Dichiarazione del card. Burke sul Motu Proprio “Traditionis Custodes”

23 Luglio 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mi sembra interessante offrirvi, nella mia traduzione, questa dichiarazione importante fatta dal card. Raymond Leo Burke sul recente Motu Proprio del Pontefice regnante. Buona lettura.

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Dichiarazione sul Motu Proprio “Traditionis Custodes

22 LUGLIO 2021

 

Molti fedeli – laici, ordinati e consacrati – mi hanno espresso la profonda angoscia che il Motu Proprio “Traditionis Custodes” ha portato loro. Coloro che sono legati all’Usus Antiquior (Uso più antico) [UA], quello che Papa Benedetto XVI ha chiamato la Forma Straordinaria, del Rito Romano sono profondamente scoraggiati dalla severità della disciplina che il Motu Proprio impone e offesi dal linguaggio che impiega per descrivere loro, i loro atteggiamenti e la loro condotta. Come membro dei fedeli, che ha anche un intenso legame con l’ UA, condivido pienamente i loro sentimenti di profondo dolore.

 

Come Vescovo della Chiesa e come Cardinale, in comunione con il Romano Pontefice e con la particolare responsabilità di assisterlo nella sua cura pastorale e nel governo della Chiesa universale, offro le seguenti osservazioni:

 

  1. In via preliminare, ci si deve chiedere perché il testo latino o ufficiale del Motu Proprio non sia stato ancora pubblicato. Per quanto ne so, la Santa Sede ha promulgato il testo nelle versioni italiana e inglese e, in seguito, nelle traduzioni tedesca e spagnola. Poiché la versione inglese è chiamata traduzione, si deve presumere che il testo originale sia in italiano. Se è così, ci sono traduzioni di testi significativi nella versione inglese che non sono coerenti con la versione italiana. Nell’articolo 1, l’importante aggettivo italiano “unica” è tradotto in inglese come “unique”, invece di “only”. Nell’articolo 4, l’importante verbo italiano, “devono”, è tradotto in inglese come “should”, invece di “must”.

 

  1. Prima di tutto, è importante stabilire, in questa e nelle due osservazioni seguenti (nn. 3 e 4), l’essenza di ciò che il Motu Proprio contiene. È evidente dalla severità del documento che Papa Francesco ha emesso il Motu Proprio per affrontare quello che egli percepisce come un grave male che minaccia l’unità della Chiesa, cioè l’UA. Secondo il Santo Padre, coloro che venerano secondo questo uso fanno una scelta che rifiuta “la Chiesa e le sue istituzioni in nome di quella che viene chiamata la ‘vera Chiesa’”, una scelta che “contraddice la comunione e alimenta la tendenza alla divisione … contro la quale l’Apostolo Paolo ha reagito con tanto vigore”.

 

  1. Chiaramente, Papa Francesco considera il male così grande da agire immediatamente, non informando preventivamente i Vescovi e non prevedendo nemmeno la consueta vacatio legis, un periodo di tempo tra la promulgazione di una legge e la sua entrata in vigore. La vacatio legis fornisce ai fedeli e soprattutto ai Vescovi il tempo di studiare la nuova legislazione riguardante il culto di Dio, l’aspetto più importante della loro vita nella Chiesa, in vista della sua attuazione. La legislazione, infatti, contiene molti elementi che richiedono uno studio riguardo alla sua applicazione.

 

  1. Inoltre, la legislazione pone delle restrizioni all’UA, che sono un segnale della sua eliminazione definitiva, per esempio il divieto di utilizzare una chiesa parrocchiale per il culto secondo l’UA e la fissazione di determinati giorni per tale culto. Nella sua lettera ai vescovi del mondo, Papa Francesco indica due principi che devono guidare i vescovi nell’attuazione del Motu Proprio. Il primo principio è “provvedere al bene di coloro che sono radicati nella precedente forma di celebrazione e hanno bisogno di tornare a tempo debito al Rito Romano promulgato dai Santi Paolo VI e Giovanni Paolo II”. Il secondo principio è “interrompere l’erezione di nuove parrocchie personali legate più al desiderio e ai desideri dei singoli sacerdoti che al reale bisogno del ‘santo popolo di Dio'”.

 

  1. Apparentemente, la normativa è diretta alla correzione di un’aberrazione principalmente attribuibile al “desiderio e ai desideri” di alcuni sacerdoti. A questo proposito, devo osservare, soprattutto alla luce del mio servizio come Vescovo diocesano, che non sono stati i sacerdoti che, per i loro desideri, hanno spinto i fedeli a richiedere la Forma Straordinaria. Anzi, sarò sempre profondamente grato ai tanti sacerdoti che, nonostante i loro già pesanti impegni, hanno generosamente servito i fedeli che legittimamente richiedevano la UA. I due principi non possono fare a meno di comunicare ai fedeli devoti che hanno un profondo apprezzamento e attaccamento all’incontro con Cristo attraverso la Forma Straordinaria del Rito Romano che essi soffrono di un’aberrazione che può essere tollerata per un certo tempo ma che alla fine deve essere sradicata.

 

  1. Da dove viene l’azione severa e rivoluzionaria del Santo Padre? Il Motu Proprio e la Lettera indicano due fonti: primo, “i desideri espressi dall’episcopato” attraverso “una dettagliata consultazione dei vescovi” condotta dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2020, e, secondo, “il parere della Congregazione per la Dottrina della Fede”. Per quanto riguarda le risposte alla “consultazione dettagliata” o “questionario” inviato ai Vescovi, Papa Francesco scrive ai Vescovi: “Le risposte rivelano una situazione che mi preoccupa e mi rattrista, e mi persuade della necessità di intervenire”.

 

  1. Per quanto riguarda le fonti, si deve supporre che la situazione che preoccupa e rattrista il Romano Pontefice esista in generale nella Chiesa o solo in alcuni luoghi? Data l’importanza attribuita alla “consultazione dettagliata” o “questionario”, e la gravità della materia trattata, sembrerebbe essenziale che i risultati della consultazione siano resi pubblici, insieme all’indicazione del suo carattere scientifico. Allo stesso modo, se la Congregazione per la Dottrina della Fede fosse stata del parere che una tale misura rivoluzionaria dovesse essere presa, avrebbe apparentemente preparato un’Istruzione o un documento simile per affrontarla.

 

  1. La Congregazione gode della competenza e della lunga esperienza di alcuni funzionari – prima in servizio nella Pontificia Commissione Ecclesia Dei e poi nella Quarta Sezione della Congregazione – che sono stati incaricati di trattare questioni riguardanti l’UA. Ci si deve chiedere se il “parere della Congregazione per la Dottrina della Fede” rifletta la consultazione di coloro che hanno la maggiore conoscenza dei fedeli dediti all’UA?

 

  1. Per quanto riguarda il male grave percepito costituito dall’UA, ho una vasta esperienza di molti anni e in molti luoghi diversi con i fedeli che regolarmente adorano Dio secondo l’UA. In tutta onestà, devo dire che questi fedeli, in nessun modo, rifiutano “la Chiesa e le sue istituzioni in nome di quella che viene chiamata la ‘vera Chiesa’”. Né li ho trovati fuori dalla comunione con la Chiesa o divisivi all’interno della Chiesa. Al contrario, amano il Romano Pontefice, i loro Vescovi e sacerdoti, e, quando altri hanno fatto la scelta dello scisma, hanno voluto sempre rimanere in piena comunione con la Chiesa, fedeli al Romano Pontefice, spesso a costo di grandi sofferenze. Essi, in nessun modo, si ascrivono ad una ideologia scismatica o sedevacantista.

 

  1. La Lettera che accompagna il Motu Proprio afferma che l’UA è stata permessa da Papa San Giovanni Paolo II e successivamente regolata da Papa Benedetto XVI con “il desiderio di favorire la guarigione dello scisma con il movimento di mons. Lefebvre”. Il movimento in questione è la Società di San Pio X. Mentre entrambi i Romani Pontefici desideravano la guarigione dello scisma in questione, come dovrebbero fare tutti i buoni cattolici, essi desideravano anche mantenere in continuità l’UA per coloro che rimanevano nella piena comunione della Chiesa e non diventavano scismatici. Papa San Giovanni Paolo II mostrò carità pastorale, in vari modi importanti, verso i fedeli cattolici legati all’UA, per esempio, concedendo l’indulto per l’UA ma anche istituendo la Fraternità Sacerdotale di San Pietro, una società di vita apostolica per i sacerdoti legati all’UA. Nel libro L’ultimo testamento con le sue parole, Papa Benedetto XVI ha risposto all’affermazione: “La riautorizzazione della Messa tridentina è spesso interpretata principalmente come una concessione alla Società San Pio X”, con queste parole chiare e forti: “Questo è assolutamente falso! Era importante per me che la Chiesa fosse una cosa sola con se stessa interiormente, con il proprio passato; che ciò che prima era santo per lei non fosse in qualche modo sbagliato ora” (pp. 201-202). Infatti, molti di coloro che attualmente desiderano praticare il culto secondo l’UA non hanno alcuna esperienza e forse nessuna conoscenza della storia e della situazione attuale della Società Sacerdotale di San Pio X. Essi sono semplicemente attratti dalla santità dell’UA.

 

  1. Sì, ci sono individui e persino alcuni gruppi che sposano posizioni radicali, anche come avviene in altri settori della vita della Chiesa, ma essi non sono, in nessun modo, caratteristici del più grande e sempre crescente numero di fedeli che desiderano adorare Dio secondo l’UA. La Sacra Liturgia non è una questione di cosiddetta “politica della Chiesa” ma l’incontro più pieno e perfetto con Cristo per noi in questo mondo. I fedeli in questione, tra i quali ci sono numerosi giovani adulti e giovani coppie sposate con figli, incontrano Cristo, attraverso l’UA, che li attira sempre più vicini a sé attraverso la riforma della loro vita e la cooperazione con la grazia divina che scorre dal Suo glorioso Cuore trafitto nei loro cuori. Non hanno bisogno di esprimere un giudizio su coloro che adorano Dio secondo l’Usus Recentior (l’Uso più recente, quello che Papa Benedetto XVI ha chiamato la Forma Ordinaria del Rito Romano) [UR], promulgato per la prima volta da Papa San Paolo VI. Come mi ha fatto notare un sacerdote, membro di un istituto di vita consacrata, che serve questi fedeli: Mi confesso regolarmente da un sacerdote, secondo l’UR, e partecipo, in occasioni speciali, alla Santa Messa secondo l’UR. Ha concluso: Perché qualcuno dovrebbe accusarmi di non accettarne la validità?

 

  1. Se ci sono situazioni di un atteggiamento o di una pratica contraria alla sana dottrina e disciplina della Chiesa, la giustizia esige che siano affrontate individualmente dai pastori della Chiesa, dal Romano Pontefice e dai Vescovi in comunione con lui. La giustizia è la condizione minima e insostituibile della carità. La carità pastorale non può essere servita, se non si osservano le esigenze della giustizia.

 

  1. Uno spirito scismatico o uno scisma vero e proprio sono sempre gravemente malvagi, ma non c’è nulla nell’UA che favorisca lo scisma. Per quelli di noi che hanno conosciuto l’UA in passato, come me, si tratta di un atto di culto segnato da una bontà, verità e bellezza secolari. Ho conosciuto la sua attrattiva fin dalla mia infanzia e mi sono anzi molto affezionato ad essa. Avendo avuto il privilegio di assistere il sacerdote come assistente alla messa da quando avevo dieci anni, posso testimoniare che l’UA è stata una grande ispirazione della mia vocazione sacerdotale. Per coloro che sono venuti all’UA per la prima volta, la sua ricca bellezza, specialmente quando manifesta l’azione di Cristo che rinnova sacramentalmente il suo sacrificio sul Calvario attraverso il sacerdote che agisce nella sua persona, li ha avvicinati a Cristo. Conosco molti fedeli per i quali l’esperienza del Culto Divino secondo gli UA ha fortemente ispirato la loro conversione alla Fede o la loro ricerca della Piena Comunione con la Chiesa Cattolica. Inoltre, numerosi sacerdoti che sono tornati alla celebrazione dell’UA o che l’hanno imparata per la prima volta mi hanno detto quanto profondamente abbia arricchito la loro spiritualità sacerdotale. Per non parlare dei santi di tutti i secoli cristiani per i quali l’UA ha alimentato una pratica eroica delle virtù. Alcuni hanno dato la vita per difendere l’offerta di questa stessa forma di culto divino.

 

  1. Per me e per altri che hanno ricevuto tante potenti grazie attraverso la partecipazione alla Sacra Liturgia, secondo l’UA, è inconcepibile che essa possa ora essere caratterizzata come qualcosa di dannoso all’unità della Chiesa e alla sua stessa vita. A questo proposito, è difficile comprendere il significato dell’articolo 1 del Motu Proprio: “I libri liturgici promulgati da San Paolo VI e San Giovanni Paolo II, in conformità con i decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica (unica, nella versione italiana che sembra essere il testo originale) espressione della lex orandi del Rito Romano.” La UA è una forma viva del Rito Romano e non ha mai cessato di esserlo. Fin dalla promulgazione del Messale di Papa Paolo VI, riconoscendo la grande differenza tra l’UR e l’UA, la continuazione della celebrazione dei Sacramenti, secondo l’UA, fu permessa a certi conventi e monasteri e anche a certi individui e gruppi. Papa Benedetto XVI, nella sua Lettera ai Vescovi del Mondo, che accompagna il Motu Proprio “Summorum Pontificum”, ha chiarito che il Messale Romano in uso prima del Messale di Papa Paolo VI, “non fu mai giuridicamente abrogato e, di conseguenza, in linea di principio, fu sempre permesso.”

 

  1. Ma il Romano Pontefice può abrogare giuridicamente l’UA? La pienezza di potere (plenitudo potestatis) del Romano Pontefice è il potere necessario per difendere e promuovere la dottrina e la disciplina della Chiesa. Non è un “potere assoluto” che includerebbe il potere di cambiare la dottrina o di sradicare una disciplina liturgica che è viva nella Chiesa dai tempi di Papa Gregorio Magno e anche prima. L’interpretazione corretta dell’articolo 1 non può essere la negazione che gli UA siano un’espressione sempre vitale della “lex orandi del Rito Romano”. Nostro Signore che ha fatto il meraviglioso dono dell’UA non permetterà che venga sradicato dalla vita della Chiesa.

 

  1. Bisogna ricordare che, da un punto di vista teologico, ogni valida celebrazione di un sacramento, per il fatto stesso che è un sacramento, è anche, al di là di ogni legislazione ecclesiastica, un atto di culto e, quindi, anche una professione di fede. In questo senso, non è possibile escludere il Messale Romano, secondo gli UA, come espressione valida della lex orandi e, quindi, della lex credendi della Chiesa. Si tratta di una realtà oggettiva della grazia divina che non può essere modificata da un semplice atto di volontà anche della massima autorità ecclesiastica.

 

  1. Papa Francesco afferma nella sua lettera ai Vescovi: “Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, istruzioni, permessi e consuetudini che precedono il presente Motu proprio, e dichiaro che i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, costituiscono l’unica [sola] espressione della lex orandi del Rito Romano.” L’abrogazione totale in questione, in giustizia, richiede che ogni singola norma, istruzione, permesso e consuetudine sia studiata, per verificare che essa “contraddica la comunione e nutra la tendenza divisiva … contro la quale l’Apostolo Paolo reagì così vigorosamente.”

 

  1. Qui, è necessario osservare che la riforma della Sacra Liturgia attuata da Papa San Pio V, in accordo con le indicazioni del Concilio di Trento, fu ben diversa da quanto avvenne dopo il Concilio Vaticano II. Papa San Pio V mise essenzialmente in ordine la forma del Rito Romano come esisteva già da secoli. Allo stesso modo, alcuni ordinamenti del Rito Romano sono stati fatti nei secoli successivi da parte del Romano Pontefice, ma la forma del Rito è rimasta la stessa. Ciò che è accaduto dopo il Concilio Vaticano II ha costituito un cambiamento radicale nella forma del Rito Romano, con l’eliminazione di molte delle preghiere, dei gesti rituali significativi, per esempio le molte genuflessioni, e il frequente bacio dell’altare, e altri elementi che sono ricchi dell’espressione della realtà trascendente – l’unione del cielo con la terra – che è la Sacra Liturgia. Già Papa Paolo VI lamentava la situazione in modo particolarmente drammatico con l’omelia che tenne nella festa dei Santi Pietro e Paolo nel 1972. Papa San Giovanni Paolo II ha lavorato per tutto il suo pontificato e, in particolare, durante i suoi ultimi anni, per affrontare i gravi abusi liturgici. Entrambi i Romani Pontefici, e anche Papa Benedetto XVI, si sforzarono di conformare la riforma liturgica all’effettivo insegnamento del Concilio Vaticano II, poiché i fautori e gli agenti degli abusi invocavano lo “spirito del Concilio Vaticano II” per giustificarsi.

 

  1. L’articolo 6 del Motu Proprio trasferisce la competenza degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica dedicati all’UA alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. L’osservanza dell’UA appartiene al cuore stesso del carisma di questi istituti e società. Mentre la Congregazione è competente a rispondere a questioni riguardanti il diritto canonico per tali istituti e società, non è competente ad alterare il loro carisma e le loro costituzioni, al fine di accelerare l’apparentemente desiderata eliminazione dell’UA nella Chiesa.

Ci sono molte altre osservazioni da fare, ma queste mi sembrano le più importanti. Spero che possano essere utili a tutti i fedeli e, in particolare, ai fedeli che praticano il culto secondo l’UA, nel rispondere al Motu Proprio “Traditionis Custodes” e alla Lettera ai Vescovi che lo accompagna. La severità di questi documenti genera naturalmente una profonda angoscia e persino un senso di confusione e di abbandono. Prego che i fedeli non cedano allo scoraggiamento ma che, con l’aiuto della grazia divina, perseverino nel loro amore per la Chiesa e per i suoi pastori, e nel loro amore per la Sacra Liturgia.

 

A questo proposito, esorto i fedeli a pregare con fervore per Papa Francesco, i Vescovi e i sacerdoti. Allo stesso tempo, in accordo con il can. 212, §3, “[i]n base alla conoscenza, alla competenza e al prestigio che possiedono, hanno il diritto e talvolta anche il dovere di manifestare ai sacri pastori la loro opinione su questioni che riguardano il bene della Chiesa e di farla conoscere al resto dei fedeli cristiani, senza pregiudicare l’integrità della fede e dei costumi, con riverenza verso i loro pastori, e attenti al comune vantaggio e alla dignità delle persone”. Infine, nella gratitudine a Nostro Signore per la Sacra Liturgia, il più grande dono di sé a noi nella Chiesa, possano continuare a salvaguardare e coltivare l’antico e sempre nuovo Uso più antico o Forma straordinaria del Rito romano.

 

Raymond Leo Cardinale Burke

Roma, 22 luglio 2021

Festa di Santa Maria Maddalena, Penitente

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43 commenti

  • Gabriela Danieli ha detto:

    Caro Agostino e amici fedeli a Cristo e al Suo Vicario Benedetto, permettetemi di condividere con voi questa riflessione di papa Leone XIII sulle parole di Gesù che ci danno tanta speranza:
    … “E LE PORTE DELL’INFERNO NON PREVARRANNO CONTRO DI ESSA ”. “A chi si riferisce, domanda Origene, la parola “essa”?
    Alla “PIETRA” su cui Cristo edifica la Chiesa, o alla Chiesa stessa?
    Ambigua è la frase: vorrà dire che siano quasi una stessa cosa la “PIETRA” e la “CHIESA” ?
    IO CREDO APPUNTO CHE QUESTO SIA VERO.
    POICHÉ NÉ CONTRO la PIETRA, (GLORIAE OLIVAE) su cui Cristo edifica la Chiesa, né contro la Chiesa prevaranno le porte DELL’INFERNO❗”[36].

    https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_29061896_satis-cognitum.html

    Capite? Leone XIII, il papa che vide in anticipo l’attuale impostura nella chiesa, sembra voglia rassicurarci:
    “Cari fedeli, abbiate fede nella promessa di Gesù:
    L’INFERNO MAI POTRÀ PREVALERE DEL TUTTO SU PAPA BENEDETTO XVI.
    Prima o poi il Signore difenderà la CAUSA del giusto Suo servo, contro gli uomini iniqui e ingannatori e gli RESTITUIRÀ LA CORONA RUBATA!”

  • Marco Matteucci ha detto:

    Personalmente ero rimasto al SI,SI NO,NO”, ma a quanto vedo e leggo la situazione è drasticamente cambiata, se ora occorrono 19 punti per un banale chiarimento.
    CUSTODI DELLA TRADIZIONE! …QUALE?

    VIVA CRISTO RE!

  • Donna ha detto:

    Scusate, ma quando sento chiamare Bergoglio Santo Padre, provo un certo disagio….ho più davanti la figura di un lupo travestito da agnello….la santità la percepivo nettamente in Giovanni Paolo II e ora in Benedetto XVI ancora più nella sua “distante prossimità”…
    Bergoglio ,per quanto mi riguarda, è tutt’altro che Pietro!
    E vedremo quanti vescovi, successori degli apostoli, sapranno essere degni di tale dono , resistendo davanti al grande errore del “moti proprio bergogliano”

  • Gabriela Danieli ha detto:

    Laudétur Jesus Chrístus!
    Sua Eminenza Reverendissima Raymond Leo Cardinal Burke, lei scrive :
    13. Uno SPIRITO SCISMATICO o uno SCISMA VERO e PROPRIO sono sempre gravemente malvagi…
    Eminenza, mi permetta, Lei “Non può negare di sapere che nella città di Roma a BENEDETTO XVI per primo fu conferita la CATTEDRA EPISCOPALE, sulla quale sedette Pietro, chiamato Cefa, Roccia, affinché in quella “SOLA CATTEDRA”, L’UNITÀ fosse mantenuta da tutti, così che neppure altri “Apostoli” difendessero l’illegittima cattedra CONTRO QUELLA, tanto da essere SCISMATICO e in peccato chiunque ne ponesse UN’ALTRA CONTRO L’UNICA CATTEDRA”.
    Perciò aveva ragione Cipriano quando affermava che sia L’ERESIA sia lo SCISMA NASCONO dal fatto che NON SI PRESTA LA DOVUTA OBBEDIENZA alla SUPREMA POTESTÀ DELL’UNICO LEGITTIMO SUCCESSORE di PIETRO (oggi BENEDETTO XVI), a cui Cristo ha affidato il MINISTERO PETRINO, MAI REVOCATO❗️
    “Non da altro infatti sorgono le ERESIE e gli SCISMI, se NON PERCHÉ NON SI OBBEDISCE al SACERDOTE di DIO, e non si pensa che nella Chiesa vi è UN “SOLO” SACERDOTE e UN “SOLO” GIUDICE “VICARIO” di CRISTO ”.
    Nessuno dunque che non sia unito a Pietro può partecipare dell’autorità, essendo assurdo pensare che possa comandare nella Chiesa chi è FUORI di essa. Perciò Ottato di Milevi rimproverava i Donatisti, dicendo:
    “Leggiamo che contro le porte dell’inferno ricevette le chiavi della salute PIETRO, nostro Principe, a cui fu detto da Cristo: A te darò le chiavi del regno dei cieli, e le porte dell’inferno non le vinceranno”.
    PERCHÉ DUNQUE PERMETTETE ALL’INIQUO PASTORE STABILITO DALLA MASSONERIA ECCLESIASTICA (Saint Gallen Group) DI USURPARE LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI?
    VOI CHE CON LA VOSTRA “OBBEDIENZA” ALL’ IMPOSTORE, MILITATE CONTRO LA LEGITTIMA CATTEDRA DI PIETRO ?”
    Pertanto, noi fedeli erranti in balia dei lupi e senza più pastori né sacramenti, esortiamo lei, così come tutto l’Ordine episcopale ad obbedire a Cristo, che dispose di RESTARE UNITI AL SUO LEGITTIMO VICARIO SOLTANTO, attraverso l’OBBEDIENZA e la SOTTOMISSIONE;
    Ne consegue, che per impedire agli astuti nemici di introdurre nel Tempio Sacro di Dio l’ABOMINIO DELLA DESOLAZIONE (eliminaziine del Santo Sacrificio della s messa), e per ben conservare l’unità della fede e della COMUNIONE con Cristo, È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO SI RICONOSCA L’UNICA VERA e SOMMA AUTORITÀ, A CUI TUTTA LA COMUNITÀ OBBEDISCA❗

    E. R. Chiedo scusa se per il mio accorato APPELLO, mi sono permessa di adattare all’attuale situazione già scismatica nella Chiesa, l’ammonimento di papa Leone XIII, tratto dalla sua Enciclica “Satis Cognitum”, ammonimento scritto da questo SANTO PONTEFICE che ebbe da Dio il dono di vedere in anticipo l’ATTUALE GRANDE IMPOSTURA IN VATICANO!
    https://tradidiaccepi.blogspot.com/2017/06/il-primato-di-san-pietro-nellenciclica.html?m=1

    EMINENZA, confido nella Sua COMPETENZA e AUTORITÀ affinché venga impugnata quanto prima una CAUSA CONTRO GLI USURPATORI DELLA CATTEDRA DI PIETRO… E RICONODCIUTA L’UNICA LEGITTIMA AUTORITÀ DIVINA DI PAPA BENEDETTO XVI.
    San Pio X, riferendosi agli astuti nemici nella chieda, un giorno disse: SE GESÙ NON AVESSE CACCIATO I PROFANATORI DEL TEMPIO CON LA FRUSTA, NON CI SAREBBE STATO DI ESEMPIO!
    Eminenze Reverendissime, Card Burke, mons. Athanasius Shneider, Angelo Comadtri, vi supplico, fatelo!
    Liberate la Chiesa e papa Benedetto-XVI da questa impostura.
    Non sia mai che il Signore si rivolga a voi un giorno con questo rimprovero:
    «Osservate il diritto e praticate la giustizia. (…) I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. Ma tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di comprendere. Ognuno segue la sua via, ognuno bada al proprio interesse, senza eccezione.”. (Isaia, 56)
    Grazie per la gentile attenzione.

    • Agostino ha detto:

      Cara signora Gabriela Danieli, tutto ciò che scrive è sommamente apprezzabile ed ammirevole è la sua perseverante tenacia nel denunciare gridando, da laica, ma ,ahimè, come voce nel deserto, la diabolica impostura in atto nella Santa Chiesa, architettata e voluta da lungo tempo da forze diaboliche ed attuata puntualmente ora che il tempo accordato a Satana per distruggere la Sposa di Gesù Cristo N.S. sta per scadere. Questi appelli che lei giustamente rivolge agli eminenti principi della Chiesa che si dimostrano sempre più indegni cadranno nel vuoto poichè nessuno di loro vuole rinunciare alle prebende, al prestigio delle cariche ed ai privilegi che esse conferiscono. La maggior parte di loro sono accecati dalla potenza di inganno che Dio ha inviato loro e quelli che hanno un barlume di cognizione della realtà sono atterriti dalla paura per le conseguenze che comporta il mettersi contro le potenze infernali che agiscono mediante gli uomini nella sede di Pietro, finora trattenute dalla presenza sempre più detestata del Santo Padre Benedetto XVI. Contro di lui nulla possono perchè la SS.ma Vergine Madre di Dio e della Chiesa ha steso su di lui il suo Manto protettivo e nessuno può toccarlo (altrimenti gli avrebbero già fatto fare la fine del compianto Papa Luciani). Egli infatti non ha ancora esaurito la sua missione sulla terra e devono compiersi le rivelazioni della Vergine a Fatima. Lasci perdere Bourke, Comastri, Shneider, o Muller, o qualche altro Vescovo che prova a balbettare qualcosa. E’ solo innocua retorica e come disse il povero Don Abbondio, il coraggio di andare fino in fondo chi non ce l’ha non se lo può dare. Saremo noi, Lei e tutti coloro che come Don Alessandro Minutella, Don Enrico Bernasconi ed altre migliaia di fedeli Cattolici cui lo Spirito ha dato il dono del discernimento ad essere “cacciati dalle Sinagoghe” perchè fedeli al Magistero bimillenario della Chiesa tramandato dalla successione dei Vescovi e sempre confermato fino all’attuale Santo Padre Benedetto XVI, che tuttora ci conferma nella fede. Questi personaggi che affollano le stanze vaticane ma che hanno perso o stanno perdendo definitivamente la Fede non vogliono intervenire ora, per paura ed interesse, ma si batteranno inutilmente il petto quando vedranno crollare attorno a sè tutto ciò per cui hanno lavorato e financo ambiziosamente lottato pur di raggiungerlo. Forse non avranno neanche il tempo per rendersene conto. E’ solo questione di tempo, poco tempo ancora.

    • Boanerghes ha detto:

      Tutte sciocchezze.
      Benedetto XVI per primo, più volte, ha sostenuto e ribadito Papa Francesco come suo legittimo successore.
      Interventi come questo vanno proprio a legittimare il Motu proprio come è stato inteso, o voluto intendere. Fa male proprio alla causa della libertà della celebrazione della S. Messa, sia che si parli di VO o NO

      • Agostino ha detto:

        E’ una sua opinione oppure può provarlo in modo inoppugnabile che il Santo Padre Benedetto XVI “per primo, più volte, ha sostenuto e ribadito Papa Francesco come suo legittimo successore”? Se è così lo dimostri, è da otto anni che aspettiamo di sentire dalla voce del Papa che Frascesco è il suo successore ed unico vero Papa, perchè finora ha sempre detto che il Papa è uno solo ma non ha mai specificato chi è. E non mi dica che è chiaro che si riferisse a Francesco perchè questo rientra fra le opinioni e non fra i fatti. Un conto sono le proprie opinioni (e ciascuno le espone come crede e possono essere condivise, criticate o respinte), altra cosa sono i fatti e questi devono essere provati altrimenti sono solo chiacchiere e sciocchezze, come le chiama lei.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Quindi, secondo la … sua opinione, chi sostiene che il Papa è Francesco si basa soltanto su opinioni personali, mentre che sostiene che è Benedetto si baserebbe sui fatti “inoppugnabili”?

          • Boanerghes ha detto:

            Su questo, Enrico, le do piena ragione

          • Agostino ha detto:

            Esattamente. Ormai chiunque sia dotato di media intelligenza capisce che in questa storia ci sono tutta una serie di fatti e circostanze che non possono essere negate nè smentite, nonchè una marea di indizi chiari molto gravi, precisi e concordanti che riassumerli in modo articolato richiederebbe un libro, che convergono verso un unico punto che è centrale: il Papa Benedetto XVI è stato indotto o costretto contro la sua volontà a lasciare il governo della Chiesa e di conseguenza a ritirarsi in disparte. La semi clausura dentro il recinto di Pietro, ben pregna della sua dignità papale, visibile chiaramente a tutti, sta a dimostrare che egli non è fuggito per paura dei lupi e continua con la sua presenza in vita, quale Papa della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, a confermarci nella vera Fede. La sua rinuncia è inopinatamente invalida e tutta l’impostura scientemente costruita per addivenire a questa situazione da parte dei nemici visibili e invisibili della Chiesa ed il silenzio ostinato opposto da tali nemici sono la prova stessa della loro impostura. Siamo ben oltre il “chi tace consente”. Chi non vede ciò che è evidente è obnubilato o peggio, accecato dalla potenza di inganno satanica calata sul mondo e nella Chiesa. Ma la rinuncia del Santo Padre Benedetto XVI è invalida non perchè lo dico io, che conservo fermamente questa opinione, ma perchè i fatti sono fatti e contro i fatti non ci sono argomentazioni o peggio, falsificazioni, che reggano a dimostrazione del contrario. Vede, Nippo, io capisco che lei si attiene ai dati di fatto e cioè che in mancanza di qualcuno che ufficialmente, avendo il potere per farlo, proclami il contrario, il Papa è e resta Francesco. Ma non è così perchè sarebbe come pretendere che il tacchino o l’agnello si immoli volontariamente a Natale o a Pasqua e questo non esiste in natura. Io mi augurerei da parte sua e da parte delle tante persone intellettualmente oneste che discutono in questo blog di alzarci una buona volta in piedi e pretendere la verità.

          • Gabriela Danieli ha detto:

            Signor Enrico, ma perché lei, come TUTTI i seguaci dell’impostore card. Bergoglio, disprezza e nega ostinatamente la REALTÀ INOPPUGNABILE della DICHIARAZIONE UFFICIALE di papa BENEDETTO XVI fatta il 27 febbraio 2013 ? Lui stesso ha ammesso di essere lui l’unico PAPA, IN QUANTO UNICO DETENTORE DEL MUNUS PETRINO DATOGLI DA CRISTO:
            🌟”LA MIA DECISIONE DI RINUNCIARE ALL’ESERCIZIO ATTIVO del MINISTERO, 🔴 ((NON REVOCA QUESTO))❗️ (dal m.12)
            https://youtu.be/dLiGTk3YunY
            Perfavore, abbia l’umiltà di verificare se è vero che papa BENEDETTO XVI ha DICHIARATO UFFICIALMENTE di “NON” AVER RINUNCIATO AL MINISTERO PETRINO!
            E poi cortesemente mi risponda:
            Papa BENEDETTO XVI nella SECONDA DECLARATIO FATTA IN LINGUA ITALIANA del 27 febbraio 2013, ha RINUNCIATO al PERENNE MINISTERO PETRINO SI O NO?
            Spero mi risponderà con un SI, SI o con un NO,NO.
            IL RESTO VIENE DAL MALIGNO.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Gentile Gabriela,

            se Lei mi ritiene un seguace di Bergoglio vuol dire che non ha mai letto i miei commenti in merito alla situazione iper penosa, caotica e scismatica in cui si trova la Chiesa cosiddetta Cattolica.

            Non che sia obbligata a farlo, però dovrebbe anche astenersi dall’attribuirmi etichette.

            A suo tempo mi definii, e lo confermo, cattolico fondamentalista lefebvriano ecumenico, la qualcosa potrà sembrarLe strana ma tant’è: io sono Il Matto che rompe le scatole in mezzo ad una folla di Sani di Mente.

            In sintesi: per me vaticano II e novus ordo vanno aboliti, e tutti i papi post-conciliari, a cominciare da Roncalli, hanno dato parecchio del loro perché il modernismo si affermasse con estrema facilità: i risultati sono palesissimi e Bergoglio non è spuntato come un fungo nella notte: al contrario è la fioritura perfetta del vaticano II e del novus ordo, che hanno soppinatato il Sacro per sostituirlo con il neo-umanesimo, castrato di ogni possibilità spirituale.

            La faccenda dei due papi è a dir poco grottesca e la spaccatura dei cattolici, di natura prettamente scismatica, non può essere liquidata, a mio avviso, con lo sciorinamento continuo e torrentizio di “prove” che possono essere confutate da “prove” contrarie.

            Personalmente, stando a sentire tutte le campane, non so chi sia il Papa, ma, lo confesso con tutta sincerità, poco me ne cale, primo perché un papa modernista ne vale un altro, secondo perché la mia anima non può disperdersi dietro una questione che, lo ripeto, che ha del grottesco.

            Un cordiale saluto dal Matto.

          • ALBERTO ha detto:

            @Gabriella Danieli
            Oltre a evitare di affibbiare etichette, dovresti evitare di scrivere tutto maiuscolo:
            altrimenti i tuoi post assomigliano ai tazebao che tappezzano le chiese postconciliari.

        • Boanerghes ha detto:

          Le riporto le parole esatte dette nel 2013 da Papa Benedetto XVI a Padre Raffaele Talmelli, già postulatore della causa di beatificazione della appunto beata Maria Bolognesi, abate della Comunità Benedettina in quel delle Volte alte a Siena, in Santa Marta a Roma:
          Quale momento meraviglioso di Grazia la Chiesa sta vivendo, la lampada della fede che passa direttamente dalle mani di un successore di Pietro ad un altro. Ecco davanti a tutto il popolo di Dio la spiegazione di cosa sia la vera e unica sacra Tradizione ..
          Benedetto afferma chiaramente che il suo successore è Francesco.
          Poi questo non significa che si debba certificare che tutto quello che fa e dice il Papa regnante sia oro colato, senza rifare l’ennesimo elenco delle questioni tipo comunione ai divorziati risposati, pachamama, sincretismo religioso etc.
          Personalmente sono portato invece ad avvalorare il sogno- profezia delle apparizioni delle tre Fontane.

          • Agostino ha detto:

            Appunto, “ad un altro” ma non aggiunge la parolina magica “successore”. Quindi non conferma niente come non lo ha mai confermato espressamente in questi otto anni (e come ha ribadito recentemente il suo segretario personale Mons. Ganswain). Le voglio rammentare che Il 2013 è passato per la maggior parte di noi mentre ci sentivamo tramortiti e confusi per l’evento della “rinuncia” e fra una discussione pacata e l’altra sulla canonicità della stessa. Bergoglio allora si comportava da Papa, parlava da Papa e faceva il Papa, non aveva suscitato reazioni da parte delle anime del gregge cattolico anche se non era riuscito a fugare i dubbi sul perché un’altra persona vestiva ancora di bianco, viveva in Vaticano, si fregiava del nome pontificio, delle insegne papali, della firma, che impartiva la benedizione Apostolica e si faceva chiamare Santo Padre, pur sotto le apparenze del banalissimo quanto inesistente titolo di “emerito. E mentre montavano i dubbi sulla persona del Card. Bergoglio, le sue interviste a Scalfari, il libro della Elisabetta Pique con il suo contenuto esplosivo, le pubblicazioni di Socci, il doppio Sinodo sulla famiglia e tutta quella serie di affermazioni eretiche, la confessione pubblica del defunto Card. Godfried Danneels sulle malefatte della mafia di S. Gallo, tutte le blasfemie e, a seguire le manifestazioni idolatrice e apostate, hanno fatto sì che le riflessioni si accentuassero, le indagini e le ricerche su tutti gli aspetti della questione venissero approfondite per la ricerca della verità nella Chiesa come da espressa disposizione del Diritto Canonico. E siamo arrivati alle conclusioni. Conclusioni che si basano sui fatti, cui nessuno risponde. Non sono chiacchiere e tantomeno sciocchezze.

          • Enrico Nippo ha detto:

            “Appunto, “ad un altro”, ma non aggiunge la parolina magica “successore”.

            E questa, lei la riterrebbe una prova inoppugnabile?

            Ma sta scherzando?

            A parte il fatto che da un punto di vista logico e grammaticale la frase “dalle mani di un successore di Pietro ad un altro” è corretta, data la non necessità di ripetere “successore” visto che si sta trattando del successore.

          • Boanerghes ha detto:

            …Da un successore di Pietro ad un altro….
            È chiaro che si intende un altro successore di Pietro. Il padre Raffaele si è anche più volte intrattenuto con il Papa emerito, ed ha scritto anche un libro su satana, nel quale ha confluito diverse esternazioni personali di Benedetto XVI.
            Se avesse avuto qualche dubbio sul corretto significato, me lo avrebbe detto.
            Semplicemente Papa Benedetto è Papa emerito, e bisogna farsene una ragione.

          • Boanerghes ha detto:

            Enrico, può definirsi tranquillamente cattolico fondamentalista lefebriano ecumenico, ma l’italiano è italiano. Benedetto ha chiaramente affermato e parlato di Francesco come del suo successore. Punto e basta. E l’ha affermato più volte a diverse persone. Padre Raffaele non è uno stupido, è laureato in teologia, è medico psichiatra ed è spesso chiamato a verificare l’equilibrio di persone e/o comunità religiose.
            Non vedo perché interpretare diversamente una cosa chiara e limpida.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Boanerghes,

            non vedo la necessità del suo “richiamo”. Forse non ha letto bene il mio commento, che per una volta tanto è in sintonia con il Suo.

          • Agostino ha detto:

            Nossignori, Nippo e Boanerghes, per voi che siete prevenuti in partenza la frase “dalle mani di un successore di Pietro ad un altro” potrà significare quello che voi volete fagli significare ma può anche essere intesa che il successore di Pietro passa” la lampada della Fede dalle sue mani a quelle di un altro” che è ciò che il successore di Pietro fa quando conferma i suoi fratelli nella fede. Sono forse tutti suoi successori? Quindi non è affatto scontato che stesse parlando del “successore” cosa che sarebbe stata evidente se la frase fosse stata la seguente: “… la lampada della fede che passa direttamente dalle mani di un successore di Pietro ad un altro suo successore. Ecco davanti a tutto il popolo di Dio la spiegazione di cosa sia la vera e unica sacra Tradizione ..” Altrimenti spiegatelo voi che viete cosi ferrati nel pensiero del Santo Padre Benedetto XVI come mai in questi otto anni non ha mai ripetuto il senso di quella frase per dire che il Papa è Francesco. Perfino Mons. Gainswain ha confermato pochi giorni fa che effettivamente non ha mai detto in otto anni chi è il Papa ma sempre e solo che il Papa è uno solo. Pertanto Nippo non attribuisca a me di ritenere che questo dettaglio, per me insignificante, sia una prova inoppugnabile. Le prove inoppugnabili su cui nessuno risponde e controbatte sono quelle trite e ritrite, in parte citate nel mio post precedente, non solo da me, ma da altri eminenti persone del mondo della Chiesa compresi alcuni Vescovi, operatori dell’informazione, giuristi, canonisti e molte migliaia di fedeli cattolici. Va bene, voi non siete fra questi, state dalla parte di Bergoglio, lo riconoscete come papa e partecipate alle Messe in comunione con lui, magari criticandolo più o meno aspramente, cosa che a voi non sarebbe consentita. Ma sono affari vostri, incomprensibili, ma affari vostri. Per concludere egregi Nippo e Boanerghes, ognuno si tiene le proprie opinioni, le proprie convinzioni e il proprio modo di essere cristiano di fede cattolica. Mi fermo qui e non dirò altro. È stato un privilegio discutere con voi e auguro a entrambi una buona e santa domenica.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Anche a Lei debbo far notare che non ha mai letto o letto bene i miei commenti e nemmeno la recentissima risposta che ho dato alla gentile Gabriela, altrimenti non avrebbe affermato che sto dalla parte di Bergoglio.

            Riassumo: io non sto né con Bergoglio né con Ratzinger, entrambi papi modernisti. La grottesca situazione dei due papi fa sì che in pratica la sede sia vacante.

            Ritengo inoltre che non avrebbe dovuto affaticarsi per dimostrare la Sua tesi, visto che è opinabile come qualsiasi altra.

            Buona domenica a Lei.

  • Michele ha detto:

    Da un articolo del blob di Aldo Maria Valli:

    https://www.aldomariavalli.it/2021/07/23/dopo-traditiones-custodes-i-fedeli-hanno-pieno-diritto-di-difendersi-da-unaggressione-liturgica-anche-quando-viene-dal-papa/amp/

    La domanda ovvia che sorge di fronte a questa misura drastica è la seguente: ha un papa il potere di abrogare un rito che è stato in vigore nella Chiesa per 1400 anni e i cui elementi essenziali provengono dai tempi apostolici? Perché, se da un lato il vicario di Cristo ha la plenaria et suprema potestas nelle materie che riguardano «la disciplina e il governo della Chiesa diffusa nel mondo»[1], come insegna il Concilio Vaticano I, dall’altro, deve rispettare i costumi universali della Chiesa in materia liturgica.

    La risposta è data perentoriamente dal Catechismo della Chiesa cattolica promulgato da Giovanni Paolo II, al paragrafo 1125: “Nessun rito sacramentale può essere modificato o manipolato a discrezione del ministro o della comunità. Neppure la suprema autorità della Chiesa può cambiare la liturgia a suo piacimento, ma solo nell’obbedienza alla fede e nel religioso rispetto del mistero della liturgia”.

    Commentando questo testo, l’allora cardinale Joseph Ratzinger scriveva: “Mi sembra molto importante che il Catechismo, nel menzionare i limiti del potere della suprema autorità della Chiesa circa la riforma, richiami alla mente quale sia l’essenza del primato, così come viene sottolineato dai Concili Vaticani I e II: il papa non è un monarca assoluto la cui volontà è legge, ma piuttosto il custode dell’autentica Tradizione e perciò il primo garante dell’obbedienza. Non può fare ciò che vuole, e proprio per questo può opporsi a coloro che intendono fare ciò che vogliono. La legge cui deve attenersi non è l’agire ad libitum, ma l’obbedienza alla fede. Per cui, nei confronti della liturgia, ha il compito di un giardiniere e non di un tecnico che costruisce macchine nuove e butta quelle vecchie. Il “rito”, ovvero la forma di celebrazione e di preghiera che matura nella fede e nella vita della Chiesa, è forma condensata della Tradizione vivente, nella quale la sfera del rito esprime l’insieme della sua fede e della sua preghiera, rendendo così sperimentabile, allo stesso tempo, la comunione tra le generazioni, la comunione con coloro che pregano prima di noi e dopo di noi. Così il rito è come un dono fatto alla Chiesa, una forma vivente di parádosis.”[2] [Termine greco usato tredici volte nella Bibbia e tradotto per tradizione come istruzione, trasmissione.]

    • Boanerghes ha detto:

      Se si vuole difendere correttamente il rito VO, la domanda va posta in modo differente, e cioè se tale Motu proprio va ad intaccare i capisaldi della liturgia, come la forma, le parole di consacrazione e altro. L’insieme della ritualità può essere modificato. Abusi più o meno rilevanti o stupidi non rendono invalida la Messa.
      Comunque penso siano già al lavoro si studio i vari canonisti e specialisti.
      Si sta parlando ovviamente da un punto di vista giuridico, in quanto dal punto di vista liturgico l’errore del Motu proprio è evidente.

      • daouda ha detto:

        Il rito del 62 ha gli stessi problemi del rito del 69 a conti fatti ed il diritto non può essere invocato giacché già fu stabilito che ogni rituale precedente non aveva più copertura e che il rito del 62 và avanti per indulto che risponde alle aspirazioni (!) di certe frange di fedeli come espresso nell’84 e nell’88.
        E’ inutile invocare questa fantomatica mai abrogazione del rito del 62 ( anch’esso inventato ) o l’indulto perpetuo di Pio V, perché vuol dire proprio non comprendere il diritto.

  • daouda ha detto:

    L’ironia della “sorte”…da una parte l’insuccesso del sinodalismo collegiale , paventato come grimaldello conciliarista, che svanisce nel nulla. Anni di retorica spariti nel cestino.
    Dall’altro la constatazione che il papa è più papa se ci piace, e meno papa se non ci piace. Oggi si rimane sgomenti, ma la papolatria quando era sul giusto binario chi ha mai pensato di denunciarla? Torniamo sempre ai soliti dati, alla storia, alle logiche sottese sempre presenti ossia il doppio peso e la doppia misura : su Pio X , primo esecutore della manomissione liturgica , mai alcuna presa di posizione, timidamente si ardisce su Pio XII e le sue innovazioni, scaricando liberatoriamente i propri strali sul Concilio od il post-Concilio Vaticano II, visto ch e paiono dei parere opposto.
    I modernsti invece finalmente si sentono liberati con tutti i loro sofismi del caso.

    Ora le puntualizzazioni del cardinale sono condivisibili , come il punto 1,6,7,8. Del tutto giuste e corrette per il punto 3 ed il 12.
    Il resto mi sembra descrittivo.
    Il punto 14 è malposto, il 15 assurdo ed il 16 del tutto irrilevante; il 18 parziale.

    14) si potrebbe dire che la liturgia di san Basilio è straordinaria rispetto alla liturgia di Crisostomo per quanto riguarda i cattolici bizantini?
    Una corretta concezione dela straordinarietà dovrebbe portare a tale coesistenza. In realtà difatti si rimane anche con il SP in chiave indultista ed in quest’ottica dichiarare straordinario un rito usato consuetamente sottende al considerarlo sostituibile o sopprimibile.
    Credo poi che, a rigore, che coloro i quali avessero occasione di celebrare il rito romano secondo messali pre-tridentini potrebbero arguire difatti la medesima cosa , ciò nondimeno compirebbero un atto illecito. La loro sensibilità vale forse meno?

    15) l’assurdità è che il rito del 62 non è abrogabile per definizione. Non si abrogano i riti né i messali, si abrogano le leggi per cui essi sono tenuti ad essere seguiti in quanto liturgia pubblica della Chiesa.
    Dire che il rito ed il messale del 62 sono stati abrogati è un non senso, in tal ottica anche il rito nella sua declinazione pre-tridentina nessuno lo ha mai abrogato, eppure ugualmente nessuno si fa promotore di questi recuperi. Come mai?

    16) irrilevante appunto alla luce dei punti 14 e 15, e presentato strumentalmente per perorare la propria visione.

    18) il problema è appunto che il rito del 62 è un’invenzione liturgica anch’esso. Non perché il rito è in latino ed ha la preghiera eucaristica romana, è apostolico-tridentino. Si abbia una Santa Messa secondo l’uso più recente in latino e con il canone romano completo…sarebbe apostolica-tridentina?

    Dunque a mio parere si continua ad aumentare la confusione e ad la contrapposizione hegeliana fra tradizionalisti e modernisti, con tutte le distorsioni degli uni e degli altri.

    Quel che rimane è una completa adesione alla mentalità legalista e giurisdizionalista, alimentata a dismisura dalla misintepretazione del Concilio Vaticano I che ha al suo apice il papa.
    Se anticamente il rito veniva ordinato ed armonizzato, con leggeri tagli, aggiunte o modifiche secondo lo sviluppo e le esigenze normali della Chiesa, nel novecento la mania dell’invetiva e della sottomissione all’arbitrio dell’autorità non ha avuto più freni. Che si sia alle volte innovativi, altre archeologisti, altre entrambi, ciò non fa scandalo e ben poco ci si preoccupa della custodia liturgica e della sua intangibilità, considerando la liturgia alla compelta mercé del diritto.
    Tale mentalità a quanto pare abbraccia entrambi gli schieramenti, ed è un peccato.

    saluti

    • Pierina ha detto:

      Discorso interessante. Coesistenza dei due riti. Come nell’Oriente coesistono la Divina Liturgia di san Giovanni Crisostomo e quella di San Basilio. Entrambe sono comuni sia ai cattolici orientali che alle diverse chiese ortodosse.
      Viene invocata l’intangibilità della liturgia. Mi sembra un discorso condivisibile.

  • alessio ha detto:

    La Messa di San Pio V è inabrogabile.
    Io non prego per questo
    pontefice che come
    cialtrone è davvero
    infallibile .

  • Enrico Nippo ha detto:

    Se non ho capito male, il card. Burke da una botta al cerchio e una alla botte.

    Di più, per Burke il Santo Padre è Francesco, con buona pace di coloro che pensano sia ancora Benedetto.

    Lo scisma di fatto, ormai innegabile, viene coperto – malamente – con il cerchiobottismo.

    Che sfacelo!

  • Enrico Nippo ha detto:

    Se non ho capito male, il card. Burke da una botta al cerchio e una alla botte.

    Di più, per Burke il Santo Padre è Francesco, con buona pace di coloro che pensano sia ancora Benedetto.

    Lo scisma di fatto, ormai innegabile, viene coperto – malamente – con il cerchiobottismo.

    Che sfacelo!

  • Carlo D. AGOSTO ha detto:

    A.M.
    Carissimo MARCO , come sempre, ti sono estremamente grato per quanto hai pubblicato.
    La mia condivisione è totale e assoluta: e per quanto riguarda i gravissimi errori che Bergoglio continua a commetter, non ci resta altro che pregare….. con tutto il cuore !
    Con grande affetto e stima
    Carlo D.Agosto

  • Gabriele ha detto:

    Contrariamente a quanto dice il cardinale Burke, non è vero che un Papa non potrebbe abrogare il Messale di san Pio V (non si tiri in ballo la Quo primum tempore, che non c’entra niente) e non possa apportare modifiche sostanziali nel modi di celebrare la liturgia. Le uniche cose che il Papa non può cambiare, nella liturgia della Messa, sono la materia e la forma del sacramento: il pane e il vino, le parole “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”, perché oggetto di Rivelazione; tutto il resto è contorno, creato dagli uomini. Il Vetus Ordo, come il nuovo, non è verità rivelata: lo stare girati da una parte o dall’altra, il numero di genuflessioni e segni di croce, il numero di colpi di turibolo, i canti e le orazioni non sono stati decisi da Dio, ma dagli uomini: non sono dogmi, né atti di Magistero infallibile, come da uomini sono stati creati, altri uomini li possono cambiare. Anche Ratzinger, quando nel Summorum scrisse che il Messale di san Pio V non è mai stato giuridicamente abrogato, non aggiunse “perché sarebbe impossibile”: il fatto che faccia notare che tale abrogazione non ci sia stata, implica che teoricamente avrebbe potuto esserci: come è ovvio, dato che il Papa ha il potere di fare tutto ciò che vuole, in materie che non siano oggetto di Rivelazione divina o di Magistero infallibilmente definito.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Scrittura e Tradizione sono le due ruote del carro.

      S’informi di più e meglio.

      • MARIO ha detto:

        Carro con due ruote? Forse perché tu, da romano, conosci solo le bighe…
        Ma normalmente il carro ha bisogno di almeno tre ruote per restare in equilibrio: Scrittura, Tradizione e Magistero.
        E il carro non ammette lapsus freudiani…e se perde una ruota, va tutto a rotoli. E i meloni se li mangiano i cinghiali…
        Pax vobiscum.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Il Magistero è compreso nella Tradizione, che non va “tradita” ma trasmessa senza toccare nulla. E dal vaticano II e con la “messa” di Paolo VI hai voglia se la Tradizione è stata toccata!

          Due ruote, due ali, maschio e femmina … tutto il resto è noia.

      • Boanerghes ha detto:

        In altre occasioni Scrittura e Tradizione sono state letteralmente cestinate in certi interventi, oppure vengono citate per ribadire una propria posizione.
        Premesso che non condivido tale Motu proprio, tuttavia ho letto non pochi interventi in passato a favore della VO. Fin qui non ho nulla da eccepire.
        Ma scagliarsi poi contro la messa cosiddetta ordinaria, è decisamente sbagliato. Così non si rispetta tutti coloro che fino ad oggi vanno alla celebrazione della messa. Arrivando anche ad affermare che la Messa NO è invalida.
        Trovo stupido che chi partecipa ad un tipo di rito debba criticare chi partecipa ad un altro e viceversa. Non è un bel frutto di carità cristiana.
        Che poi sotto sotto si covasse comunque per altri fini un tale provvedimento, questo è un altro discorso.

    • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

      Legga meglio; qui non si tratta di contestare il potere, da parte del Papa, di disciplinare atti di culto (pubblico), bensì è negata l” interpretazione dell’ art. 1, nel senso che il rito nella modalità del VO (UA, secondo la formula preferita dal Burke) non esprime più il culto della Chiesa Cattolica.
      Ammettiamo che un ministro dell’ istruzione diminuisca, o elimini, nel liceo classico le ore di greco; può farlo? sì; ma, può egli affermare che la lingua greca non abbia una funzione (da un determinato momento) nella formazione culturale di uno studente italiano? Risponda Lei.

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      In realtà, e mi pare che il mio pensiero rispecchi almeno in parte quello di Dauda, si confondono due livelli: un rito liturgico, una volta celebrato legittimamente nella Chiesa, resta valido per sempre. Se ci trovassimo in un’isola deserta e ci fossero a disposizione libri liturgici medioevali potremmo utilizzarli validamente. La Santa Sede può imporre ciò che si deve utilizzare nell’oggi e, perciò, chi celebrasse in un rito attualmente non più utilizzabile, commetterebbe un illecito, ma la liturgia sarebbe sempre valida.
      Esistono, perciò, un problema liturgico ed uno giuridico.
      Quanto a voler considerare il Messale di San Pio V una sorta di modello universale, questa pretesa contraddice la storia della liturgia: in Francia, fino a metà Ottocento, si celebrava in rito gallicano; prima del Vaticano II erano molti gli Ordini religiosi ad avere una liturgia propria.
      Lo stesso Mons. Lebfevre celebrava, in missione, un rito semplificato, istituito per venire incontro alla situazione particolare di quelle regioni.
      La Messa di Paolo VI, che lui riteneva essere la Messa del Concilio (e gli dava fastidio che si chiamasse Messa di Paolo VI), in realtà è per molti aspetti una creazione ex novo che stravolge le indicazioni date dalla Sacrosanctum Concilium, un mix di invenzioni (ad esempio l’offertorio) e di archeologismi (che ritroviamo anche negli altri rituali riformati).
      A mio avviso, è molto difficile uscire dalla contrapposizione, perché gli animi sono ormai esacerbati ed è impossibile ragionare serenamente su quanto fu fatto in buona fede, quanto per malizia, quanto per illusione, quanto per ignoranza e superficialità e quanto per ideologia.
      Sta di fatto che in molti luoghi non vi fu riforma, ma rivoluzione e capisco il sentimento di chi è più avanti negli anni e ha visto buttare tutto all’aria da un giorno all’altro; essendo nato e cresciuto in una Diocesi come Genova, posso dire che il card. Siri fece di tutto perché la riforma non divenisse rivoluzione e non si perdesse il senso di sacralità della Messa e degli altri Sacramenti.

      • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

        E, se mi permette, aggiungerei che oggi è necessario, anche se non piacerà qui a molti, da parte dei difensori del VO dichiarare la validità del NO, nonché l’ accettazione del CVII. Insomma, seguire la linea del card.Burke.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Dunque “ermeneutica della continuità” e cerchiobottismo?

          Non credo che così se ne esca. Anzi, sarà sempre peggio.

          • Don Ettore Barbieri ha detto:

            Guardi che nessun vescovo presente al Concilio, compreso Mons. Lefebvre, era contrario ad introdurre qualche modifica nel rito della Messa.
            Io non so se lei queste cose le sa o parla ormai per slogan e prese di posizione.
            Comunque, se chiede alla Fraternità S. Pio X, che ritengo formata da persone oneste, penso che glielo potranno dire.
            Ciò che importava di più a Mons. Lebfevre era la questione della libertà religiosa.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Ha detto bene: “qualche modifica”. Ma non sembra che le cose siano andate così. Altrimenti i cardinali Ottaviani e Bacci non ne avrebbero rilevato “un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica”.

            E non sarà un caso che presso la Fraternità S. Pio X il novus ordo sia stato tenuto in debito non cale.

            P.S. non parlo per slogan, sono un lefebvriano che in passato ha frequentato la Fraternità S. Pio X di Albano e so di cosa parlo.

        • Boanerghes ha detto:

          Oserei dire che se la totalità dei sostenitori del VO non accettasse la NO, allora tale Motu proprio sarebbe proprio necessario. Grazie a Dio, le cose non stanno così, a parte qualche eccezione