Piero Laporta: Preghiera in Memoria di Mio Fratello Giuseppe.

2 Febbraio 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il generale Piero Laporta è stato colpito nelle settimane passate da un grave lutto, la scomparsa di suo fratello Giuseppe. Lo ricorda così, e chi vuole si unisca a lui nella preghiera. 

 

§§§

PREGHIERA IN MEMORIA DI GIUSEPPE

Signore, Eterno Padre, Onnipotente e Misericordioso, perdonami, abbi pietà di me, devo parlarTi di Giuseppe, mio fratello, il più buono di noi quattro fratelli.

Piangesti per Lazzaro e lo restituisti ai suoi cari e a Te stesso. Pino è con Te da qualche settimana. A lungo non mi rassegnai che Tu fossi sordo alle preghiere e alle lacrime di tanti, moltissimi, di quanti a Pino vogliono bene. Comprendo, Tu lo sai, comprendo che Tu non ascoltassi me. Ho un debito smisurato con Te, un debito che non potrò mai onorare e devo dunque ringraziarTi e benedirTi e amarTi con tutte le mie forze, con tutto il mio cuore, con tutti i miei pensieri per quanto Tu mi dai e per quanto Tu mi togli.

Appena messo il punto alla frase precedente, Tu mi doni un pensiero consolante. Tu, chi altri? I Tuoi pensieri non sono i nostri, tanto meno i miei, certo, lascia non di meno ch’io mi chieda se Tu consenta il male e il dolore solo perché il bene e la gioia trionfino con Te, poiché la morte non è che un transito.

Sono certo che Pino è con Te, col babbo Pasquale e mamma Lina, qui accanto a me, pregandoTi, affinché non mi allontani più da Te, affinché io torni bambino nelle Tue mani, affinché io dia buon esempio ai miei figli, ai miei amici e agli ostili, come ancora a me danno tuttora, tanto più perché sono con Te, babbo, mamma, Pino e tanti altri che chiamasti a Te.

Ettore, un amico, quando gli dissi che cosa provavo, m’esortò a scrivere. Non posso, risposi, devo prima spurgare l’odio.

Odio? Sì odio. Non per Te, Signore, mai, Tu lo sai bene, Tu sia benedetto oggi e sempre. Neppure ebbi alcun risentimento per i medici e i paramedici dell’ospedale; anzi, sono loro grato; hanno fatto tutto il possibile, per Pino e per impedire che virus e altre malattie prevalessero. Sono loro molto grato, davvero.

Ti chiedo perdono, Signore. Ho odiato tanto il cappellano dell’ospedale quanto il vescovo che gli consente di disertare le corsie del Covid. Oggi prego anche per loro nel Santo Rosario della sera. Se tuttavia avessi potuto raggiungerli, quando ho saputo di Pino, forse non li avrei scannati, come fanno i pastori cogli inutili cani che fuggono davanti ai lupi, non di meno reputo quei due pastori tuttora in suffragio di due ceffoni, andata e ritorno, a mano piena, senza odio né rancore, due ceffoni maieutici, a ciascuno mentre continuo a pregare per i codardi che sfiniscono il gallo.

Mancavano venticinque minuti alla mezzanotte del 29 dicembre. Mandai un messaggio al cappellano: «Padre, mio fratello, Giuseppe Laporta, versa in gravissime condizioni in terapia intensiva, a causa del Covid. Le sarei molto grato se domani potesse dargli l’Unzione degli Infermi.»

Mi aspettavo rispondesse: «Perché attendere domani, vado subito.» Tu, non avresti voluto così, Signore Misericordioso? Così avrebbe fatto il santo fondatore di quell’ospedale.

Mi giunse un messaggio vocale. Non credevo alle mie orecchie. «Non si sente nulla» scrissi, sperando si ravvedesse. Lo sventurato rispose:

«Non possiamo entrare nei reparti Covid…

Purtroppo!

Le assicuro la mia preghiera». E aggiunse lo sticker delle mani giunte. 🙏

Mi addormentai, mio Signore, chiedendomi se un cappellano non dovesse attrezzarsi alla stregua di medici e paramedici per portare conforto agli ammalati, come quegli altri le medicine e le cure amorevoli.

Tu sai, Signore, Tu hai presso di Te quei cappellani che portavano il Santissimo ai morenti in prima linea, sotto mitraglia scrosciante. «Orcoddio, Padre, dame la Comunion». Tu carezzi quanti T’amano bestemmiando nella trincea della vita e nella vita in trincea; Tu hai cari quanti consolano la sofferenza in Tuo nome, in nomime Christi.

Il mattino successivo la situazione precipitò. Mandai un altro messaggio a quel cappellano:

«Per favore vada a benedirlo col Santissimo e assolverlo coi suoi sventurati compagni, pur mantenendosi al di qua della barriera. Padre Pio farebbe almeno così. La supplico».

«Ho pregato e prego per Giuseppe e per tutti…Vi benedico.»

Giuseppe, Tu lo sai o Signore, è ministro straordinario dell’Eucarestia, dividendosi fra il lavoro, la famiglia e il conforto agli ammalati, cui portò la Santa Eucaristia, nella trincea della vita. Tu sai, Signore, che Giuseppe non ha mai temuto la morte. Proprio quanto mi disse della morte, contribuì a reinstradarmi a Te. Oggi Giuseppe prega con me perché Tu liberi la Chiesa dai pastori in fuga davanti ai lupi, alla stregua di cani superflui, anzi dannosi.

Signore, il vero Pastore in nomine Christi fece cantare il gallo non più di tre volte; oggi canta da innumerevoli anni. Signore, il vero Pastore in nomine Christi tentò pure di disertare la cathedra e gli bastò un “quo vadis?” per tornare verso la sua croce. Oggi, Signore, ci fai sentire abbandonati, con rari e veri pastori, in balia dei lupi e di cani infedeli. Se tu, Signore, lo consenti, è certamente perché il bene e la gioia trionfino con Te.

Non Praevalebunt.

Quando? I Tuoi pensieri non sono i nostri; Tu non hai l’assillo del calendario.

Lascia, o Signore, ch’io Ti supplichi di venire presto in nostro aiuto. Siamo afflitti da pastori infedeli, senza Fede, eppure consapevoli d’aver mani grondanti sangue più dei tuoi aguzzini. Migliaia e migliaia, milioni, costoro mandano a Te senza l’Unzione degli Infermi. Questi moribondi sventurati Tu accogli come quel soldato bestemmiante a sollecitare la Comunione. Quanti di questi sventurati da virus potevano guarire grazie all’Unzione degli infermi?

Tu, che hai tanto sofferto per noi, ci dici per mezzo dell’apostolo Giacomo: «Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e se ha commesso peccati, gli saranno perdonati».

L’Unzione degli Infermi salva “anche” l’anima; non di meno guarisce dalla malattia se Tu vuoi, l’ho imparato a mia volta. Fu proprio la forza dei Santi Sacramenti e fra questi, l’Unzione degli Infermi, a portare la Fede oltre i mari.

Questi pastori inutili non credono nei Tuoi Sacramenti e lasciano la Chiesa alla Tua misericordia. Tu sia benedetto, oggi e sempre.

Tu hai deciso di chiamare Giuseppe a Te. Tu sia benedetto, oggi e sempre.

Non sta a noi dire se l’Unzione degli Infermi avrebbe fatto sopravvivere Giuseppe.

Non è tuttavia diritto dei pastori apostati oltraggiare lo Spirito Santo, negando i Santi Sacramenti negli ospedali, nelle case, nei lager, nelle carceri, ovunque. Signore, vieni presto in nostro aiuto. Signore, perdona loro perché sanno quello che fanno.

www.pierolaporta.it

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15 commenti

  • Clario Antonio ha detto:

    Sono molto dispiaciuto e formulo le mie più sentite condoglianze e pregherò domani a suffragio di suo fratello. Mi ha colpito però quella uscita di semi bestemmia che non si addice anche se troncata.E’ un dolore! So di un confratello cappellano di ospedale che gli è proprio impedito dall’ azienda sanitaria di entrare dai malati Covid. Forse anche a quel cappellano. O forse manca una intesa con la CEI. Condoglianze per il caro fratello . Gesù avrà supplito con la sua grande Misericordia e vedendo il suo straziante dolore e la sua fede in Lui. R.i.P. Benedico.

  • miserere mei ha detto:

    Le mie condoglianze stimatissimo generale.
    Il morire è l’inizio della vita che non muore.
    Chi de-funge smette le sue funzioni qui, non di vivere.
    Vengano ora e ancora, anche da chi le scrive, le preghiere per quest’anima se ne dovessero mancare per giungere alla beatitudine eterna.
    E che chi abbiamo amato ci soccorra là dov’è, escludendo il caso di perdizione eterna, veramente improbabile in persone innamorate di Gesù e Maria.
    Se mi posso permettere un abbraccio, glielo do.

  • Agostino Nobile ha detto:

    Carissimo Piero, per due volte ti ho scritto “come sta tuo fratello Giuseppe?” E stranamente per due volte, tu che sei così celere nel rispondermi, non lo hai fatto. Dunque, ho pensato, Pino ha raggiunto la bellezza di Dio.
    Molte volte mi sono chiesto perché troppo spesso sono i migliori ad andarsene?
    Una risposta che potrebbe avere significato l’ho trovata in un testo ebraico:
    «C’era una volta un grande dibattito in cielo. Esso riguardava un’anima bellissima e preziosa che il Signore aveva appena creato. Gli angeli discutevano su cosa fare con l’anima. Un gruppo di angeli pretendeva che l’anima rimanesse in cielo, “essa è troppo pura, troppo santa per affrontare le bruttezze del mondo inferiore” dissero, “chissà cosa le succederà in un mondo di tentazioni e malvagità, meglio che rimanga qui”.
    L’altro gruppo di angeli pretendeva l’esatto contrario: “è vero che quest’anima emette una luce divina particolare, ma è proprio per quel motivo che essa deve scendere giù in terra. Immaginate quanta bellezza e bontà essa potrà portare al mondo buio. Che senso ha tenere un’anima del genere in cielo? Lasciatela scendere in terra e far splendere la sua luce lì.”
    E così discussero avanti e indietro, ogni parte inflessibile nella sua opinione, fino a che fu chiaro che non potevano risolvere la questione da soli e che avevano bisogno di un’Autorità Superiore. Il caso fu presentato al Signore Onnipotente. Gli angeli presentarono le loro opinioni davanti alla corte celeste. Il Signore ascoltò entrambi le parti. E questa fu la sua risposta:
    “Effettivamente è triste inviare un’anima talmente immacolata in un mondo talmente buio. Tuttavia ciò è la Mia volontà. Infatti ho creato il buio solamente affinché anime come queste possano trasformare il buio in luce. L’intero scopo della creazione è che il mondo inferiore venga raffinato tramite le buone azioni degli esseri umani. Ciò non può essere ottenuto dalle anime in cielo, bensì solo tramite le anime nei corpi. Perciò anche quest’anima così perfetta e pura deve scendere in terra”.
    Il primo gruppo di angeli, che aveva chiesto che l’anima restasse in cielo, era deluso. Gli angeli non riuscivano a comprendere come un essere talmente spirituale avrebbe potuto sopravvivere in un mondo fisico. Il Signore si rivolse a loro e disse: “Per quanto riguarda la vostra richiesta di tenere l’anima qui, ve la concedo parzialmente. Nonostante essa debba lasciarci per scendere giù in terra, non passerà molto tempo prima che essa tornerà a noi. Infatti il suo soggiorno in terra sarà breve poiché un’anima talmente brillante non avrà bisogno di molto tempo per completare la sua missione. Presto sarà libera di tornare in cielo”.
    Il Signore si rivolse poi al secondo gruppo e chiese loro: “Siete soddisfatti con ciò? Accettate che quest’anima potrà essere in terra per un tempo limitato?”
    Risposero gli angeli, “si, ogni giorno che essa è in terra è una benedizione”.
    Dopo la scomparsa di una persona cara si sente di aver perso una cosa preziosa. Si sente un vuoto nel cuore e spesso ci si domanda perché il nostro caro è stato portato via da noi. Tuttavia allo stesso tempo si può essere grati per il fatto che esso ci è stato dato, si può essere grati per aver avuto un’anima talmente bella nella propria vita. Il mondo ha il grande merito di avere questi ospiti celesti nel pianeta terra. Anche se è solo per un tempo breve, prendiamo tutto ciò che possiamo avere.
    Presto tutte le anime saranno riunite, che sia adesso, amen. Intanto ringraziamo D-o per il dono di ogni giorno.»

    La lettera che hai scritto è molto umana, ma penso che voli direttamente nel cuore del nostro Signore. Ti mando un grande abbraccio.

  • marco bertolini ha detto:

    Condoglianze anzianissimo. Gran bella preghiera, e splendida l’immagine dei ceffoni a mano aperta, andata e ritorno. Alla Don Camillo. Se hanno letto, dovrebbero sentirsi frizzare le gance

  • Milli ha detto:

    Carissimo generale La Porta, mi unisco al suo dolore immenso, anche io ho perso mio padre per lo stesso motivo lo scorso 31 dicembre.
    La mia rabbia per la verità è rivolta a chi gestisce questa malattia , non scrivo cosa penso dei nostri (ormai forse ex) ministri per rispetto al blog che ci ospita, idem per quanto riguarda le alte sfere in Vaticano.
    Non condannerei in blocco i sacerdoti, la scorsa primavera ne sono morti più di settanta in Lombardia, mi ricordo anche il mio vescovo che impartiva la benedizione in articulo mortis (spero di aver scritto giusto) dall’esterno degli ospedali e poi, al di fuori dei nostri cimiteri, perché era proibito entrare.
    Per Ns. Signore non contano le distanze, anche una benedizione da lontano arriva e sicuramente la Sua Misericordia terrà conto di tutte le nostre miserie terrene e delle sofferenze ingiuste che esse provocano.
    Quando viene a mancare una persona cara, piangiamo per il vuoto che lascia in noi, ma lui è tra le braccia di Dio, in una realtà d’amore dove non ci sono più affanni e sofferenze e dove noi un giorno ci ritroveremo.
    Per quello che mi riguarda ho chiesto a un caro amico sacerdote che celebra la S. Messa tridentina di benedirlo, anche se lontanissimo: padre Luis Eduardo Rodriguez di Caracas, che ringrazio per la sua vicinanza. Per il resto confido nella Misericordia di Gesù.
    Un caro saluto.

  • MARGHERITA ha detto:

    Caro Generale Piero Laporta, vorrei poterla consolare, per mitigare il profondo dolore che traspare dalle sue parole, con una frase di Santa Teresina di Lisieux: “Tutto è grazia”.
    Non sappiamo perché il Signore permetta ciò che sta accadendo, ma sappiamo di essere nelle Sue mani.
    Mi unisco alla preghiera di intercessione per Giuseppe, questo suo fratello tanto amato.
    Margherita

  • Lucia ha detto:

    Il drammatico colloquio con.Dioci fa entrare nel mistero della fedeon.un Dio che tutto
    sa vede,permette, tollera,accoglie,perdona ed ama ecc
    Che il Signore versì il balsamo della consolazione sul suo
    cuore

  • giovanni ha detto:

    Bellissima lettera, debordante in fede, umanita’ e verita.
    Esprimo vivissime condoglianze per Suo fratello. A Lei un forte abbraccio e l’ augurio che il Consolatore acquieti la Sua anima sofferente.

  • Iginio ha detto:

    Caro Laporta,
    le porgo le mie condoglianze per la perdita di suo fratello.
    Circa il resto, occorrerebbe chiarire se il divieto d’accesso al reparto Covid sia stato voluto dalle direzioni sanitarie, tra le quali la sensibilità religiosa non dove essere molto sviluppata, grazie al paradigma scientista-materialista.
    Ma sono pienamente d’accordo sulla figura indegna e da infingardi fatta da tanto clero attuale.
    Tempo fa commentai un suo pezzo ricordando un episodio del noto film americano di Wilder “L’asso nella manica”, quando il cinico giornalista, ferito a morte (ma questo lo si capisce solo dopo) e consapevole del male fatto come responsabile della imminente morte di un uomo intrappolato in una grotta, riesce pur ferito ad andare a prendere un prete affinché porti l’estrema unzione al moribondo; il prete va con lui e si infila nella grotta, dove, non potendo raggiungere il moribondo, con un bastone gli somministra l’olio santo.
    L’ho sempre trovata una delle scene più belle e commoventi del cinema, tanto più che non si trattava certo di un film di ispirazione religiosa o edificante.
    Oggi nessuno riuscirebbe a fare un film con scene così.

  • Creazionista ha detto:

    Caro Laporta,
    mi permetto di garantirle che i peccati di suo fratello ora sono stati scaricati sugli infami che hanno rifiutato di fare il loro dovere. Così come quelli di chi avrebbe dovuto avere le Messe gregoriane se non sono state celebrate.
    Condoglianze di cuore

  • Maria Michela Petti ha detto:

    In questo momento di lutto, poche parole – e non di circostanza – insufficienti a placare il dolore per la perdita di una persona cara e a colmare il vuoto che ha lasciato, siano espressione del mio sentimento di cristiana partecipazione alla sofferenza del Generale Laporta, caricata delle aggravanti arcinote e fotografate dalla sua struggente preghiera, cui certamente non sarà rimasto insensibile nostro Signore.

  • Dafne ha detto:

    Le faccio le mie condoglianze e mi unisco in preghiera.
    Una società mostra la sua vita per il rispetto che sa dare ai morenti e ai morti. L’omissione nell’amministrare i sacramenti è la gravissima punta di un fenomeno che usa l’emergenza causata dal virus come scusante. Mia mamma è mancata in estate, negativa al Covid ed almeno ha ricevuto il conforto dell’estrema unzione, poi però, a causa delle norme sanitarie, non fosse stato per la carità di un operatore, non avrebbe potuto essere rivestita e composta (almeno in parte), la bara avrebbe dovuto essere chiusa in tutta fretta e mio padre non avrebbe neanche potuto vederla. Il sacerdote dalla sua parrocchia aveva smesso di celebrare funerali e faceva solo veloci benedizioni al cimitero. Ci siamo dovuti rivolgere ad un comprensivo parroco di un paese vicino. Sua zia di centoquattro anni è morta tre giorni dopo di vecchiaia, una vita passata in parrocchia, per lei semplice benedizione prima di essere sepolta.
    Per Grazia noi abbiamo trovato ospitalità.
    A mia volta sono stata sommersa dall’amarezza e mi sono sentita abbandonata, da coloro che predicano l’accoglienza in tutte le sue forme solo a parole.
    Un saluto ed una preghiera.

  • : ha detto:

    Diversi cappellani sono morti durante la guerra per portare sotto le bombe l’estrema unzione ai moribondi.

    https://www.caffestoria.it/cappellani-militari-grande-guerra-preti-santi-preti-feriti/

    I cappellano militari esistono ancora? O sono stati tutti sostituiti dagli psicologi?

    Un “Eterno Riposo” per Giuseppe.

    • Giorgio ha detto:

      Purtroppo, attualmente, non solo non si parla di cappellani militari, ma neppure di sacerdoti! Oggi dominano incontrastati e osannati, soltanto gli psicologi! Che tristezza!
      Stando alle cronache quotidiane, mi chiedo: Quale incidenza può avere uno psicologo – definito tale solo dalla scuola che ha frequentato? Ma che esperienza umana può avere? – nella sofferenza, a volte atroce, della singola persona? Se poi si tratta della sofferenza causata dalla morte dei propri cari o della propria morte che si annuncia imminente, che cosa sta a fare uno psicologo?
      A me, questo andazzo ammantato di pseudo “scienza”, crea tanta angoscia!
      Solo uno sguardo sull’aldilà illuminato dalla Fede può dare un certo conforto, anche se la Fede fosse solo una cosa illusoria! Meglio una “illusione” di questo tipo che una “consolazione psicologica”, ammesso che sia possibile!

      • : ha detto:

        Era molto più psicologo il sacerdote di un tempo che gli psicologi di oggi. I suoi “libri di studio” erano le anime dei fedeli che gli si aprivano non solo in confessione, per ricevere, a parte l’assoluzione dai peccati se in confessione, secondo i casi, conforto, consiglio ed anche aiuto concreto nei rapporti con gli altri. Capitava che si ricorresse al sacerdote per mettere pace in una famiglia, ricomporre vertenze, aiutare a trovare un lavoro, ecc. Dopo pochi anni un sacerdote aveva una conoscenza dell’animo umano che gli psicologi con laurea di oggi neanche se l’immaginano.