quale Bergoglio è chiara espressione. Per salvarci dobbiamo disubbidire a entrambi. Abbiamo la nostra Fede, che nessuno in questa terra può pretendere di cambiare, tantomeno Bergoglio l’impostore che occupa il Soglio di Pietro per volontà della Mafia di san Gallo.

  • GEOMETRA ha detto:

    …che lo fosse davvero? No, non mi piacerebbe. Meglio andare avanti con Benedetto XVI.

  • Mimma ha detto:

    Indubbiamente i cattolici dobiamo gratitudine a mons Viganò.
    I suoi interventi sono sempre fasci di luce nel buio profondo di questi tristi tempi.
    Però, a proposito di questo ultimo rabbioso documento bergogliano, è evidente che il messaggio di Monsignore riguarda una minoranza di cattolici.
    Fortunata minoranza!
    Io ho ascoltato la mia ultima Messa Vetus Ordo all’età di dodici anni.
    Poi venne il Novus.
    Impossibile per me coglierne la potenza demolitrice, ma constatavo con stupore e tremore, che nel nuovo ordine ci si poteva distrarre, era tutto più leggero, meno impegnativo , che i giovani a un tratto erano diventati importanti , protagonisti.
    Arrivavano ” i capelloni ” con le loro chitarre a tracolla, disinvolti e belli sui presbiteri ormai violabili , mutati improvvisamente in palcoscenici : una goduria per noi giovinette . Alcune hanno scelto il marito così…
    Ma, scusate le note rosa, da allora, pochi, pochissimi, hanno.potuto godere della Messa Antica.
    Nella mia zona nessun sacerdote è in grado di celebrarla.
    Tuttavia Gesù scende sull’altare lo stesso al.momento della Consacrazione.
    Ciò che conta è la Divina Presenza, il Pane che continu a spezzarsi per chi ha fame di Lui.
    Percio poco importa, a mio avviso, tutto il resto.
    Se si comprende Chi si fa Presente durante il Sacrificio, si sopporta anche la sofferenza di tutto il resto.
    Soffro infatti per la sciatteria di alcuni preti che celebrano in venti dico venti , minuti; l’indifferenza di chi rimane in piedi come un palo senza adorare; l’arroganza di cantori che non ti lasciano un attimo di silenzio a tu per tu col Signore…
    Si soffre.
    E si offre.
    Che altro si può fare, caro e illustre Monsignore, nel novanta per cento delle Parrocchie?
    Gesù sa. Gesù comprende

  • PROCLO ha detto:

    Attendevamo con una certa trepidazione questo intervento. Monsignor Viganò si conferma un punto di riferimento. “Disobbedire all’autorità terrena, per obbedire a quella divina”, è questo il principio cui bisogna costantemente ispirarsi. Un principio che spazza via come polvere le miserabili quisquilierie canonicistiche di tanti teologhetti d’accatto sempre più allineati ai diktat della chiesa bergogliana. Un principio che vanifica gli isterismi e i turpiloqui di tante signorinelle in talare, in saio, in clergy, o magari in jeans o bermudoni. Oggi ci è chiesta fermezza, incrollabilità, forza interiore, pulizia interiore, chiarezza interiore. Si spiritus cum nobis, quis contra nos?

    • PROCLO ha detto:

      * Varia lectio 1: si Spiritus pro nobis, quis contra nos.
      * Varia lectio 2: si Deus pro nobis, quis contra nos. // Formuliamola come meglio ci piace, il succo non cambia, e ci conferma nel nostro cammino.

      • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

        Et 3:
        BEATUS VIR, QUI NON ÁBIT IN CONSÍLIO IMPIORUM, & IN VIA PECCATORUM NON STETIT, & IN CÁTHEDRA PESTILENTIÆ NON SEDIT: SED IN LEGE DÓMINI VOLUNTAS EJUS, & IN LEGE EJUS MEDITABITUR DIE AC NOCTE.

  • julio ha detto:

    Si’ es el PAPA
    Pero no nos olvidemos de pedir diariamente
    al ESPIRITU SANTO para que se deje guiar por El y no’
    por los poderes de este mundo……..
    Tendra’ las gracias de SanPablo que persiguio’ con saña la Iglesia naciente???o como San Norberto ?
    Que MARIA madre de DIOS y madre nuestra y como
    Co-Redentora lo ayuden a encontrar el camino estrecho
    que parece resistirse a caminar……..

  • Don Pietro Paolo ha detto:

    Non starò ora a contraddire i molti punti inaccettabili, fra l’altro triti e ritriti, di questo ennesimo atto di guerra di Vigano; mi limiterò semplicemente a fare qualche domanda.

    Mons., si rende conto di quanto lei abbia contribuito a che Papa Francesco emanasse il motu proprio T.C.? Non dovrebbe chiedere scusa ai tanti fedeli che usufruivano del V.O. e che per colpa sua, e di qualche altro, adesso devono subire limitazioni? Invece di scrivere ancora proclami lesivi e incendiari perché non scrive cose che contribuiscono all’unita di tutti i credenti compresi quelli che per loro scelta, e sono la stragrande maggioranza, celebrano la Messa nel N.O. ? Mi pare che i suoi interventi edificanti (???) siano indirizzati solo ad una cerchia di persone, come se fossero loro gli eletti. Qualcuno addirittura lo considera suo papa e qualche altro santo. Il motu T.C. Non è stato scritto per i lefebvriani, a cui non interessa un fico secco, e neanche per i minutelliani che rifiutano il Magistero di Francesco. Non è stato emanato neanche per i buoni cattolici legati al V.O., ma fedeli a tutta la Tradizione della Chiesa, compreso quindi il Vat.II. E’ stato emanato per quelli come lei, che si definisce cattolico romano ma combatte un Concilio della Chiesa e disprezza l’atto di Culto massimo dato a Dio dalla Chiesa che e’ la S. Messa, non importa se celebrata nel N.O. Rifiutando e combattendo un Concilio della Chiesa, il Vat.II, in particolare la sua ecclesiologia che è espressa in documenti dogmatici, e quindi con valore di definizione infallibile, contestando il Magistero di diversi papi (parlo non di atti personali dei papi, o di interviste più o meno discutibili, ai quali se ci sono state mancanze risponderanno davanti a Dio), e la loro autorità lei si pone fuori della Chiesa. Mi pare che la teologia Cattolica e’ chiara su questo. Visto che non trovo nessuna differenza Nel sentire le sue esternazioni al riguardo e quelle di un lefebvriano, le chiedo: Non sarebbe più onesto da parte sua passare definitamente dalla loro parte? Mi da l’impressione che fa di tutto per essere scomunicato e che la scomunica gli sia comminata dall’alto? Non credo che ci sarà mai. Nessuno vuole farla passare alla storia degli scismatici come martire. Per quanto riguarda la celebrazione del V.O, che non è stata abolita, Non si preoccupi, abbiamo dei vescovi saggi: sapranno ben discernere a chi concedere di celebrare la S. Messa in V. O. E a chi negarla.

    • Enrico Nippo ha detto:

      “Visto che non trovo nessuna differenza nel sentire le sue esternazioni al riguardo e quelle di un lefebvriano”.

      Scenda dal piedestallo, per favore!

      Lei – come chiunque altro imbottito di catechismo e di diritto canonico – non sa niente, ma proprio niente del giudizio di Dio su ogni singola anima.

      NESSUNO LO SA!!!

      Quindi abbassiamo tutti le penne!!! Lei per primo!!!

    • EDMONDO DE AMICIS ha detto:

      Fai bene a non contraddire, perché non ne saresti minimamente in grado. Cerca invece di capacitarti che in buon italiano, l’idioma gentile nel quale sembri incontrare penose difficoltà, si usa dire: “mi pare che… sia”, con il congiuntivo. Probabilmente tu sei romano e di questa raffinata creatura, il congiuntivo, ignori ancora l’esistenza. Ma non ti perder d’animo, figliuolo. Studia senza posa. Poi, quando avrai superato l’esame di quinta elementare, prenderai a formulare qualche primo grazioso pensierino, in un rudimentale, ma corretto, italiano, con tanto di congiuntivo. E allora vedrai, Monsignor Viganò ti gratificherà di un bel buffetto.

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Caro E. De Amicis, o se preferisce la chiamo Parmenide o… come vuole lei.

        Può usare tutti i nomi che vuole di illustri personaggi, ma resta sempre quella persona di sempre. Le faccio però notare che la scelta di presentarsi usando questi nomi non le giova. L’uso di personaggi illustri e le considerazioni che scrive ancora una volta la mostrano per quella che è: superba, sprezzante e altezzosa, tutte cose che il buon cristiano rigetta. Il superbo antico serpente nel momento in cui vide che stava per essere calpestato, morse il calcagno del Figlio della Donna promessa. E così fanno alcuni: quando si trovano davanti qualcuno che potrebbe essere di intralcio ai loro piani, incominciano a sputare veleno sul punto in cui viene loro più facile avere vittoria. Per quanto riguarda l’uso del congiuntivo o dell’Indicativo ci sarebbe molto da discutere soprattutto quale usare dopo gli aggettivi che esprimono certezza o percezione, ma lascio ad altri cose che non sono di mia competenza e non mi interessano. L’importante è farsi capire è mi pare, o meglio sono certo che lei HA capito bene. Le faccio notare che io gentilmente le dato del lei cosa che lei educatamente in tutto il suo intervento non ha fatto. In ogni caso, concludo con una frase di S. Paolo che faccio mia: “anche se sono inesperto nell’arte del parlare ( e per me “nell’arte della scrittura”) non lo sono però nella dottrina» (2Cor 11,6). Ed proprio nella dottrina che bisogna confrontarsi, cosa che lei non ha mai fatto e non fa. Dio la benedica

        • Don Pietro Paolo ha detto:

          Prima che incomincino a scrivere i soliti maestri, correttori del correttore automatico credendo di fare un’opera di spavalderia sfottente:
          Leggi, “e mi pare”

        • Giorgio ha detto:

          A Don Pietro Paolo
          Lei dice:
          “Il superbo antico serpente nel momento in cui vide che stava per essere calpestato, morse il calcagno del Figlio della Donna promessa.” E più sotto aggiunge: “anche se sono inesperto nell’arte del parlare non lo sono però nella dottrina» facendo sue – con tanta umiltà – le parole di San Paolo!
          Le chiedo: visto che è tanto esperto, mi dice, per cortesia, da dove ha tratto questa perla di citazione? A noi poveri (in)fedeli è stato sempre insegnato che il serpente avrebbe cercato – inutilmente – di mordere il calcagno della Donna, non del Figlio!
          Quando al Suo italiano, è più che evidente che con la sua risposta ha confermato quando dice il De Amicis!
          Quanto ai contenuti dei suoi interventi, Le chiedo:
          A scuola, oltre all’italiano, che cosa Le hanno insegnato di bello? Un po’ di teologia Acqua&Sapone?

          • Don Pietro Paolo ha detto:

            Giorgio,

            per il suo bene: non creda agli insegnanti che finora ha avuto… non sono preparati e presuntuosi e peggio chi va alla loro scuola resta ignorante pur diventando presuntuoso. “discepolo non è più grande del suo maestro “

        • MILZIADE ha detto:

          Sì, sì, benissimo. Comunque colga l’occasione per fare riconciliarsi, se non con me, almeno con il congiuntivo. Guardi che è utile, sa. E anche elegante. Non sottovaluti l’eleganza del linguaggio, che alimenta e riflette quella del pensiero. Un saluto cordiale.

          • MILZIADE ha detto:

            Corrige: “per fare pace e riconciliarsi”. Vede che errare è umano? Non bisogna prendersela a male…

          • Don Pietro Paolo ha detto:

            Milziade, De Amicis, Parmenides….

            “Comunque colga l’occasione per fare riconciliarsi,” (???), ma mi faccia il piacere !

          • METRODORO ha detto:

            “ma mi faccia il piacere!” * Te l’ho fatto sì, il piacere: vedi che hai partorito un congiuntivo (esortativo)?

      • Chiara ha detto:

        In quanto romana, mi sono offesa.

        • ex : ha detto:

          Non se la prenda… Io ho visto più ignoranti che chiamano ignoranti gli altri, che romani che parlano male in Italiano.

          • MILZIADE ha detto:

            Vero anche questo, Ex semicolon. Per un romano parlare male sembra però che faccia punteggio ai fini dell’insediamento in Rai TV…

        • MILZIADE ha detto:

          Le chiedo venia, Chiara. Lei ha ragione: non tutti i romani ignorano l’uso del congiuntivo, mentre lo ignorano molti che romani non sono. Però mi darà atto che vi sono aree d’Italia in cui esso tende a latitare più che in altre. // A differenza del congiuntivo, invece, il senso dell’umorismo è distribuito a macchia di leopardo in tutte le regioni d’Italia, con rilevanti concentrazioni in città come Roma e Napoli. Per qualche strano motivo, però, nei seminari e nelle canoniche sembra incontrare particolare attrito. // Un saluto deferente

        • ex : ha detto:

          Tranquillo: ce n’è per tutti i dialetti e sotto tutte le latitudini.

          Un proverbio dice (in un dialetto italianizzato): Maddalema tiene la nomina, e le altre fanno la put….

          • ex : ha detto:

            Questa risposta era destinata a MILZIADE (2 Agosto 2021 alle 09:44). L’ho indirizzata male.

    • Marco Bertoni ha detto:

      Ma l’ha letto, l’intervento? Sembra di sentire i nazivax, che danno la colpa della pandemia a chi non si vaccina, quando vaccinati e non vaccinati sono comunque vettori di contagio. Così lei dice che siccoime Monsignore critica il Concilio, se Bergoglio ha abolito il Summorum è colpa sua, quando invece sono proprio i tirapiedi di Francesco che detestano la Messa tridentina in quanto inconciliabile con gli errori del CVII. E poi «sapranno ben discernere a chi concedere di celebrare la S. Messa in V. O. E a chi negarla»:  la Messa non si concede, non è un premio per chi obbedisce alla narrazione conciliare, esattamente come la libertà non è un premio per chi accetta il green pass. Uno sguardo più miope è difficile trovarlo.

    • Gaetano2 ha detto:

      “Mons., si rende conto di quanto lei abbia contribuito…”
      Bella questa e che tono. Sublime!
      A Donpietropaolo, cerca di capire, se non lo sai, che l’impostore, tuo papa, ha dato culto a divinità sataniche e ne ha intronizzato, perlomeno uno, in Vaticano.
      Comunque, se sei veramente prete, anzi in questo caso, “presbitero”, va più di moda, bisogna al più presto, magari fra secoli per come vanno le cose, fare una controllatina ai seminari

    • alessandro ds ha detto:

      Don Pietro, il Vaticano II non è infallibile… Lo. Dice lo stesso Papa Paolo VI che lo ha condotto….. Dice testualmente che il Concilio non si è voluto esprimere in maniera definitiva, e quindi non infallibile, ma tuttavia essendo sempre un atto di magistero ordinario o fedeli devono rispettarlo e obbedire.
      Come si deve obbedire anche a tante altre cose che non sono infallibili. Fino a quando sono in vigore.

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Ha ragione, Alessandro, il Concilio non ha proclamato nuovi dogmi, e’ stato un Concilio pastorale, ma anche dottrinale. Sono stati emesso documenti dogmatici la cui dottrina in un Concilio, anche se non proclamata come infallibile, nella sostanza e’ qualcosa che ha un valore più di un Magistero ordinario.

      • Sergio ha detto:

        Guardi, tutto giusto tranne l’obbligo di obbedire al CVII per disobbedire ai 20 concili (questi si, dogmatici e definitori per natura e fine) che lo hanno preceduto. È qui cade l’asino, sovente. Il modus operandi modernista da 60 anni è sempre lo stesso e fa leva sull’obbedienza ai sacri pastori per farci mandar giù di tutto in sfregio alla sana dottrina e al culto divino. L’obbedienza quando tocca la Fede, la Morale e i diritti di Dio (il Culto) non è dovuta. I Chierici, e il popolo di Dio sono solo le membra del corpo mistico. Ma il capo è solo Gesù Cristo. Ai tempi dell’eresia ariana del IV secolo Papa Liberio e la maggior parte del clero divenne eretica. Mentre la Chiese discente (i fedeli) mantenero salda la fede dei Padri insegnatagli. Come lo stesso Sant’Atanasio fu scomunicato ma seppe resistere. Una sua frase dice così : tenetevi pure le strutture e tutto il resto…noi ci teniamo la Fede.
        Sono i nostri: tempi escatoligici. E presto o tardi verremmo messi dinanzi a scelte drastiche: come il martirio (bianco o rosso, che sia)… Altro che la mediocrità attuale…

    • Sergio ha detto:

      Caro Don, percepisco nelle sue parole una miopia modernista che si adagia sulla mediocrità attuale. La Carità senza la Verità non esiste. Tra l’altro afferma delle inesattezze quando da valore dogmatico ai documenti conciliari. Il concilio è stato voluto appositamente pastorale proprio per non essere vincolati al dogma. Basti confrontare Nostra aetate e dignitatis humanae con il magistero di Pio XI e Pio XII (senza andar troppo lontani). Per non parlare di ambiguità palesi in Gaudium et Spes e Lumen Gentium. I progressisti hanno dapprima ottenuto lo stralcio dei documenti preparatori per poi inserire nei dicumenti approvati chiavi interpretative eterodosse che poi sono state usate nel Postconcilio nel cd. Spirito del concilio, per operare la, dissoluzione del cattolicesimo romano: dogmatico e liturgico. D’altronde come si prega, si crede!…. Pertanto, cio che afferma il Mons. non sono polemiche sterili come Lei, caro don, vorrebbe far derubricare il tutto; Ma il grido di uno che parla nel deserto (attuale): dove Lei risiede, ancora, purtroppo.
      Pace e bene. Sia lodato Gesù Crusti, Ave Maria.

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Sergio, mi permetta di ricordarle che Nostra aetate e’ una dichiarazione conciliare, che la Gaudium et Spes e’ una costituzione pastorale e la Lumen Gentium e’ una costituzione dogmatica,. Questi documenti si pongono su livelli diversi in quanto gli aspetti pastorali e tutto ciò che non ha attinenza al dogma e alla morale e’ suscettibile di revisioni, adattamenti o anche, se si rendono necessari, di cancellazioni… la stessa cosa non può avvenire per il dogma che può progredire nel senso di una maggiore comprensione per una crescita nella fede. Ora mi pare ed è chiaro che qui non si chiede ( ora mi aspetto che qualche improvvisato maestrino di strapazzo ribatterà che non ho usato il congiuntivo) di discutere su aspetti pastorali superati o inadeguati…o sulle interpretazioni più o meno eretiche che ne hanno fatto i modernisti, ma si chiede la cancellazione di tutto il Concilio che è stato un evento grandioso della Chiesa contemporanea, un evento dello Spirito che ha segnato profondamente la vita della comunità ecclesiale da quasi settanta anni.

  • Gabriela Danieli ha detto:

    Mons. Viganò, come lei ha messo in luce, il card. Bergoglio, al contrario di papa Benedetto-XVI, sta cercando di indurre alla SCOMUNICA quelle fraternità tradizionaliste che non avranno l”umiltà di riconoscere e il carattere “PERENNE” del DOGMA dell’infallibilità riservato solo a Pietro e ai suoi successori, compresi quelli post-concilio,
    e la validità del CVII, così come decretato da papa Paolo VI e i papi successivi. Perfavore, abbiate pietà dei fedeli, e non fate che vengano privati della messa e dei sacramenti che, con la scomunica, diventerebbero invalidi.
    Papa Leone X nel quinto Concilio Lateranense decretò:
    🌟 “Solo il Romano Pontefice, temporaneamente in carica, in quanto ha il POTERE su tutti i CONCILII, ha il pieno diritto e L’AUTORITÀ di indire, trasferire e sciogliere i CONCILII; e questo è evidente non solo per testimonianza della sacra Scrittura, delle dichiarazioni dei Padri e degli altri Romani Pontefici e dei decreti dei sacri canoni, ma anche per *L’AMMISSIONE* degli stessi CONCILII”
    https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/
    “GESÙ CRISTO DIRIGE DIRETTAMENTE e VISIVILMENTE LA CHIESA, ATTRAVERSO “COLUI” che RAPPRESENTA la Sua “PERSONA”.
    (Mystici Corporis Christi _ PIO XII)

    • wisteria ha detto:

      Proprio così. Anch’io intendo che Francesco abbia voluto ricattare i fedeli del rito latino. Volete il rito latino? Allora approvate il Vaticano secondo. Sennò vi beccate la messa in vernacolo. E muti sulle critiche alla Chiesa ufficiale.
      Un vero avvertimento mafioso che il commento di don Pietro Paolo chiarisce e assevera.
      Mi scuso per il linguaggio crudo, ma dopo tanta raffinatezza ecclesiastica mi pare chiarificatore.

  • Agostino ha detto:

    Ho appena aperto l’articolo di Mons. Viganò propostoci dal blog e inizio la lettura: “Traditionis custodes: questo è l’incipit del documento con il quale Francesco cancella d’imperio il precedente Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI….” Basta, non ce la faccio ad andare oltre e non posso accettare che un Vescovo della Chiesa (della falsa Chiesa a mio parere) che riconosce quale Papa “Francesco” si permetta di contestare e criticare il suo Papa. Vescovo Vigano al Papa si obbedisce e quindi obbedisca e non manchi di rispetto al suo Papa. Se non è d’accordo lo dica ma un minuto dopo deve uscirne perchè non può rimanere in comunione con lui in quella Chiesa che lei sa bene essere eretica idolatra e apostata. Sono stanco di sentire critiche anche pesanti e feroci nei confronti di “papa Francesco” da parte di prelati e religiosi che si dichiarano in comunione con lui. Come disse il Battista ad Erode che intratteneva rapporti adulterini con la moglie del fratello ancora vivo “Questo non vi è lecito”.

    • Carlo Baldelli ha detto:

      “Basta, non ce la faccio ad andare oltre”. Così non legge l’intervento (estremamente chiaro e spirituale) ma lo critica. Cos’altro è questa, se non prevenzione? Appena vi toccano il Concilio, apriti cielo. E poi questa idea dell’obbedienza cieca, irrazionale, per qualsiasi cosa faccia il Papa. Quando si trattava di SP, nessuno scrupolo, però. Ipocriti.

      • Agostino ha detto:

        Ha ragione signor Baldelli, io non ho letto tutto il commento di Mons. Viganò perché, come vedo scritto “Papa Francesco” o “Francesco” o “Papa Bergoglio” da parte di un Vescovo della Chiesa (ritengo ancora della falsa Chiesa), il quale riconoscendolo Papa legittimo, un secondo dopo osa criticarlo e contestarlo, mi dà la nausea, montando interiormente in me un moto di scandalo. Ma, mi perdoni, credo che anche lei non abbia letto bene il mio brevissimo commento perché se lo avesse letto bene avrebbe capito il senso delle mie parole. Io sono convinto che il card. Bergoglio sieda abusivamente sul trono di Pietro e che il Papa della Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, cui io appartengo per intima convinzione di Fede, sia Benedetto XVI, al quale offro tutta la mia devozione ed obbedienza senza riserve e mai mi sognerei di criticarlo o contestarlo. Il Concilio Vaticano II non c’entra, o meglio, credo che esso essendo un Concilio pastorale e non dogmatico debba assolutamente essere corretto in tutte quelle parti che hanno provocato le tremende aberrazioni che nonostante i tentativi di contenerli dei papi post conciliari hanno continuato a far danno. Ma questa è una questione secondaria. La questione primaria è il Papa, cioè chi è il vero Papa. Ciò che non sopporto, lo ribadisco è che Mons. Viganò e tutti quelli che riconoscono Bergoglio “il Papa” pur vedendo la falsificazione della Chiesa Cattolica in una falsa Chiesa eretica, idolatra e perciò apostata, continuano ad essere in comunione con lui che non può essere “Il Papa” perché travia i fedeli anziché confermarli, secondo la promessa di Gesù Cristo N.S., lo riconoscono si Papa, ma lo criticano e lo contestano più o meno aspramente e questo non è lecito e consentito. Questo atteggiamento lo può tenere correttamente, fermamente e anche con durezza chi non lo riconosce come Papa, ed è saldamente dentro la vera Chiesa in comunione col vero Papa senza timore di essere scismatico o eretico perché fedele al Magistero perenne. Tutto qui. Fintanto che Mons. Viganò non si esprimerà pubblicamente sul punto centrale della questione, a mio parere è tutta una finzione. Posso essere d’accordo con tutto ciò che dice e scrive ma il Papa, quello vero lo deve indicare chiaramente e dopo averlo indicato non deve permettersi di criticarlo o mancargli della dovuta obbedienza perché è il Vicario di Cristo e a colui che fa le sue veci in attesa del ritorno nel mondo si deve assoluta obbedienza e devozione. Anche questo è un segno di distinzione per un cattolico.

  • FANTASMA DI FLAMBEAU ha detto:

    Dedicato -con rispetto- a padre Cavalcoli: imagine.
    Che Dan Brown sia il quinto evangelista.
    Che l’obbedienza cieca, pronta, assoluta sia una virtù cristiana.
    Che un Successore di Pietro faccia le seguenti cose.
    Bilancio sommario al 31/07/2021, 22:20.

    – “Abominio della desolazione” (o suo sgorbietto segnaposto) nel Luogo Santo.
    Giardini Vaticani/San Pietro, 4 ottobre 2019. ✔

    – Negazione dell’universalità della Salvezza ad opera dell’unico Salvatore.
    Professione di non-fede dichiarata e sottoscritta, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019. ✔

    – Emarginazione/riduzione/pachamizzazione della Theotókos, baluardo contro tutte le eresie, in parole, opere e omissioni («santi non si nasce, si diventa, e questo vale anche per loro» rif. a «la Madonna e San Giuseppe»: cfr. dogma Immacolata, o semplicemente l’Ave prima che faccia la fine del Pater
    https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/december/documents/papa-francesco_20181221_dipendenti-vaticani.html;
    https://www.liberoquotidiano.it/articolo_blog/blog/andrea-cionci/24113599/dogma-verginita-maria-papa-francesco-bergoglio-madonna-guadalupe-tonteria-sciocchezza-corredentrice-eresia-modernismo.html).
    Dalla Madre di Dio a Madre Terra. ✔

    – Sodoma e Gomorra derubricate, colpevoli di “mancata ospitalità”/neo-peccato mortale di “sovranismo”. Cittadini delle medesime però “non giudicabili” per le loro condotte. Nemmanco quando bestemmiano Cristo, santi, Cielo e terra sulla pubblica piazza.
    Chi si somiglia si piglia e chi tace acconsente. ✔

    – Matrimonio indissolubile, sacralità della vita umana dal concepimento al tramonto naturale, gender e temi ex non-negoziabili tutti: venghino sior*, venghino. Pontificia accademia in omaggio a solo 0,50 in più.
    Vatican-bazar duty free. ✔

    – Tabula rasa del culto “divisivo”.
    Il quale, piaccia o no ai sommelier della liturgia, è il fil rouge con due millenni di vita cristiana, santità, teologia incarnata e fede quotidiana.
    Cariche piazzate nella già diroccata Old Church, da radere definitivamente al suolo e rimpiazzare col work in progress di architetti in odor di “rugiada”. L’esatto, deliberato speculare di ciò che fece san Pio V (al quale, con sprezzo di ragione e insulto all’altrui intelligenza, si fa riferimento nella lettera di accompagnamento), che rese normativo l’antico Rito Romano preservando al contempo quelli di accertata Tradizione apostolica.
    “Francesco, va e ripara la mia Chiesa. Non vedi che è in rovina?”: -chi- ha chiesto -cosa- a Bergoglio?
    Catholic Great Reset. ✔

    – In casuale quanto perfetta sintonia: vietato l’ingresso ai cani e a chi rifiuta quattro dosi di Moderna/Vat II. O, in misericordiosa alternativa, apposito e maleodorante ghetto nel quale portare a estinzione per consunzione i troppo “rigidi”. Che si ostinano a troppo rigidamente prestare culto solo a Cristo.
    Christianos ad vaccinum. ✔

    – Evoluzione gesuitico-teilharddechardin-eniana dell’Eucarestia a sacramento dell’Umanità, secondo i fraterni desiderata: prossimissimamente anche su questi altari. Motus in fine velocior.
    Aus Deutschland, dem Amazonien und Santa Marta. ⏳⏳⏳

    Ma ‘sto povero …risto e chi l’ha messo lì cosa devono fare ancora?
    Tatuarselo in fronte, scriverlo sul portone di bronzo (sicut faciem)? Elevare agli altari Giuda e a ruota, per arcobalen-apocatastasi, Lucifero?
    Il quale, in fondo, voleva solo un posticino nell’abudhabico pantheon delle divinità.
    “Custodi della Tradizione”. Aleister Crowley aveva più senso del pudore.

    https://www.maurizioblondet.it/bergoglio-salva-giuda/

    • PROCLO ha detto:

      Aggiungiamo: * ceffonatura di cinesina anelante al tocco della sacra manazza. *inghinocchiamento a biascicare piedi abbronzati e mancato inginocchiamento ad adorare le Sacre Specie. *elogio sperticato di eretici, abortisti e anticattolici assortiti. *…

    • alessandro ds ha detto:

      Chissà, magari può sorprenderci ancora di più di quello che già ha fatto.
      Chissà che un giorno non se ne esca qualcuno dicendo che Bergoglio ha anche un figlio in sud America nato da una relazione clandestina mentre era seminarista o sacerdote…. Ormai non c’è da stupirsi più di niente.
      Io dal suo temperamento sinceramente potrei aspettarmelo.
      Il Vescovo di Madrid in carica nel 2018 che è stato fatto Cardinale ha una somiglianza pazzesca con Bergoglio, sembra un mini-me di Bergoglio, e ha giusto 20-30 anni in meno.
      Ma sembrano davvero padre e figlio per quanto si somigliano.

      • Marco Tosatti ha detto:

        Ho una figlia…

      • Iod Tav ha detto:

        Nonostante l’incredibile somiglianza del vescovo di Madrid, è impossibile che sia imparentato con Bergoglio in quanto è nato nel 1945 mentre Bergoglio nel 1936. Benché bergie sia liberale non penso abbia concepito quando aveva 9 anni!

  • Gabriela Danieli ha detto:

    la Madonna del Pino a Giuseppe Auricchia:
    Avola, 30 Maggio 2010
    “Il Mio resto fedele segue il Papa attuale Benedetto XVI, che vogliono eliminare. Continuate a seguirlo e a rimanere FEDELI a LUI e all’insegnamento della Mia Chiesa, stabilito dagli Apostoli.
    Non fatevi sviare dall’apostasia e dalle eresie.
    Vi dico che il prossimo Papa sarà L’IMPOSTORE e le forze maligne stanno dietro a questo “SCISMA.”
    Figli Miei, siate preparati, così potete SEGUIRE QUEI SACERDOTI “FEDELI AL PAPA” e all’insegnamento della Chiesa.
    Preservate i santi messali e i libri della vecchia Santa Messa, perché gli apostati cambieranno le parole drammatiche”

    Mons. Viganò, perché non riconosce Benedetto XVI come l’attuale papa legittimo, e dice che si è dimesso? Non è vero.
    Perché ignora la dichiarazione ufficiale che il sommo pontefice ha fatto il 27 febbraio 2013, affermando chiaramente di NON AVER REVOCATO IL MINISTERO PETRINO DATOGLI DA CRISTO… PERCHÉ PERENNE ?
    Ecco le sue testuali parole:
    ▪️”LA MIA DECISIONE DI RINUNCIARE ALL’ESERCIZIO ATTIVO del MINISTERO, ((NON REVOCA QUESTO))!
    (verifichi nel video dal m.12)
    https://youtu.be/dLiGTk3YunY
    Inoltre il CJC 332 & 2. recita:
    Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio (MUNUS PETRINO) si richiede per la” VALIDITÀ”che la rinuncia (REVOCA ) sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata.
    Ma, siccome papa Benedetto XVI NON NON HA MAI RINUNCIATO AL MANDATO PETRINO AFFIDATOGLI DA CRISTO, ne consegue che lui rimane ancora il papa legittimo a cui tutta la Chiesa deve restare unita.
    Mentre il card. Bergoglio, stabilito invalidamente dagli astuti nemici della Chiesa è l’antipapa impostore e va cacciato.
    O sbaglio?

  • Slave of JMJ ha detto:

    Mille Grazie Archbishop Vigano. May the God of infinite goodness guard, defend and protect you. Amen.

  • Lc 11,23 ha detto:

    grazie Eccellenza,
    davvero misteriose sono le vie dell’Altissimo.
    tra b. e Lei ha permesso b.
    e in questo bisogna ritenere ci sia sommo bene perchè perfettissime sono tutte le Sue opere.
    …. vallo a capire 🙂

  • Pater Luis Eduardo Rodríguez Rodríguez ha detto:

    Tutto tale e quale come ho commentato alla carissima Benedetta, e certo, ovve lei, scambio l’amatissimo Mgr. Carlo Maria Viganò, da cui aspetavamo questo suo straordinario intervento, ben meditato dopo quell’ultimo colpo di questo COLPO DI STATO VATIVANO:

    “PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ
    31 Luglio 2021 alle 08:21
    Ma carissima Benedetta:
    Vaccino non è, è siero che non impedisce il contaggio.
    Papa non è, impostore di questo COLPO DI STATO VATICANO, che impedisce la Salvezza dell’anime.

    ET EXPECTO TRIUMPHUM CORDIS IMMACULATI MARIÆ.
    465° anniversario Dies Natalis S. Ignazio

    Rispondi
    PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ
    31 Luglio 2021 alle 09:58
    Eppure 19 anniversario canonnizzazione di San Juan Diego, ed io per grazia di Dio celebravo li con il Beato Jan Pawel II, da fronte N. S. de Guadalupe, Mexico…già antidoto contro lo svergognato berORGOGLIO e sua pachaimmonda e peni eretti.

    Rispondi
    PATER LUIS EDUARDO RODRÍGUEZ RODRÍGUEZ
    31 Luglio 2021 alle 10:40
    Tarde o presto quest’IMPOSTURA RELIGIOSA-POLITICA, CADRÀ:

    Cade davanti la nostra Patrona d’ America, N. S. DE GUADALUPE
    https://m.youtube.com/watch?v=OOj-CbrEwL4

    Cade davanti la patrona della Polonia,
    N.S. DI CZESTOCHOWA
    https://m.youtube.com/watch?v=Se7PMprtsqs

    CADE IN SVIZZERA, non Sankt Gallen, ma Ginevra, centro vacanze massoni potenti…vi ricordate che li accoltellata l’ Imperatrice Elisabetta d’Austria?…nelle mosse che precedettero Prima Guerra Mondiale (da tavolino massone disegnata) e fine dell’ Impero Austro Ungarico
    https://gloria.tv/post/KaKJLRU2K3X42XynjQEZ7W1JM

  • Tiziana Sembianti ha detto:

    Bergoglio non è il papa.