Benedetta De Vito, la Sensa, e le Maschere Lessicali di satana…

4 Gennaio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito ci regala un articolo a mio povero giudizio assolutamente delizioso, frizzante come un prosecco, e leggero come un brano di Vivaldi. Buona lettura.

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Nei giorni gloriosi della Repubblica di Venezia, quando la Serenissima, costruita strappando la terra alla laguna veneta, splendeva sulle onde del mare profondo, si celebrava in piazza San Marco, nel giorno dell’Ascensione, un bel mercato dove si trovavano spezie d’oriente, balocchi, stoffe preziose, ceramiche, quadri, legni, vetri, tappeti. Il mercato si chiamava la “Sensa” che è masticamento popolare della parola Ascensione. Leggevo di questo bel mercato in  uno dei tanti volumi intitolati “Origine delle feste veneziane”, opera di Giustina Renier Michiel, nobildonna di famiglia dogale vissuta tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento. Un libro delizioso che vi consiglio.

E allora? Sento un coro critico e spinoso di punti interrogativi. Allora, spiego, è dalla Sensa, cioè dalla maschera veneziana dietro cui si cela il Mistero dell’Ascensione che partirò per scrivere, con il sorriso e senza pretese d’esser scientifica (perché non lo sono) un piccolo florilegio dei mascheramenti lessicali inventati da Satana per illuderci, confonderci, ipnotizzarci e mettere pian pianino il mondo a capo in giù.

E’ una filologia casareccia, figlia delle notti in cui mi sento chiamata e che ha se non altro il merito di essere comprensibile anche ai gondolieri per i quali ho scritto, e volentieri, per anni sulle pagine del Gazzettino. Andrò, se avrete il buon cuore e la pazienza di leggermi ancora un pochino, in ordine cronologico perché è, gradino dopo gradino, nei Secoli, che il grande – si fa per dire – tentatore tesse la sua tela di parole vestite d’Arlecchino.

E comincerò con il nome dell’uomo che, nel Cinquecento, divise la Chiesa, come fa il diavolo, la cui etimologia, greca, significa semplicemente colui che divide.

Come fece Luther con la Chiesa. Osservate da vicino il suo nome. Condivide le prime due lettere del nome con Lucifero, no? E poi quel th è ciancicamento popolare di “cf” e così, alla fine il nome di Lutero altri non è che Lucifero, il diavolo logico, colui che sa acchiappare le menti degli uomini conducendoli lontani dal Signore con l’illusione di essere “intelligenti”.

I frutti amari della divisione sono ancora vivi nel corpo visibile della Sposa di Cristo e oggi, addirittura, il protestantesimo (ma la Chiesa è ubbidiente, non protesta e gli ordini religiosi mica si chiamano disordini!) è penetrato nella Chiesa, togliendo il gregoriano, il latino, la liturgia, in nome della povertà, che è segno forte della presenza di Dio quando significa, in umiltà, privazione di attaccamento. Nel senso che siamo tutti poveri, anche i ricchi, se non siamo attaccati al mondo. Il denaro, la roba sono logica del mondo…

E veniamo al secondo nome utilizzato dal demonio per allontanare l’uomo da Dio. Ed è il signor Charles Darwin, che, con i suoi viaggi sul veliero Beagle nelle isole Galapagos, scoprì niente meno che gli uomini derivano dalle scimmie e quindi non creature create ed amate dal Signore, dotate di una scintilla divina chiamata anima, ma scimmiotti senza peli, tutti istinto predatorio. Bel colpo!

E ora analizziamo il nome Darwin. Non vi dice niente? Provate a ripeterlo cento volte ad alta voce e vedrete che, alla fine, scoprirete di dire “devil”, cioè diavolo.

Un salto indietro e sono all’università. Con la professoressa Nadia Fusini studiamo un drammaturgo inglese di nome John Ford. Il protagonista, o forse uno dei protagonisti di una sua opera “’Tis pity she is a whore”, si chiamava Messer Soranzo. “Ripetete questo nome cento volte”, ci disse, ridendo, la professoressa e noi ubbidienti. Che cosa viene fuori potete immaginarlo, senza tanta fantasia, perché la storia si svolgeva in Italia e allora come adesso la parolaccia è viva. Ecco, il metodo di John Ford è quello utilizzato dal nostro Nemico. Sempre lo stesso in grande monotonia.

Seguitemi ora sulle orme di un altro “gigante” dal nome curioso: Freud. Vi dice niente? Vi ricorda forse qualcosa? Ma certo: frode! E infatti l’insegnamento del fondatore della Psicanalisi è una frode. Perché insegna a odiare chi ha la “colpa” di averci fatto qualcosa. E dunque figli contro padri, madri contro figlie, marito contro moglie in un gioco di accuse, di rivalse e di vendette che non finisce mai e che genera frutti di sangue. E che, soprattutto, indurisce il cuore. Il Signore ha detto, invece, perdonali perché non sanno quello che fanno. Ed è proprio così. Una madre, inconsciamente, può diventar la matrigna di Biancaneve. Un figlio, inconsciamente Edipo. Non c’è deliberato consenso e piena avvertenza e dunque non c’è peccato. E’ la Croce che ognuno di noi deve portare, sublimare, purificare e superare con l’aiuto di Cristo che ci aiuta nel cammino. Freud, dunque, mise le basi per la società della discordia e della divisione che doveva permeare il Novecento, secolo del Sessantotto e poi, più avanti, molto più avanti, dei Cinque Stelle che fecero del “Vaffa day” una bandiera per entrare in Parlamento. Odiatori professionisti!

Va bene la finisco qui e torno alla Sensa dove, chiudendo gli occhi, mi piacerebbe andare oggi che ci hanno chiuso in casa e messo sulla bocca la mascherina.

Se fossi lì, comprerei, magari, una Madonna del Bellini per pochi soldi oppure i vetri veneziani che amo così tanto nella grazia colorata dei loro fiori delicati. D’un tratto. Mentre annuso le spezie orientali, vedo tutte le donne sciamare verso un punto lontano e anche io, lascio tutto, e con loro, in corsa. La parola alla Renier Michiel che spiega meglio di me il perché di tanta fregola: “Non si può passar sotto silenzio l’antica usanza curiosa di esporre nel luogo più cospicuo della fiera una figura di cenci vestita da donna, la quale serviva da modello per la moda tutto l’anno”.  Ma certo le donne, di oggi e di allora, amano e inseguono la moda. Forse anch’essa inventata dal Nemico.

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20 commenti

  • Antonella ha detto:

    Una passeggiata in sua compagnia, Benedetta, tra spezie, tappeti, vetri, dipinti, …. a piazza San Marco, dove l’immaginazione può condurci attraverso quadri regalati dalle parole in un fluire di suoni, colori, profumi …
    Meglio Venezia incastonata nella bellezza di questi ricordi, dove vibrano ancora note di vita, alle tante “storie” raccontate per oltre un secolo da poveri “diavoli” che non potevano nemmeno lontanamente immaginare di diventare monumenti, usurati dal tempo, eppure ancora in piedi !
    Meglio Venezia ritrovata nella sua bellezza e contro tutti i limiti imposti in tempo di Covid!

  • un versetto al giorno ha detto:

    Da S.E. ho pensato, Tosatti permettendo, di introdurre in S.C. una piccola novità per il 2021: pubblicare ogni giorno un versetto di un salmo, anche se OT, per ricordare a tutti che, malgrado tutto, Covid, Bergoglio, la Cina, Monsignori vari, Dio esiste e ci parla per mezzo delle Sacre Scritture.
    Oggi lo dedico al versetto Sal 4,3:
    Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
    Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
    Si tratta di un salmo di Davide, che, mentre ringrazia il Signore per la protezione che gli ha dato, non manca di rimbrottare i suoi avversari troppo e stupidamente e delittuosamente, attaccati alle cose terrene. Meditate, gente, meditate.

  • antonio cafazzo ha detto:

    A proposito di etimologia di “giganti”.
    Dal Vocabolario Treccani:
    “bergolo /’bɛrgolo/ s. m. [der. di bergolare], ant. – [chi chiacchiera molto e scioccamente] ≈ chiacchierone, ciarlone, sempliciotto, vanerello.”
    Chi ci ricorda?

  • Enrico Nippo ha detto:

    Di Messer Soranzo ne sono stipati i palazzi vaticani e delle istituzioni della “libera” repubblica italiana.

  • Massimo Dell'Utri ha detto:

    Gentile Dott.ssa,
    interessante, ma forse un po’ forzato ricorrere all’etimologia popolare (soprattutto se si parla di parole che non appartengono al nostro dominio linguistico, perché, bisognerebbe essere quanto meno filologi di quella lingua). Allora, poi, anche i nomi come Lucio e Lucia che nelle loro sillabe iniziali, al pari di Lutero, contengono “LU” potrebbero da una persona “semplice” essere ricondotti all’ “antico serpente”. Ebbene, da uomo “semplice” credo che l’etimogia di Venere al mattino, della santa Martire Lucia, del demonio, sulla base di Isaia, 14,12 (“Quomodo cecidisti de coelo, lucifer, qui mane oriebaris…”) e del nime Lucio sia la stessa. Naturalmente questo non significa affatto confondere i referenti. Ultima riflession:e credo che prima

    • Minimus ha detto:

      … continua. Se non si è medici, su ciò che non si conosce (e non solo) bisogna tacere.
      Cordialmente.

  • Gabriele ha detto:

    “L’origine della specie” di Darwin non fu nemmeno inserito nell’Indice dei libri proibiti, dove pure mettevano di tutto😃 Tanto per dire, la Chiesa dell’Ottocento in fatto di scienza era più avanti di voi😄

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Se è di Carlo Darwin che lei sta parlando, il titolo del libro non è L’origine della specie ma L’origine dell’uomo. Libro di cui si è molto parlato ma che è talmente sconosciuto che nel lontano MCMXXVI la casa editrice A. Barion di Sesto San Giovanni (MI) ne mise in vendita una traduzione a cura di Michele Lessona che si sentì in dovere di anteporre una considerazione di cui riporto solo un periodo :-Questa è un po’ la storia degli italiani rispetto a Darwin: molti che ne dicono male, ed anche taluni che ne dicono bene, non lo hanno mai letto.-

      • Gabriele ha detto:

        La teoria dell’evoluzione è contenuta in “L’origine delle specie per selezione naturale” del 1859 (The origin of species by means of natural selection), conosciuta come “L’origine delle specie” o anche “della specie”, la sua opera più nota delle tante che ha scritto. “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” (The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex) è del 1871. Ha ragione Lei: è talmente sconosciuto Darwin, che qualcuno non sa neppure il titolo della sua opera principale😃

    • : ha detto:

      Evidentemente la Chiesa dell’Ottocento era convinta che i credenti non fossero tanti “Gabriele”. Non c’era alcun pericolo per loro.

  • Gabriele ha detto:

    To-sat-ti: sat, satana; De Vi-to: devi-l, diavolo😄

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Gentilissima Donna Benedetta De Vito, “moda” è un termine trivialmente scientifico, derivante da una scienza infame che si chiama “statistica”. Non ha niente di mistico, di magico, di diabolico, ma significa semplicemente quello che si vende di più. Perchè la “moda” in una distribuzione normale (gaussiana) è il valore o l’oggetto a cui corrisponde il massimo (dei consensi, degli acquisti, degli impieghi ecc. ecc. )

  • mariaorsola ha detto:

    non manca di fantasia Benedetta…
    Forte del suo nome che non si presta ad intepretazioni malevole.