Julio Loredo: Dietro Joe Biden c’è Anche Dorothy Day?

7 Febbraio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il prof. Julio Loredo ci offre questa riflessione, di cui lo ringraziamo di cuore,  estremamente interessante e documentata su un personaggio del cattolicesimo americano a cui si ispira il nuovo inquilino della Casa Bianca. Buona lettura.

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Dietro Joe Biden, anche Dorothy Day?

di Julio Loredo

 

Abbiamo già avuto occasione di segnalare come, con Joe Biden, si sia insediato nel Salone Ovale il cattocomunismo in versione americana, sulla scia della crescente simbiosi fra la sfera religiosa e quella politica negli Stati Uniti. Infatti, sempre più leader della sinistra democratica oggi al potere, a cominciare dallo stesso Presidente, sfoggiano la propria fede religiosa come fondamento delle loro scelte politiche progressiste. Non è un caso che, insieme alla foto di Papa Francesco, il nuovo inquilino della Casa Bianca abbia messo dietro la sua scrivania un busto dell’agitatore César Chávez, nota figura del cattolicesimo sociale di sinistra, su cui abbiamo già scritto un articolo[1].

Un altro nome che ha iniziato a circolare sempre più spesso negli ambienti politici a stelle e strisce è quello di Dorothy Day (1897-1980), pure lei presentata come modello e fonte d’ispirazione dell’attuale Amministrazione.

“Il cattolicesimo di Biden è molto influenzato dalla tradizione del cattolicesimo sociale di gente come Dorothy Day”, scrive Randall Balmer, docente di religione al Dartmouth College[2]. Samantha Power, nominata da Biden per dirigere la potentissima United States International Aid Agency, si dichiara “discepola e fan di Dorothy Day”[3].

E anche in questo Biden si trova in sintonia con Papa Francesco. Nel suo discorso al Congresso americano nel 2015, Francesco l’aveva proposta come esempio: “In questi momenti di situazioni sociali tanto difficili, non posso non menzionare l’esempio di Dorothy Day, la fondatrice del Catholic Worker”[4].

Alle lodi di Biden e di Papa Francesco si aggiungono quelle della sinistra comunista. Recentemente, il quotidiano comunista italiano Il Manifesto ha dedicato a Dorothy Day un lungo panegirico firmato da Alessandra Pigliaru[5].

Chi era Dorothy Day e perché viene proposta come modello?

Pigliaru la definisce bene: “Attivista radicale per i diritti sociali, anarchica e pioniera del femminismo, in seguito cattolica militante”. Dorothy Day iniziò la sua carriera rivoluzionaria durante la Prima Guerra Mondiale come attivista comunista, militante femminista e organizzatrice sindacale. Ebbe una serie di tumultuose relazioni con diversi militanti del Partito Comunista, una delle quali finì in un aborto nel 1919. Dopo la guerra, Day lavorò brevemente come prostituta a New Orleans ed ebbe l’ennesimo rapporto con un militante anarchico, dal quale nacque una figlia.

Nel 1927, Day si convertì al cattolicesimo, abbandonando quindi l’ateismo e l’agnosticismo, ma non il suo impegno sociale radicale, che semmai si rafforzò. In effetti, Day mai rinnegò la profonda influenza del suo passato comunista/anarchico. “La bottiglia odora sempre del liquore che una volta conteneva”, soleva ripetere per spiegare la sua posizione[6]. L’unico cambiamento significativo fu che, da quel momento, Day avrebbe portato avanti il ​​suo impegno rivoluzionario su basi diverse, vale a dire un cattolicesimo sociale di estrema sinistra. La sua conversione gli permise pure di rivolgersi a un pubblico molto più ampio. Mentre la corrente propriamente comunista era ancora minoritaria negli Stati Uniti, quella cattolica progressista era in forte crescita.

Nel 1932, Day incontrò il francese Peter Maurin, un ex membro di Le Sillon, che la introdusse alla tradizione europea del cattolicesimo democratico, un’influenza dottrinale che segnerà il resto della sua vita. Maurin convinse Day a fondare il movimento Catholic Worker, che divenne rapidamente un punto di riferimento del cattocomunismo americano. Il primo numero di The Catholic Worker, organo del movimento, fu distribuito il 1° maggio 1933 in una manifestazione del Partito Comunista.

L’atmosfera socialmente travagliata degli anni Trenta forniva un ambiente propizio per ogni sorta d’iniziativa rivoluzionaria. Influenzati dal cattolicesimo democratico, molti militanti cattolici partecipavano alle lotte sindacali, non disdegnando nemmeno di collaborare col Congress of Industrial Organizations (CIO), allora molto vicino al Partito Comunista[7].

Nel 1962 Dorothy Day si recò a Cuba, e dedicò quindi diversi articoli su The Catholic Worker a tessere le lodi del dittatore Fidel Castro e della sua sanguinosa rivoluzione. Nel 1968, Day si entusiasmò con l’esempio rivoluzionario di padre Camilo Torres, un sacerdote guerrigliero colombiano morto nel 1966 durante un’imboscata a una pattuglia dell’esercito. Day scrisse la prefazione all’edizione inglese delle opere di Torres: “Camilo Torres si è unito ai guerriglieri, alla loro vita in montagna e nella giungla, si è unito al pellegrinaggio del popolo, i campesinos. Spezzò il pane con loro, e così divenne veramente un compañero, colui che spezza il pane. Posso immaginare Camilo Torres con i suoi commilitoni, seduti attorno a un fuoco di notte, braccati dall’esercito e portando il Vangelo della speranza ai poveri. Camilo Torres, prega per noi, affinché possiamo avere il tuo coraggio nell’offrire la nostra vita per i nostri fratelli!”[8].

È difficile sovrastimare la venerazione della sinistra per Dorothy Day. Nel 1972, questa simpatizzante della guerriglia comunista e sostenitrice di dittature sanguinarie fu insignita dalla Laetare Medal, il più alto riconoscimento dell’Università di Notre Dame. Alla cerimonia erano presenti un cardinale e diversi vescovi. Quando morì, nel 1980, il New York Times gli dedicò un necrologio di mezza pagina, spazio solitamente riservato ai capi di Stato. Scritto dall’ex membro del Partito Comunista Alden Whitman, il pezzo affermava tra l’altro: “Dorothy Day ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo del pensiero sociale ed economico di una generazione di preti e laici americani”[9].

Nel 1983, i Missionari Claretiani proposero la sua causa di beatificazione. Nonostante l’opposizione di molti cattolici, nel marzo 2000 Papa Giovanni Paolo II permise l’apertura della causa nell’Arcidiocesi di New York, conferendole ufficialmente il titolo di Serva di Dio. Nel novembre 2012, l’arcivescovo di New York cardinale Timothy Dolan sottopose il proseguimento della causa alla Conferenza episcopale, ottenendone l’approvazione.

E adesso ritroviamo questa figura della sinistra “cattolica” come ispiratrice dell’Amministrazione Biden e del pontificato di Francesco. Mai la metafora delle due cupole che si avvicinano è stata tanto azzeccata.

[1] https://www.atfp.it/biblioteca/pubblicazioni-varie/1884-il-mentore-di-joseph-biden

[2] Amanda Mars, Biden: devoto cattolico, apostolico e ‘gayfriendly’, El País, 31-01-2021.

[3] Michael J. O’Loughlin, Samantha Power, Joe Biden’s pick to head up humanitarian aid, is a fan of Pope Francis and Dorothy Day, America, 13-01-2021.

[4] Bill Chappell, In Pope Francis’ Congress Speech, Praise For Dorothy Day And Thomas Merton, npr 24-09-2015.

[5] Alessandra Pigliaru, Dorothy Day, quell’inquieto amore per i diseredati, Il Manifesto, 29-12-2020.

[6] Citato in Jim Forrest, “There was Always Bread,” Sojourners, dicembre 1976, p. 4. Per una storia di Dorothy Day: Mel Piehl, Breaking Bread. The Catholic Worker and the Origin of Catholic Radicalism in America (Philadelphia: Temple University Press, 1982); Nancy L. Roberts, Dorothy Day and the Catholic Worker (Albany, N.Y.: State University of New York Press, 1987).

[7] Il CIO degli anni Trenta fungeva da braccio militante non solo del Partito Comunista USA, ma anche del cattocomunismo, per il quale l’AFL (American Federation of Labor) era troppo moderata. Il CIO vantava perfino il sostegno di alcuni vescovi, come mons. Bernard Sheil, vescovo ausiliare di Chicago, che più di una volta sedette accanto al capo del CIO John Lewis durante le manifestazioni sindacali, incoraggiando i cattolici a parteciparvi.

[8] Citato in Richard L. Rubenstein and John K. Roth, eds., Liberation Theology. The Challenge to U.S. Public Policy (Washington, D.C.: The Washington Institute Press, 1988), p. 58.

[9] Alden Whitman, “Dorothy Day, Catholic Activist, 83, Dies,” The New York Times, December 1, 1980, p. D12.

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17 commenti

  • Iginio ha detto:

    Citazione molto divertente, sulla quale mi aspetto commenti:

    di Pietro Ferrari
    _______________
    Chi scrive non è un fan del sedente peronista, anzi, ma al di là delle intenzioni intime bisogna pur ammettere che almeno come esternazione, la sua non collide con la Tradizione e il Magistero infallibile. Lo stile è sudamericano, Ma alla teologia della Liberazione non si risponde con Plinio Correa de Oliveira.
    http://www.giacintoauriti.com/notizie/206-sulla-proprieta-privata-bergoglio-ha-ragione.html

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Certo, Iginio. Sono i Romani (pagani) che teorizzano la proprietà privata come uso ed abuso del bene posseduto. Ecco quanto scrive, ad esempio, il Catechismo maggiore di San Pio X, 438: Domanda: In quali casi si può prendere la roba degli altri senza far peccato? Risposta: Quando il padrone non fosse contrario, ovvero quando ingiustamente non volesse, come accadrebbe di uno che avesse estrema necessità, purché prendesse soltanto quanto gli è strettamente necessario per sovvenire all’urgente ed estremo bisogno.
      Il fatto stesso che si preveda questa eccezione al precetto “Non rubare”, sta ad indicare che la proprietà privata, pur essendo importante, non è però un bene assoluto: viene prima il bene della vita e nessuno ha il diritto di negare gli aiuti necessari ad essa quando ha la possibilità di offrirli.
      Non dimentichiamo, poi, che tra i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio (vedi sempre Catechismo di San Pio X), vi è proprio l’oppressione dei poveri.

  • Lc 11,23 ha detto:

    dopo gxiii e pvi dd santa mi par ci stia.
    per turoldo e milani credo sia già tutto apparecchiato.
    ma per PioXII לא !

  • una recensione ha detto:

    Da venerdì di Repubblica del 25 settembre 2020.
    Autore : Raffaele Oriani
    Titolo del libro recensito : IL GESUITA COMUNISTA
    Rubbettino editore, pag. 224, euro 15.
    Autore del libro : lo storico Matteo Manfredini.
    Il gesuita comunista è ALIGHIERO TONDI, un gesuita influente, che negli anni 50 si spretò per appoggiare il PCI. Il libro citato ne ricostruisce la vicenda, dimenticata, ma pienissima di ulteriori sorprese.
    Come avvenne, che padre Tondi, gesuita in forza alla Pontificia Università Gregoriana, divenne il professor Tondi che, che infiammò le folle di mezza italia denunciando il malcostume della Chiesa e le segrete trame che legavano Vaticano e neofascisti ? Il 21 Aprile 1952 Alighiero Tondi lascia precipitosamente la sua Università sibilando un semplice “io non torno, non mi cercate più “.
    …. Siccome a pensar male si fa peccato e spesso si prendono pure delle cantonate, nell’archivio di Giulio Andreotti, allora sottosegretario alla Presidenza del consiglio si trova l’appunto di un informatore che invita a chercher la femme : il gesuita avrebbe avuto una tresca con una donna sposata. A distanza di tanti decenni la verità appare più complessa , per non dire più torbida : da ormai più di un anno padre Tondi era un’efficientissima spia comunista nel cuore pulsante della politica vaticana.
    Per lui quello intrapreso era stato un itinerario verso la luce, che gli aveva rivelato come il comunismo fosse l’unica verità dimostrata alla luce della scienza più rigorosa. Ma il partito di Togliatti era piuttosto refrattario a simili trasporti. Così Tondi deve dar prova concreta della sua buona fede : e così rivela la rete clandestina del Vaticano nei paesi dell’est. le sue veline da Botteghe Oscure prendevano direttamente la via di Mosca.
    Dopo l’ingresso nel PCI fu attaccato violentemente e rispose con una serie di seguitissimi articoli sull’Unità e un paio di libri sul potere vaticano che Andreotti riuscì ad impedire che fossero pubblicati da Einaudi. Si dedicò ai comizi, tenuti in teatri e case del popolo dal Piemonte alla Puglia. Fu una breve stagione. L’ex gesuita sposò una stimata compagna (senatrice) e ci si dimenticò presto di lui. I tempi erano cambiati e la sua vicenda si intonava poco al nuovo dialogo tra fede ed ideologia.
    Nei decenni seguenti l’isolamento e l’amarezza portarono Tondi a riscoprire la fede poi addirittura il sacerdozio. Morì nel 1984 a Reggio Emilia.
    Se pensate che possa essere interessante, potete sempre acquistarlo.

    • Iginio ha detto:

      Il personaggio è realmente esistito, ma quel libro è pieno di dicerie infondate, come quella secondo cui Tondi faceva la spia dal Vaticano.
      A ricostruire con esattezza la vita del Tondi è stato piuttosto Andrea Galli.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Caspita!

    Sembra ormai assodato che Iginio sia un comunista!

    Quindi un infiltrato su questo blog!

  • felicita ha detto:

    Interessante articolo. Alcuni nomi del cattocomunismo proveniente dal sud america sono arrivati anche a chi non si interessava del fenomeno in modo particolare. Di questa signora non avevo mai sentito parlare. Totalmente sconosciuta.
    Ma forse oggi a distanza di decenni dalla sua militanza, si può azzardare qualche considerazione. Oggi si parla di non violenza. Tutte le volte che movimenti solidaristici passano all’uso della violenza, allora, a mio modesto avviso escono dall’orbita del cristianesimo. In fin dei conti ciascuno può decidere di farsi monaco o monaco e rinunciare, così facendo, all’uso della ricchezza.
    Ma se qualche religioso ha conti milionari, allora, è possibile sentire puzza di bruciato.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Non è ancora concluso, immagino, il tour alla scoperta o riscoperta dei personaggi di un pantheon fin qui non completamente esplorato, che narrano – per interposte persone – quel che l’uomo d’oggi vuol sentirsi dire e replicare, per realizzare progetti utopici alla portata delle sue possibilità…limitate, molto limitate; ma tant’è!
    “Ritorniamo a sognare” è il titolo di un libro (uno dei tanti) del papa; uno dei suoi ricorrenti inviti!
    Di rimando:
    «Tu però rimani saldo in quello che hai imparato e di cui sei convinto, sapendo da chi l’hai appreso e che fin dall’infanzia conosci le sacre Scritture: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù. Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona». (2Timoteo 3:14-17)

  • Ofelia ha detto:

    caro IGINIO di Spadaro , forse il pliniano Loredo si è sbagliato , Dietro Joe Biden , più che Dorothy Day , c’è soprattutto Doris Day . Doris Day era una cantante attrice americana dell Ohio , deceduta nel 2019 . Era una simpatica animalista e ambientalista ,con aspirazioni di santità .Divenne infatti membro della chiesa-setta americana del CristianesimoScientista ( ohibò|) che vuole imporre a tutti la salute fisica con la scienza e le Scritture. Non le pare questo “pensiero” ad ispirarare il buon lento Biden ? molto più di una catto-comunista ? O lei conosce persino la differenza tra una cattoscientista e una cattocomunista , come immagino conosca i “pliniani” ??

  • Iginio ha detto:

    Al saccente pliniano che, come al solito, si permette di sindacare l’autenticità o meno della fede religiosa altrui, raccomando – per non dire impongo – la lettura del seguente articolo di Dorothy Day:

    https://www.americamagazine.org/faith/1933/04/19/dorothy-day-what-catholics-dont-understand-about-communism

    P.S. Quanto alla scelta dei compagni di strada sbagliati, i pliniani non sono da meno: semplicemente li scelgono dall’altra parte.

    • Luca Antonio ha detto:

      “It is when the Communists are good that they are dangerous.” “E’ quando i comunisti sono buoni che sono pericolosi.”
      scrive Dorothy Day.
      E’ quando i comunisti si travestono da cattoloci – come nel suo caso – che sono pericolosi, dico io.

    • Enrico Nippo ha detto:

      “Era un comunista, sì, ma era così bravo.” Quello che hanno detto di lui esemplifica ciò che intendo. Non aveva occhi selvaggi, capelli arruffati, aspetto rivoluzionario. Non odiava l’istituzione della famiglia. Ha lavorato e servito suo padre, sua madre e sua sorella. Aveva cortesia e rispetto per i suoi simili e di notte, dopo le sue giornate di lavoro, studiava per migliorare le sue condizioni. La sua vita è stata stimolata dall’amore dei suoi simili, e nel suo amore per i suoi simili ha dimenticato il suo Creatore, se davvero lo avesse mai conosciuto. Insieme ad altri ragazzi di quella strada, era stato allevato senza alcuna formazione religiosa e, crescendo, aveva sposato con alti ideali la causa dell’operaio.

      Se vale questo, allora deve valere anche quest’altro.

      “Merita di essere chiamato essere umano” – la storia di un nazista Giusto tra le Nazioni [articolo] (gariwo.net)

  • Chedisastro ha detto:

    Difficile sposare l’acqua santa al diavolo, eppure il connubio si è consumato con cerimonie e liturgie inimmaginabili presiedute da fior fior di preti ed alti ecclesiastici, approvate anche da altissimi, sui quali non ci sono parole, né si sa che pensare, non riuscendo a credere che essi fossero stati male informati e non avessero mai avuto propri occhi per vedere la realtà dei fatti. Resta un grande sconcerto e la consapevolezza che Dio solo tutto vede e tutto conosce, riuscendo a trarre il bene anche dal male. A noi, però, non venga mai a mancare la scaltrezza per non cadere catturati dai lacci infernali che ci si presentano in ogni dove, specialmente ora che il padrone del mondo occupa le più alte sedi.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Dov’è la novità?

    E’ da 60 anni che il cattocomunismo democratic-liberal-gender sta proliferando come una metastasi.

    • Ofelia ha detto:

      …e i cosiddetti “pliniani” , così disprezzati dal signor IGINIO , sono fra i pochi che consapevolmente e responsabilimente , lo combattono a volto scoperto. Ma nella battaglia combattono anche gli IGINIO , a volto coperto , con la maschera di cattolico.

      • Iginio ha detto:

        Per non parlare delle Ofelia, nostalgiche di un inesistente Amleto e pronte a trinciare giudizi sul prossimo senza conoscerlo né averci capito niente, da brave vecchiette zitelle parrocchiali.
        I pliniani, se dicono qualcosa di buono, lo dicono malgrado la loro ideologia.
        Tenete conto che ai pliniani piacciono molto i banchieri elitari e i capitalisti che della religione si fanno un baffo.
        Essere anticomunisti non basta. Quello che occorre è essere almeno cristiani, se non proprio santi.
        Che poi, tra l’altro, Plinio da giovane l’aveva capito: in obbedienza alle direttive dei papi di allora, scriveva articoli contro i nazisti e i loro alleati.