Il DDL Zan Vuole Punire Pensiero e Coscienza: la Diversità delle Idee.

21 Aprile 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mentre il Paese si dibatte nei problemi che ben sappiamo, c’è chi spinge – le note lobby, e il “soidisant” Partito Democratico a guida estero-diretta di Enrico Letta – per l’approvazione del Disegno di Legge liberticida Zan. Abbiamo posto qualche domanda su questo progetto ad Aldo Vitale, avvocato, visiting professore presso la Facoltà di Bioetica del Pontificio Ateneo regina Apostolorum ed esperto del Centro Studi Livatino. Buona lettura. 

§§§

D: La prima viene naturale: ma esiste un problema di cosiddetta”omofobia” in un paese, come l’Italia, che il Rapporto Pew considera in realtà uno dei più tolleranti?

 

R: Sì nella misura in cui esistono tutti gli altri reati; no nella misura in cui non soltanto nel caso dell’omofobia non si supera il numero della soglia minima di altri reati, ma neanche quella sufficiente per poter definire la situazione attuale come emergenziale (parimenti a quella brigatista, mafiosa o terroristica, per intenderci) che addirittura richiede l’approvazione urgente di norme speciali. In questo senso oltre il Rapporto giustamente da Lei menzionato, sia sufficiente compulsare i dati degli ultimi 6-8 anni dei rapporti dell’OSCE sui crimini d’odio da cui risulta non soltanto la bassissima percentuale di crimini d’odio commessi per motivi di discriminazione omofobica o transfobica, ma addirittura che la vera emergenza – se ne esiste una – riguarda semmai i crimi d’odio compiuti per motivazioni religiose, soprattutto ai danni delle comunità cristiane. Il rapporto del 2019, per esempio, rivela che i crimini d’odio per motivi religiosi, in Italia, sono esattamente il doppio di quelli per motivi omo-transfobici, cioè, rispettivamente, 207 e 107; eppure nessuno ha mai dichiarato una emergenza sul tema della sacrofobia in genere e della cristianofobia in particolare. Si pensi che emergenze reali con numeri stratosferici, come i 18.000 minori stranieri scomparsi in appena un biennio, sono del tutto ignorate e nessuno parla di approvare norme ulteriori oltre quelle esistenti.

 

 

D: Se anche fosse, dato e non concesso, che esistesse  un problema del genere, il DDL Zan potrebbe essere un deterrente? Non esistono già nel Codice Penale aggravanti per i reati commessi per futili motivi et similia?

 

R: Si parte da una concezione errata del diritto in genere e di quello penale in particolare. Il diritto penale di uno Stato di diritto si limita a punire i comportamenti, e questo già accade con le norme in vigore; il diritto penale di uno Stato totalitario, invece, (si pensi alla Cina di Mao) mira a correggere il comportamento, il pensiero e la coscienza. Prova ne sia che il DDL Zan intende punire non solo l’istigazione, ma anche la semplice propaganda di idee. Chi stabilisce cosa è o non è propaganda? Chi valuta e con quali criteri se una idea è generatrice di odio o meno? Per esempio tra i tanti possibili: in un passo del suo ultimo libro prima della sua scomparsa Oriana Fallaci (“Oriana Fallaci intervista se stessa. L’apocalisse”) scrive che i rapporti tra persone del medesimo sesso per lei non sono un problema, almeno fin quando non diventano una ideologia che mira a rovesciare e stravolgere l’ordine politico e giuridico esistente: questo scritto sarebbe lecito o vietato qualora il DDL Zan venisse approvato?  Ad ogni modo, non soltanto le norme del Codice Penale esistono, e puniscono già l’omicidio, le percosse, le lesioni personali, l’ingiuria, la diffamazione, oltre le aggravanti ex art. 61 da Lei giustamente menzionate, ma esiste anche la cosiddetta “Legge Mancino” che punisce i crimini d’odio. Se si fosse voluto intervenire giuridicamente, con la prudenza e la sapienza necessaria di cui il legislatore italiano si dimostra sempre più sprovvisto, si sarebbe potuto semplicemente modificare l’elenco dei crimini da tale legge contemplati aggiungendo, oltre le presenti discriminazioni razziali o etniche, anche quelle di carattere sessuale, senza la necessità di introdurre una nuova disciplina che confligge con i principi generali dell’ordinamento, con i principi fondamentali della legge penale, con diritti e libertà costituzionalmente garantiti, e con la stessa logica fondativa dello Stato di diritto. Non soltanto il DDL Zan non potrà essere un deterrente in questo senso, anche perché la legge penale molto raramente ha efficacia dissuasiva nei confronti degli scopi criminali di quanti hanno deciso di compiere un atto illecito, ma rischia di espletare una funzione deterrente nei confronti di chi vorrebbe esercitare legittimamente diritti e libertà (pensiero, parola, insegnamento, credo religioso ecc) oggi concessi e a rischio di compressione se non di vera e propria soppressione per opera del DDL Zan. Ecco perché incontri come quello che si terrà on line sulla piattaforma Zoom il prossimo giovedì 22 aprile alle ore 21, organizzato dall’associazione Family day – Difendiamo i nostri figli (iscrizioni@difendiamoinostrifigli.it), e per il quale vorrei ringraziare Aldo Bonsignore e Pietro Varesi, rappresentano non soltanto la rivendicazione di uno spazio di riflessione e di critica razionale in un mondo oramai del tutto acritico, ma anche di affermazione della libertà di parola e di coscienza prima che sia troppo tardi.

 

 

D: Da un punto di vista giuridico e costituzionale, non è pericoloso e discriminante creare “categorie protette” ?

 

R: Anche in questo caso ci si trova dinnanzi ad un equivoco logico, prima che giuridico o costituzionale, che fonda il DDL Zan. Delle due l’una: o le persone di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere (per utilizzare le stesse formule sancite dall’articolo 1 del disegno di legge in questione) sono uguali a tutte le altre, e quindi sono già tutelate come tutte le altre persone dalle norme in vigore non necessitando di tutele specifiche, oppure non sono uguali (e non si comprende perché però) meritando allora una normazione ad hoc, un po’ come si fa con le specie protette, o con gli immobili di valore storico-artistico, o con tutto ciò che per un motivo o per un altro non può ricadere all’interno del cosiddetto “cono di normalità”. E’ paradossale, tuttavia, che proprio coloro che rivendicano la propria normalità pretendano un trattamento giuridico specifico e rafforzato che nella sua forma e nella sua sostanza nega proprio quella normalità a cui ci si appella. Non occorre essere giuristi per comprendere un tale cortocircuito mentale. Ad ogni modo, se si volesse davvero evitare ogni discriminazione, si sarebbe dovuta contemplare anche l’eterofobia, probabilmente statisticamente minoritaria, ma in linea di principio non escludibile apriori proprio in virtù dei caratteri di astrattezza e generalità che dovrebbero contraddistinguere ogni legge dello Stato.

 

D: Ma se la realtà dei fatti, come appare probabile, non è tale da giustificare le misure comprese nel DDL, quale è allora il vero scopo? C’è chi parla di un tentativo di modificare la percezione, cioè la legittimazione di comportamenti che soggettivamente si possono approvare o condannare. Esiste il pericolo con questo DDL che venga imposta una percezione unica?

 

R: Quale sia il vero scopo di una normativa pensata male e scritta anche peggio, nessuno può realmente saperlo. Ci sono però vari indizi che lasciano dedurre quali siano le reali intenzioni di chi la suddetta normativa ha pensato, cioè sanzionare il pensiero diverso che non intende allinearsi con l’ideologia genderista attualmente sempre più aggressivamente diffusa, specialmente con i mezzi di comunicazione di massa. Così si spiega perché il DDL Zan intenda punire chi propaganda idee (art. 2); così si spiega perché il DDL Zan punisca non soltanto i comportamenti individuali, ma anche le associazioni (art. 3); così si spiega perché il DDL Zan dispone la sospensione condizionale della pena per l’eventuale reo che acconsentisse di svolgere attività retribuita presso le associazioni delle vittime del reato per cui è stato condannato (art. 5); così si spiega perché il DDL Zan intenda obbligare le scuole a svolgere programmi contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia all’interno delle loro offerte formative (art. 7). Che si vada già prima della sua approvazione verso un pensiero unico lo dimostra la mobilitazione generale del mondo dello spettacolo, peraltro fisiologicamente sprovvisto delle cognizioni giuridiche minime per poter cogliere i numerosissimi profili problematici di un simile disegno di legge, attivatosi in massa (e sorprendentemente senza nessuno spirito critico contrario) per sostenere il DDL Zan. Invertirei, quindi, il rapporto causa-effetto, per cui il pensiero unico non sarà il figlio del DDL Zan, soltanto perché in sostanza ne è il padre, anche se nessuno pone mente a questo aspetto, poiché, in definitiva, aveva ragione Walter Lippmann allorquando ebbe a precisare che «quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno pensa davvero».

 

D: Quali ricadute sulla libertà di pensiero, opinione ed espressione tutelate dalla Costituzione potrebbe avere il DDL Zan? E sulla libertà religiosa? Sarà ancora possibile leggere in Chiesa pubblicamente San Paolo? Sarà ancora possibile dire che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre? E gli esempi potrebbero essere molti…

 

R: Questo è l’aspetto più critico di tutto il DDL Zan come emerge dal tenore dell’articolo 4 che vorrebbe (senza riuscirci) introdurre una cosiddetta “clausola salva-idee”. Anche qui però bisogna evidenziare il paradossale equivoco di fondo. Delle due l’una: o il DDL Zan non costituisce una minaccia per libertà costituzionali fondamentali come quella di pensiero, di coscienza, di parola, di insegnamento, di professione del proprio credo religioso o filosofico, e quindi l’articolo 4 è inutile, oppure l’articolo 4 è necessario proprio perché il DDL Zan mette a rischio le suddette libertà costituzionali e dunque non potrebbe e dovrebbe essere approvato dal Parlamento. Il problema si pone non soltanto per San Paolo, ma per tutto un universo di teologia, filosofia, letteratura che rischia di essere censurato se considerato come propaganda di idee di odio omofobiche o transfobiche. E non si tratta di una mera ipotesi, posto che, tra i tantissimi esempi possibili, la scrittrice J.K Rowling, l’autrice di Harry Potter, è stata invitata dalle colonne del progressista “The Washington Post” a posare la penna in quanto accusata di omofobia per aver dichiarato che la natura umana è fondata sulla differenza sessuale e sessuata secondo la dicotomia maschile-femminile. Sarebbe possibile in questa direzione censurare la Divina Commedia di Dante, come in passato alcune associazioni LGBT avevano chiesto, nonché la Summa Theologiae di S. Tommaso d’Aquino in cui si legge che «la diversità dei sessi rientra nella perfezione della natura umana» (I, q. 99, a. 2, ad. 3), o anche le riflessioni di Thomas Mann secondo il quale è assurdo rapportare alle coppie del medesimo sesso dimensioni come il matrimonio o la fedeltà che sono antropologicamente fondati sulla differenza di sesso, o anche le parole di Papa Francesco per il quale si assiste ad «un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche» (Incontro con sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e agenti di pastorale, 1 ottobre 2016, Viaggio in Georgia). Il DDL Zan, in questo senso, è decisamente liberticida e contrario alla Costituzione, per questo invece di essere sponsorizzato dai personaggi dello spettacolo, dovrebbe essere problematizzato e ritirato, o quanto meno ripensato, perché i diritti ideologici dei pochi non si possono tutelare a discapito dei diritti costituzionali dei molti. Nella direzione della problematizzazione si muove la meritoria opera di documentato commento giuridico dell’intero DDL Zan appena pubblicata per le edizioni Cantagalli a cura di Alfredo Mantovano e del Centro Studi Livatino, dal titolo “Legge omofobia, perché non va”, in cui diversi giuristi (magistrati, avvocati, docenti, ricercatori) esaminano la questione alla luce della ragion giuridica, volume che con tutta evidenza costituisce un faro nella notte oscura che il diritto sta vivendo in questo periodo, libro indispensabile per chiunque desiderasse comprendere oltre gli slogan, scavalcare i luoghi comuni, investigare al di là dei muraglioni ideologici.

 

D: Anche le femministe – a quanto pare – hanno preso posizione contro il DDL. Potrebbe essere questo DDL una maniera obliqua per incominciare a sdoganare la pratica dell’utero in affitto? 

 

R: Alcune note associazioni di femministe hanno preso posizione di contrarietà al disegno di legge proprio perché il DDL Zan, con la sua quadripartizione artificiale e artificiosa tra sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, sostanzialmente cancella la distinzione tra maschile e femminile che costituisce, volenti o nolenti, il presupposto logico e assiologico ineliminabile dell’intero pensiero femminista.

Il tema dell’utero in affitto è ovviamente distinto (oltre che complesso), ma connesso. Qui credo che l’operazione stia per essere portata a termine con una tattica che nei libri di storia viene identificata come “manovra a tenaglia”. L’utero in affitto, infatti, è vietato e penalmente sanzionato, per adesso, dalla tanto ingiustamente vituperata legge 40/2004 (almeno per ciò che ne resta dopo un quindicennio di giurisprudenza creativa che l’ha demolita pezzo dopo pezzo). Poiché il regime penale introdotto dal DDL Zan sarebbe frenato dal suddetto divieto della legge 40/2004 (così che chiunque intendesse esprimersi scientificamente, moralmente, giuridicamente contro l’utero in affitto potrebbe picchettare la propria posizione sull’esistenza del suddetto divieto), è necessario, per punire il pensiero diverso sull’utero in affitto, demolire prima il divieto di utero in affitto; ecco perché è cominciata da qualche giorno la corsa forsennata di presentazione di disegni di legge in Parlamento per la legalizzazione dell’utero in affitto. Per tornare alla predetta “manovra a tenaglia”: da un lato il DDL Zan e dall’altro la legalizzazione dell’utero in affitto e l’accerchiamento di quanti sarebbero contrari all’utero in affitto sarebbe completo impedendo loro di potersi esprimere sul punto, rischiando di essere accusati – e penalmente condannati – per la propaganda di idee omofobiche. Il problema del DDL Zan, in conclusione, è una questione prettamente giuridica e antropologica che riguarda la libertà e la concezione della libertà e sorprende e preoccupa che solo in pochi, anche tra gli addetti ai lavori, si rendano davvero conto di ciò. A questo punto aveva sicuramente ragione un maestro della coscienza giuridica come Francesco Carnelutti che non a caso più di mezzo secolo or sono ebbe ad osservare che «gli uomini, anche i giuristi, parlano continuamente di libertà senza scrutare nel fondo di questa immensa parola».

§§§




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13 commenti

  • Mara Iapoce ha detto:

    Cari amici di Stilum Curiae, l’espressione chiave, a mio avviso, è FARE SQUADRA. Tradotto: quando ci sono manifestazioni di piazza (vedi “Restiamo Liberi”) esserci senza se e senza ma, nonostante gli insulti e le nefandezze verbali commesse dai nostri detrattori; quando ci sono petizioni (vedi quelle organizzate da Citizengo e Pro Vita & Famiglia), firmarle numerosi; quando viene un avvocato, un medico, un fuoriuscito dal mondo lgbt in una città, preparare l’evento mesi prima affinché ci sia il numero maggiore possiible di gente ad assistervi, e farlo in modo furbo, quindi tramite passaparola fatti in un certo modo, in modo che non si prepari la solita controffensiva oscena e blasfema. E infine, cominciare noi, laici, a dialogare con i parroci delle nostre città, dato che vescovi e cardinali dormono il sonno della ragione. In questo modo si sondano le reali intenzioni e, per quanti no si possano avere in risposta, ci saranno comunque dei sì che, uniti a quelli di altre città, formano una rete. Cerchiamo, inoltre, di trovarci qualche finanziatore un po’ più facoltoso di noi, comuni mortali, che diamo quello che possiamo, e usiamo slogan a effetto: mai volgari, ma che pungono sul vivo. Un sacerdote che fa le catechesi su Radio Maria ha giustamente detto che non dobbiamo stare fermi, che durante le nostre manifestazioni possiamo lanciare coriandoli o schiuma innocua come segno della nostra presenza, che va trovata necessariamente una formula che colpisca la controparte. Non come fanno loro, ma che punti diritto all’obiettivo e li induca a pensare, se gli è rimasto qualche neurone. Nostro Signore non ci ha detto di essere scemi, giusto? E se c’è anche qualche associazione che sposa il tema e non si muove in ambito cattolico, cominciamo a dialogare con loro. Il mondo islamico è uno di questi. Difficile da approcciare, ma non inarrivabile. Pensiamoci. E non dimentichiamoci che, per quanto vogliano far credere il contrario, questi signori sono una sparuta minoranza. E lo sono anche i sostenitori di determinati progetti di legge. Guardate il sito del Senato della Repubblica: ci sono più di ottocento petizioni proposte dai cittadini: contate quante parlano di questi argomenti. Vi stupirete.

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Una società nella quale:
    – un’ampia maggioranza sostiene l’omosessualità e i suoi presunti diritti (??)
    – un’ampia maggioranza caldeggia il matrimonio omosessuale
    – un’ampia maggioranza caldeggia le adozioni per le coppie dello stesso sesso
    – importanti prelati e addirittura organismi istituzionali di importanti “chiese” (Germania docet) auspicano quanto sopra e, per non farsi mancare niente, auspicano la benedizione in chiesa di coppie omosex
    – il papa regnante a parole condanna l’omosessualità, ma riceve ripetutamente in udienze ufficiali delle rappresentanze ufficiali di gruppi omosessuali con il pretesto che la missericordia deve sempre prevalere.
    Ecco, questa non è più la mia società.

  • Claudius ha detto:

    Sul DL Zan perfino Marco Rizzo del Partito Comunista ha una posizione piu’ cattolica di Bergoglio.

  • Adriana 1 ha detto:

    La nuova democrazia finge di favorire la libertà, ma in sostanza impone la “punizione” nel nome di una pretesa superiorità in mano a sinistre minoranze.
    Una inattaccabile superiorità
    “morale” che si presenta come superiorità antropologica e che diviene “mito fondante” proprio perchè prescinde dalla realtà dei fatti. Un mito fondante origine di danni, forse, irrimediabili.

  • EquesFidus ha detto:

    In realtà, come dimostra questa intervista, i nostri nemici hanno già vinto: usare la loro terminologia (“omofobia”, “gay”) implica già riconoscere, e quindi accettare perlomeno a livello dialettico e semantico, il loro sistema valeriana.
    Le parole, questo i rivoluzionari liberal-socialisti lo sanno bene, sono importanti; parlare del fatto che le leggi vigenti sono già funzionali alla l’ora contro l'”omofobia” implica il riconoscere che quest’ultima esiste.

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Infatti. Sono molti i concetti mutuati dal mondo anglosassone che inquinano il linguaggio e il pensiero. Un altro è quello di “comunità”: scientifica, scolastica, gay: tutte cose che fanno pensare ad un “popolo” della scienza, uno della scuola e uno degli omosessuali: in realtà, esistono le singole persone, le quali possono o meno avere relazioni fra di loro; invece, questi concetti sono utilizzati o per confermare o per escludere quasi si trattasse di organismi viventi: lo dice la comunità scientifica, oppure non ha alcun credito nella comunità scientifica ecc.
      Anche I “Padri” dell’Isola di Patmos usano l’espressione “comunità gay”, che è uno dei modi con i quali un nucleo militante vuol far credere che gli omosessuali costituiscano una sorta di “grande famiglia”.
      In ogni caso, l’obiettivo finale dei movimenti gay, fin dal loro sorgere (negli Stati Uniti alla fine della seconda guerra mondiale con un grosso sviluppo negli anni Sessanta/Settanta) non è quello della non discriminazione, ma quello della piena accettazione di ogni comportamento tradizionalmente considerato deviante.
      Mi meraviglio della meraviglia di chi si meraviglia: il loro pensiero è molto semplice:
      1. la società ha imposto il modello uomo/donna, perseguitando o costringendo a nascondersi chi praticava altre forme di “amore”;
      2. con fatica e molte lotte sono riusciti ad ottenere il riconoscimento della totale accettabilità del comportamento omosessuale;
      3. chiunque si oppone a parole o nei fatti alla “bontà” del comportamento omosessuale lo fa perché vuole riportare indietro l’orologio della storia.
      La loro “logica” è identica a quella delle femministe a proposito dell’aborto, mutatis mutandis: vittimismo, rivendicazioni,” emancipazione” da modelli “autoritari”, ossia da ogni norma intesa come misura dell’agire, se non quella da loro stesse imposta.
      Cari lettori di Stilum Curiae per questa gente non esiste alcun tipo di verità, ma soltanto chi vince e chi perde: non sentite l’urlo satanico “Non serviam”?

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Aggiungo ancora questo: il “pensiero” abortista, come quello omosessualista è gnostico fino al midollo: non esiste un ordine della Creazione e tantomeno uno della Redenzione. Ricordate San Paolo quando parla di coloro che hanno per dio il loro ventre?

  • giorgio rapanelli ha detto:

    Non mi meraviglia: dalla lotta proletaria al portafoglio gonfio… Sono però rimasti sempre di mentalità leninista, bolscevica, stalinista, maoista: loro mangiano e il popolo tira la cinghia. E se si ribella, ci pensa la loro magistratura e la classe medica “di regime”.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Perche Zan non risponde e non contrattacca ?
    Mi spiego con un esempio banale.
    Se uno mi attacca e mi offende per farmi arrabbiare o farmi desistere da una mia azione, e io mi mostro arrabbiato e/o desisto dalla mia azione, quell’uno “impara” che ogni qualvolta vorrà farmi arrabbiare o vorrà farmi desistere da un’azione è sufficiente che mi attacchi e che mi offenda. Ma se io faccio come se non avessi sentito o visto nulla, mi mostro tranquillo e continuo imperterrito nella mia azione, quello impara che contro di me è tutto inutile. E’ appunto quello che sta facendo Zan con chi critica il suo proposto DDL, e che, per fare un esempio, ha fatto papa Francesco con chi gli ha esposto i famosi dubia su Amoris Laetitia”.

    • Briciola ha detto:

      Quanto scrivi è giusto, illustrissimo. Ma allora cosa suggerisci di fare per far desistere Zan dal suo proposito ?

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Suppongo che Zan difficilmente desisterà. L’unica strada percorribile è quella di isolarlo politicamente facendo una pressante opera di convincimento sull’opinione pubblica e sugli altri deputati e senatori perchè respingano in via definitiva la sua proposta di DDL. Altro non saprei proporre.

  • Nicola Buono ha detto:

    Fuori Tema ma politicamente scorretto.

    https://www.liberoquotidiano.it/news/economia/26960970/immigrazione-quanti-miliardi-spedito-oltre-confine-risorsa-solo-per-loro-cifre-parlano-chiarissimo.amp

    Ecco perché bisogna dare lavoro agli italiani, servirsi di lavoratori italiani e scegliere cooperative , imprese, attività, negozi , italiani e gestiti da italiani.

  • Donna ha detto:

    Tra le molte persone che fanno sentire la propria voce contro queste pericolose derive che mirano a togliere la libertà di pensiero e che vogliono omologare tutti al pensiero unico, segnalo anche i video, (visibili su you tube) del cantante Povia, che proprio a causa di essere una “voce fuori dal coro” si trova attaccato a sua volta.
    Detto ciò, è’ importante e di sollievo vedere che da più fronti si alzano voci di dissenso, anche se purtroppo è sempre più evidente che sono più le voci delle pecore (in questo caso sarebbe però opportuno, dato il coraggio, chiamarli leoni) che quelle dei pastori, molti, troppi fra loro discepoli di quel famoso maestro Don Abbondio di manzoniana memoria e che essi hanno ampiamente superato.