Dialogo di un Uomo col Suo Dio. Un Libro di Giovanni Mucci per Cantagalli.

2 Luglio 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, ci è giunto ieri un libro piccolo, ma prezioso, scritto da Giovanni Mucci, per le edizioni Cantagalli: Dialogo di un uomo col suo Dio (cantarelli, 108 pg. 11 euro). Per parlarne vi offriamo quello che ne scrive Francesco Agnoli, e la presentazione di un sacerdote, don Alessio Maria. Vi parleranno del libro meglio di quanto potrei farlo io. Ma voglio condividere con voi qualche parola della dedica che Giovanni Mucci mi ha scritto: “Sono stato costretto a rivolgermi direttamente al Padre per avere parole di vita eterna…”. E tralascio il resto, se no dite che ce l’ho sempre con il Pontefice regnante. Buona lettura.

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L’eterno presente 

Francesco Agnoli

Basta il titolo per capire l’importanza del testo che avete sotto gli occhi. Si parla di dialogo con Dio, cioè dell’unico dialogo che non si riduce a chiacchiere passeggere, sul più e sul meno, su realtà che scadono un attimo dopo.

Noi uomini abbiamo questo di speciale: che parliamo. La parola ci distingue dagli animali, dai loro sistemi comunicativi fissi, bloccati, privi di sintassi e ricorsività. Noi abbiamo un numero finito di parole, ma per dire una quantità infinita di discorsi. E ogni nostra parola, ogni nostra frase, ogni nostro pensiero è un unicum, qualcosa che accade una e una sola volta, un miracolo.

Come noi. Spesso non ce ne rendiamo conto ma se un miracolo è qualcosa che accade molto molto raramente, un evento speciale, noi siamo specialissimi, unici: all’interno del creato, e ognuno di noi rispetto all’altro. Di Giovanni Mucci e di Francesco Agnoli ce n’è uno solo, nella intera storia dell’umanità. Quale grandezza esiste nell’uomo, in questo essere che è allo stesso tempo culmine della natura creata, e punto di trascendenza verso l’increato; ponte tra la finitudine da cui è avvolto, e gli infiniti desideri, le infinite parole, le immense aspirazioni che lo animano!

Ebbene l’uomo che parla, che ama, a immagine e somiglianza di Dio (definito nel Vangelo di Giovanni sia Logos, cioè Parola, sia Amore), vuole insopprimibilmente parlare ed amare. Ma che cosa? Il mondo, le cose, ciò che è da meno di lui? No, Dio, cioè la Parola, cioè l’Amore, da cui proviene e a cui tende.

Ecco perché dialoga, cerca, si relaziona… con gli altri, con se stesso, e quando cerca il senso degli altri e di sé, con Dio.

Chiudiamo gli occhi, lasciamo che il nostro pensiero dimentichi per un attimo le preoccupazioni e gli impegni quotidiani, e subito sentiamo risuonare dentro di noi, come Socrate, come Agostino, una Voce che domanda, una Coscienza che suggerisce, una illuminazione che ci guida. Pregare non è forse dialogare con il Dio che si ama, affinché alla sua luce noi stessi possiamo capire, vedere veramente, ed amare?

Fa molto bene Mucci a partire da un poeta, e da un poeta che spesso viene considerato, un po’ superficialmente, ateo, Giacomo Leopardi: perché la sua più celebre poesia, L’Infinito, altro non è che un dialogo in solitudine con se stesso, nella speranza di tuffarsi nell’Infinito. Perché il pessimismo che spesso travolge il poeta di Recanati è figlio dell’incapacità, in certi momenti, di avere un Dio a cui parlare, a cui dire “Padre mio”.

Ogni tanto qualcuno dice: io esisto ma Dio non esiste. E’ vero il contrario: siamo noi che non esistiamo, se Dio non esiste. Perchè se Lui non c’è, la nostra unicità, le nostre domande, le nostre ricerche sono del tutto vane. E siamo vani noi, minuscoli puntini nella grandezza degli spazi, e istanti insignificanti di tempo nello scorrere dei  secoli. L’eterno presente di cui parla l’autore.

§§§

 

Se l’uomo è “ciò che egli fa per essere” come diceva Jean Paul Sartre, questo libro rappresenta chiaramente la ricchezza culturale e il patrimonio della fede cristiana dell’autore, che in  “un dialogo” serrato con Dio prende per mano il lettore conducendolo nelle profondità dei misteri della vita cristiana.    

Non è facile spiegare le profonde motivazioni che spingono il Mucci a scrivere questo libro. Se ne possono rintracciare alcune: le altre saranno scoperte dal lettore stesso. Emerge un profondo desiderio apologetico della fede cattolica oggi ormai quasi scomparso dalla letteratura cristiana cattolica e sostituito passivamente da un ecumenismo e dialogo interreligioso mal compreso e mal interpretato.

Giovanni dialoga con l’Altissimo lasciando pronunciare a Dio la dottrina certa su Dio stesso, l’uomo il mondo creato e redento: dottrina presentata come cibo e bevanda sostanziosa per chi si addentra nelle vie irte e affascinanti dell’incontro con il Cristo. L’autore è affascinato dalla presenza del Dio Padre del Dio Figlio del Dio Spirito Santo, arrivando a percepire il perché, spiegandolo,  di un Dio Uno e  Trino.

E presenta al lettore il mistero della fede in tutta la sua autenticità dogmatica e storica, senza incertezza e ambiguità evitando accuratamente i luoghi comuni all’interno della classica linea magisteriale della Chiesa.  Apologia e certezza dogmatica fanno del libro una sintesi della fede “raccontata” e spiegata in un dialogo, dove l’amore del Creatore si manifesta nell’umiltà di abbassarsi a dialogare con la sua creatura svelandogli e rivelandogli se stesso.

Nel libro emerge con chiarezza anche un altro aspetto: la demonologia è affrontata nel chiaro quadro soteriologico del Deo Creante et Elevante. L’autore ne parla con disinvoltura e con una certa “sapienza teologica” tipica del battezzato diventato  maturo nella fede, capace di rendere ragione del suo credo che abita nel suo cuore (1Pt 3,15).

Giovanni ci consegna un libro da leggere e meditare di capitolo in capitolo per confrontarsi e imparare a dialogare con Colui che è più intimo di noi stessi (sant’Agostino).

Alessio Maria sac.

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Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English. 

Y este es el enlace al libro en español


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2 commenti

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Per non dimenticare.
    «Quando pregate
    – non siate simili agli ipocriti … ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini…
    – Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
    – Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole.
    – Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate». (Mt 6, 5 -8)
    Per esperienza personale: mi sono mancate proprio le parole, e mi mancano ancora. Tuttavia: sono in grado, a lode del Padre, di confermare che Egli ha letto il bisogno – invero non segreto nemmeno ad occhio nudo, se solo non fosse rivolto… altrove – e non mi ha fatto finora mancare quella forza interiore che ha sorretto le residue, sempre più deboli, forze fisiche nell’affrontare prove durissime, inimmaginabili.
    Mai ho litigato, né sono tentata di litigare con Dio, come da scriteriato suggerimento che negli ultimi tempi ho sentito di frequente rivolgere dall’ … alto… di cattedre in odore di sacralità, con il tacito assenso generale. È vero ho vissuto, e vivo tuttora, momenti di debolezza, in cui mi scopro a chiedere mentalmente: «Perché mi hai abbandonato?»
    Ma poi: continuando a vivere – perché, nonostante tutto e tutti, solo il Dio della vita “può aggiungere” ore di vita (cfr. Mt 6, 25,33) a quella di chi, con crudeltà inaudita, ha subìto la devastazione della propria contestualmente all’efferato delitto ai danni di un figlio, il bene più caro al mondo, per mano di uomini di Chiesa, e di che grado!!! – ecco che: basta un attimo di riflessione, “un pensiero” (pur sporadico) quell’ “unicum” a far percepire se non “un miracolo” nel suo significato specifico almeno un qualcosa che sa di miracoloso.
    Mi affretto ad allontanare da me l’errata impressione, che si potrebbe ricavare da quanto testimoniato, di una discepola del Maestro che, conscia dei Suoi insegnamenti, si sforza di praticare il comandamento dell’amore nei riguardi dei “nemici”. Non ne sono capace e non è nel mio DNA mostrare un’aureola di “santità” come tanti che riescono a pronunciare frasi che, sulla mia bocca e nei miei scritti, sarebbero semplicemente una falsità.
    Sarà quello che Dio avrà deciso sul mio conto. In tutta sincerità, non mi preoccupano e non temo i giudizi degli esseri umani. A chi di dovere, suggerirei prudenza nel dispensare il dozzinale consiglio di “litigare con Dio”. E: più del mio suggerimento, non richiesto ma dettato da contezza di fatti, dovrebbe far riflettere l’impressionante aggiornamento dei dati relativi ad abbandoni della Chiesa da parte di fedeli e preti (6.000 negli ultimi otto anni, stando a rilievi che risalgono ad un anno fa) e persino di rinunce e ritiri anticipati di vescovi, per svariati motivi ufficiali e nella maggioranza dei casi del tutto sconosciuti.
    Secondo il mio parere, ce ne sarebbero di motivi da far tremare i polsi e non conciliare sonni “come un pezzo di legno”…

  • Luigi Bardelli ha detto:

    Secondo me il libro di Giovanni é oltre l’apologia. Lo trovo un libro,. Incarnato. Mi pare che Tosatti voglia ricondurlo ai suoi schemi nelle valutazioni attuali. Ed invece, proprio dalle “domande” di Leopardi mi pare si evinca l’eterna domanda dell’uomo desideroso di i vanfinito proprio perché uomo incarnato, in un rapporto quotidiano con l’uomo fratello e tutti gli uomini, in cammino verso il creatore, che contribuisce con il lavoro della propria retta coscienza, al grande disegno della Creazione “che geme” . Non domande filosofiche o teologiche quelle del Mucci, magari anche oltre il suo assunto in relazione a Papa Francesco, che di fatto supera perché la vita, la rivelazione, l’incarnazione, la morte e la resurrezione, male si prestano ad interpretazioni di parte. È la Croce il nostro modello. Un abbraccio a tutti gli uomini, inevitabilmente verso Dio, come ” il fiume scorre verso la foce”.