Mons. Ics: se la Chiesa Oggi Impedisce di Costruire Vie di Santità

5 Febbraio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, mons. ICS ci ha inviato una serie di riflessioni che troviamo giuste, ma di cui non condividiamo un certo tono di rassegnazione agli eventi. Vedete voi che cosa ne pensate. Buona lettura.

§§§

Mons. ICS a Tosatti.

Caro Tosatti, ho letto le riflessioni di Aldo Maria Valli (allegate in calce) sulle esternazioni di papa Francesco, e le correzioni di mons. Carlo Maria Viganò, sul fatto che dobbiamo sentirci tutti fratelli.

Vi risparmio tentativi di spiegazione che Bergoglio propone la pace universale prescindendo dalla vittoria della guerra al peccato, e la declami come un poema, sapendo che sarà apprezzata la dichiarazione, purché vuota di contenuti operativi.

E’ evidente che la bontà e le virtù non si impongono per legge. Ma neppure Bergoglio ci crede; a lui basta dirlo, il suo magistero di continuità è con se stesso.

Come sono cambiate con Bergoglio le Parabole di Cristo.

Non ce n’è una che stia in piedi, dal Figliol Prodigo al Seminatore; il suo magistero le ha stravolte cancellando il significato esegetico della tradizione.

Mai come oggi, nella Chiesa, chi vuole esser apostolo sa di lavorare solo per la gloria di Dio, avversato dalla Chiesa stessa e dal papa e vescovi.

Mai come oggi è stato impedito di costruire strade di santità.

Impedite dalla Chiesa stessa.

I nuovi santi sono coloro che si compiacciano dei loro vizi, che son divenute virtù.

Virtù conseguenti alla “conoscenza”;  biblica, naturalmente.

Mai come oggi una qualsiasi istituzione ecclesiale ha paura di indicare cammini di santità.

Deve continuamente riferirsi a ciò che ha detto Bergoglio. Se non lo fa rischia la soppressione.

Non c’è omelia, non c’è scritto, non c’è intervista di un uomo di Chiesa che non riferisca continuamente questa frase: “..come dice papa Francesco…”.

Questa frase vien riferita ininterrottamente per paura delle spiate e ritorsioni curiali ma senza curarsi del fatto che crea confusione in chi la ascolta, perché conferma credibilità non solo a ciò che ha detto il papa in quell’occasione, ma naturalmente implicitamente anche a qualsiasi altra cosa che ha detto e insegnato.

La mente semplice di chi ascolta non distingue più verità o menzogna, se “lo dice papa Francesco….”.

osa è oggi il coraggio necessario per un santo? Sopravvivere o testimoniare ?

Anche per la Chiesa son cambiate le regole del gioco.

E’ pertanto inutile esprime Dubia, fare Correctio, indignarsi, scrivere lettere aperte, ecc.

Se la Chiesa oggi si opponesse ancora alla morale dominante, verrebbe resa impotente immediatamente grazie a scandali economici, sessuali, ecc.

Esattamente come succederebbe a un Paese che si opponesse al globalismo proponendo la difesa del sovranismo. Questo paese verrebbe reso impotente con lo spread e le borse.

Questo è il momento di santi, di martiri, di carismatici, di savonarola, ?… non lo so.

Non sappiamo più cosa fare.

Questa è la verità.

 

Carlo Maria Vigano / Bergoglio sul Vaticano II. Fratelli tutti, a eccezione dei cattolici

§§§




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15 commenti

  • silvio esposito ha detto:

    Monsignore ha messo il dito nella piaga: oggi si ostacola il cammino verso la santità proprio da parte della Chiesa che dovrebbe dare esempio e contribuire alla santità del popolo di Dio. Ma “dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia”. E questo sarà il tempo di grande fioritura di santità, come la bianca orchidea nasce nel pantano così i santi degli ultimi giorni. Non sono già santi tutti quelli che stanno attraversando il periodo della grande tribolazione? La sofferenza santifica: e quale sofferenza più di quella che stiamo vivendo?

  • Pompeo ha detto:

    Carissimo MonsX, lei afferma che “la Chiesa oggi impedisce di costruire vie di santità” e si lamenta di tante cose che non vanno, e ha ragione. E si chiede dubbioso se ”questo è il momento di santi, di martiri, di carismatici, di savonarola?”. Mi dispiace che un Mons., che si è “offerto” di fare la “volontà di Dio” e di mettersi a Sua disposizione, sempre e in ogni circostanza favorevole o sgradevole, difficile o pericolosa, viva un tormento interiore, che manifesta non solo delusione, ma, spero di no, anche incertezza e rimpianto di aver fatto una “certa” scelta religiosa e totalizzante. Senz’altro mi insegnerà che Dio ha pensato per ciascuno di noi una via particolare, che è la nostra via, la nostra santità. Teniamo sempre presente che la scelta di essere santi non è nostra, ma di chi ci ha creati. È una scelta esplicita del Signore. Egli inoltre ha fornito, per i suoi figli amati, tutti gli strumenti indispensabili e necessari per diventare santi nella sua Chiesa Santa. Sta a noi approfittarne. Una cosa è sicura: il disegno di Dio per noi è qualcosa che supera e sorpassa ogni nostra scelta e desiderio. Il disegno di Dio è un disegno salvifico, che esprime l’essere profondo di Dio: l’amore che si dona e si comunica. È una chiamata, un invito offertoci per un’intima alleanza e comunione. È il desiderio profondo del Suo cuore, colmo d’amore, di offrirci la sua intima unione, per renderci santi come Lui è santo: «Siate santi, perché io, il Signore vostro, sono santo» (Lv 19,2; 11,44). È un invito costante e pressante. È il nome di cui si compiace particolarmente. Si può essere santi oggi, nonostante tutto ciò che ci circonda e sta succedendo? La risposta è “Sì”, perché il “santo” è colui che pone al centro della propria vita il Bene e l’Amore di Dio. È colui che apre il cuore al Signore e rende il proprio cuore dimora del Signore. Egli è il tempio dello Spirito Santo, dimora della SS.ma Trinità. Fa della volontà di Dio il proprio nutrimento.
    Dio chiama tutti i suoi figli alla santità. Tale chiamata è una vocazione universale. È la vocazione fondamentale dell’uomo, chiamato ad essa a motivo della santità stessa di Dio, che ha impresso in ognuno la sua immagine, e ha inviato il Figlio, Gesù di Nazareth, il Cristo, come Redentore, Maestro e Modello. La chiamata alla santità è una chiamata alla GIOIA. La gioia, che non è sinonimo di felicità, scaturisce dall’intimo ed è fiamma del cuore, che distrugge la “tristezza”. È frutto di intima unione e confidenza con il Signore. È il barometro che misura l’intensità dell’amore, che raggiunge la pienezza solo nel Signore, che è Amore assoluto ed eterno. La gioia nasce dalla certezza che siamo amati da Dio sin dall’eternità. I santi sono persone pienamente realizzate, libere interiormente da ogni vincolo di condizionamento; che hanno compreso il vero senso dell’esistenza, ma che hanno incontrato Dio nel loro cammino esistenziale, allacciando con Lui una profonda confidenza ed armonia. Sotto l’azione dello Spirito Santo, Lo hanno ascoltato, Lo hanno amato, sono stati a Lui fedeli, e in Lui, con Lui, per Lui si sono donati totalmente anche ai fratelli.
    I santi sono uomini e donne che hanno rifiutato il peccato, hanno convertito e purificato il proprio cuore e l’hanno donato esclusivamente al Signore, ricevendone in cambio gioia piena e felicità eterna. In essi santità e gioia si sono fuse in un connubio perfetto. Sono diventati “amici” di Dio. Il santo è colui che è giunto alla “piena maturità di Cristo”; è colui che si è conformato all’immagine di Cristo, segue e diventa copia di Cristo, tanto da poter esclamare, come san Paolo, «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). E san Giovanni afferma: «Chi dice di rimanere in Lui, deve anch’egli comportarsi come Lui si è comportato» (1Gv 2,6).
    Vivere la santità è tendere verso la partecipazione piena alla vita di Cristo; è rispondere alla sua “chiamata”, in cui è racchiuso il “sogno” di Dio per noi e l’intreccio di una storia, la nostra. Storia di un rapporto fatto di conoscenza e di fiducia tra la persona chiamata e la persona che chiama. La chiamata è universale, ma la voce del “Pastore” si rivolge singolarmente ad ognuno, che conosce sin nell’intimo dell’animo. Chiama ognuno di noi, non perché siamo bravi e straordinari, Egli conosce molto bene la nostra fragilità e miseria, ma affinché il mondo sia arricchito di qualche segno della sua presenza: È nella debolezza della creatura che si manifesta pienamente la grandezza e la potenza di Dio. La chiamata esige una risposta, e la santità è risposta alla chiamata, che diventa cammino costante, sempre nuovo, attraverso strade sconosciute. Il futuro è un mistero. Bisogna abbandonarsi all’azione dello Spirito Santo e non contrastare la grazia di Dio. Nel cammino la meta e il tempo sono sconosciuti, li ignoriamo. Ma abbiamo una certezza: Dio è con noi, a fianco a noi, in noi, in intima comunione. Con santa Teresa d’Avila possiamo dire: «Niente ti turbi, niente ti spaventi. Tutto passa, solo Dio resta. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta». Il santo, nel suo cammino, è un buon osservatore e un buon lettore: osserva attentamente ciò che può piacere a Dio, si interessa a leggere il cuore di Dio, e si impegna non solo di sapere ciò che sta a cuore a Dio, ma a soddisfare il cuore di Dio, con una vita vissuta in stretto e intenso rapporto con Lui.
    La santità non si basa sul timore, ma è esplosione di amore verso e nel Signore. Il santo agisce in ogni momento e in tutto per piacere al Signore: desidera fare ciò che Lui desidera e compiere ciò che Lui compie. Il santo conforma la sua vita al Vangelo delle Beatitudini e non vive la santità in un rigido individualismo, ma come figlio della Chiesa santa, in umiltà e obbedienza. Si offre e si pone al servizio della santità della Chiesa, affinché Cristo regni in tutti e in ciascuno. La santità è un felice connubio tra la fedeltà di Dio nei confronti degli uomini e quella degli uomini verso Dio. È l’”Eccomi”, il “fiat” pieno, totale, costante e definitivo di disponibilità alla volontà di Dio. Un “sì” espresso con la vita sia nei momenti di profonda felicità sia nei momenti estremi di prova, sofferenza e dolore.
    Santità è quindi essere in cammino.
    Santità è essere l’amore.
    Santità è saperci nell’amore di Dio.
    Nella pedagogia della santità è necessario percorrere e vivere tre linee fondamentali per raggiungerla e conservarla: la vita di preghiera, l’obbedienza alla volontà di Dio, la carità verso il prossimo. Affidiamo la santità della nostra vita alla Regina di tutti i Santi, la Vergine Maria, che «brilla innanzi al popolo di Dio peregrinante come segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando verrà il giorno del Signore». In Maria, Madre del Signore, troviamo il modello da imitare, contemplare, invocare, affinché ci sia guida sicura verso la santità, e ci incoraggi sempre più a credere, amare e seguire il suo Figlio Gesù, nostro Signore e nostro Dio.
    Il desiderio di essere santi non solo è una risposta appagante la volontà di Dio e la sua chiamata, ma è rendere maggior gloria a Dio con la propria vita, al Santo dei santi.
    Chiedo perdono se sono stato lungo, ma ci sarebbe ancora molto da dire sulla santità. La santità è un cammino che dura tutta una vita, breve o lunga che sia. Importante è trasmetterci coraggio, non farsi scoraggiare dalle “intemperie” che non mancano e non mancheranno; vivere nella gioia, perché il santo non è mai triste, perché ha la grazia e la gioia del Signore nel proprio cuore. In alto i nostri cuori e siamo testimoni della gioia, perché Dio è GIOIA e AMORE.

    • Virginio ha detto:

      Gradevolissima esposizione del significato di santità, un buon rinfresco per la memoria ed un incoraggiamento per la volontà.

  • miserere mei ha detto:

    Non sono un santo, ma questo non sarà mai una scusa per non provare ad esserlo almeno qualche minuto in più, ogni giorno, lasciando che sia il Signore Gesù Cristo a vivere in me, diminuendo perché lui cresca in me, rinnegando me stesso per saper portare la mia croce seguendolo…

    Non sono un santo e perciò l’afflizione procurata dalla consapevolezza di come vanno le cose mi muove al salmo imprecatorio (comunque liturgico e parola di Dio) piuttosto che al miserere. Non sono nemmeno capace di offrirmi in riparazione, soprattutto non ne sono degno e dunque lontano dal poter recitare con Gesù, vittima e agnello sacrificato, il salmo 22 (21).

    Questa chiesa ha un po’ oscurato la via maestra alla santità, ma -come in un sistema vascolare ostruito che sviluppa le sue anastomosi- ne ha aperte altre, più strane, con percorsi tortuosi, dove si possono fare incontri entusiasmanti con chi vi si avventura, a volte -apparentemente- per puro caso.

    Allora l’imprecazione accusatoria per chi ti ha costretto a slittare in una pozzanghera ghiacciata, sul tornante di montagna privo di guard rail, può sciogliersi in un abbandono fiducioso alla Provvidenza.

    Anche di lì si può arrivare alla Gerusalemme celeste, da invitati alle nozze dell’Agnello. Che è poi l’unica cosa che conta. Il saper cosa fare è di mettere la prima e la seconda, come se le marce più alte non ci fossero. Godiamoci il panorama, tra una nube e l’altra, anche se non possiamo più stare nel traffico, in centro.

    Invece di vedere greggi di pecoroni ammassate in centri commerciali o in manifestazioni popolari rivendicando qualche diritto suggerito da abili imbonitori, troveremo qualche pecora variamente smarrita, ricostituendo, con noi, un piccolo gregge con il quale condividere quanto rimane della transumanza.

    Viceversa rischiamo il transumanesimo… Per cui la santità torna a essere l’unica medicina: la chiesa oggi impedisce la costruzione di vie di santità, ma anche di sanità. Per quanto il ministro che amministra i vaccini e toglie l’acqua benedetta si chiami Speranza, i ministri dei sacramenti della grazia danno speranza più vera.

  • Antonio ha detto:

    “Se la Chiesa oggi si opponesse ancora alla morale dominante, verrebbe resa impotente immediatamente grazie a scandali economici, sessuali, ecc.”.

    Giustissimo. E si potrebbe aggiungere che negli ultimi anni gli scandali economici e sessuali del mondo ecclesiastico hanno fatto poco rumore, e quel rumore è consistito più che altro nel sottolineare la solerzia dell’intervento bergogliano e il suo fiero impegno perché l’incidente non si abbia a ripetere mai più (laddove in passato in casi del genere i papi erano additati al ludibrio come complici o responsabili). L’ennesima riprova del fatto che questa gerarchia ecclesiastica (non dico questa Chiesa perché la Chiesa è un’altra cosa) è organica al mondo, e il mondo ora la tratta come tale.

  • Iod Tav ha detto:

    Faccio mie le parole di monsignore. Non una rassegnazione ma uno suardo realista della tremenda realtà che abbiamo nella Chiesa di Cristo. Ma stia certo, monsignore: sta arrivando la giustizia di Dio e quella parte della Chiesa che ha venduto il corpo mistico subirà un castigo inenarrabile…
    Torna, Signore, a prendere possesso di ciò che è tuo…e sia quel che sia. Solo…abbi pietà di noi che ti amiamo sopra tutto e sopra tutti.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Non sappiamo più cosa fare”.
    “Questa è la verità”.

    Eviterei interpretazioni psicologiche e quant’altro.

    Le due affermazioni sono inconfutabili.

    La ricollego al “se non ci muoviamo” di Agostino Nobile.

    Non sappiamo né se muoverci né come muoverci.

  • Tonino T. ha detto:

    Una riflessione-domanda a riguardo di questo contenuto che quoto “Anche per la Chiesa son cambiate le regole del gioco.

    E’ pertanto inutile esprime Dubia, fare Correctio, indignarsi, scrivere lettere aperte, ecc. ”
    ____

    Consideriamo che presto l’anticristo si rivelerà, che non dovremo cercarlo, ma che sarà lui o per suo conto e le sue milizie e suoi sicari a perseguitare i cristiani. La domanda pertanto sarebbe : Come applicare una forza almeno uguale e contraria a tutto l’esercito del male e delle forze dei servitori del sistema anticristico ? Come difendere o aggregare o guidare il gregge fedele al magistero (sparso o aggregato, ma non disperso) al richiamo di un’unica voce di Verità ?

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Questo, più che mai, è il momento della prova per la nostra fede.
    Il momento di guardare ai Santi per cercare di imitarli con l’umiltà che li ha guidati nel cammino impervio verso la santità, senza voler brillare per aureole posticce e senza essere tentati dalla voglia di accaparrarsi patenti di santità, quasi fossero lasciapassare per quella vagheggiata “tenda”, dove pare tra l’altro che i posti siano già assegnati, secondo un criterio rivoluzionario.
    È dura, molto dura. E soltanto il Signore può sostenerci, alimentando la nostra fede.

    La candela
    Davanti ar Crocifisso d’una Chiesa
    una Candela accesa
    se strugge da l’amore e da la fede.
    Je dà tutta la luce,
    tutto quanto er calore che possiede,
    senza abbadà se er foco
    la logra e la riduce a poco a poco.
    Chi nun arde nun vive. Com’è bella
    la fiamma d’un amore che consuma,
    purchè la fede resti sempre quella!
    Io guardo e penso. Trema la fiammella,
    la cera cola e lo stoppino fuma… (Trilussa)

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Grande Trilussa! Ma tutti i poeti dialettali sono stati grandi, perchè hanno saputo pensare e parlare come parla la gente comune. Sono i veri interpreti della saggezza popolare trasmessa di padre in figlio al di fuori di tutte le scuole di pensiero. Ce ne fossero ancora…..

  • Anna maria De Matteis ha detto:

    “…la bontà e le virtù non si impongono per legge”! Solo un cuore “riscaldato” dalla Parola autorevole di Gesù, saprà scegliere il Bene, la Bontà, la Bellezza! Il testimone di Cristo annuncia con gioia la Sua Parola, integralmente e nella Verità, solo così chi ascolta , con un cuore libero da pregiudizi, saprà cogliere l’altezza del messaggio evangelico e di conseguenza “adegua” il proprio vivere con la Parola ascoltata. Conforma la propria vita a quella di Cristo!!! Una Chiesa che desidera imporre la bontà e le virtù evangeliche, all’intera società, come ha preteso e pretende da decenni il “comunismo” e “socialismo” , non fa la volontà di Dio il Quale, da vero Educatore , “propone ” agli uomini le virtù della condivisione, dell’accoglienza, della fraternità! Il progetto del Nuovo Ordine Mondiale, che “usa ed abusa” del termine “uguaglianza e fraternità” certamente non ha la minima idea di ciò che il Signore Gesù intendeva per Fratellanza ed amore.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Leggo nel dizionario di psicologia di Amedeo dalla Volta la definizione di rassegnazione: condotta di accettazione senza cruccio, dispetto o ribellione di fronte ad eventi spiacevoli, inevitabili o meno. Non mi pare sia esattamente il caso di Mons. Ics : il suo articolo più che rassegnazione mi sembra che esprima una grande afflizione. Quel “non sappiamo più cosa fare” è un grido di accusa contro chi ha seminato dolore e confusione nel mondo cattolico odierno.

    • monsX ha detto:

      grazie , per averlo capito e soprattutto scritto. In unità con Cristo . monsX

      • Davide S ha detto:

        Caro Monsignore, io so cosa devo o meglio cosa dovrei fare, testimoniare la vera Fede e, nello specifico, testimoniare il mio disagio per una Chiesa che “per il bene dei malati”, tiene gli stessi lontani dalle celebrazioni che si tenevano tutti gli anni nella “giornata del malato”, che cade l’undici di febbraio, giorno della prima apparizione della Madonna a Lourdes. Non so so se avrò la forza e, forse, la voglia di testimoniare a rischio di dovermi scornare con “i capi” che non capiscono che il compito della Chiesa non è “applicare i protocolli” o “seguire le regole” ma testimoniare Cristo, anche difendendo la libertà di culto.
        Tra i tanti miracoli che la Chiesa ricorda vorrei raccontare quello che ha segnato la nascita del santuario di Montenero (LI) fonte Rino Camilleri). Si narra che un pastore claudicante abbia trovato un’immagine della Madonna sul colle di Montenero e la Madre di Cristo gli abbia chiesto di portarla in cima allo stesso. Ebbene, al termine della fatica, resa più dura dalla sua malattia, il pastore fu guarito. Queste sono le prove, ma anche il premio che Cristo ci propone, che, a mio parere, è sempre meglio di vivere mascherati per un tempo insieme lungo ed indeterminato.

      • Agostino ha detto:

        “Non sappiamo più cosa fare?”. A costo di apparire ripetitivo molto sommessamente glielo suggerisco io cosa fare. Prenda il coraggio che ha, (non quello che lo induce a scrivere in modo anonimo le sue lamentazioni contro questa chiesa non più cattolica) e si unisca a chi già lotta e resiste per amore di Gesù Cristo, della Verità e della sua Santa Chiesa patendo l’emarginazione, l’isolamento, la denigrazione, la derisione ed una immane afflizione, (questa si vera e autentica afflizione). Non abbia timore di perdere prebende, posizioni di rilievo o di prestigio che le danno sicurezza materiale ma non la fanno vivere bene. Le parole del Signore riguardano anche questa situazione non scordiamolo mai «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà» (Lc 9,24). Non c’è dubbio che stiamo vivendo il tempo dell’Apocalisse che sta scuotendo la Chiesa e mettendo a dura prova la Fede dei Cattolici e se non avremo il coraggio di resistere rimanendo sempre fedeli al Magistero perenne della Vera Chiesa Cattolica sarà sempre peggio. Il Papa è Benedetto XVI, fedele custode del prezioso tesoro della nostra Fede e solo in comunione con lui apparteniamo alla Chiesa del Signore.