Mascarucci: la Messa in Latino e la Decadenza di Bergoglio. Guareschi…

28 Luglio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Americo Mascarucci ci ha inviato questa riflessione sul Motu Proprio Traditionis Custodes, e sul suo suo significato nel contesto del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Buona lettura.

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La messa in latino e la decadenza di Bergoglio

 

La visione che ispira oggi papa Francesco nell’attacco alla messa in latino è esattamente la stessa che ispirava l’azione dei vari don Chichì  (il celebre personaggio di Giovannino Guareschi descritto come l’antagonista di don Camillo nel libro “Don Camillo e i giovani d’oggi”), tipica degli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II.

Anni in cui imperversavano nelle diocesi preti accecati da furore conciliarista, pronti ad eliminare ogni traccia di tradizione, per rendere la Chiesa sempre più aperta alle istanze del mondo moderno. In quei periodi di buio della fede, si assistette ad altari maestosi completamente smontati e spogliati con la pretesa di tornare a quella che era la semplicità evangelica; balaustre abbattute in virtù del principio che non dovessero esistere barriere fra il popolo e l’eucaristia, negando così la sacralità e inviolabilità degli altari. A rimetterci furono anche le madonne addolorate e trafitte , così come i cristi sofferenti e flagellati e le statue dei santi martirizzati, perché la Chiesa non doveva più parlare di dolore ma trasmettere allegria, gioia, fiducia, non preparare alla “buona morte” ma far vivere al meglio la vita.

La messa in latino fu percepita come il principale simbolo della tradizione e quindi presa di mira dai progressisti più infervorati, persino nella culla del tradizionalismo cattolico, nella Trento del Concilio della Controriforma, che conobbe il fanatismo rinnovatore dell’arcivescovo Alessandro Maria Gottardi e del suo braccio destro monsignor Iginio Rogger. Ne fecero le spese tanto il messale di San Pio V che due culti tradizionali della città: il culto del patrono San Vigilio in primo luogo, che Rogger arrivò e negare sostenendo che il martirio ad opera dei pagani avvenuto a colpi di bastoni e “zoccolate” fosse una leggenda priva di fondamento storico; e il culto di San Simonino, il bimbo che la tradizione ritiene assassinato nell’ambito di un rituale ebraico e che fu sacrificato sull’altare dell’ecumenismo conciliare e della pacificazione con i “fratelli ebrei”.

Oggi come allora si colpisce la messa in latino perché considerata da ostacolo alla piena attuazione del Concilio Vaticano II. Non solo, ormai da anni dentro la Chiesa sta emergendo una chiara coscienza anti-conciliare di cui si è fatto promotore soprattutto negli ultimi anni monsignor Carlo Maria Viganò, evidenziando come i mali della Chiesa di oggi derivino da lì. Si sta andando ben oltre l’ermeneutica della continuità di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI i quali ritenevano che non fosse giusto  buttare via il bambino con l’acqua sporca. Il Concilio andava salvato e ciò che invece andava estirpato erano i frutti malati, gli errori. Ma ormai si sta prendendo chiaramente conoscenza di come il Concilio nella sua integrità sia un frutto acerbo, una mela avvelenata che ha permesso al serpente di insinuarsi nella Chiesa e propalare il suo veleno. E la riscoperta della tradizione, la rivalutazione della messa in latino, in questi ultimi anni è stato un potente antidoto che ha sicuramente permesso una riscoperta della vera fede e di una lettura del Vangelo coerente e libera da contaminazione moderniste, marxiste, luterane. Troppo per i cattolici progressisti e per i gradi elettori di Bergoglio, il teologo tedesco Walter Kasper in testa, che invece come il compianto Carlo Maria Martini invocano da anni un Concilio Vaticano III che dia compimento al precedente e che soprattutto completi l’opera di modernizzazione della Chiesa riuscita soltanto parzialmente (e la messa ne è purtroppo il principale prodotto) nel Vaticano II.

Ma quella di Bergoglio ha anche il sapore di una mossa tattica e per certi versi strategica volta a ritornare in piena sintonia con quel mondo progressista che lo ha eletto papa, che si aspettava da lui una grande rivoluzione e che oggi invece si mostra deluso per le sue mancate aperture in tema di nozze gay, abolizione dell’obbligo del celibato sacerdotale, ordinazione delle donne, ammissione piena dei divorziati risposati. La messa in latino è un po’ lo scalpo offerto da Bergoglio ai vari Marx, Kasper e compagni, per compensare la loro insofferenza e dimostrare che ha dato il colpo di grazia all’odiato Benedetto XVI e a quell’ermeneutica della continuità che proprio con la liberalizzazione della messa in latino il suo predecessore aveva inteso riaffermare.

Dulcis in fundo è evidente come il pontificato di Bergoglio volga al termine e il bilancio sia del tutto fallimentare. La Chiesa oggi è più divisa che mai, lontano dal Vangelo, piegata alle esigenze del mondialismo globale e all’agenda Soros , ispirata più da logiche pagane che cristiane. Non solo, al di là della narrazione farlocca dei media mainstream non c’è stata in Vaticano alcuna vera opera di rinnovamento e di pulizia, la corruzione continua a dilagare, gli scandali sono all’ordine del giorno e persino un ultra bergogliano come Marx ha dovuto ammettere che la Chiesa sta su un binario morto. E allora forse a Bergoglio non rimane che tentare di preparare una successione il più possibile pilotata. Il collegio cardinalizio lo ha già in larga parte blindato, ora non gli resta che tagliare le gambe ai suoi nemici interni, magari spingendoli anche ad uscire dalla Chiesa, aggredendoli nel loro punto d’orgoglio, distruggendo la messa in latino e sancendo la morte di quelle realtà interne alla Chiesa che sono le principali avversarie del suo modo molto creativo e stravagante di (non) fare il papa.

Americo Mascarucci

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13 commenti

  • Cornelio ha detto:

    Sono d’accordissimo con il contenuto dell’articolo. Tuttavia io non vedo tra i cardinali che entreranno in Conclave personalità della statura di Bergoglio. Bergoglio è totalmente fuori controllo, “instabile” potrei persino dire. Per proseguire la sua linea ci vorrebbe un carattere forte, così come arroganza, violenza nei modi. Francamente un soggetto del genere è più unico che raro.
    E purtroppo il problema, però, è proprio questo. Bergoglio sa che deve sbrigarsi e demolire più che può. Sa che “deve” qualcosa a qualcuno e sa che non ha tempo.
    Altri colpi di testa sono perciò probabili. Potrei dire magari relativamente all’abito (divieto assoluto di “carnevalate”, come le definisce lui, espresse da talari o vesti liturgiche degne di tal nome).
    Noi tutti sappiamo per la nostra Fede che Bergoglio non potrà distruggere la Chiesa di Cristo. Ma egli da par suo ben sa che può, quantomeno, continuare a sfregiarla.

  • Creazionista ha detto:

    Il compianto Carlo Maria Martini? Che se ne stia dove merita di stare, io non lo compiango per niente

    • TERIMACO ha detto:

      Fin dalle prime battute del pontificato di Benedetto XVI il card. Martini si distinse per la sua vocazione al controcanto e all’erosione dell’autorità di chi era stato eletto al soglio cui egli, Martini, si sentiva evidentemente destinato. Martini è passato e Benedetto è ancora al suo posto. Passerà anche Bergoglio.

  • stefano raimondo ha detto:

    Nella cosmopoli nichilista che hanno agevolato per tutta la vita scoprono oggi di non sentirsi tanto a loro agio. Poveri preti “progressisti”: il mondo non li accetterà mai completamente così sfogano la propria rabbia su ciò che è rimasto di cattolico.

  • mari ha detto:

    O.T.? Forse ma non credo

    Santa Messa delle 7 ( “quella” Messa)… penso al dottor De Donno, ho saputo da poco la tragica notizia della sua scomparsa.

    Be’ credo che non sia un caso che una lettura sembra riferirsi proprio alle circostanze che hanno portato alla sua morte:

    “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, non le sfiora il tormento; agli occhi degli insensati sembra che muoiano e la loro uscita da questo mondo è giudicata un travaglio e la loro partenza da noi, fine sciagurata.
    Invece essi sono nella pace! Così, castigati agli occhi degli uomini, la loro speranza è tutta immortalità; e mortificati con poco ne avranno gran beneficio.
    E’ Dio che li ha provati e li ha trovati degni di sé; e li ha passati nel crogiuolo come l’oro e li ha accettati come l’olocausto della vittima…”

    E ora ricordo, ripensando a Guareschi, il racconto di quando don Camillo celebra il funerale di una persona che il quieto vivere del paese vorrebbe far passare per suicida (e quindi indegna di esequie cristiane)…

    Comunque sia andata, ho pregato durante la Messa per questa persona straordinaria, che tanto bene ha fatto, e al quale è stato impedito con demoniaca determinazione di farne ancora… forse spingendolo alla disperazione? Noi non possiamo saperlo, solo Dio può conoscere le profondità del cuore umano, ma l’amore che questa persona ha mostrato verso malati che sono stati trattati come lebbrosi gli sarà addebitato a giustizia.

    Grazie, Santa Messa di sempre… io non credo alle coincidenze del caso ma a un disegno che a volte possiamo riuscire a intravedere ;questa circostanza non è una semplice coincidenza.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    O.T.
    Il card. Marx non esclude di presentare per la seconda volta le sue dimissioni da arcivescovo alla guida della diocesi di München und Freising.
    https://www.aciprensa.com/noticias/cardenal-marx-no-descarta-presentar-su-renuncia-por-segunda-vez-97411

  • Giampiero ha detto:

    “…Anni in cui imperversavano nelle diocesi preti accecati da furore conciliarista, pronti ad eliminare ogni traccia di tradizione,…”
    In realtà, è da leggersi “imperversano” al presente, perché la Chiesa è ancora impestata da questi loschi figuri che l’hanno portata sul binario morto. Finché non se ne andranno, questi falsi preti, nulla cambierà.

  • Roberto Donati ha detto:

    Papà non fa chi Papa non è perché dai frutti si riconosce l’albero.

    • Agostino ha detto:

      È questo il punto. Chiamano Bergoglio “Papa Francesco”, lo riconoscono come Papa, vanno a Messa in comunione con lui, ma poi lo criticano più o meno aspramente se non proprio ferocemente. Questo non è consentito ai fedeli cattolici specialmente se credono nella sua elezione, perché l’obbedienza al Papa è dovuta senza se e senza ma. Bergoglio non è il Papa. Il suo pontificato non esiste, i suoi atti legislativi, amministrativi, pastorali, i suoi documenti e tutta la sua attività è carta straccia. Il Papa è ancora Benedetto XVI. A lui si deve obbedienza perché è lui che ci conferma bella fede, detiene le chiavi del Regno dei cieli, gode dell’assistenza speciale straordinaria e ordinaria dello Spirito Santo e soprattutto è il Vicario di Cristo. Benedetto XVI continua a parlarci con i suoi scritti, i suoi discorsi, le sue omelie che sono come scolpiti nella memoria della Chiesa e ancora si fa sentire con lettere e messaggi che non riescono a soffocare. Fino a quando non finirà questa impostura il mondo è destinato alla rovina.

      • Giovanni ha detto:

        Mi spiace, ma BXVI hs lasciato. È lui che lo ha voluto, più o meno incoraggiato a farlo.

        • Luciano Motz ha detto:

          Beh, la rinuncia o no di Benedetto XVI è un rebus che verrà risolto, penso, solo dopo la sua morte, quando leggeremo il suo testamento.
          Il dato oggettivo, invece, è che la votazione che ha eletto Bergoglio a Sommo Pontefice è nulla e invalida, ex Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, e non gli conferisce alcun diritto, pertanto papa Francesco usurpa tale dignità.
          Sarebbe interessante affrontare il caso con qualche valente canonista.

          • Mauro ha detto:

            Concordo in quasi tutto, caro Luciano.
            Ma direi che a rendere nulla l’elezione di Bergoglio ci sia anche la oggettiva invalidità delle dimissioni di Papa Benedetto XVI secondo le numerose ragioni esposte da diversi analisti. Poi, come tu dici, la certezza, a questo riguardo la si avrà solo quando si leggerà il testamento del Papa “emerito”. Oppure, nel caso poco probabile che tale testamento non ne dovesse parlare, quando a Dio piacerà.
            Papa Benedetto avrà le sue ragioni per non volersi spiegare di più in questo momento…
            Certo che nel caso il Papa attuale dovesse essere Bergoglio, molti di noi sarebbero stati indotti nel peccato avendone dubitato. E grande sarebbe pure la responsabilità che si sarebbe caricato sulle spalle Papa Benedetto per non aver dissipato maggiormente i dubbi nel popolo a questo riguardo.
            Ad ogni modo direi che tutto concorre a farci pensare che abbiamo ragione nel ritenere che sia avvenuta realmente una usurpazione.
            Dio, salvaci!

        • Mauro ha detto:

          Ne sei sicuro Giovanni? Mi viene spontaneo pensare che più che aver voluto lasciare (come dici tu), Benedetto XVI abbia voluto rimanere, ma in un’altra forma. Ha lasciato la gestione di quella parte del suo ministero che era stata compromessa e stava già andando a male; quella parte che rischiava di trascinare nel marciume anche le parti non (ancora) compromesse. Ha lasciato che, come è stato anche autorevolmente detto da altri, i veleni (e gli avvelenatori) si ponessero in evidenza davanti a tutto il mondo e che prosperassero nel loro malvagio compito. Un po’ come il padrone del campo che dà ordine che la zizzania sia lasciata crescere in mezzo al buon grano. Poi alla fine verrà fatta la cernita: così nella parabola come nel futuro della vera Chiesa. Questo è quello che mi viene da pensare, cercando di capire la situazione attuale della Chiesa.
          Mi domando anche se Benedetto XVI non sia stato carismaticamente ispirato (suo il Potere delle Chiavi come successore di Pietro) prima di prendere una così inaspettata e dirompente decisione.
          Una certezza per Fede è che “Non Prevalebunt”… d’altro canto è molto triste pensare a quante “pecore” si disperderanno durante il (lungo?) procedere verso la vittoria finale del Cielo.

          Che DIo, per intercessione del Cuore Immacolato di Maria, ci assista!