La Chiesa e la Trappola del Reset, la Fine del Diritto e l’Abolizione del Peccato.

29 Agosto 2022 Pubblicato da 28 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, un amico fedele del nostro sito offre alla vostra attenzione questa riflessione sulla Chiesa attuale, e le spinte – una deriva – che sta subendo e vivendo. Buona lettura, e buona meditazione.

§§§

 

L’eresia neognostica che ha attecchito anche nella Chiesa consiste nell’uscita dal nomos.
La decantata “novità” cui tende il progresso sta nella rimozione del limite e del diritto.
L’umanità ingannata dai resettatori è invitata al banchetto di un potere totale su di sè.
“Nulla sarà come prima” è una promessa che passa dal “fidatevi di noi”, mentre ci arriviamo. 
 
Dal disprezzo dell’ordine sgorga il paradosso di un dualismo tra i pochi illuminati rotti ad ogni esperienza, anche la più aberrante, e tutti gli altri ingabbiati (o di troppo) nei vincoli precisi stabiliti in nome del bene comune e dell’equilibrio dell’ambiente.
Marchio di fabbrica del transumanesimo produttivo/consumistico in cui sospingere un essere umano deprivato di trascendenza e memoria è: “solo pentole, mai coperchi”. 
 
Lo gnosticismo attuale vuole la rimozione dell’ordine e del diritto naturale: una ri-creazione, un grande reset.
 
Attenzione alla differenza: nella nostra attuale condizione di peccato (il disordine rispetto alla volontà di Dio, cioè l’ingiustizia vera), la legge rappresenta una salvaguardia. 
Il peccato è il presupposto della legge e non la legge la matrice del peccato. 
 
Il Signore Gesù Cristo viene a dare compimento alla legge senza abolirla e tanto meno abolendo il peccato: l’amore agapico, che è compimento della legge, consiste nell’adozione a figli! Gesù per il peccato finisce in croce. Ma non abolisce il peccato: esercita la carità del sacrificio espiatorio, eucaristico, per farci fare comunione con Dio!   
 
La legge non si cancella (nemmeno uno iota), ma l’adozione realizza un’unione filiale in cui dall’attrizione (una legalità imperativa e sanzionata) si passa alla contrizione (il disporvisi con amore, accolti accogliendola).       
 
Chi abolisse il diritto mantenendo il peccato creerebbe l’inferno: ecco il reset. 
Un profluvio di nuovi comandamenti, stabiliti da chi si fa come Dio senza essere Dio e avendo eliminato la volontà di Dio! 
Da maschio e femmina, crescete e moltiplicatevi, a fatevi come gender vi pare e non inquinate troppo il pianeta…            
 
E’ l’amore (la grazia) a sopire il peccato, non la rimozione della legge che lo identifica!
Il timor di Dio è un dono prezioso della Grazia perchè sostiene la carità necessaria. 
In questo passaggio (conversione) restano il diritto, la legge e la possibilità di peccare.
Ma sopraggiunge la Grazia santificante che orienta verso la giustizia di Dio!
 
Viceversa il reset abolendo il diritto, abolisce il peccato, per darsi una nuova morale. 
Nella “nuova creazione” ad essere “dio” è un millantatore capace di menzogne diaboliche.
Necessariamente un assassino seriale, che governa tramite la menzogna e non la Verità. 
Promette paradisi terreni attraverso il soddisfacimento dei bisogni materiali.
Poi ti precipita nel suo nulla; ti ci dissolve, suggerendoti di farlo se te ne vien voglia.
 
Ecco l’uomo iniquo dei tempi ultimi, falso liberatore che dice inutile e superato Cristo.
La pseudo “salvezza” gnostica è il polo opposto della redenzione operata dalla Croce. 
La parusia dell’uomo iniquo precederà quella del Signore Gesù, il giorno del Signore. 
Il ritorno del Signore sarà in un tempo di apostasia generale, come c’è nelle Scritture.
In un mondo secolarizzato, chiesa inclusa, che onora il falso dio del potere mondano, che ha persino la pretesa di una sua sacralità dopo aver bandito il sacro dal culto cristiano. 
Tradita e abolita la fede nel Vivente, realmente Presente, ci si volge al Ni-ente.
E’ un paradosso molto insidioso, veramente diabolico, del filius perditionis. 
L’uomo dell’anomia -la fine del diritto- propone la defezione da Dio senza essere brutto.
Non distrugge Dio e non proclama che è morto: anzi, proclama di essere lui!
 
Buona ripresa, e occhio a non restare ingannati. 

§§§




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28 commenti

  • Enrico Nippo ha detto:

    Caro Occhi Aperti,

    Lei suggerisce: “l’esperienza di Paolo è mistica”.

    Chiedo: essendo mistica ma personale, va creduta tout court e ritenuta esclusiva di Paolo? E per quale ragione?

    L’autorità che stabilisce ciò che c’è da credere, ha avuto tra i suoi rappresentanti qualcuno che avuto la medesima esperienza che Paolo riferisce? Se la risposta è negativa come si può chiedere di credere ad un’esperienza mistica che nessun altro ha conosciuto direttamente? E che in ogni caso sarebbe essa stessa un racconto. Come si può credere ad un racconto? Si deve fare tabula rasa della facoltà di riflettere che, pure, è un dono di Dio?

    Oppure il riflettere come lo intendiamo noi è una conseguenza deleteria della disavventura adamitica?

    Se glielo dico io, che sono stato rapito a terzo cielo, Lei mi crede o no?

    Un cordiale saluto.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Caro Nippo, le sue domande temo siano retoriche (e decisamente interessanti oltre che rivelative).
      In precedenza, infatti, ogni volta che ho tentato una risposta, ho appurato che non cadeva, per così dire, su terreno “incolto”.
      Per questo non trovo saggio assecondare ancora il suo intelligente “tranello” ma imitarne l’utilità ponendo, a mia volta, interrogativi.

      – Dio è libero?
      – La verità passa solo attraverso la certificazione di una
      autorità?
      – Per credere a qualcosa o a qualcuno è davvero essenziale
      fare la medesima esperienza?
      – E’ proprio certo che Fides et Ratio siano inconciliabili?

      Se lei mi dicesse che è stato rapito al terzo cielo, le crederei certamente se intravedessi in lei gli effetti di tale grazia…

      Ci sarebbe molto da dire in proposito, Enrico.
      Magari, se ha voglia di studiare seriamente l’argomento (tanto più che ha una bella mente assetata e nostalgica), può avvicinarsi ai testi di Padre Bernard. Oppure può partecipare a qualche convegno di teologia mistica. Una volta erano biennali o annuali. Ma ormai, in tempo di Covid, non saprei.

      Ma, tornando a noi, non molto tempo fa, nella nostra sezione commenti lessi un messaggio che non posso dimenticare: “attento a lei a trattarmi così, non sa che chi mi deride se la dovrà vedere con Dio stesso?”
      Ora, è chiaro che la fede non ha nulla a che fare con la creduloneria e che una cosa è la mistica, altro è l’ambizione ad essa: una via estremamente pericolosa, come ben si evince dal pullulare di sedicenti personaggi che si pongono da sé l’aureola, spesso autoproclamandosi veggenti e profeti.

      DIO E’ LIBERO!

      Caro “San Tommaso da Stilum”, un saluto e grazie.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Vedo con benevolo piacere che Lei è … caduto nel mio “tranello”. 😊

        Infatti, più che dare risposte, pone domande, ed è la Domanda quella che incentiva la Ricerca, mentre la Risposta non è che un’ auto-reclusione nel Pensiero.

        Le mi dirà ancora una volta che sono un retorico, ma per me non è così. Ognuno, ritengo non avrà difficoltà ad. ammetterlo, prosegue lungo la propria Via.

        Un cordiale saluto e buona domenica.

        P.S. Libri e corsi di mistica? Acqua passata. Utilissima (per decenni!) ma passata. Il libro che da tempo ho iniziato a leggere è me stesso e il corso che seguo è il Silenzio: l’anti-retorico per definizione.

        • OCCHI APERTI! ha detto:

          Ed è con benevolo piacere che sto… nel suo sacco…non foss’altro che per dovere di carità😊

          Per amor di precisione e chiarezza: ho supposto che le sue domande fossero retoriche, senza averle dato del retorico né mai pensato che lo fosse.

          Riguardo ad ammettere che “ognuno prosegue lungo la propria Via” mi pare scontato ma, per il momento, non soffro ancora di misantropia e dall’opinione altrui mi lascio volentier interrogare e accompagnare, almeno per un breve tratto di strada. Fin quando non intravedo il bivio, sempre che si dia.
          Mi piace “saper vedere l’altro”: non che io vi riesca sempre ma il tentativo è inevitabile; per amor di Cristo, perlomeno.

          Da ultimo, non ho mai parlato di corsi di mistica.
          Un convegno non è un corso.
          Non ho mai parlato neppure di libri di mistica ma di testi: avevo però dimenticato che in altre circostanze già mi aveva accennato di essere un “primordiale”, insofferente ad ogni “struttura”.

          Ora rammento a grandi linee quello scambio e spero di tenerne conto in avvenire, onde evitare di darle noia accennando a temi per lei superati e obsoleti.

          Un caro saluto a lei e buon inizio di settimana!

  • Enrico Nippo ha detto:

    In 1° Corinzi 2, 6-9, san Paolo parla chiaramente della gnosi, che egli chiama “sapientiam abscondita”:

    «tra i perfetti (inter perfectos)[…] parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta (quæ abscondita est)».

    Dice che ne parla «tra i perfetti», che è come dire tra gli gnostici, ossia coloro che conoscono, e che si pongono su di un piano diverso dei semplici credenti (siamo tutti uguali davanti a Dio, non fra di noi). Perciò la distinzione fra gnostici e credenti è Paolo stesso che la evidenzia.

    E che conferma riferendo di:

    «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì,
    né mai entrarono in cuore di uomo,
    queste ha preparato Dio per coloro che lo amano»

    da cui risulta, se dobbiamo credergli, che egli stesso è uno gnostico. E non potrebbe essere altrimenti se in 2 Corinzi 12, 2 riferisce di essere stato «rapito al terzo cielo», e se in Atti 22, 17 dice: «mentre pregavo nel tempio fui rapito in estasi».

    Oltre tutto, per qual motivo l’esperienza gnostica di Paolo dovrebbe essere considerata esclusiva di Paolo stesso e quindi soltanto oggetto di fede? Chi può escludere la medesima o simile esperienza anche per altre anime?

    • Adriana 1 ha detto:

      Enrico,
      faccenda complicata…perchè questa sapienza profonda e particolare non è chiaro se viene ” data ” dalla Grazia divina
      per esclusiva volontà dell’Altissimo o/e per merito morale e intellettuale del soggetto che ne rivendica il possesso. A questo proposito c’è la fila di sedicenti graziati.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Verissimo.

        Ma, come tu dici: “faccenda complicata”.

        Per questo mi stupisco, ma ormai non troppo, di chi trancia giudizi temerari con una sicumera che definirei preoccupante.

        Se la Grazia rientra nel Mistero, chi può permettersi di dire “è così e così”?

        • OCCHI APERTI! ha detto:

          Nippo domanda:
          “Se la Grazia rientra nel Mistero, chi può permettersi di dire “è così e così”?

          Nippo risponde:
          “Oltre tutto, per qual motivo l’esperienza gnostica di Paolo dovrebbe essere considerata esclusiva di Paolo stesso e quindi soltanto oggetto di fede? Chi può escludere la medesima o simile esperienza anche per altre anime?”

          E Occhi Aperti! suggerisce: “l’esperienza di Paolo è mistica”.

          DIO PARLA. DIO NON SOLO SI COMUNICA MA COMUNICA. CON CHI GLI AGGRADA, NON CON CHI LO AMBISCE. IL CONDURRE PER LA VIA MISTICA E’ SCELTA DI DIO, NON DELL’UOMO.

          Una buona serata.

          • Adriana 1 ha detto:

            Occhi aperti ( chiusi? ),
            sia ringraziata la tecnologia, i satelliti e i bip!
            Dopo secoli, anzi, millenni di dispute feroci sull’argomento, oggi basta mettersi in linea col Padreterno per avere la risposta sicura.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Sono perplesso. Se è solo Dio che opera l’uomo diventa un pupazzo inerte che non ci mette niente di suo. Non mi sembra che sia così. Dio non fa tutto, fa la Sua parte, e l’uomo deve fare la sua. Se no vien giù tutto il castello.

            Una saluto a Lei.

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            @Nippo

            Non ho mai inteso dire che è “solo Dio che opera”. Lungi da me!

            @Adriana

            Occhi Aperti!

            Un caro saluto ad entrambi.

        • Adriana 1 ha detto:

          Enrico,
          sicumera, prosopopea…sono i grimaldelli della coscienza.
          Pròsopo, dunque sono.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Per R.S.

    “Questa antichissima idiozia della gnosi”.

    Come minimo un giudizio azzardato.

    Nella contemplazione pura – presupposto della gnosi, cioè della conoscenza – non c’è posto per il pensiero, per la parola, per il concetto, per il sillogismo; insomma non c’è posto per le descrizioni.

    Nella contemplazione pura regna il Silenzio primordiale che trascende l’uomo e nel contempo gli è immanente, cosicché, abbandonando ogni zavorra cogitativa e descrittiva, egli può elevarsi verso la gnosi ovvero verso la conoscenza di Ciò a cui le descrizioni non possono altro che alludere, peraltro complicandone e frantumandone la Semplicità e Unità.

    In fondo, “pensiamo perché non sappiamo” (Ezra Pound).

    • Adriana 1 ha detto:

      Enrico,
      come. in buona sostanza affermò S. Agostino nel famoso episodio del bambino che voleva vuotare il mare…ma S. Agostino, anche lui, era un ” maledetto ” intellettuale :-).

  • Enrico Nippo ha detto:

    Per IRENEO DI LIONE.

    Tuttavia, “il Logos accessibile alla ragione” resta un Logos, appunto, ragionato, cioè razionato, misurato, ché “ratio” significa “misura”.

    Ora, non si può “misurare” il Logos, ovvero esaurirlo con e nella ragione, quindi nel pensiero.

    L’uomo è dotato anche di una facoltà contemplativa che è sovra-razionale, ed anzi senza tale facoltà, in tutto o in massima parte inconscia, non sarebbe in grado di usare nemmeno della ragione.

    Se la facoltà principale dell’uomo fosse la ragione, esso non potrebbe uscire dalla gabbia del pensiero, il quale, in ambito spirituale, costituisce un’allusione che resta le mille miglia lontano dall’Alluso. Il pensiero non può conoscere alcunché, poiché non è ciò che può soltanto descrivere.

    Il pensiero è la causa dei conflitti. L’unico rimedio è il silenzio contemplativo che trascende la ragione.

    Si dice che “il sonno della ragione genera mostri”, ma c’è il rovescio della medaglia.

    • R.S. ha detto:

      Gentile Enrico, molto opportuna la precisazione sull’inadeguatezza del logos umano di esaurire Dio nel pensiero.

      L’uomo è una creatura… in più è segnata dal peccato originale e dai peccati che commette.
      Misteriosamente in questa creatura c’è la “capacità di Dio”, ossia la facoltà di ospitarne la presenza.
      L’umiltà permette di essere recipiente alla Grazia senza insuperbire in una pretesa di “conoscenza”.
      La Grazia permette -potenzialmente a qualsiasi creatura umana- questa esperienza.
      Il rischio invece è quella di una “razionalizzazione” che rinchiude Dio invece di aprirsi a contemplare Lui.
      Che la contemplazione si limiti al silenzio o si arricchisca di parole, l’importante è aprirsi al mistero di Dio.
      Si tratta di una dimensione “impensabile”, in quanto estranea alla pura razionalità della mente.
      Eppure non è estranea alla ragione, se la ragione umana non insuperbisce al punto da volerla circoscrivere.
      La ratio è misura: ciò che vorrebbe misurare eccede il misurabile, pur facendosi vicino, in modo personale.
      Allora il “contenuto”, al modo umano, trascende grandemente ogni contenitore, anche il più ampio.
      La Rivelazione di Dio raggiunge la capacità umana di Dio ricolmandola di Grazia e sapienza, SE trova aperto.
      La Rivelazione si consegna come dono e solo la contemplazione permette di donarsi a lei.
      Viceversa la pura meditazione razional-psichica si risolve in autocentratura più o meno farisaico/gnostica.
      In definitiva la Grazia va chiesta in dono e contemplata come dono: non è merito o proprietà di chi “la sa”.
      Anche sapere molto di queste cose, non rende superflua la fede nel Cristo che dà pienezza alla Rivelazione.
      Per questo il segno vero della sapienza dei figli adottivi, in Cristo, del Padre è l’amore: un dono di sé.
      La gnosi del Vero non autorizza una superiorità o una perfezione che prescindano dal contemplare l’Altro.
      Purtroppo invece chi non contempla Dio finisce psichicamente con il rivolgersi al sé…
      C’è chi ritiene orpelli i sacramenti, bastando a se stesso o ritiene sconveniente la croce, vantando meriti.
      La gnosi in fondo separa la creatura dal Creatore o confonde il Creatore e la creatura, senza più distinguerli.
      La grazia come psicologia del sentirsi bene o come esperienza, o come conoscenza superiore è pia illusione.

      Leggasi San Paolo, lettura odierna della Santa Messa

      Di queste cose noi parliamo, con parole non suggerite dalla sapienza umana, bensì insegnate dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. Ma l’uomo lasciato alle sue forze non comprende le cose dello Spirito di Dio: esse sono follia per lui e non è capace di intenderle, perché di esse si può giudicare per mezzo dello Spirito.

      Senza il pensiero di Cristo si va fuori strada.
      Silenziosi o sproloquiatori fa poca differenza.

  • Ireneo di Lione ha detto:

    Magari fosse una nuova forma di gnosi! Gli antichi gnostici non desideravano ricreare la realtà a immagine e somiglianza di Satana, ma solo di fuggire da essa, che percepivano come prigione. Nonostante le loro dottrine fossero estremizzate, erronee nel loro dualismo di base e scollegate dalle testimonianze reali degli apostoli, l’istinto di partenza era abbastanza condivisibile. Lo dico io, che ho speso la mia carriera da vescovo a confutarli tutti quanti. Sono passati quasi due millenni, ma la confusione attuale del vostro periodo storico effettivamente un po’ ricorda quella che si respirava ai miei tempi.
    Ricordiamoci che il Cristiano è espressamente tenuto a non sentirsi mai di casa a questo mondo. Cristo stesso ce lo ha detto. Quello a cui stiamo assistendo non è un nuovo gnosticismo, è la la formazione della religione dell’anticristo. Ahimè, è quindi molto peggio.

  • Nicola ha detto:

    Di peccato si parla solo nelle omelie delle S Messe in Rito Antico ed ovviamente nelle Confessioni dei sacerdoti della Tradizione o comunque sacerdoti non modernisti.

  • R.S. ha detto:

    Non c’è una gnosi buona

    Esiste una gnosi “buona”? Una gnosi prima di diventare una qualche forma di qualche gnosticismo?

    I “falsi dottori” si distinguono per essere molto competenti in ogni campo; anche se possono avere scuole diverse, derivano tutte dall’esoterismo, da un’interiorità profonda e conoscente che si dice spirituale e ha una certa idea di Dio e dell’uomo.

    La “gnosi” non aggettivata, prima di caratterizzarsi in questa o quella edizione storico-culturale, fa parte della Rivelazione e della Creazione, o piuttosto della ribellione avvenuta da parte delle creature? E’ una spiritualità “capace di Dio”, oppure “capace di sostituirsi a Dio”?

    Il mistero ineffabile e immutabile di Dio ha posto nella gnosi? Oppure la gnosi pretende di appropriarsene, stabilendo i criteri di iniziazione e di appartenenza alla cerchia concentrica degli iniziati fino al punto di rivederne i connotati a sua discrezione?

    Che senso ha per la gnosi l’immutabilità della Trinità di Dio? O la possibilità dell’uomo redento di essere figlio di Dio Padre, tramite la Rivelazione/Redenzione del Figlio, mediante lo Spirito Santo?

    La metafisica e la metastoria del cristianesimo sono un antidoto alla progressio della gnosi e dei suoi adepti.
    La gnosi di Dio ha un’idea a metà strada tra il si e il no. Con un neologismo molto in voga sarebbe il ni-ente!
    In Dio il bene e il male sarebbero ancora indistinti, in attesa di sistemazione, a cura dell’amministratore.

    Quest’ultimo, l’emanazione divina, ha proprio il compito di ordinare ciò che è ancora da definire.
    Se tutto “emana” da uno stesso principio e alla fine tutto vi ritorna, allora il completamento del processo, il fine ultimo è l’uomo che conclude la progressione verso la realizzazione del progetto.

    L’homo faber si appropria della conoscenza e la gestisce prometeicamente, non umilmente né castamente. L’homo faber si fa artefice del proprio destino, usando anche Dio per giungere a farsi Dio e salvarsi da sé. Arriva a ritagliarsi una morale che ne assecondi le voglie, le illusioni, i progetti e i deliri di onnipotenza. Giunge a conoscere il “cambiamento del Creatore”, che cambierebbe secondo la voglia della creatura.

    Dio diventa una praxis nel divenire di cui l’homo faber iniziato da questa gnosi è il solo vero protagonista.
    Il Logos diventa un dono comunicato ai depositari della gnosi; non per espiare dalla croce la ribellione creaturale, ma giustificazione della facoltà, circoscritta a pochi eletti, di dominare la creazione.
    Il Creatore e la creazione in fondo sono un tutt’uno, la creatura caduta non è che lo strumento attraverso il quale si realizza il superamento del dualismo inizialmente inevitabile tra il bene e il male (dal che la radice ultima del male si troverebbe in Dio stesso).
    Insomma non è Dio a salvare in Gesù Cristo, ma l’uomo che “completa Dio”, salvando anche Lui, SE servisse.
    Lo Spirito diventa un fattore interiore di autodeterminazione.

    La gigantesca eresia dei tempi ultimi è tutta nel mistero di iniquità di questa antichissima idiozia della gnosi, oggi giunta ad occupare gran parte dei posti di comando della città degli uomini, per distruggere quella di Dio.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Non sono un’inguaribile sognatrice. E, nonostante il discreto grado di diffidenza maturato grazie ad esperienze di particolare intensità, mi piace considerare un’arma a doppio taglio il ricorso allo stratagemma del mettere in mostra “solo pentole” col proposito recondito di illudere con il miraggio di una “trasparenza” che non c’è. Trucco spudorato e, oggi più che mai, spinto ai massimi livelli dell’immaginabile, non di rado abbinato all’uso di “coperchi” raffazzonati con il decisivo contributo di effetti speciali…mediatici, non sempre – grazie a Dio! – coronato da successo nel tentativo di occultare la mistificazione.
    Troppi conti, fatti senza l’oste, non tornano.
    Analizzando questo testo magistrale, non di immediata acquisizione, almeno per me, sono indotta a ritenere che: se non è proprio questo che stiamo vivendo il tempo del “ritorno del Signore”, quanto meno ci siamo molto vicini, dal momento che si moltiplicano le segnalazioni e gli avvertimenti – circa la galoppante apostasia – da parte di “maestri” qualificati, pur se, per la “moda” in auge, pastori che non emanerebbero l’essenza delle pecore propagandata.
    “Tempo di apostasia generale, come c’è nelle Scritture”. Alle promesse in Esse contenute non rinuncio a credere.
    Signore, aiutami a mantenere sguardo lucido e capacità di resistere ad ingannevoli lusinghe.

  • alessio ha detto:

    Lo stato insegna che l’uomo
    diventa morale con il raggiungimento dei beni
    materiali , mentre la vita e
    la Fede ci dicono il contrario ,
    ossia che uno più è abbiente
    più è soggetto a mammona ,
    come i farisei al tempo di
    Gesù .
    Abbiamo poi visto come
    questo purtroppo lungo
    pontificato si sia sbracato
    nel fare i complimenti alla
    repubblica occupandosi
    solo di beni materiali senza
    occuparsi delle pecore che
    vagano senza Pastore e
    invogliate ad avere una
    fede senza Dogmi , proprio
    come gli ariani al tempo di
    Sant’Atanasio e i protestanti .
    Per quanto riguarda noi ,
    dobbiamo resistere nella
    Chiesa e aspettare che gli
    eretici che purtroppo
    abitano gli altari e nominano
    Dio invano se ne vadano al
    diavolo .

  • LUCIANO MOTZ ha detto:

    Occhio a non restare ingannati. Grazie dell’avvertimento, ma Dio è eterno: c’era, c’è, ci sarà. Non così l’uomo iniquo di questi (non ultimi) tempi: non c’era e non ci sarà. Per non restare ingannati, basta abbandonarsi in Dio.

  • Francesca ha detto:

    Parole preziose, meritano di essere lette più volte per imprimerle bene in mente, danno un quadro ben chiaro di quello che si sta realizzando, per chi ancora non vuole vedere e capire

  • Un frate ha detto:

    “Abolisce il peccato e cosi lo mantiene.” – In Giovanni capitolo 8 Gesù parla con i Giudei e offre loro di liberarli dalla schiavitù del peccato. Loro rispondono di essere figli di Abramo che non hanno bisogno della salvezza, la possiedono nella osservanza della legge. Ecco, l’anticristo del tempo di Gesù. Inganna con la bugia che l’osservanza ipocrita della legge salva. E segue la sentenza del Giusto Giudice: “Morirete nei vostro peccati.”
    E l’ultimo anticristo, quello nostro? Anche lui dispensa la conversione, perché annulla la legge, il nomos con l’infinita esaltazione della misericordia, abolendo cosi perfino l’inferno, creandolo però intorno a se fino alla manifestazione del Signore.
    Gog (tipo dell’anticristo in Ez 38 e 39 ) come i Giudei in Gv 8 “ha per padre il diavolo” e come questo vuole uccidere, “perché non ha perseverato nella verità. ” (Gv 8,44).
    Noi, fino alla fine, ossia fino alla Sua venuta, dobbiamo perseverare nella verità, cioè “ubbidire agli insegnamenti del vero magistero della chiesa di Gesù “. (Messaggi di Anguera)

  • Enrico Nippo ha detto:

    Tutto esatto dal punto di vista cattolico exoterico.

    Soltanto sarebbe bene con confondere la gnosi con lo gnosticismo (com’è noto gli ismi sono parodie degli originali).

    C’è infatti anche una gnosi cristiana innegabile nonostante i legalismo cattolico la veda – ingiustificatamente – come un’eresia, o forse anche come un’insidia al proprio potere.

    “Tutte le nazioni credono che Egli esiste; ma solo a pochi sono state svelate le cose contenute nel mistero di Dio. È per questo motivo che Platone, nelle epistole, parlando di Dio dice: “Ti devo scrivere in enigma, affinché se questa lettera viene smarrita per terra o per mare, colui che la legge non possa comprenderla. Perché il Dio dell’universo che sorpassa qualsiasi parola, pensiero e concetto, non potrà mai venire insegnato con la scrittura, essendo ineffabile nella sua natura”.
    Clemente Alessandrino, Stromata.

    Come dire che il nomos è tanto importante quanto effabile, quindi trasceso dall’ineffabile, fatto che i ferrei legalisti, secondo il più squisito farisaismo, non vogliono ammettere.

    Chiaro, tuttavia, che l’ineffabile non può costituire la scusa per l’infrazione del nomos. Il vero gnostico non può infrangere il nomos semplicemente perché ne è l’incarnazione.

    • Ireneo di Lione ha detto:

      Non c’è alcuna distinzione tra esoterico ed exoterico nel Cristianesimo, tutto è a disposizione di tutti e alla luce del sole. La gnosi che salva non suddivide tra iniziati e gente comune, siamo tutti uguali di fronte a Dio. Quello a cui lei stai facendo riferimento è semplicemente il logos spermatikos dei teologi. Vale a dire che tutti i filosofi Cristiani hanno sempre riconosciuto come il Logos, essendo la legge dell’universo, sia accessibile alla ragione e che ogni popolo abbia avuto modo di conoscerlo in qualche modo. San Paolo stesso lo ha dichiarato. Ma il Cristianesimo è testimonianza del Logos fattosi carne e venuto in mezzo a noi. Non vi può essere nulla di più autentico dell’autenticità stessa che si fa uomo. Tutto il resto è necessariamente approssimazione.

  • Virro ha detto:

    felice di ri-incontrarci

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