La mente collettiva come Pericolo e come Opportunità. Aurelio Porfiri.

12 Giugno 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi stilumcuriali, offriamo alla vostra attenzione questa riflessione molto interessante di Aurelio Porfiri su un tema di grande attualità. Buona lettura.

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La mente collettiva come pericolo e come opportunità

 

Gli studiosi di  comunicazione parlano molto di come essa si sia trasformata nei decenni recenti, e questo naturalmente riguarda anche la comunicazione religiosa. Essa non è più una comunicazione unidirezionale, che parte da qualcuno attivo e viene ricevuta da uno passivo, ma viene si trova spesso all’intersezione di queste due entità.

Un libro del 2008 di Charles Leadbeater, We-Think. Mass innovation, not mass production, affrontava questo tema in modo interessante. L’autore proveniente da una formazione di tipo progressista (ex collaboratore di Tony Blair, contributore per Marxism Today e il Financial Times) ha una visione entusiastica delle possibilità che la tecnologia offre e in questo dobbiamo dargli ragione. Ma nondimeno dobbiamo anche mettere in guardia sui pericoli.

L’autore mette in luce le enormi possibilità offerte dalle possibilità di condivisione, specie in quello che viene definito terzo mondo. Certo, condividere informazioni è certamente importante, ma porta con sé inevitabilmente il rischio di infodemia, cioè un sovraccarico di informazione non filtrata e di cui non possiamo verificare la veridicità. Lo abbiamo visto bene durante la pandemia di covid, in cui abbiamo ascoltato tutto e il contrario di tutto. Certo, è importante che ci sia la possibilità di avere opinioni diverse su argomenti così importanti, ma c’è anche un deliberato tentativo di causare caos mediatico, di gettare le persone nel panico. Come può essere impedito? Mi sembra che questo sia difficilmente evitabile.

L’autore esalta la possibilità di auto organizzarci, di riscoprire il vecchio concetto di “comunità”. Questo è certamente importante e mi sembra qualcosa che vada investigato con una certa cura, proprio guardando al fenomeno della comunicazione nell’ambito dei blog cattolici. Voglio chiarire: le comunità di un tempo erano gruppi di persone che si incontravano per vicinanza geografica o intorno a certi interessi. Era bello, era il modo in cui si socializzava. Oggi questo accade virtualmente grazie a certi blog o siti, che riuniscono alcune persone che si riconoscono per un interesse condiviso. Ma se osserviamo alcuni importanti blog cattolici, notiamo alcuni elementi di disturbo. Primo, una notevole presenza di persone che in realtà cercano di sfogare una certa aggressività e frustrazione contro il mondo (non semplicemente opinando in senso contrario ma aggredendo gli interlocutori); secondo, il fatto che la gran parte di coloro che commentano in questi blog si presenta con pseudonimi, quindi di fatto impedendo un incontro reale con gli altri membri della comunità. Quindi, se vogliamo accettare quello che ci dice Ledbeater ed essere lieti per la riscoperta delle comunità, dobbiamo vedere di che comunità stiamo veramente parlando, perché esse non corrispondono al concetto di comunità tradizionale. Anzi, mi sembra esse stiano in piedi in una sorta di paura dell’altro.

Sono il primo a riconoscere il contributo benefico, anche in ambito cattolico, di tanti blog e siti che spesso offrono una solida cultura cattolica e notizie che sarebbe difficile reperire altrimenti. È anche vero che questa opportunità per una partecipazione enormemente condivisa, quasi una mente collettiva, offre molte opportunità ed altrettanti pericoli. Nell’ambito della Chiesa abbiamo visto come questo ci aiuta a vedere alcune cose con più chiarezza ma apre anche il recinto per frustrazioni che evidentemente non trovano sfogo altrimenti. Ripeto che le critiche costruttive sono benvenute, ma qui non parlo di questo.

Ricordo della mia conversazione con un blogger celebre, in cui mi confessava la frustrazione per gli insulti (insulti, non critiche) che riceveva quotidianamente per i suoi articoli. Questo, ed altro, conferma che la mente collettiva è una bella idea, ma troppo ottimistica, non tiene conto del peccato originale e della fragilità che ci portiamo dentro. Se fossimo tutti buoni sarebbe una gran cosa e forse non servirebbero neanche i blog. Ma così non è e dobbiamo cercare di fare del bene in un mondo che spesso rema contro.

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Ecco il collegamento per il libro in italiano.

And here is the link to the book in English. 


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5 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    L’articolo offre interessanti, direi perfino ineludibili, spunti di riflessione. Può esistere una “mente collettiva”? Se esiste quanto e come influenza la vita di ciascuno di noi? L’esperienza sociale ed umana di ciascuno di noi ai tempi del Coronavirus ci fa comprendere quanto sia profonda e pervasiva tale presenza. Poichè, a differenza di quanto raccontano spesso giornalisti e opinionisti, non esiste solo il bianco e il nero ma molte sfumature di grigio, tali che talvolta è difficile stabilire se è giorno oppure notte. In breve è necessario attrezzarsi affinchè la “mente collettiva” non si sostituisca alla propria. Tali rimedi possono riassumersi in: Scuola, Famiglia, Cultura e soprattutto Fede che può e deve divenire la chiave di lettura per leggere la Vita.

  • anonimo verace ha detto:

    Dice bene il maestro Porfiri : c’è aggressività. Infatti non esiste più un unica verità condivisa. Ciascuno di noi è bombardato dalla propaganda dal mattino fino a sera e non è più in grado di riconoscere la verità. Sia la verità con la v minuscola, sia la Verità con la V maiuscola, cioè Cristo ed il suo messaggio. Ci si creano nuovi idoli con le scuse più assurde.
    Ma questo accade perché è la Chiesa che, di fatto, si è allontanata dal messaggio di Cristo.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Positività contro negatività : anche questa è una grande differenza.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Condividere informazioni è certamente importante, ma…

    E’ importante che ci sia la possibilità di avere opinioni diverse su argomenti importanti, ma ..

    Nell’ambito della Chiesa abbiamo visto come questo ci aiuta a vedere alcune cose con più chiarezza ma …

    La mente collettiva è una bella cosa, ma …

    Se fossimo tutti buoni sarebbe una gran cosa, ma …”

    Il ‘ma’ è il tratto d’unione – obbligatorio- tra l’ordine e il caos.

    Tutto e il contrario di tutto hanno eguali d
    iritti : è il dogma giacobino rivoluzionario fatto proprio dal sistema liberal democratico.

    Quindi la situazione presente è la migliore possibile e non c’è nulla di cui lamentarsi.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    In generale si può dire che gli strumenti in sè non sono nè buoni nè cattivi. Tutto dipende dall’uso che se ne fa. Se con un colpo di chitarra spacco la testa a qualcuno la chitarra non ha nessuna colpa. E’ sempre l’uomo che fa la differenza. Il pettegolezzo, la maldicenza, la violenza verbale, gli insulti, la falsità, l’ipocrisia, l’inganno e quant’altro sono dovuti a difetti caratteriali delle persone, non del mezzo che usano per compiere il male. Quindi cominciamo noi ad usare massicciamente internet per diffondere anche le buone notizie, quando ce ne sono, a diffondere la buona dottrina, la sana cultura, le buone maniere, l’amicizia anche verso sconosciuti che si comportano correttamente, che ci aiutano a ragionare e a risolvere problemi, evitando ogni forma di litigiosità e di accanimento ideologico. Sarebbe già molto.